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Autore: Federica20000824    02/07/2017    2 recensioni
"Sei prevedibile." Dice con un sorriso, mentre si siede al mio fianco.
"Amare la Bellezza non è essere prevedibili, altrimenti lo saresti anche tu." I suoi occhi limpidi si rivolgono alla luna, poi al paesaggio sotto di essa.
Genere: Poesia, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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La carrozza che porta Leonardo a Milano è scomparsa in lontananza.
Nonostante le preghiere di Lorenzo, se n'è andato.
Ho l'impressione che lo abbia lasciato con una curiosità lacerante.
In compenso, noi siamo riusciti a leggerne gli studi. Siamo entrati nella stanza che gli era stata assegnata sull'altra sponda dell'Arno dal Magnifico in persona, che l'aveva comprata per lui perché aveva manifestato il desiderio di viverci. 
Le pareti erano ricoperte di disegni, dal soffitto al pavimento.
Sono rimasta affascinata dalle linee sottili che componevano immagini meravigliose, sinuose. Uomini.
Uomini veri, capaci di cose enormi.
Lui è un uomo vero, sa amare la bellezza. 
Il Magnifico mi compare di fianco.
Mi conduce poi nelle sue stanze. Fra le mani, una missiva sigillata cattura la mia attenzione.
"I soldi della dote lasciatavi basta ad un solo matrimonio di quella portata. Se lui vuole sposarla, questi soldi basteranno a malapena, e mio malgrado, non posso disporne altri. Tuttavia non mi hai parlato di matrimonio, e ho ricevuto da alcune corti richieste di lasciarti partire per unirtivi.
È un'occasione per allargare gli orizzonti, per prendere parte alla grandezza della natura umana.
Inoltre hai terminato gli studi, credo sia ora per te di scoprire, di vedere, di conoscere."
La bellezza stupefacente di quest'uomo si illumina di un sorriso sincero.
Ma io non voglio partire.
L'Arno scorre sereno al mio fianco, la sua voce silenziosa accompagna i miei pensieri e i miei ricordi. Quando sono arrivata qui da bambina, e la carrozza si è fermata davanti a Santa Maria del Fiore. I suoi colori hanno catturato il mio sguardo, la sua magnificenza il mio cuore.
Il Signore, che lo era da solo un anno, mi ha accolta a corte, teneramente. A soli sei anni ero concentrata negli studi letterari.
Lui è arrivato due mesi dopo, smarrito ed estasiato, perso eppure incredibilmente a suo agio.
Io ero stata scacciata, lui era stato mandato per amore.
La mia famiglia non aveva bisogno di me, solo mio nonno si era preoccupato che parte della sua eredità andasse a me, mentre i suoi genitori sapevano che il suo amore per l'umanità lo avrebbe ricolmato di gioia. La mia piccolissima parte di dote era stata unita alla sua, per crearne una più ingente.
Li osservo nel giardino, lei è sdraiata sull'erba rigogliosa. Ha la testa appoggiata in grembo a lui, e ha il petto ornato da ciliegie mature. Lui le accarezza i capelli lunghi dolcemente, talvolta le sfiora le labbra con un bacio leggero.
Un servo li chiama, così si alzano in fretta, ed altrettanto velocemente ci raggiungono nell'appartamento del Magnifico. Quando entrano, non ho la forza di guardarli negli occhi. Mi metto sul fondo della stanza, fissando la scena. Non sento nemmeno le loro parole.
Ma i loro sorrisi si illuminano uno della luce dell'altro.
Il loro bacio lievita d'amore.
Non sono più qui di fronte a me, sono volati nel loro mondo.
Lontani da noi persone non capaci di amore vero.
Imprigionati dalla libertà che hanno nello stare abbracciati.
Ora, senza dote, non avrò mai un matrimonio. E senza matrimonio non posso restare a Firenze.
Ed è esattamente il desiderio di Madonna Clarice.
Nel momento stesso in cui mi rendo conto di ciò che accade, voglio scappare da me stessa, ed esco mormorando "Con permesso.".
Per il corridoio, trattengo le lacrime respirando profondamente. Io sono l'unico ostacolo alla sua gioia. Inizio a credere seriamente che sia stata la Signora ad ideare questa situazione.
E non posso che provare un dispiacere immenso, nel cuore, per questo motivo.
Lui è tutto ciò che ho, e fra poco potrei non averlo più, per renderlo felice.
Ma tenerlo, infelice, sarebbe molto più doloroso.
Io so trattare con la mia miseria, ma rimarrei spiazzata ed inerme davanti alla sua.
Per il mio egoismo.
Devo semplicemente andarmene, e fingere che nulla sia accaduto. Lasciare che vivano felici per sempre, e sperare che lei se ne prenda cura. Che lo ami davvero.
Devo semplicemente andarmene, e non guardare indietro.
Non scrivergli, non tornare e sperare di poter dimenticare lui e la città che mi ha cresciuto.
Rivivere, e sperare di cambiare orizzonti, incontrare qualcuno che mi ami come necessito di essere amata. Serenamente.
Calma, rientro nella stanza prima invivibile.
Lui guarda la città con preoccupazione, le braccia tese a sorreggerlo contro il muro.
Lei gli si fa vicina, appoggia la guancia alla sua schiena, e le mani sui suoi fianchi. Quando lui le prende delicatamente per portarsele sul petto, lei chiude gli occhi e sospira.
È una scena che mi stringe il cuore, e senza essere vista, richiudo la porta in silenzio, per buttarmi sull'inchiostro che mi aspetta nello studio. 

"Come potrei non amare?
Se fossi la sfera della Luna, come potrei non girare attorno al mondo?
Sono umana, come potrei non amare, se Dio mi ha donato questa facoltà?
Come potrei non vedere la bellezza di cui il mondo è ricolmo?
Come potrei essere indifferente alla bellezza dell'uomo?
Se Dio si è incarnato, e si è fatto uomo, come posso non restare meravigliata dalla sua infinita dignità? L'uomo è degno di Dio."


 

Camminiamo lungo l'Arno, in cui la Luna si rispecchia, splendente protagonista del cielo stellato.
Siamo soli, e il nostro discorso fitto è interrotto dalla mia domanda
"Tu vuoi sposare lei, non è così?"
Continua a camminare, fino a sedersi sulla sponda del fiume, sotto l'albero su cui ho scritto il mio primo sonetto, e ci siamo seduti spesso a leggere, in questi anni. 
"Nonostante tutto, sì."
Mi siedo al suo fianco, osservo l'acqua scorrere silenziosa.
"Hai mai pensato che avresti potuto non incontrarla?"
I nostri occhi non si incrociano, ma lo sento girarsi verso di me.
"Credo che siamo stati creati da Dio per amarci, e voglio amarla."
In questo momento realizzo che sto solo complicando le cose, mentre potrei lasciarle andare.
Potrei essere felice ora, potrei lasciarlo essere felice ora.
L'acqua scorre notturna, il mio cuore straziato cela la mia decisione, perché so che mi tratterrebbe, e nonostante la mia vita stia per essere separata da questa città, ho bisogno di sapere che lui è felice.


 

Mentre la carrozza viene preparata, bacio le mani del Magnifico, a cui ho parlato a lungo. Gli ho spiegato che intendo andare alla corte d'Este, a cui sono stata chiamata per alcune opere concordate in precedenza dai miei genitori. Gli ho spiegato che intendo vivere la mia gioia giorno per giorno, invece che rinviarla sempre più in futuro. 
E così il matrimonio si farà.
Le foglie secche iniziano a cadere, coprendo i fiori che ancora abbelliscono le rive dell'Arno. Il vento è più freddo, e il sole meno brillante. Arriva l'autunno.
Salgo, salutando molti cortigiani e molte dame che si sono fermati a salutarmi. Madonna Lucrezia ha insistito tanto per poter assistere alla mia partenza.
Tutti lo sanno.
Tranne lui.
Mentre Lucrezia, e le piccole Maddalena e Luisa mi regalano un bellissimo libro in pelle rossa, lo vedo arrivare di corsa.
"Fuggi?" Mi chiede ansimante.
Non ho intenzione di rispondergli, perché so che realizzerei che sto perdendo tutto ciò che ho conquistato. "Non mi hai detto nulla perché ti avrei fermata. Era per questo che ieri hai voluto passeggiare. Te ne vai per sempre. Io non potevo immaginare che lo avresti fatto davvero." Mi si avvicina e parla sottovoce.
"Voglio che tu sia felice, lo voglio davvero." Una sola lacrima lascia i suoi begli occhi.
"Un giorno sei qui e quello dopo te ne sei andata."
Salgo, e partiamo immediatamente. Prima di voltare l'angolo lo guardo un'ultima volta.
Lui le prende il viso fra le mani. 
La bacia. 

"Quanta bella giovinezza che si fugge tuttavia
Chi vuol esser lieto sia di doman non c'è certezza." 

Lorenzo de' Medici, 1490

 
  
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