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Autore: MackenziePhoenix94    30/06/2017    0 recensioni
SECONDO LIBRO.
Sono trascorsi due anni dall'ormai ribattezzata Civil War.
Bucky Barnes, Steven Rogers, Sam Wilson, Clint Barton, Sharon Carter, Scott Lang e Wanda Maximoff sono scomparsi senza lasciare alcuna traccia.
Charlotte Bennetts si è trasferita nell'attico di Tony dopo che il suo appartamento è stato distrutto.
Nick Fury è semplicemente furioso perché, usando parole sue, il progetto Avengers è andato a farsi fottere.
L'Hydra sembra essere, ancora una volta, solo apparentemente sconfitta.
E poi c'è James, che di normale ha solo l'aspetto fisico.
Sarà proprio una decisione impulsiva del ragazzo a scatenare una serie di eventi catastrofici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brock Rumlow, James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Tony Stark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Un bicchiere di cola e rum” disse un ragazzo al barista al di là del bancone; l’uomo lo guardò per un momento e quando capì che doveva avere più di sedici anni prese in mano la banconota da dieci dollari ed iniziò a preparare il cocktail.

“Ecco qua”

“Grazie, amico” rispose il ragazzo con un ghigno sulle labbra, tornò a sedersi al tavolino che aveva occupato poco prima e si portò alle labbra la cannuccia di plastica nera; il drink scuro gli solleticò il palato e la gola con il suo gusto forte e deciso, appoggiò il bicchiere nella superficie piana e gettò la testa all’indietro, appoggiandola al muro, chiuse gli occhi per godersi meglio quella piacevole sensazione.

Non avrebbe dovuto prendere anche quel drink, dato che era già il sesto della serata, ma ciò era davvero una sciocchezza in confronto al fatto che lo aveva pagato con soldi rubati e che era uscito dalla propria abitazione senza il permesso della madre e dello zio.

Il giovane rimase ancora qualche momento in quella posizione rilassata, godendosi la canzone che un dj aveva appena selezionato per la pista da ballo della discoteca; aprì gli occhi quando sentì le risate e le chiacchiere trasformarsi in urla di panico e terrore: vide tutti i presenti correre in direzione delle varie uscite di sicurezza, sentì qualcuno di loro gridare che c’era un alieno all’entrata dell’edificio, che voleva sterminarli.

Impallidì vistosamente, capendo che l’alieno in questione stava cercando proprio lui, così corse in direzione dei bagni, optando per una delle finestre dato che le uscite di sicurezza erano pressoché impossibili da usare a causa della calca di persone; atterrò nel parcheggio posteriore della discoteca e corse in direzione di un parco che sorgeva poco lontano, inoltrandosi nella vegetazione.

Spiò da dietro alcuni rami di un cespuglio, per vedere se qualcuno lo avesse raggiunto, ma c’erano solo gli alberi ed un piccolo scoiattolo che non aveva sonno; tirò un sospiro di sollievo e si voltò, già pensando ad un altro posto in cui trascorrere il resto della notte, lanciò un urlo acuto quando vide di non essere solo.

Davanti a lui c’era un alieno dalla pelle viola, con una gemma incastonata al centro della fronte.

“Signorino James, ho il compito di riportarla a casa”

“Oh, cielo, Visione! Mi hai fatto prendere un colpo” rispose lui, portandosi la mano destra al petto.



 
Visione lasciò andare James quando le suole delle scarpe che indossava furono a pochi centimetri di distanza dalla pista di atterraggio della Stark Tower; il ragazzo atterrò con eleganza, si pulì i pantaloni all’altezza delle ginocchia e ringraziò l’alieno per il passaggio.

Avanzò in direzione della porta finestra, l’aprì ed entrò per poi richiuderla senza fare il minimo rumore; nel salotto regnava il più totale silenzio, non voleva svegliare la madre o lo zio, così iniziò a muoversi piano, facendo attenzione a non urtare nessun mobile.

“Dove stai andando?”.

Le luci della stanza si accesero all’improvviso, il ragazzo si portò un momento entrambe le mani al viso e quando le scostò vide una giovane donna di circa ventisei anni, con le mani appoggiate ai fianchi e lo sguardo severo.

“Oh, no, ti prego! Non sono proprio dell’umore giusto per ricevere una ramanzina da parte tua” rispose James, lasciandosi cadere nel divano di pelle nera, prese in mano il telecomando ed accese la TV a schermo piatto.

“Visione, grazie per il favore, sei stato molto gentile” disse Charlotte rivolgendosi all’alieno, poi andò dal figlio e gli strappò il telecomando dalle mani.

“Ehi! Era appena iniziato un film che adoro”

“Tu non guarderai la TV per un bel po’ di tempo, ragazzino! Dammi una spiegazione plausibile per quello che hai fatto”.

Il giovane si passò una mano nei capelli castani, sollevando lo sguardo al soffitto, poi si sdraiò e nascose il viso contro un cuscino.

“Sono solo uscito per andare in discoteca, mamma, non ci vedo nulla di male in questo. Tutti i ragazzi di diciassette anni lo fanno”

“Ma tu non sei un ragazzo di diciassette anni come gli altri, James, se ti proibisco di fare una cosa non lo faccio con cattiveria ma perché non voglio che ti accada qualcosa di brutto. Sei uscito di casa in piena notte ed hai rubato dei soldi a Tony, hai anche bevuto perché sento la puzza di alcol fin qui e questo non ha giustificazioni. Va subito nella tua camera e non uscire fino a quando non sarò io a dirtelo!”

“Agli ordini, Generale!” sbuffò il ragazzo, facendo la parodia di un saluto militare, percorse il lungo corridoio e si preoccupò di sbattere con forza la porta della propria camera da letto; Charlotte si lasciò cadere nel divano, abbassando il capo.

Suo figlio era davvero ingestibile a volte, doveva aver ereditato il carattere dal padre dato che lei era sempre stata una ragazza tranquilla, tutt’altro che incline alla ribellione; James aveva ereditato da lui anche l’aspetto fisico prestante ed i lineamenti del viso, perché erano quelli di Bucky: stessi capelli castani, stessi occhi azzurri e perfino la stessa fossetta nel mento; quando sorrideva, poi, era un qualcosa di devastante.

Quando Charlie aveva comunicato agli altri di essere incinta non aveva fatto il nome del padre e credeva che quel problema non sarebbe sorto così presto, ma si era sbagliata: il DNA suo, da Gigante di Ghiaccio e quello del Soldato d’Inverno, combinati insieme, avevano provocato una strana reazione ed il bambino aveva iniziato a crescere troppo velocemente arrivando, in poco meno del suo primo anno di vita, ad avere l’aspetto di un giovane quasi maggiorenne.

Stark, però, aveva cercato di tranquillizzare l’amica dicendole che avrebbe trovato una cura per rallentare quella crescita abnorme.

Nel frattempo, però, tutti quanti, compreso Nick Fury, avevano intuito chi fosse il padre di James.

Non erano rare le volte in cui la giovane si ritrovasse a chiedersi dove fossero Bucky e Steve; si chiedeva se entrambi stessero bene e se lui fosse ancora arrabbiato con lei ma, soprattutto, quale sarebbe stata la sua reazione se avesse scoperto di avere un figlio.




Non aveva più sentito il suo migliore amico da quel giorno, in Siberia, di un anno fa, quasi, più volte aveva provato a telefonargli ma non aveva mai ricevuto risposta.

Charlotte si alzò dal divano ed andò nell’angolo bar che Tony aveva fatto costruire, perché aveva proprio bisogno di bere qualcosa di forte.

Prese in mano una bottiglia di whiskey invecchiato in modo egregio e se ne versò una buona dose in un bicchiere basso e largo, uno di quelli costruiti apposta per bere quel liquore, prima di buttarlo giù tutto in un unico sorso.

Non era mai stata una di quelle ragazze che amava bere, una di quelle che approfittava di ogni occasione per prendersi una bella sbronza, ma da quando era tornata dalla Siberia, da quando Tony l’aveva salvata, non era più stata la stessa; in quella landa deserta, ricoperta dalla neve per la maggior parte dell’anno, aveva lasciato il pezzo più importante della sua anima e del suo cuore e non sapeva come riprenderselo.

Ci aveva provato.

Oh, se ci aveva provato!

Ma lei e James abitavano nella stessa villa di Stark, di conseguenza non poteva dedicarsi alla ricerca dell’uomo che aveva ucciso i suoi genitori con facilità: lui non doveva sapere nulla o si sarebbe semplicemente incazzato; in realtà non poteva dargli torto, perché chiunque avrebbe reagito in quel modo se si fosse trovato nella sua stessa situazione, ma amava Bucky.

Amava il padre di suo figlio esattamente come due anni prima, il tempo non aveva attutito il suo sentimento anzi, con l’arrivo inaspettato di James aveva contribuito a rafforzarlo.

Charlotte accarezzò distrattamente il ciondolo a forma di stella della collana che indossava sempre, quel piccolo gioiello era molto importante per lei, dal momento che era stato lo stesso Bucky a regalarglielo la notte di Capodanno di quasi due anni prima; strinse la piccola stella nel pugno destro e chiuse gli occhi azzurri, come se quel gesto carico di disperazione potesse darle la risposta che tanto cercava.

Come già aveva previsto, non accadde nulla.

“Ehi, piccola, che cosa stai facendo?”.

Charlie s’irrigidì nell’udire la voce di Tony pronunciare quelle parole, perché ‘piccola’ era il soprannome che l’uomo di cui era innamorata le aveva dato.

“Cielo, Tony, mi hai fatto prendere un colpo! Non mi chiamare più in quel modo, lo sai che non lo sopporto”

“Se devo essere sincero, Charlie, sono ben poche le cose che sopporti. Non hai risposto alla mia domanda: che cosa stai facendo?” domandò una seconda volta l’uomo che vestiva i panni di Iron man, si passò una mano nei capelli sbarazzini e scuri e si sporse di lato, vedendo finalmente la bottiglia aperta “quella la tenevo per una grande occasione, lo sai?”

“Scusami, te ne comprerò un’altra”

“Al diavolo, ho così tanti soldi che posso permettermi di comprare un’intera azienda che produce whiskey. Avanti, che cosa ti turba così tanto? No, non provare a dirmi che va tutto bene perché non è così”

“Tony, ti giuro che sto bene”

“Charlotte, ti conosco da quando avevi appena diciotto anni. Sono passati quasi otto anni d’allora e credimi, so perfettamente quando c’è qualcosa che non va, non sei così brava a mascherare le tue emozioni”.

La giovane attorcigliò una ciocca di capelli castani attorno all’indice destro, mentre Stark era impegnato a riempire nuovamente il bicchiere di lei ed uno per sé stesso.

“Si tratta di James” disse infine, confessando solo a metà “è scappato anche questa notte. Ho mandato Visione a recuperarlo”

“Dove si trovava?”

“Non so lo, ma credo che fosse in discoteca dato che puzzava da alcol”

“Avanti, è solo un ragazzo, ha tutto il diritto di divertirsi come meglio vuole”

“Ma lui non è un ragazzo come gli altri, Tony, lo sai perfettamente”

“Non credo che una serata in discoteca possa fargli male”

“Ti ha rubato dei soldi”

“Che piccolo stronzetto” si lasciò scappare Tony “senza offesa, Charlotte”

“Avanti, cerca di essere serio per un solo momento. È mio figlio, non voglio che gli accada qualcosa di brutto”

“Non gli accadrà nulla. Domani mattina gli parlerò. D’accordo?”

“Grazie, Stark” rispose Charlotte; diede un bacio in una guancia all’uomo e poi si diresse nella sua camera da letto perché iniziava ad accusare una certa stanchezza.

Chiuse la porta alle proprie spalle, a chiave, si tolse la maglietta ed i pantaloni che indossava sostituendoli con un pigiama.

S’infilò sotto le coperte, appoggiando la testa nel morbido cuscino imbottito di piume d’oca, ma il sonno l’abbandonò in quello stesso momento; provò più volte ad trovare la posizione giusta ma quando capì che nulla sarebbe servito a cambiare la situazione si alzò da letto, andando a sedersi nel davanzale della finestra.

Legò i lunghi capelli in un’alta coda che le ricadeva sulle spalle; si passò le braccia attorno alle ginocchia ed ammirò lo spettacolo mozzafiato di New York illuminata dalle luci dei grattacieli.



 
Charlie non era l’unica che non riusciva a dormire.

Anche James era rimasto vittima dell’insonnia, lui per primo non avrebbe saputo spiegarsi se ciò fosse dovuto a tutto quello che aveva bevuto o per il nervosismo che gli era salito dopo la discussione che aveva avuto con la madre.

Il ragazzo si passò una mano nei capelli castani, che aveva deciso di lasciar crescere, per poi ammirare lo stesso panorama che stava guardando Charlotte, a distanza di qualche camera.

A breve avrebbe compiuto diciotto anni, tecnicamente, sarebbe stato maggiorenne ed allora molte cose sarebbero cambiate.

In realtà, James non sapeva ancora che la sua impulsività lo avrebbe portato a cambiare profondamente non solo la sua vita e quella delle altre persone vicine a lui, ma avrebbe anche scatenato una serie di eventi che avrebbero avuto delle conseguenze a dir poco disastrose.
   
 
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