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Autore: ValexLP    01/07/2017    1 recensioni
Regina Mills e Robin Locksley sono due affermati medici in uno degli ospedali più prestigiosi di New York. Una pediatra e l’altro neurochirurgo. Robin, affascinato dalla bellezza della collega cerca in tutti i modi di conquistarla, mentre Regina deve fare i conti con il suo passato che dopo anni sembra ripresentarsi. OUTLAWQUEEN MEDICAL AU
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccoci al 3 capitolo della storia. 
Spero riesca ad appassionarvi sempre di più... 
Fateci sapere cosa ne pensate, 
davvero ci teniamo a saperlo! 
Buona Lettura a tutti. 








Ce l’aveva fatta. Dopo giorni e giorni di esitazione, aveva finalmente trovato il coraggio di rubare il suo numero di telefono e invitarla a prendere qualcosa da bere. Era l’unico modo per avere successo dal momento che sapeva che se glielo avesse chiesto di persona, l’avrebbe sicuramente  mandato a quel paese e non sbagliava. Ma stavolta era deciso. Il giorno dopo sarebbe andato a bussare alla porta del suo studio e insieme sarebbero andati a bere quel tanto desiderato caffè.
 
In quel momento Robin si trovava nel cortile dell’asilo che frequentava Roland, il figlio di 5 anni che aveva avuto dalla sua precedente relazione con un’altra donna che si chiamava Marian. Si erano divorziati dopo un lungo periodo di crisi in cui si scoprì che Marian tradiva Robin di nascosto con un altro uomo. Robin ottenne così la custodia del piccolo ed ora Roland viveva insieme a lui continuando comunque a vedere la madre una o due volte a settimana. Era un bambino vivace e dolce dai capelli scuri e riccioluti e dalle fossette scavate che gli apparivano in volto ogni volta che sorrideva e che lo rendevano la copia esatta del padre.
 
Aveva appena riagganciato la chiamata con Regina quando le porte dell’asilo si spalancarono e tutti i bambini iniziarono ad uscire e correre verso i rispettivi genitori. Robin lo vide da lontano con lo zainetto sulle spalle e il grembiule blu che camminava verso di lui e lo aspettò a braccia aperte.
 
“Papààààà!” urlò il piccolo saltandogli addosso.
 
“Ciao piccolo campione, mi sei mancato! Allora? Come è andata la giornata a scuola?”
 
“Benissimo, abbiamo fatto un sacco di disegni, abbiamo giocato a nascondino in giardino dopo pranzo e poi la maestra ci ha fatto vedere un cartone animato. Era la storia di un leone che poi diventa re ma c’era anche un altro leone che voleva fargli del male papà, era cattivissimooo e voleva anche ucciderlo. Ma poi alla fine lo sconfigge e vince! E’ stato il più bellissimo cartone che abbia mai visto!”
 
“Roland quante volte devo dirti che non si dice più bellissimo? E’ “il più bel””
 
“Scusami papà”
 
“Fa niente tesoro. E con gli altri amichetti come è andata? Vi siete divertiti?”
 
“Si anche se mentre giocavamo e correvamo sono caduto perché un altro bambino mi ha spinto”
 
“Come ti ha spinto? Chi è stato? Ti sei fatto male tesoro?”
 
“Stai tranquillo papà, sto bene. La maestra mi ha aiutato e poi non l’ha fatto apposta. Stavamo correndo per andare a fare tana e vincere. Abbiamo fatto subito pace”
 
A quel punto Robin si tranquillizzò all’idea che non si fosse fatto nulla e che la caduta fosse dovuta solo al gioco. Dopotutto anche lui quando era bambino ne aveva fatte di cadute per giocare con i suoi amici, era una cosa normale.
 
“E poi sono sicuro che tu mi avresti aiutato a guarire vero papà? Sei un supereroe che salva tante persone”
 
Robin agli occhi di suo figlio era diventato un vero e proprio supereroe. Dal giorno in cui spiegò al figlio che il suo lavoro consisteva nel salvare la vita delle persone e farle stare bene, Roland non aveva più smesso di chiamarlo in quel modo e questo faceva brillare gli occhi a Robin.
 
“Certo piccolino. Non avrei esitato neanche per un minuto! Ora torniamo a casa che papà ha avuto una giornata piuttosto lunga e faticosa a lavoro” disse prendendolo in braccio.
Lo fece salire in macchina ed entrambi si diressero verso casa.
 
 
 
 
Nel frattempo Mary Margaret, dopo aver finito il turno ed essersene rientrata in casa, se ne stava tranquilla e rilassata sul divano a mettersi lo smalto sulle unghie mentre ascoltava la musica.
Con la coda dell’occhio si rese conto che il cellulare stava squillando e, onde evitare di rovinarsi la manicure appena fatta, si tolse una cuffia, attivò il vivavoce e rispose.
 
“Regina, a cosa devo questa chiamata?” esclamò con il suo solito umore.
 
“Non ti ci mettere con questa tua allegria a gratis che sono nervosa, ai massimi livelli!”
 
“Ah e fammi capire, chiami sempre me quando ti senti cosi?”
 
“Si, con qualcuno dovrò pur sfogarmi no?”
 
“E sentiamo, a cosa è dovuto tutto questo nervosismo?”
 
“…..ROBIN LOCKSLEY!”
 
Mary Margaret non rispose ma si limitò a fare un sorrisetto beffardo. Le sue teorie si stavano per realizzare. Lo sapeva.
 
“Smettila di sorridere perché lo so che stai sorridendo e rispondimi piuttosto!”
 
“Solo tre parole…Te.L’avevo.Detto.”
 
“Mary Margaret?!”
 
“E va bene va bene…che ha combinato stavolta?”
 
“Vorresti dire che cosa NON ha combinato!! Hai presente l’elenco con tutti i recapiti dei medici del reparto? Indovina un po’ che ha fatto?”
 
“Che ha fatto?”
 
“Ha rubato il mio e con la faccia che si ritrova ha avuto il coraggio di chiamarmi al cellulare!!”
 
“Io te l’avevo detto che era cotto di te ma tu ‘noooo che cosa dici?’…e poi? Ti ha chiesto di uscire”

 “Esattamente. Non ce la posso fare”
 
“Oh si che puoi farcela. Andiamo Regina dagliela una possibilità a quel poveretto. Vuole solo invitarti a prendere un caffè che ci sarà mai di male?”
 
“Non voglio. Non con lui”
 
“E perché? Non hai nulla da perdere…è un bell’uomo, presuntuoso come dici tu e ok, ma magari nella vita privata ha un altro aspetto non trovi? Sfido chiunque abbia le sue stesse capacità a non vantarsi un po’ in pubblico”
 
“Si ma io lo odio questo suo modo di fare e lo sai bene. Te l’ho detto un’infinità di volte”
 
“Cambierai idea col tempo, e poi non devi mica andarci a convivere. E’ solo un caffè in amicizia.. imparerete a conoscervi meglio e chissà, potresti anche trovare qualcosa di interessante in lui. Non lo conosci affatto, sai solo che è un neurochirurgo, secondo te è abbastanza per giudicarlo a vita? No, quindi vai, dagli una possibilità e dalla anche a te stessa. Vedrai che poi mi ringrazierai. Cosa gli hai risposto?”
 
“MI ha esasperata così tanto che sono arrivata al punto di dirgli di si…”
 
“Ecco fatto il primo passo, domani vai e lasciati andare, non lasciarti sopraffare dai pregiudizi..divertiti mi raccomando, poi voglio tutti i dettagli. Non scappi!”
 
E con questo riagganciò. Regina rimase con il telefono all’orecchio pronta a controbattere alla risposta dell’amica ma quest’ultima non le diede la possibilità.
 
“Mary Margaret!” cercò di urlarle contro ma invano. Aveva già attaccato.
 
Me la pagherai.
 
Ma forse aveva ragione. Forse doveva lasciarsi veramente andare e dare a Robin una possibilità. Era sempre stata troppo crudele nei suoi confronti e non gli aveva mai dato l’occasione di mostrare il suo lato più soft. Aveva accettato quel caffè ed ora, grazie al consiglio della sua amica ci sarebbe andata con l’idea che forse quell’uomo poteva davvero nascondere un lato buono, dolce e affettuoso come sosteneva.
Era pronta a conoscere quel collega che con la sua presunzione, si era guadagnato il suo odio.
 
 
 
Toc Toc.
 
Regina se ne stava seduta alla scrivania del suo ufficio a compilare alcune scartoffie quando senti qualcuno bussare alla porta. Sapeva già chi fosse, il tanto atteso momento era arrivato.
 
“Entra pure, so che sei tu”
 
“Buongiorno raggio di sole, allora? Come ce la spassiamo oggi?” Domandò Robin entrando con un sorriso compiaciuto stampato in volto.
 
“Come mi hai chiamato scusa?” domandò Regina sgranando gli occhi non appena udì il nome che le aveva dato.
 
“Raggio di sole. Che c’è non ti piace?”
 
“No per niente. Per te sono e sarò sempre la dottoressa Mills. Niente di più”
 
“Oh andiamo Regina quando la smetterai di trattarmi così e mi lascerai finalmente un po’ di spazio nel tuo cuore? Non sono così cattivo.”
 
“Se la metti così allora mai e poi mai”
 
“Smettila di fare la donna dura, so che almeno un minimo sei interessata a me altrimenti per quale ragione avresti accettato il mio invito? Non hai scuse ora.”
 
“L’ho accettato per il semplice motivo per cui, se non lo avessi fatto, mi avresti tormentata per il resto della mia vita. Ora, siccome ho parecchio da fare qui con tutte queste carte, andiamo così prima facciamo, prima mi libero di te e prima mi rimetto a lavoro” disse Regina alzandosi e dirigendosi verso la porta uscendo.
 
Robin la fissò mentre si allontanava lungo il corridoio e intanto non smetteva di sorridere. Adorava quando faceva così, non aveva mai incontrato prima d’ora una donna con un carattere simile, sapeva tener testa alle persone come nessun’altro e questo era l’aspetto che più l’affascinava di lei. L’avrebbe conquistata assolutamente, fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto in vita sua.
La raggiunse per poi camminare di fianco a lei senza però proferire parola, continuavano ad avanzare sotto lo sguardo sorpreso di tutti gli altri medici che non si aspettavano di certo di vederli insieme.
Non azzardatevi a pensare che io e lui usciamo insieme eh? Per carità ci mancano solo i pettegolezzi.
 
Incrociarono anche lo sguardo di Mary Margaret che non appena li vide camminare fianco a fianco, smise di leggere ciò che aveva in mano e strizzò l’occhio a Regina.
 
“In bocca al lupo” mimò con le labbra.
 
Regina la vide e le lanciò un’occhiataccia che valeva più di mille parole.
Quando ci rivediamo dopo facciamo i conti.
 
La frase di Mary Margaret non era passata di certo inosservata a Robin che mentre aspettavano che arrivasse l’ascensore diede una gomitata sul fianco a Regina.
 
“Vedo che anche la tua amica fa il tifo per noi”
 
Regina allora rispose colpendolo sulla spalla “Ma ci mancherebbe..lei? Lei sta dalla mia parte”
 
“A giudicare dalla sua faccia direi proprio di no”
 
“E invece si”
 
“Ti dico di no”
 
“Si!”
 
“SMETTILA!”
 
L’arrivo dell’ascensore quasi salvò la vita a Robin che se avesse continuato a risponderle, si sarebbe ritrovato il ginocchio di Regina in altre parti del corpo e decisamente più dolorose di un fianco o una spalla.
Passarono alcuni secondi in silenzio senza neanche guardarsi in faccia quando all’improvviso sentirono un rumore e l’ascensore di colpo si fermò.
Merda.
 
“Beh che succede?” si domandò Regina schiacciando con foga il pulsante del piano senza però ottenere risultati. Erano bloccati.
 
“A quanto pare siamo bloccati”
 
“Grazie Locksley continua a sottolineare l’ovvio. Come se da sola non ci fossi arrivata…”
 
“Tu l’hai chiesto ed io ti ho risposto”
 
Regina a questo punto non continuò. Era una battaglia persa in partenza. Aveva sempre la risposta pronta e qualsiasi cosa avesse continuato a dire, lui avrebbe trovato il modo di risponderle a tono.
Erano bloccati insieme e l’unica cosa che le restava da fare era pregare che qualcuno li venisse a liberare. E anche di corsa.
 
I minuti passavano e il silenzio regnava in quell’ascensore. Regina camminava avanti e indietro senza mai fermarsi e sospirava.
 
“Stai tranquilla, vedrai che qualcuno verrà a liberarci, non penserai che resteremo qui per sempre vero?” disse Robin vedendola leggermente agitata ma lei non rispose. Continuava a camminare passandosi la mano tra i capelli e il respiro si faceva sempre più forte.
 
“Che fai ti agiti? Guarda che non succede nulla se stai di qualche centimetro più vicino a me eh?”
 
“Sono claustrofobica imbecille!” sbottò lei.
 
Robin allora non rispose. Rimase quasi interdetto a quell’esclamazione ma poi tornò subito in se: “Ma davvero? Quale divinità devo ringraziare per aver fatto bloccare questo coso e avermi fatto scoprire questo piccolissimo dettaglio su di te?”
 
“Smettila ti prego, non mi sento affatto bene”
 
A quel punto Robin capì che forse era meglio smettere con le battutine ed iniziare a comportarsi in maniera più seria. Doveva aiutarla in qualche modo.
Si sedette allora sul pavimento e la invitò a  fare lo stesso.
 
“Vieni a sederti qui accanto a me” disse con un tono dolce che quasi sorprese Regina.
 
“Per terra? Su questo schifo?”
 
“Che ti importa, si lavano i camici lo sai si?” rispose lui e meravigliato vide che anche Regina sorrideva e si sedette accanto a lui.
 
“Peccato…” iniziò Robin.
 
“Peccato per cosa?”
 
“Per questo piccolo inconveniente, qualcosa mi dice che resteremo qui almeno per tutto il tempo della nostra pausa e quindi, niente più caffè” rispose lui con aria quasi triste.
 
“Mi spieghi una cosa?”
 
“Tutto quello che vuoi”
 
“Perché sei così ostinato a voler uscire con me?”
 
Robin a questo sospirò. Aspettò qualche secondo e poi rispose.
“Non ci arrivi Regina? Mi sembrava che ormai fosse chiaro. Sei una bella persona, molto testarda devo ammetterlo e a volte anche un po’ difficile da gestire ma nonostante ciò mi attrai molto. Voglio semplicemente conoscerti meglio, voglio sapere qualcosa in più di te che non sia collegata al lavoro e a tutte le altre cose noiose che ci sono qua dentro”
 
Regina sì sentì come se stesse arrossendo. Mary margaret non aveva tutti i torti. Robin voleva davvero conoscerla perché era interessato a lei, sembrava seria la cosa e non lo faceva di certo per prenderla in giro. O almeno così sperava. Lo guardò negli occhi e vide che quell’aria da essere strafottente che aveva era svanita per lasciar spazio ad una un po’ più dolce.
 
“Tanto per cominciare, hai figli?” chiese lui non smettendo di guardarla.
 
Regina sorrise e pensò ad Henry, la sua ragione di vita più grande. “Si, ho un figlio che si chiama Henry, ha 15 anni e frequenta il liceo artistico. E’ una delle poche cose giuste che abbia mai fatto in questa vita. Lui mi rende felice, mi da tantissime soddisfazione e senza di lui non so davvero come potrei vivere. E’ tutto ciò che ho” raccontò.
 
Robin intanto ascoltava, era affascinato dalla sua voce e dal suo racconto.
 
“E il padre?” domandò di sfuggita senza neanche pensarci ma si rese conto di aver fatto uno sbaglio quando vide Regina serrare i pugni.
 
“oddio scusami non volevo intromettermi in niente di delicato, non ti preoccupare, fai come se non ti avessi chiesto nulla e continua a parlarmi di Henry. Dicevi che fa il liceo artistico?”
 
Regina allora continuò il suo racconto sul figlio e le ritornò il sorriso in volto. “Si esatto, ama tantissimo disegnare e il suo sogno più grande è quello di diventare un fumettista”
 
“Davvero?” domandò Robin curioso. “Sai anche io quando ero più piccolo amavo tanto disegnare. Tra i miei numerosissimi hobby c’era anche il disegno. Ero piuttosto bravo o almeno questo è quello che mi diceva la gente”
 
“Sei uno che si da da fare insomma, e sentiamo Locksley, cosa ti piace fare nel tempo libero?”
 
“Quello che amo più di tutto è il tiro con l’arco. Da bambino ho guardato il cartone di Robin Hood non so quante volte e da qui è nata la mia passione. Magari un giorno posso insegnarti che ne dici Mills?”
 
“Ma non ci penso proprio, scordatelo” rise.
 
Mentre parlavano, Robin si rese conto che Regina non aveva mai smesso di giocare con la catenina che aveva al collo. Le stava dando il tormento da più di dieci minuti.
 
“Quella che fai la usi come anti stress per quando sei nervosa?” le chiese allungando una mano verso il suo collo. La reazione di Regina fu immediata, non appena lo vide si alzò di scatto ed esclamò con gli occhi spalancati: “Non toccarla!! E’…preziosa!”
Aveva uno sguardo triste in viso e questo sembrò ucciderlo.
 
Robin rimase un attimo interdetto dal quel suo gesto improvviso, era sicuramente qualcosa di importante per lei per dover reagire così. Ma cosa?
 
“Scusami, non volevo! Davvero, perdonami. Mi dispiace tanto.”
 
In quel momento di tensione che si era creato dai due, un rumore provenne dall’esterno e finalmente le porte dell’ascensore si riaprirono rivelando una folla di persone che li fissava. In testa c’era il dottor Gold che non perse l’occasione di rimproverarli.
 
“Ora pur di lavorare vi fate anche chiudere in ascensore eh?”
 
“Ci scusi, volevamo soltanto andare a prendere qualcosa da bere durante la pausa”
 
“Per questa volta siete scusati, ma sappiate che vi tengo d’occhio” disse prima di allontanarsi e disperdersi nei corridoi.
A quel punto Robin e Regina uscirono e prima di dirigersi ognuno verso le proprie attività, Regina prese parola e si girò verso di lui.
 
“Grazie…per avermi aiutata a distrarmi, è stato bello parlare con lei. Ora se non le dispiace dovrei andare che ho davvero molto da fare” disse allungando una mano verso di lui che subito afferrò e gliela strinse.
 
“E’ stato un piacere Mills. La lascio andare e non le ruberò altro tempo”.
Regina allora fece per andarsene quando dalle sue spalle sentì di nuovo la sua voce.
 
“Mi devi ancora quel caffè”
 
Si fermò un istante e sorrise. “Si immagino di si.”
 
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