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Autore: Martha_golden    30/06/2017    2 recensioni
"Un caleidoscopio di sensazioni e sentimenti si era impossessato di me, della mia testa e del mio corpo esattamente dal giorno in cui lo conobbi.
Come una malattia che ti logora dall'interno, ti divora consumandoti respiro dopo respiro, movimento dopo movimento...quello che chiamano amore mi stava uccidendo!
D'improvviso sentii dei passi raggiungermi da dietro, poi un debole tonfo, due valigie."
Sherlock farà di tutto per convincere John a non lasciare il 221b, al punto tale da rivelargli il suo amore fino ad allora represso.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sarah Sawyer, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Happier  

Pioveva incessantemente da giorni ormai, senza sosta ed era così grigia la città ultimamente, come se capisse.
Come se mostrasse a tutti la tempesta e il tumulto che mi portavo dentro da troppo, infinito tempo.
Accompagnare il temporale con la musica del mio violino sembrava paradossalmente essere l'unico sfogo che potesse darmi pace, che potesse farmi distogliere la mente dal groviglio che incatenava da mesi il mio cuore alla ragione, i sentimenti all'intelletto.
Suonare ad unisono della pioggia che picchiettava sempre più incalzante sul vetro della finestra e così dimenticare di provare tutto ciò che comportava  essere umano: rabbia, gioia, odio, amore, sofferenza, speranza, paura.
Sarei dovuto essere come mio fratello, impenetrabile, non curante, sempre al di sopra di tutto e  di tutti; privo di qualsiasi emozione o sentimento ad eccezione di quei pochi che la vita richiede per vicissitudine.
Avrei tanto voluto continuare ad essere la persona che tutti credano che io sia: un freddo e cinico calcolare incapace di emozionarsi o di stupirsi di fronte la bellezza della vita; un geniale insensibile arrogante!
Ma la verità era ben diversa...
Un caleidoscopio di sensazioni e sentimenti si era impossessato di me, della mia testa e del mio corpo esattamente dal giorno in cui lo conobbi.
Come una malattia che ti logora dall'interno, ti divora consumandoti respiro dopo respiro, movimento dopo movimento...quello che chiamano amore mi stava uccidendo!
D'improvviso sentii dei passi raggiungermi da dietro,  poi un debole tonfo, due  valigie.
«Sherlock che fai davanti la finestra aperta, sta piovendo a dirotto! Dovresti chiudere! Ti bagnerai e ti ammalerai.»
«Mhh si come preferisci, ora chiudo.»
Ma i piedi erano ben  fissi al pavimento come in una morsa letale.
Non riuscivo a muovere nessun muscolo del mio corpo...non riuscivo a voltarmi...non riuscivo più a guardarlo...lo amavo e allo stesso tempo lo odiavo.
Sapevo esattamente cosa stesse per dirmi, cosa aveva deciso di fare.
«Sherlock, hai sentito cosa ho detto? Potresti girarti e farmi accenno di essere qui presente tra noi?
Sherlock?» La realtà mi avrebbe fatto male.
«Allora è vero, te ne vai?!», risposi voltandomi mantenendo lo sguardo fisso agganciato al suolo dove erano posate le due valigie dopo avere meccanicamente chiuso la finestra.
«Potresti guardami in faccia quando ti parlo? Sarebbe carino sai?»
«Ero...be’ sai ... nel mio palazzo mentale! Devo dedurre dunque un sì»e con fare schivo evitando il suo sguardo mi precipitai in cucina cercando nell' esperimento interrotto la sera prima una credibile distrazione!
«Sherlock dovremmo almeno salutarci non credi?»
«Va bene, se ci tieni; credevo non fosse così importante», balbettai freddo dalla cucina.
«Sherlock, che diavolo ti prende? Te l'ho già detto io e Sarah siamo felici insieme, è quella giusta. Ho scelto io di trasferirmi da lei, non posso più stare qui, o lei e gli altri cominceranno a pensare che...», sbottò John raggiungendomi in cucina.
«Cosa dovrebbero pensare John, su dimmi!», proferii fissandolo con voce pacata, nonostante nei miei occhi  scorresse un fuoco tale da poterlo ridurre in cenere con un solo sguardo.
«Sai cosa intendo...le voci...io, te...noi che abitiamo insieme e  tutto il resto!»
«Sempre così tormentato e curante dalle dicerie e dai pettegolezzi, John Watson!»
«Non fraintendere Sherlock, io adoro la tua compagnia, mi piace vivere qui ma capisci, devo farmi una vita...una vera... con Sarah.»
Quelle parole suonarono come una forte fitta allo stomaco!
«VERA? VERA? La vita al 221 b dunque ti sembra poco reale!
Come diamine puoi anche solo pensarlo!», esclamai alterato in procinto di un cedimento, «come puoi rinnegare tutto questo.»
I sensi sembravano non rispondere più.
«Non travisare le mie parole! Sai cosa intendo! Io non rinnego nulla Sherlock, sarò ancora tuo collega e amico...soltanto che non abiterò più qui.»
«Tu vuoi scappare ecco la realtà dei fatti», protestai a gran voce sbattendo un pugno sul tavolo talmente forte da frantumare la provetta che vi era poggiata.
«Sherlock sei forse impazzito? Calmati guarda che cosa hai combinato...»
E ripreso il contatto con la realtà mi resi conto di essermi ferito; aprii il pugno della  mano destra e mi resi conto solo allora del sangue che sgorgava. Strano, non sentì dolore. Non quel genere di dolore.
«Fammi dare un occhiata forza, credo ci vorranno dei punti», ordinò il dottore con tono severo prendendo delicatamente la mano.
«Non credo ci sia bisogno, so fare da me! So medicare un taglio!», obiettai scansandomi da lui.
«Non essere ridicolo Sherlock potrebbe essere profondo!», replicò accigliato John, porgendomi la mano.
«Cosa penserà poi la gente?», provocai sapendo che la corda si sarebbe potuta spezzare .
«Che so fare il mio lavoro, forza dà qua!»
E come un bambino capriccioso mi arresi alzando gli occhi in cielo e porgendogli la mano.
 
 
«Potrebbe far male...solo un po'», disse John amorevolmente premurandosi di medicare prudentemente la mia mano.
Sentire il suo tocco sulla mia pelle mi fece per un attimo abbandonare tutta la rabbia che sentivo lasciando spazio ad una inquietante serenità.
Ogni suo gesto era talmente premuroso, così colmo di affetto da farmi quasi sentire in colpa della sfuriata precedente.
Che colpa poteva avere quell'uomo? Che colpa poteva avere se mi ero follemente e inaspettatamente innamorato di lui!
Avrei fissato, bloccato quell’ istante nell'eterno, l'immagine di noi 2 per sempre.
«John...mi dispiace.»
«Dispiace a me Sherlock, e solo che io capisci, non possiamo continuare così, orari assurdi, pasti inesistenti, vita sociale azzerata, fughe, omicidi», confessò finendo di bendare la mano.
«Credevo ti piacesse tutto questo, non voglio costringerti a fare questa vita se non ti rende felice!»
«Non è che non mi piaccia Sherlock, l'avventura è appagante ma ho bisogno di piantare radici, capisci, ho bisogno di certezze, voglio essere più felice.»
«Sarah può dartele? Credi che con lei sarai più felice ?>>
John abbassò lo sguardo a terra.
«Rispondimi...te ne prego...»
«Sherlock lei è una brava donna, saprà rendermi felice, starò bene, è la cosa giusta da fare», disse con tono amareggiato ma composto.
«Bugiardo! Tu menti, è la cosa più semplice da fare non quella giusta.»
John mi guardò per un interminabile attimo, colmo di addii e rimpianti e voltandosi andò in salotto dirigendosi verso l'uscita.
«Fermo, dove pensi di andare! Codardo!», gridai per poi fare uno scatto e  raggiungendolo gli bloccai di istinto il braccio!
«Lasciami Sherlock, devo andare è deciso!»
«Tu non andrai da nessuna parte dottor Watson non prima di avermi detto il perché di questa scelta! Il vero perché!»
Mi piazzai così davanti la porta bloccando l'uscita al dottore facendo da peso e ostacolo tra lui e questa.
Non avrei più avuto un altra occasione per confessargli tutto! Dovevo vuotare il sacco o lo avrei perso per sempre.
«Sherlock smettila di fare il bambino, cambio solo casa non andrò a vivere dall'altra parte del mondo.»
«Poco mi importa la via o il continente...se tu andrai via finirà tutto! Questo cesserà per sempre...smetteremo col tempo di vederci, di occuparci insieme dei casi, poi tu metterai su famiglia e ti dimenticherai di me! Così vanno queste cose!»
«Ma di cosa diavolo stai parlando Sherlock, io non potrei mai dimenticarmi di te, nessuno potrebbe,
tu sei...»
«Cosa John, cosa sono io per te?»
« Vuoi davvero saperlo, bè tu sei straordinario...unico...travolgente...»
«E allora perché vuoi andare via forza! Non raccontarmi balle!»
« ...»
« Forza!», urlai ansimando fino a sentire il cuore in gola.
«Tu sei troppo Sherlock! Sei troppo per me! E io non so quanto ancora possa resistere  in questa situazione di stasi; voglio essere felice Sherlock e tu vuoi impedirmelo!»
«Se è davvero Sarah che vuoi, vai...non posso trattenerti! Non sono poi così egoista.» Sentii il punto di rottura.
Lentamente mi spostai dalla porta lasciando così l'uscita libera, concedendogli la via di fuga da me...da noi.
Non avevo il coraggio di guardarlo, le lacrime stavano per segnarmi e non avrei voluto che lui mi vedesse così.
«Tu vuoi impedirmi di essere felice Sherlock...felice con te...
Io vorrei esserlo con te...come fai a non capirlo.
Ma tu sei così riluttante, così distante da queste cose che non riesco più a lottare contro te...mi fa male sapere che tu non voglia provare determinate cose.
E io ho bisogno di pace Sherlock ed egoisticamente devo accettare che sia Sarah a darmi quello di cui ho bisogno e quello che tu non vuoi concedermi.»
La sua mano strinse la maniglia della porta, pronta per lasciare il 221 b.
«John io... ti prego non andare! Ti chiedo solo del tempo...»e senza che la mia mente lo comandasse poggiai la mia mano sulla sua. E un brivido mi percorse.
«Tempo per cosa Sherlock? Per entrare nel tuo palazzo mentale per giorni con interminabili silenzi! Per risolvere casi? Per essere solo un po' più gentile con me o preoccuparti di come mi senta e di cosa provi? Per diventare umano e smetterla di far finta che non ti importi delle persone, di noi ? Per smettere di essere un cinico strafottente nei confronti di tutto e tutti?»
Aveva esattamente centrato il bersaglio; come un proiettile dritto al cuore sentii quelle parole ferirmi.
La persona orribile e spregevole delle sue parole ero io...maledettamente me. Non potevo più rimediare a quello che ero stato ma potevo ancora fare qualcosa per quello che sarei potuto essere...per lui, per noi.
Non avrei potuto più rimandare e così come una liberazione pronunciai quelle parole guardandolo dritto negli occhi.
«Tempo per saperti amare John Watson…», dissi sorridendogli incredulo delle mie stesse parole.
Finalmente libero dal peso che mi portavo d'un tratto mi sentii guarito; la malattia era diventata la mia cura.
Calò il silenzio per un intenso minuto; lasciai che a parlare fossero i nostri occhi agganciati in sguardi profondi colmi di promesse e di speranze mai dette.
«Io, io non so che dire...», rispose allontanandosi dalla porta.
«Resta John, non andartene...»
«Mi stai chiedendo  di  restare allora...»
«Si! Questa casa è e sarà per sempre anche tua, non puoi andartene.»
« Non parlo della casa Sherlock. Mi stai chiedendo  di restare nel tuo cuore?», esclamò flebilmente con voce rotta. « Ho bisogno che tu lo ripeta Holmes, ho bisogno che sia vero!», singhiozzò immobile davanti a me John.
«Io ho bisogno di te John Watson...ne ho bisogno come l'aria che respiro.
Questo mondo è così buio senza te, questa città è così ostile e questa casa sarà piena solo della tua assenza se adesso tu te ne andrai.
E io potrei morirne perché ti amo, ti amo più di me stesso e la mia esistenza senza te non più alcun valore», dissi con il fiato mozzato chiudendo gli occhi  per prendere coraggio.
«Tu mi stupisci sempre Sherlock Holmes», riprese John disteso, sereno.
«Dunque resterai?»
E poi lo sentì...lo percepii vicino, fece due passi e il suo respiro su di me...sempre più vicino, sempre più reale, fino a sfiorarmi sussurrando “”.
E fu allora che provai una sensazione nuova, inaspettata ma allo stesso tempo tanto desiderata, le sue labbra sulle mie...le sue mani sul mio viso che mi accarezzavano dolcemente...il suo corpo a contatto con il mio.
E in quell'istante era tutto perfetto.
Aveva smesso di piovere, l'universo sembrava aver trovato il suo equilibrio e il tempo sembrava essersi fermato.
Non lo avrei mai  più lasciato andare, lo avrei per sempre tenuto legato a  me, lo avrei protetto da ogni male...lo avrei reso più felice.
Così lo strinsi forte a me cingendogli la vita in una presa salda e ricambiando il tocco delle sue labbra lo baciai intensamente.
Nulla avrebbe rovinato quel momento.
Nulla ci avrebbe più impedito di essere felici insieme.

 
ANGOLO DELL'AUTRICE 
Desideravo da tanto proporvi una ff su John e Sherlock con finale romantico; condividere con voi l'ispirazione che mi è giunta da un brano e video a tema, e cioè della canzone di Ed Sheeran "Happier". Si tratta di una canzone piuttosto malinconica  alla quale ho voluto dare un' interpretazione  a lieto fine per questa splendida coppia.
Spero vi sia piaciuta .
   
 
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