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Autore: Fonissa    03/07/2017    0 recensioni
E' da dodici anni che gli dei nascondono un grosso segreto.
Per un loro desiderio sono nati due bambini, troppo potenti per crescere tra i mortali e accuditi dagli dei stessi sul monte Olimpo.
Tra giochi e litigi, Zeus, Era, Poseidone, Ade, Demetra, Estia, Atena, Apollo, Artemide, Afrodite, Ares, Ermes, Dionisio ed Efesto si dovranno aiutare tra di loro per crescere al meglio i due piccoli e far si che non siano presi di mira da nessuno.
Genere: Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ogni volta che arrivava Febbraio l'Olimpo era scosso dai pianti isterici di Era che doveva cedere i due bambini a Poseidone. Questo, in realtà, glieli avrebbe lasciati tranquillamente. Non aveva idea di come crescere due bambini nel suo palazzo.

Poseidone: come NON fare il genitore.

Il primo febbraio fu quello più strano. Il dio dei mari, per i primi giorni, non fece altro che stare fermo davanti alle culle con lo sguardo fisso su di loro. Appena iniziavano a piangere, si faceva prendere dal panico. Se non fosse stato per Anfitrite, sarebbe uscito fuori di testa. Ma se il dio riuscì a restare sano di mente per i primi due anni, di certo non fu così per il terzo, quando Tolma e Sophia, appena compiuti due anni, avevano imparato a camminare e parlare quasi perfettamente. Il primo febbraio del terzo anno, fu quello più disastroso.

"Sophia, allontanati dalla parete!" esclamava Poseidone, mentre prendeva in braccio la bambina che, armata di pennarello rosso, aveva disegnato tanti pesciolini sul muro.

"Nemo!" aveva esclamato la bambina, macchiando anche il viso di Poseidone con il rosso. 

"Sophia! Dammi questo pennarel-"ma non riuscì a finire la frase che dovette poggiarla a terra, poiché Tolma si stava avvicinando pericolosamente alla sua collezione di palle di vetro, il cui interno rappresentava vari fondali marini. Riuscì a prendere Tolma prima che questo rompesse qualcosa, ma mentre cercava di fargli capire che non doveva avvicinarsi -impresa ardua, visto che i gemelli, come quasi tutti i semidei, avevano il deficit dell'attenzione- Sophia tornò alla carica, dritta verso la sala principale, questa volta con il pennarello verde. Poseidone riuscì a fermarla in tempo, ma alle macchie rosse sulla faccia si aggiunsero quelle verdi. Come se non bastasse, dopo pochi secondi sentì alle sue spalle un rumore di vetri rotti. Si girò di scatto, sgranando gli occhi alla vista di Tolma che osservava i resti di una delle sue palle di vetro soddisfatto, mentre allungava la mano per buttarne giù un'altra. Con Sophia sotto un braccio, Poseidone scattò verso Tolma, prendendo anche lui. Osservò prima il muro imbrattato, poi i cocci di vetro a terra, per poi portare lo sguardo ai due bambini che, ridendo, cercavano di divincolarsi. 

"Basta, ho deciso, ora voi venite con me." sospirò esausto. Portò entrambi i bambini nella loro stanza, facendoli sedere nei loro seggioloni per poi posizionarsi di fronte a loro.

"Avete combinato troppi guai, ora voi due resterete seduti qui fino all'ora di dormire."

Come c'era da aspettarsi, i due bambini iniziarono a  piangere a dirotto, sbattendo i pugni sul seggiolone e scalciando. Poseidone iniziò di nuovo ad agitarsi, avvicinandosi ai bambini e provando a rassicurarli.

"No! Non piangete! Stavo scherzando, ahahah, bello scherzo, no?" 

I gemelli sembrarono calmarsi per qualche secondo, osservando il dio di fronte a loro, ma non appena questo fece un sospiro di sollievo, iniziarono a piangere più forte di prima. Per fortuna in quel momento arrivò Anfitrite che, dalla soglia della porta, guardava la scena ridendo.

"Non puoi obbligare due bambini così piccoli a starsene seduti tutto il giorno nello stesso posto."  spiegò, liberando Sophia e Tolma dopo aver chiuso la porta della stanza, in modo che non andassero di nuovo in giro per il palazzo. 

"Come dovrei fare? Hai visto i disastri che hanno combinato!"

"Dovevi aspettartelo. Sono piccoli, e in più sono iperattivi. Come se non bastasse, non penso che con gli altri dei siano abituati a stare sempre nello stesso posto."

"Stai dicendo che si sono stancati di stare nel palazzo?"

"Esatto. Sai, ho sentito che Apollo li porta sempre sul suo carro, Artemide li fa girare molti luoghi sperduti con le cacciatrici, Afrodite se li porta dietro ogni volta che cielo una sfilata di alta moda in qualche parte del mondo... saranno annoiati a stare sempre qui, in fondo all'oceano."

Era ovvio che Anfitrite avesse portato l'esempio degli altri dei solo per smuovere l'orgoglio di Poseidone e fare in modo che quei poveri bambini non dovessero passare sempre un mese chiusi nello stesso posto. E infatti, funzionò. Poche ore dopo, Poseidone aveva organizzato un pomeriggio per lui e per i gemelli sulle coste della Thailandia. In quella parte del mondo, a febbraio, faceva ancora abbastanza caldo per andare in spiaggia.

Non appena furono arrivati, accompagnò Tolma e Sophia in acqua. I due bambini, dopo qualche secondo, iniziarono a nuotare come dei veri a propri pesciolini. Poco dopo, si resero anche conto di poter respirare sott'acqua. Poseidone sorrise compiaciuto. Ordinò al mare di non far andare i gemelli oltre una certa distanza e se ne tornò sulla spiaggia, a rilassarsi, mentre Sophia  Tolma giocavano indisturbati. Almeno fino a quando Tolma non richiamò la sua attenzione, urlando:

"Papà Poseidone! Gioca con noi!"

A quel punto, non potete far altro che tuffarsi anche lui con i bambini.

  
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