Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _DarkFate_    30/06/2017    5 recensioni
E nel pronunciare quella parola, Marco sorrise. Un sorriso che -per qualche istante- fece dimenticare a Jean il fatto che l'ascensore si fosse bloccato.
Comecomecomecomeee???
Ascensore???
Bloccato???

Queste due parole non potevano stare nella stessa frase, nossignore.
Eppure era proprio così.
Lui e Marco erano rimasti bloccati in un ascensore.
Lui e Marco, eh?
Beh, forse quella situazione poteva anche rivelarsi interessante, dopotutto.
Jean/Marco | Modern!AU
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come in un film


 

Dicono che il buongiorno si veda dal mattino.
Se fosse stato davvero così, Jean Kirschtein avrebbe dovuto aspettarsi una giornata davvero pessima.
 
Per prima cosa aveva urtato accidentalmente la sua sveglia nel tentativo di spegnerla, facendola cadere rovinosamente sul pavimento.
Inutile dire che si era rotta.
 
"Una settimana, cazzo. È durata poco più di una settimana!"
 

Questo era ciò che Jean bofonchiava, mentre cercava di raccogliere tutti i pezzetti di vetro a terra, stando bene attento a non tagliarsi.
Sventato questo pericolo, il biondo si diresse in cucina, dove avrebbe potuto buttare tutto nella pattumiera.
Ma quel momento tardò ad arrivare, poiché la sfortuna -o meglio dire- sfiga di Jean non era di certo finita qui: il ragazzo era infatti inciampato ed aveva sbattuto l'alluce contro l'angolo del comò accanto alla porta della sua stanza.
In più, i pezzetti di vetro che teneva in mano caddero a terra non appena lui si piegò in due dal dolore.
In poche parole: era tutto da rifare.
E vi risparmio la stesura di tutti gli insulti e le oscenità che uscirono fuori dalla bocca di Jean a quel punto (ringraziatemi ♥).
 
Ma la mattinata non era affatto finita qui per Jean Kirschtein, il quale dovette accontentarsi di un toast bruciato per colazione e -per la fretta- uscì di casa con la felpa messa al contrario.
Ma se finora avete reputato il nostro Jean uno sfigato... Cari miei, non sapete quanto vi sbagliate.
Perché quel giorno Jean si sarebbe sentito il ragazzo più fortunato del mondo.
 
 
***
 
Jean odiava gli ascensori.
Non che fosse claustrofobico, ma forse aveva visto fin troppi film thriller con gente che vi rimaneva rinchiusa dentro mentre -fuori da essi- nessuno avrebbe potuto aiutarli poiché (guarda caso) stava succedendo un qualche tipo di catastrofe naturale.
Sì, Jean Kirschtein era il tipo di persona che si faceva suggestionare facilmente; era decisamente così.
Per cui, il dilemma che Jean aveva in quel momento era decidere se prendere o no l'ascensore per raggiungere il corso di Letteratura Latina.
Era maledettamente in ritardo ed il piano in cui era situato il suo corso era proprio l'ultimo, quindi si sentì quasi costretto a premere il pulsante per chiamare quella specie di gabbia mobile.
 
Beep. Beep.
 
Jean tirò fuori il suo cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e avvertì il nervosismo salire ancora di più non appena lesse il messaggio che gli era appena arrivato.
 
 
NN DIRMI KE FINALMENTE CI SN RIUSCITI! GLI ALIENI SN RIUSCITI A RAPIRTI!
 

 
-Eren- sospirò Jean mentre -rassegnato- osservava la pietosa maniera che aveva l'amico di scrivere i messaggi.
 
Per non parlare del "velatissimo" modo in cui lo stava prendendo per il culo, riguardo ciò che Jean riteneva esistesse davvero.
Perfino i suoi amici sapevano quanto lui fosse suggestionabile.
 
 
Ehi FACCIA DI CAVALLO mi rispondi????
 
 
Xké nn sei puntuale come sempre gg???
 
 
E se sapevi di nn venire, xké nn mi hai detto nnt????
 

 
Stendiamo un velo pietoso sui suddetti messaggi... La lettura di ognuno di essi è stata una pugnalata al cuore per Jean.
 
 
E tu faresti la facoltà di Lettere Moderne?! Impara a scrivere, Eren! E, soprattutto, smettila di inviarmi tutti questi messaggi ed impara a farne uno unico. Comunque tienimi il posto, sto arrivando.
 
 
Oki, ti aspetto
 
 
L'ascensore era appena arrivato e, dopo un sonoro sbuffo, Jean si decise a mettere piede al suo interno.
 
-Aspetta!- gridò poi qualcuno, non appena Jean provò a premere il pulsante con sovraimpresso il numero del piano che avrebbe dovuto raggiungere.
 
Un ragazzo alto, moro, con una spruzzatina di lentiggini a completare il tutto, si era appena parato di fronte all'ascensore.
 
-Posso salire con te?- gli chiese questo, cortesemente.
 
Jean rimase immobile per qualche secondo e dovette far ricorso a tutte le sue forze per non esclamare un "wow" non appena quella meraviglia gli era apparsa di fronte agli occhi.
 
-C-certo- mormorò poi, spostandosi di poco per far salire quel bellissimo ragazzo che -tra l'altro- era esattamente il suo tipo.
 
Dove era finita tutta la sua spavalderia e sicurezza? Di solito Jean non balbettava mai, non fino a quel momento.
 
-Grazie- rispose il moro regalandogli un sorriso a trentadue denti; Jean perse un battito.
 
-A che piano devi andare?- gli chiese poi Jean, non appena ricominciò a respirare.
 
-L'ultimo-
 
-Anche io.- affermò Jean, cercando gli occhi dell'attraente sconosciuto. -Frequenti anche tu il corso di Lettere Moderne?- gli domandò, mentre premette il pulsante.
 
-Proprio così.- gli rispose il bel ragazzo, senza distogliere lo sguardo.
 
-Davvero? Io non mi ricordo di averti mai visto però...- rifletté il biondo portandosi due dita sotto il mento.
 
-È comprensibile, ai corsi c'è sempre un sacco di gente.- affermò questo, sorridendo appena.
 
-Tu mi hai mai visto, invece?- chiese poi  Jean, incuriosito.
 
Il biondo giurò di aver visto le guance di quello schianto di ragazzo imporporarsi appena.
 
-Beh... Sì.- a Jean mancò il respiro. -Sei sempre col tuo amico, no? Il castano con gli occhi verdi... Perdonami, non credo di sapere il suo nome.-
 
-Eren- gli suggerì Jean.
 
-Esatto, lui. Ah, comunque non mi sono presentato. Io sono Marco Bodt, piacere.- gli tese la mano.
 
-Jean Kirschtein, il piacere è mio.- ed era assolutamente vero; Jean era lusingato di poter conoscere un così bel ragazzo.
 
E, chiamatela sfiga, ironia della sorte o -azzardate!- fortuna; non appena le loro mani si strinsero, l'ascensore si fermò bruscamente, facendo cadere entrambi a terra.

Uno sopra l'altro.
 
-Cazzo- imprecò Jean, il quale non aveva ancora realizzato di trovarsi proprio sopra il ragazzo sul quale aveva fantasticato  fino a quel momento.
 
Quando però se ne rese conto, avvertì le orecchie bruciare e si affrettò a spostarsi dal corpo di Marco il quale -con espressione divertita- continuava ad osservare la sua reazione imbarazzata.
 
-Non pensavo fossi così...-
 
-Così come?- lo interruppe Jean, ansioso.
 
-Divertente-
 
E nel pronunciare quella parola, Marco sorrise. Un sorriso che -per qualche istante- fece dimenticare a Jean il fatto che l'ascensore si fosse bloccato.
 
Comecomecomecomeee???
Ascensore???
Bloccato???

 
Queste due parole non potevano stare nella stessa frase, nossignore.
Eppure era proprio così.
Lui e Marco erano rimasti bloccati in un ascensore.
 
Lui e Marco, eh?
 
Beh, forse quella situazione poteva anche rivelarsi interessante, dopotutto.
 
Certo, sempre se Jean non avesse cominciato a farsi suggestionare da tutti quei film e racconti ansiogeni che aveva visto e sentito.
 
-Tutto bene, Jean?- gli domandò Marco, ancora seduto per terra.
 
-Tutto perfetto, certo. Siamo solo bloccati in un ascensore, ma nulla di cheeee.- rispose Jean, cominciando ad innervosirsi. -Aspetta, vedo se riesco a contattare Eren!- esclamò, tirando fuori il suo cellulare. -Ovviamente: niente campo. È sempre così, nei film.- sbuffò, rimettendo via l'oggetto -al momento- inutile.
 
Marco osservò il biondo e non poté fare a meno di sorridere.
 
-Jean, tranquillo. Adesso premo il tasto di allarme e vedrai che saremo presto fuori di qui.-
 
Jean osservò silenziosamente il moro avvicinarsi al pannello coi pulsanti e premere quello di allarme.
Quello che non si aspettava era che Marco si sarebbe poi seduto proprio di fianco a lui.
 
-Ci è andata anche bene, non si sono nemmeno spente le luc...-
 
Voilà, Marco l'aveva gufata.
 
-Forse avrei dovuto starmene zitto.-
 
-Forse sì.- rispose Jean con ironia; la cosa fece ridere Marco.
 
Stettero in silenzio ancora per qualche secondo, almeno finché Jean non sbuffò:
 
-Adesso sì che mi sembra di essere in un film o in una qualche serie TV.-
 
Marco rise appena.
 
-Effettivamente hai ragione. Qual é il genere che preferisci?- gli chiese il moro, giusto per trovare qualcosa di cui parlare e -soprattutto- per non pensare troppo al luogo in cui si trovavano bloccati.
 
-Amo il genere thriller. Si vede?-
 
-Parecchio- ironizzò Marco, al quale non erano sfuggite tutte le allusioni che Jean aveva fatto a quello specifico genere di film. -Comunque non dispiace nemmeno a me come genere.- aggiunse poi, sfiorando la spalla di Jean con la sua.
 
Jean diventò paonazzo a quel contatto e ringraziò mentalmente che le luci fossero spente.
Poi azzardò, tanto non aveva nulla da perdere in quelle condizioni.
 
-Dovremmo vederne qualcuno insieme.- mormorò, insicuro.
 
Purtroppo non riuscì a vedere il sorriso che Marco gli rivolse.
 
-Ma certo! Quando usciremo di qui ne sarò felice.-
 
-Se usciremo di qui.-
 
Ed ecco la sua solita suggestione, che fece sospirare ma -allo stesso tempo- ridere Marco.
 
-Jean, sei davvero pessimo, fattelo dire.- disse tra una risata e l'altra.
 
-Ehi, guarda che può succedere di tutto! Non si sa mai nella vita cosa ti aspetta!-
 
-Senti questa!- esclamò Marco, continuando a ridere. -Jean, davvero. Secondo me ti fai suggestionare troppo da questi film; dovresti cambiare genere ogni tanto, sai?-
 
-Ah sì? E quale mi consiglieresti tu?- gli domandò Jean, facendo il finto scocciato.
 
-Beh... Io proporrei un bel film romantico.- Marco badò bene di sottolineare la parola "romantico" e -ovviamente- si premurò di farlo proprio accanto all'orecchio di Jean, il quale rabbrividì.

Jean si voltò titubante verso il moro; poteva sentire il respiro di Marco sulle sue labbra.
 
-Tu dici?- gli domandò poi, con un tremolio nella voce.
 
-Decisamente- rispose Marco in maniera sensuale.
 
Jean avvertì il viso di Marco avvicinarsi sempre di più al suo e non vedeva l'ora di poter testare la morbidezza delle sue labbra, ma prima voleva chiedergli una cosa.
 
-Marco-
 
-Mmh-
 
-Da quanto tempo mi osservi ai corsi?-
 
Jean glielo chiese con spavalderia, avendo appena scoperto che questa non lo aveva abbandonato del tutto.
 
"Colpito e affondato" pensò.
 
-I-io... Ehm... Da un po'!- confessò Marco il quale -per la prima volta- sembrò perdere la sua solita calma piatta.
 
"Lo sapevo!" esclamò internamente Jean, al quale non erano sfuggite le gote arrossate di Marco non appena gli aveva chiesto se già lo avesse visto ai corsi universitari.
 
Jean era così contento del fatto di non aver preso un abbaio (come suo solito), che quasi si era dimenticato dell'intimità che si era creata prima tra i due.
Probabilmente aveva rovinato il momento romantico che c'era stato tra loro a causa della sua schiettezza. Ma Jean non poteva farci niente; voleva sapere.
 
-Jean, se non hai altre domande da farmi, vorrei baciarti.-
 
No, a quanto pare non aveva rovinato proprio nulla.
 
-Fallo- rispose solo.
 
Marco non se lo fece ripetere due volte e catturò le labbra di Jean tra le sue.
Si baciarono lentamente, i due. Come a volersi assaporare l'un l'altro.
A Jean non sfuggirono i gesti di Marco: a partire da come le sue mani gli strinsero la vita, per poi finire ai lievi gemiti che il moro rilasciava contro la sua bocca.
Lo baciò più profondamente, non appena il moro gliene diede l'occasione, schiudendo le labbra.
Poi, quando Jean gli passò le dita tra i capelli e gli sfiorò il collo, sentì Marco sospirare.
Sorrise contro la sua bocca a quella reazione, e ritornò a baciarlo, sentendo di non poter più fare a meno di quelle labbra.
 
Jean non avrebbe mai pensato di potersi sentire infastidito, quando -finalmente- arrivarono i soccorsi per tirare entrambi fuori di lì.

 
 
***
 
 

Jean si svegliò accanto a Marco; entrambi erano ancora avvolti nelle lenzuola.
Il biondo sorrise alla vista del moro che dormiva beato, con viso e braccia nascosti nel cuscino.
Si avvicinò a lui e, delicatamente gli si sdraiò sopra la schiena, posando infine un bacio sulla sua spalla.
 
-Buongiorno- gli sussurrò nell'orecchio, sapendo di averlo ormai svegliato.
 
-Buongiorno- rispose infatti Marco.
 
Jean si chinò a baciargli una guancia lentigginosa, per poi cominciare a baciargli il collo.
 
-Ti è piaciuto il film di ieri sera? Sai, una volta finito diciamo pure che non ho avuto il tempo di chiedertelo.-
 
-Diciamo che ho preferito cosa è accaduto dopo aver visto il film.-
 
-Questo credo di averlo capito.- rise Marco. -Ma vedo anche che il genere romantico ha avuto su di te gli effetti sperati.-
 
-Già, direi che hai ragione.- rispose Jean, mentre continuava a lasciargli baci -stavolta- lungo la spina dorsale.
 
-Allora...- cominciò Marco, spostandosi sotto il corpo di Jean, così da poterlo vedere in viso. -Secondo Round?- gli domandò con un sorriso complice e carico d'affetto.
 
-Secondo R...-

 
Jean non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che le labbra di Marco avevano già catturato le sue.
 
 
***
 

Note Autrice:
Ma quanto amo questi due?
Troppo, decisamente.
Ultimamente sto sperimentando un sacco di coppie e di generi, e direi che la JeanxMarco non poteva proprio mancare!

Il bello é che la prossima settimana avrò anche l'orale dell'Esame di Maturità, ma niente da fare! Non riesco a stare lontana dal PC e da questo fandom in particolare! In più la mia fantasia non aiuta affatto! Mi vengono sempre in mente tantissime idee quando -almeno per il momento- avrei un esame a cui pensare. DECISAMENTE, devo darmi una regolata ahahahah

Ovviamente ringrazio fin da subito chiunque vorrà leggere o lasciare un commentino!

Come al solito, vi mando un bacione
   
 
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