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Autore: Logan_Potter    29/06/2017    1 recensioni
Logan, Kendall, James e Carlos si rivedono per andare in vacanza al mare tutti insieme.
Kendall e Logan sono innamorati, ma il moro fa il possibile per tenere nascosti i propri sentimenti, mentre il biondo cerca disperatamente il modo in cui rivelarli all'altro. Ma, durante la vacanza, accadrà qualcosa che cambierà tutto...
Questa storia l'ho pubblicata anche su Wattpad, quindi, se li ne trovate una uguale, sappiate che è la mia.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Carlos, James, Kendall, Logan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA PACE DOPO LA TEMPESTA
 
​Kendall

 

Sto beatamentqe dormendo, quando sento una mano schiantarsi sul mio naso per poi ritirarsi appena il proprietario si accorge del gesto involontario e brusco.
Con un "Aiha" urlato mi metto a sedere, ancora mezzo addormentato e col naso rosso.
«Scusa!» esclama Logan, nascondendo un sorriso sotto la coperta.
Io lo guardo male. Perché diamine doveva svegliarsi ora?! Proprio lui che di solito dorme come un ghiro che ha pure preso un sonnifero! Anche se l'unico a rimetterci sono io, comincio a pensare che dovremmo smetterla di metterci a fare certe cose la sera. Però quella di ieri era abbastanza inevitabile, dato che ero appena tornato da un tour. Sono passati un po' di mesi e, al contrario di quel che Logan temeva, la distanza da sopportare in alcune occasioni non ci ha separati. Anzi, ci ha reso più uniti e forti che mai.
«Mi sei mancato.» dico ignorando il dolore al viso. Da quando sono arrivato ci siamo detti mezza parola, ora bisogna recuperare.
Mi sdraio di nuovo accanto a lui, che mi abbraccia.
«Anche tu.» risponde accarezzandomi il profilo della spalla. È una coccola così piacevole e rasserenante che mi farebbe addormentare di nuovo, se non fosse per il cellulare che comincia a suonare all'improvviso. A questo, si aggiunge anche il cellulare di Logan, dove appare il nome di Carlos. Sullo schermo del mio c'è James. Ho una mezza idea di cosa stia accadendo, quindi afferro subito il telefono e rispondo, così come fa il ragazzo accanto a me.
«Pronto, James, tutto okay?» normalmente non inizierei una conversazione al telefono in questo modo, ma il probabile motivo per cui mi ha chiamato mi ha messo in agitazione.
«Mi ha appena chiamato Carlos, mi ha detto che lui e Alexa sono andati in ospedale perché a lei si sono rotte le acque. Dovrebbe partorire tra qualche ora, io sto per raggiungerli.» mi dice con voce anche più agitata della mia, confermando l'idea che avevo.
«Okay, io ora sto da Logan. L'ospedale è quello in cui stava lui?» devo ammettere che questa domanda mi fa pensare molto. Insomma, neanche troppo tempo fa ci andavo quasi tutti i giorni per Logie che stava male, ora che Alexa sta lì ci dovrò tornare per un motivo completamente diverso.  
«Sì, è proprio quello! Raggiungeteci il prima possibile!» ci salutiamo in fretta, poi io rivolgo la mia attenzione a Logan, che, tutto sorridente, sta ancora parlando con Carlos.
«Amico, rilassati, sarà uno dei giorni più belli della tua vita! E fra poco saremo tutti lì con te.» sta cercando di tranquillizzare Los, di cui sento la voce affannata anche a distanza. Parlano ancora per bel po' (tempo in cui io mi sono rimesso i vestiti di ieri e sono anche andato in bagno), finché il latino non si rilassa abbastanza da poter attaccare.
Mentre io sono in cucina e mi mangio solo un panino veloce al formaggio e prosciutto, Logan fa tutto quello che io ho già fatto. Lui colazione la fa in macchina, mentre io guido e ci porto entrambi in ospedale. Il reparto in cui si trovano gli altri tre è in tutt'altra parte del settore in cui stava Logan. È al primo piano, la stanza è la 72. Ci sono alcune persone malate che passano, ma la maggioranza sono donne accompagnate dal marito, dalla famiglia o da figli già nati. Qui, si respira un'aria decisamente migliore, escludendo le imprecazioni per le contrazioni di qualche donna e i discorsi confusi di alcuni futuri padri. Nonostante le differenze, l'arredamento è identico. Eppure, anche quello sembra essere più splendente. Forse sono io che ora mi permetto di vedere le cose in tutt'altro modo, non ho più l'influenza delle cose brutte che avvenivano prima, anzi, al massimo sono condizionato da una cosa stupenda che sta accadendo: Alexa e suo marito, uno dei miei migliori amici, stanno per avere un figlio, una delle cose più belle al mondo!
Ad accoglierci troviamo una scena che potrebbe sembrare drammatica ad occhi esterni, ma che io e Logan sappiamo essere, in verità, stupenda: James sta cercando di non far svenire Carlos per tachicardia, sventolandogli un dépliant dell'ospedale davanti alla faccia in modo da fargli arrivare un po' d'aria, nel frattempo l'interessato di questo trattamento ha gli occhi al cielo e sembra stia pregando in solo lui sa quale lingua. Al tutto si aggiunge Makenzie che, mentre, giustamente, non si fila per niente me e Logan, fa avanti e indietro per tutto il corridoio, arrivando forse a camminare anche chilometri. Ovviamente c'è anche il resto della famiglia di Alexa, insieme a quella di Carlos, entrambe in completa fibrillazione. Per farla breve, è la prima volta che sono in ospedale e sono il più rilassato di tutti! Non posso dire lo stesso di Logan, che ha già fatto non so quanti respiri profondi per impedirsi di urlare dall'emozione. Gli stringo forte la mano, facendogli girare lo sguardo verso di me. Adoro il modo in cui mi guarda. È carico d'amore, e non lo dico perché riguarda me, ma perché è così e basta. Spesso, è lo stesso sguardo che vedo negli occhi di Carlos mentre guarda sua moglie e probabilmente sarà lo stesso che avrà quando nascerà suo figlio. Credo che sia anche lo stesso che ho io mentre guardo Logan. Ne sono certo.

Il tempo passa, hanno chiamato Carlos e gli hanno detto di entrare per far compagnia ad Alexa, dato che il parto è ufficialmente iniziato. Le pareti delle stanze sono insonorizzate e le finestre, che dovrebbero permettere di vedere il contenuto della camera, chiuse, quindi non possiamo né vedere né sentire niente.
Stiamo in silenzio, eccetto qualche piccola frase, chi chiede l'ora o chi offre un caffè da prendere alle macchinette.
La situazione, da un certo punto di vista, somiglia a quando stavamo aspettando che Logan uscisse dalla sala operatoria, solo che in quel caso la tensione non era positiva come lo è adesso.
Sto cercando di intuire cosa succede in quella stanza. Mi immagino Alexa mentre si sforza di aiutare il bambino a nascere, mentre stringe la mano di Carlos che filma l'intera scena.
«Io non vedo l'ora di vedere il bambino. Sono sicuro che sarà adorabile!» esclama Logan, provocandomi un sorriso. Prendo la sua mano nella mia, accarezzandola col pollice. Dopo poco devo interrompere il contatto, per via della famiglia di Carlos che stava per vederci: non siamo ancora pronti a far sapere a tutti di noi.

Dopo diverse ore, finalmente ci chiamano per dirci che il parto è finito ed è andato bene. Un po' alla volta, ci fanno entrare nella stanza. Per ultimi entriamo Logan, James ed io.
Il piccolo è in braccio alla mamma, che lo guarda in modo radioso. Carlos è seduto su una sedia accanto al letto di Alexa.  Sta piangendo dall'emozione e accarezza la guancia del bimbo dagli occhietti ancora chiusi e la pelle rosea morbida.
«È meraviglioso.» dico, con gli altri due che approvano annuendo con un sorriso enorme stampato in volto.
«È anche meglio di quanto avrei mai potuto immaginare.» dice Lex, continuando a guardare il figlio.
Restiamo con loro finché possiamo. Quando ci dicono di uscire, salutiamo i neo genitori e ce ne andiamo.
Arrivati al parcheggio ci separiamo anche da Jamie, per andare a casa.
Nel tragitto parliamo si Ocean, di quanto sia effettivamente adorabile. Fantastichiamo su tutto quello che succederà nella nuova famigliola: Carlos che impara a cambiare i pannolini, Ocean che dice "mamma" per la prima volta, la sua prima camminata.
Continuiamo così fino a che non ci avviciniamo alla strada che porta alla spiaggia. Qui, improvvisamente e facendomi anche prendere uno spavento enorme (tanto da far inchiodare la macchina), Logan mi urla di fermarmi.
«Che c'è?!» grido a mia volta aspettandomi il peggio.
«Voglio andare al mare!» dice. Inizialmente mi viene voglia di ucciderlo per avermi fatto spaventare solo per questo, poi però capisco.
«Sei sicuro?» non è più salito su una barca da quando c'è stato l'incidente, ci aveva anche provato un po' di tempo fa, con il risultato di farsi quasi venire un infarto.
«Sì, sono sicuro.» afferma con tono deciso. Io lo guardo per un po', poi annuisco sorridendo e scendo dall'auto, dopo averla parcheggiata decentemente.
Noleggiamo la barca. Stavolta ne prendiamo una più piccola, essendo solo in due. La volta scorsa c'era Carlos che sapeva manovrare il timone, quindi mi faccio spiegare da un bagnino come funziona, dato che io non ne ho la più pallida idea. Quando capisco tutto, faccio salire anche Logan, che era rimasto sulla spiaggia. Esita un po', mi fa aspettare qualche minuto prima di mettere in moto, ma alla fine si rilassa e partiamo.
Porto l'imbarcazione lontano dalla riva, ma senza esagerare. Appena mi fermo, mi giro e vedo Logan che fa avanti e indietro sul ponte. Mi avvicino a lui e gli metto una mano sulla spalla.
«Sei stato bravissimo, va bene così, se vuoi possiamo tornare a casa.» l'ultima volta non mi ha dato neanche il tempo di chiamare qualcuno per noleggiare il mezzo, mi ha tenuto bloccato con lui mentre era in preda a una crisi d'ansia.
«No. No, voglio restare.» data la sua fermezza, non insisto.
Inizialmente, stiamo solo seduti a guardare il mare calmo. Il leggero movimento delle onde ondulate è ipnotico, ci fa automaticamente restare in silenzio, in modo da ascoltarne il rumore, quello di due onde che si scontrano, quello dell'acqua che sbatte contro la barca, spalmandovici sopra.
Dopo vari minuti di staticità, mi rendo conto che, nonostante la sua decisione irremovibile, Logan ha bisogno che gli dia il via, deve avere una piccola spinta.
Giro la testa e lo osservo. Quando se ne accorge, si volta anche lui. Sorrido e mi alzo, porgendogli la mano per tirarlo su. Continuo a tenergliela, portandolo al retro della barca, senza ringhiera.
«Rilassati. Il mare è calmissimo, qui l'acqua non è neanche troppo profonda. Puoi farcela.» sorride e annuisce, per poi abbracciarmi improvvisamente, stringendomi forte a sé e nascondendo il viso nell'incavo del mio collo. Io ricambio l'abbraccio, lasciandogli un leggerlo bacio sulla testa, godendomi la morbidezza dei suoi capelli.
Capisco di dover fare qualcosa per assicurarmi che non abbia un attimo di esitazione. Mi viene in mente un'idea, che di sicuro lo porterà a odiarmi a morte, ma che forse è la cosa migliore che possa fare.
Siamo molto vicini al bordo, basterebbe un passo per far penzolare un piede nel vuoto. Alla fine, decido di mettere in atto la mia idea: continuando a stringere il corpo di Logan contro il mio, mi sbilancio verso sinistra, mi do una forte spinta con le gambe e, prima che lui se ne renda conto, siamo in acqua. Qui ci lasciamo andare, per riuscire a tornare in superficie. Appena riesco a trovare una posizione stabile, stendo le braccia in avanti per recuperare Logan, dato che lo vedo più in difficoltà di me. Gli faccio mettere un braccio attorno alle mie spalle, ma lui lo ritira, guardandomi malissimo.
«Stronzo!» mi dice tossicchiando per l'acqua ingoiata. Io scoppio a ridere, anche perché sta facendo una faccia imbronciata troppo buffa.
«Mi ringrazierai.» gli dico con tono sicuro. La sua espressione non cambia, anzi, sembra più arrabbiato di prima.
«Se non l'avessi fatto, saremmo rimasti lì sopra per ore ad aspettare che ti decidessi a buttarti.» affermo.
«Non è vero!» ribatte contrariato.
«Adesso torno sulla barca e mi butto di nuovo. Da solo.» io non rispondo, mi limito ad alzare le mani per dargli il via libera.
Lui risale sul veicolo arrampicandosi sulle scalette. Mi guarda per un secondo, poi distoglie lo sguardo per puntarlo da qualche altra parte.
Dopo poco si spinge in avanti. Mentre è a mezz'aria, cerco di capire velocemente dove atterrerà a mi metto lì. Quando entra in acqua, me lo ritrovo tra le braccia.
«Allora, è stato così difficile?» gli chiedo con ironia. Lui si mette a ridere. Ha una risata meravigliosa, che trasmette allegria. E poi viene da un paio di labbra stupende.  Mi viene voglia di accarezzarle con le mie, leggermente, come fossero petali di rosa.
Mi avvicino a lui, facendo andare un braccio sott'acqua per prenderlo dalla vita e avvicinarlo a sua volta a me.  Quando ci baciamo lo facciamo con delicatezza, come se non volessimo rompere qualcosa, rovinare quei petali. Sempre dolcemente, lo spingo all'indietro, tanto da fargli toccare l'acqua col retro della testa. Ci immergiamo sempre più, fino ad essere completamente avvolti dal mare, improvvisamente diventato un luogo sicuro.

Angolo Me:
Eeeeee... Finito. Già, dopo più di un anno siamo arrivati alla fine. Mi mancherà sicuramente scrivere i capitoli di questa storia, la mia prima vera storia. Ma la cosa che mi consola è che ne scriverò tante altre molto più belle e dal contenuto più significativo.
Ora voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito o che si sono anche minimamente interessati alla storia. Grazie per avermi accompagnata in questa piccola ma grande avventura!


 
   
 
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