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Autore: lallipumbaa    30/06/2017    0 recensioni
Los Angeles, City of Angels. "Galeotto fu quel matrimonio" così scriveva Dante... più o meno. (Dante, perdonami)
Indovinello. Cos'hanno in comune una paleontologa e un batterista? Nulla. Se non Jared Leto in questo particolare caso, che messosi in testa il fatto di essere il cupido della situazione, farà entrare in contatto due persone e due mondi apparentemente inconciliabili.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8
“Time to go down in flames and I'm taking you closer to the edge”


Settembre 2017, Salt Lake City

Emma non appena sentì squillare il telefono rispose in tempo quasi reale. “Emma Ludbrook”
“Ma come siamo formali!” rispose dall’altra parte del telefono una voce conosciuta.
“Scusami Savannah!! Non avevo visto lo schermo! Dimmi tutto!”
“Senti, io sono qui fuori, ma l’altra volta non mi hai dato il pass per oggi e il gorillone qui non vuole farmi passare.”
“Sul serio?! Oddio, arrivo immediatamente!!” esclamò attaccando la telefonata per correre nel suo ufficio dietro le quinte a prendere il pass andando diretta all’entrata VIP dell’anfiteatro.
Trovò Savannah di fianco a Frank, il gorillone in questione, che chiacchierava allegramente con lui.
 “Ehy!!”
“Oh, ciao Emma!” e poi rivolta al nuovo amico “Ricordatelo: quando vieni al museo con tua figlia chiamami che vi faccio personalmente da guida durante la visita!”
“Grazie mille! Sophie ne sarà felicissima!” rispose l’omaccione, per poi rivolgersi ad Emma. “Scusami, non l’ho fatta passare, ma ho l’ordine di far entrare solo persone col pass!”
“No, hai ragione Frank, colpa mia che non mi sono ricordata di darglielo!” lo rassicurò lei, prima di prendere la ragazza sotto braccio. “Forza, vieni con me. I ragazzi sono un attimo impegnati in un’intervista, ma tra poco dovrebbero finire. Poi hanno il soundcheck!”
“Perfetto! Sarà una giornata piena allora!” le rispose.
Era l’ultima data di tour Americano insieme ai Muse e ad una band elettropop, i PVRIS.
Era iniziato il 20 maggio, per continuare fino al primo agosto. Era riuscita ad andare a quelli che cadevano di sabato, così da non dover chiedere troppi permessi al lavoro.
La prima volta che era andata a vederli (il 3 giugno a Nashville) Shannon la vide saltellare agitata quando aveva visto entrare in scena i Muse, aveva deciso di farle una sorpresa che non aveva ancora messo in atto.
In agosto, durante la pausa del tour, insieme a Shannon erano scappati un paio di settimane  tra Londra, la loro città europea preferita, e una meravigliosa isola pacifica in mezzo all’Oceano Indiano.
Emma li avrebbe voluti uccidere visto che i paparazzi del Sun li avevano beccati più di un paio di volte nella grande città in atteggiamenti più che allusivi. Fortunatamente non erano mai riusciti a fotografare il viso di Savannah.

L’intervista finì e i Mars si liberarono dall’impegno, andando verso il palco dell’arena.
“Ragazzi, è ora di iniziare il soundcheck!” disse loro uno dei tecnici che li incontrò sul palco.
“Arriviamo al volo!” esclamò contento Jared. I concerti lo riempivano di energia, ancora più del solito.
“Jared, calmati. Prima o poi ti verrà un infarto!!” disse Tomo mettendosi una mano in faccia.
“Come fate ad essere così calmi?! Stasera è l’ultima data del tour! Bisogna fare casino!” esclamò il frontman entrando sul palco.
“Ehy, qui nessuno farà casino senza di me. Capito?” rispose una voce femminile.
Si voltarono tutti verso la batteria. Da dietro Christine, si vedeva Savannah che si sbracciava salutando tutti. Shannon corse verso la ragazza, saltellando sui gradini del palco rialzato.
“Sei geloso di Christine? Guarda che non te la stavo nemmeno toccando! Ero seduta brava brava su questo sgabello!” gli disse prima che si avvicinasse a lei, stringendola a sé.
“Piccola, mi ti farei direttamente su questo sgabello, lo sai…” le sussurrò, la voce di qualche tono più basso, stringendole i fianchi.
“Non che non sia mai successo…” gli rispose sorridendo maliziosa, dandogli un bacio veloce sulle labbra.
Andò ad abbracciare Jared e Tomo, per poi scendere dal palco, sedendosi poco distante sulla platea. “Così mi godo le prove dalla platea! Nei concerti ho sempre un’altra visuale!”.
Il soundcheck durò quasi due ore, dove un Jared puntiglioso fermava spesso i tecnici per sistemare qualcosa che non gli piaceva nell’audio.
Quando decretarono la fine Shannon chiamò Tomo a sé, sussurrandogli qualcosa all’orecchio, facendolo sorridere maleficamente. “Ehy, Sav, noi abbiamo finito! Sali!”
Videro la ragazza alzare i pollici e trotterellare verso le scale per salire sul palco.
“Allora, fate una doccia? No, perché il batterista gronda!” disse facendo ridere Tomo, mentre Shannon guardandola male, con la batteria produsse il classico suono da battutaccia. Badum-tsss.
Si spostarono dal palco alle quinte, quando Savannah si trovò davanti Mark Bellamy, bloccandosi come se fosse di marmo.
Lui la guardò e sorrise. “Ciao! Tu devi essere la ragazza di Shannon!” le disse, porgendole la mano. “Piacere, Matt!”
Lei, mosse le labbra per dire qualcosa, ma non uscì nessun suono. Optò per porgergli la mano. Deglutì. “Piacere, Savannah!”. Uscì stridolo, ma almeno qualcosa disse.
Il frontman sorrise. “Allora ci si vede dopo! Buon concerto ragazzi!”
“A voi!” gli risposero i Mars in coro. I Muse li sorpassarono e Savannah rimase ancora di pietra.
Shannon si mise a ridere. “Sav, tutto a posto?”
“E-era… era Matthew Bellamy…” balbettò, sbattendo le palpebre.
“Sì. E potrei offendermi perché quando hai visto me per la prima volta non hai avuto quell’espressione!” la accusò Jared.
“Quando ti ho visto la prima volta avevi una cresta decolorata rosa e una maglietta con su dei maiali, Jay.” Gli rispose recuperando le facoltà, fulminandolo, facendo scoppiare a ridere gli altri due.

Al concerto mancavano ancora 4 ore almeno. Tornarono tutti in albergo per riuscire a riposarsi un po’ prima dello show. Shannon e Savannah salirono in camera e, non appena la porta fu chiusa, l’uomo le fu addosso, stringendola a sé, baciandola con tutto l’ardore che aveva in corpo. Senza dire nulla all’altro iniziarono a togliersi i vestiti a vicenda, finendo contro il muro della stanza.
Erano affamati l’uno dell’altra.
La prese per i fianchi, scendendo poi lascivamente con le mani verso le sue cosce, afferrandola, fermandola col suo peso alla parete.
Aveva bisogno di lei, aveva bisogno di sentirla sua ancora. Come gli avevano fatto immaginare i baci che si scambiavano ai primi giorni della loro relazione, Savannah aveva il suo stesso fuoco che le scorreva nelle vene. Avevano un’intesa perfetta, sia nella vita che sotto alle coperte. E alla parete. E sulla lavatrice in piena centrifuga. E in altri vari posti in cui capitava.
Shannon la tirava ai pazzi. Aveva avuto altri partner nella sua vita, storie più o meno serie, ma nessuno come Shannon riusciva a mandarla fuori orbita in quel modo.
“Shan..” gemette mentre l’uomo si dedicava con molta dedizione a farsi strada dal collo ai suoi seni.
“Mmmh?”
“’Fanculo i preliminari.” Gli disse sorridendogli maleficamente.

 “Dio, se mi sei mancata…” le disse inalando il suo profumo, facendo scorrere il naso sul suo collo.
Erano sdraiati a letto. Alla fine Shannon, dopo averlo fatto in piedi sulla parete, in preda ad un istinto ecologista propose di fare la doccia insieme per consumare meno acqua. Alla fine si sentì in doveroso piacere di duplicare.
“Ci siamo visti settimana scorsa…” gli ricordò dandogli decine di baci su tutto il viso, passandogli le mani tra i capelli.
“Lo so, mi sento un cretino, ma davvero mi sei mancata. Te l’ho detto mille volte, ma con te è tutto nuovo, è tutto diverso…” le rispose, la testa rialzata sul cuscino dalla federa candida.
“Ti amo, Shannon.” Gli disse guardandolo negli occhi, seria, senza trattenere quelle parole nel filtro nella sua testa.
Lui si bloccò. “C-cosa?”
Si morse la lingua.
“Scusami, non dovevo dirlo.” Commentò lei ritraendosi dalla sua presa. Era una campionessa nel lanciare bombe.
E la campionessa dello Stato della California nella disciplina del “Lancia la bomba e scappa” è…
“Ehy, non devi scusarti.” La confortò lui, riportandola a sé, nella posizione di prima.
“Scusami, davvero. È che lo sentivo da un po’, ora mi sembrava il momento esatto e… mi è scappato.” Rispose cercando in tutti i modi di non guardarlo negli occhi. Si stava già pentendo da sola, non aveva bisogno di un supporto.
“Savannah.” Disse con tono perentorio, facendola zittire. “Lo so. E… sì, lo sto pensando anche io da un bel po’di tempo.” Confessò dopo qualche secondo.
La vide sorridere “Da quel tramonto sullo Shard?”
“Da quel tramonto sullo Shard, sì.” annuì sorridente. Scivolò più in basso per raggiungerla, tirarla a sé e baciarla. Fece leva sul suo braccio per ribaltare la situazione, trovandosi nuovamente su di lei, facendola ridere.
“Ancora?! Guarda che dovresti mangiare prima dello show!”
“Non è un problema, è la terza volta, faccio in fretta!” rispose avventandosi sul suo collo, facendola scoppiare a ridere.

Guardò il concerto da dietro le quinte con Emma come al solito, mentre i ragazzi erano ancora più esplosivi. Il concerto era come al solito sold out, e tutti cantavano a squarciagola.
Alla fine di una canzone, Jared prese il microfono e iniziò a parlare.
“Salt Lake City, fatti sentire!!!” urlò generando un boato dalla folla.
“Bene, dovete sapere che qui con noi, oggi, c’è una persona molto speciale per la nostra famiglia. Per la famiglia dei Mars, speriamo che lo sia anche per voi Echelon, ma soprattutto per la famiglia Leto. Specialmente per mio fratello, al quale voglio un bene dell’anima.”
Shannon sorrise, alzando una bacchetta, facendo urlare migliaia di ragazze.
Savannah guardò Emma. “Cosa diavolo sta dicendo Jared?” le sussurrò. Aveva le mani fredde e sudate. Non era assolutamente un buon segno.
La vide scrollare le spalle, ma il gesto non la convinse affatto.
“Vorremmo che voi la chiamaste a gran voce… e che la chiamaste sul palco.” Poi si girò verso le quinte sorridendo innocente. “Savannaaaaaaah!!! Vieni!”
E dalla folla si alzò un coro di migliaia di voci. SA-VAN-NAH!! SA-VAN-NAH! SA-VAN-NAH!
Sentiva il cuore battere a mille, lo sentiva in gola. Le mani da fredde erano diventate ghiacciate.
Scosse la testa.
Col cavolo! No che non ci sarebbe salita sul palco!!
Tutti lo sapevano che non avrebbe mai e poi mai messo piede là sopra.
“E’ un po’ timida, scusate. Shan, valla a prendere tu!” disse Jared sempre al microfono.
Il fratello maggiore si infilò le bacchette nelle tasche e attento ai cavi scese dal rialzo, andando verso le quinte, sorridendo ad una pietrificata Savannah. Le prese il volto tra le mani e la baciò. “Forza, seguimi!” le disse prendendola per mano. Sospirando si arrese e lo seguì verso il centro del palco, dove Jared la accolse e Tomo le scompigliò i capelli.
“Bene, lei forse penserà che siamo degli stronzi e che ci siamo dimenticati che oggi è il suo compleanno, MA non è vero! Maaaaatt!!” chiamò lui mentre la ragazza spalancava gli occhi guardando Shannon che, con sguardo adorante la baciava di fronte all’intera arena, che urlò di gioia, sussurrandole “Buon compleanno, baby…”.
Dalle quinte arrivò sul palco una persona che l’aveva salutata qualche ora prima, imbracciando la sua chitarra.
“Oh cazzo!” sbottò Savannah guardando chi si stava avvicinando.
“Te l’avevo detto che ci saremmo visti dopo!” le disse Matthew Bellamy sorridendo. Jared gli avvicinò il microfono.
“SALT LAKE CITY!!! Facciamo tutti insieme i nostri migliori auguri di buon compleanno a questa fantastica ragazza!!” iniziò Matt, posizionando le dita sulle corde della chitarra, iniziando a cantarle buon compleanno.
HAPPY BIRTHDAY TO YOU…
Savannah non sapeva che fare. Rimase abbracciata a Shannon, che seguiva Matt cantando, una mano sulla bocca, l’altra che stringeva il fianco dell’uomo.
HAPPY BIRTHDAY TO YOU!
L’intera arena cantava all’unisono. Era davvero emozionante.
HAPPY BIRTHDAY SAVANNAH…. HAPPY BIRTHDAY… TO YOU!!!
“Buon compleanno Savannah!!!!!” esclamò Jared scatenando un altro boato.
Abbracciò il cantante dei Muse, ringraziandolo mille e mille volte.
Emma entrò sul palco con un cupcake e una candelina accesa con i numeri 3 e 4 infilati nella crema al burro.
“Esprimi un desiderio!” le disse la donna sorridendo, porgendole il dolce.
Li guardò tutti.
Jared, col suo carattere difficile, ma sensibile e adorabile.
Tomo, così affettuoso e scemo, ma sempre pronto a porgere la mano o a dare la propria spalla su cui piangere.
Emma, una delle sue migliori amiche, una dura, ma una delle persone più buone che avesse mai conosciuto.
E Shannon, colui che non avrebbe mai pensato di poter amare così tanto. A volte logorroico e a volte parco di parole. Un uomo forte, ma un artista sensibile. Solo sette mesi prima non poteva immaginare cosa sarebbe diventato il loro rapporto.
Sorrise e soffiò sulla candelina, spegnendola.

***

Nel buio del locale tutti ballavano. Grazie alle lampade wood i colori fluorescenti che si erano messi sul viso si illuminavano.
Alla fine del concerto tutti si erano spostati in un locale per festeggiare la fine del tour insieme al compleanno di Savannah.
Shannon si era tolto la maglietta, facendosi fare segni sul petto dalla ragazza, che ora avvinghiata a lui ballava.
L’uomo le teneva una mano ben salda sulla parte bassa della schiena mentre dettava lui il ritmo del ballo, guardandola come se fosse la luce e lui la falena. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Jared li guardò sorridente. “Sei soddisfatto?” sentì Tomo chiedergli, avvicinandosi con un cocktail in mano.
“Soddisfatto è una parola talmente minuscola che non rappresenta nemmeno la mia sensazione ora!” gli rispose dandogli una pacca sulla spalla. “E poi hanno fatto tutto da soli. Io mi sono solo divertito a rompere loro le palle.”
Prese i telefono e immortalò il momento.
Shannon, con dei tratti verde fosforescente sul viso e delle impronte delle mani di lei sul petto, sorrideva tra l’amorevole e il malizioso ad una Savannah con gli stessi tratti, ma arancioni fosforescenti e quegli stessi colori se li era messi su qualche ciocca di capelli facendo sembrare la sua chioma bionda in fiamme, che gli sorrideva a sua volta, mentre con le braccia gli circondava delicatamente il collo.
La girò al fratello su whatsapp, sicuramente lui ne avrebbe fatto buon uso.
Per quanto valeva, lui l’avrebbe conservata per sempre al sicuro nel suo cuore.

***

La mattina, tornati nella camera dell’hotel completamente distrutti, si lanciarono sul letto, troppo stanchi per fare altro. Shannon prese il telefono e vide un messaggio di Jared.
Bro, sono davvero felice.
Il testo era seguito dalla foto che aveva scattato loro nel locale.
La guardò. Da quando stava con Savannah non sembrava quasi nemmeno lui. Non ricordava ci fosse mai stato un tempo in cui avesse rivolto quel sorriso ad una ragazza.
Spostò lo sguardo alla stessa persona in carne ed ossa che era crollata nelle braccia di Morfeo e sulla sua parte sinistra del corpo. Sorrise e le baciò i capelli.
Si collegò ad Instagram, pubblicò la foto con un paio di filtri e scrisse la didascalia con cui sarebbe apparsa sul social.
For the last time this year… Happy Birthday again, babe. Love you”.

**********************ANGOLINO DEL DISAGIO**********************
Nonostante pensassi di non riuscire ad aggiornare visto la settimana da incubo... sono riuscita a ritagliarmi 10 minuti per pubblicare questo capitolo!
Questo doveva essere il capitolo finale, ma poi ho visto una cosa che mi ha fatto venire in mente il prossimo capitolo con un altro finale.
Spero vi sia piaciuto e spero davvero di leggere cosa ne pensate!
Un bacione e alla prossima <3
Lalli :3
 

   
 
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