Si era
nascosto fra gli alberi, sentendo le varie imprecazioni che quella ragazza gli
mandava contro per essere scappato come un codardo. Lui non aveva mai voluto
combattere contro di lei agli esami dei Chuunin. Anzi, lui non aveva
completamente voglia di combattere. Era stato Naruto a spingerlo di sotto e a
far iniziare il combattimento. Lui che voleva solamente scappare ed evitarsi
tutto questo, adesso si ritrovava a guardare il cielo, coperto dalle fronde
degli alberi, fino a quando l’ennesima folata di vento non scosse le fronde e gli
graffiò le braccia.
“Maledizione,
è proprio una seccatura.”
“Esci
fuori, codardo! Non potrai nasconderti per sempre!”
Aveva
ragione, lo sapeva benissimo.
Potrei usare la tecnica dell’ombra
come ho fatto prima, nell’altro combattimento. Ma come? È furba e si è messa a
una distanza tale che il primo attacco è fallito…
Fu in quel
momento che si mise nella classica posa che utilizzava per pensare, elaborando
una strategia dietro l’altra, scartandole quasi tutte, fino a quando non trovò
quella che fece al caso suo. Si levò il giubbotto, gli attaccò un kunai e lo
lanciò in aria. Solo allora uscì allo scoperto, utilizzando di nuovo la tecnica
del possesso dell’ombra.
Come
prima, anche stavolta Temari si allontanò fino a quando non fu certa che
l’ombra non potesse arrivare, sogghignandogli divertita.
“Non puoi
utilizzare la stessa tecnica due volte. Sono troppo…”
Ma quando
sgranò gli occhi, e il corpo non le rispose più, capì che non solo quel ragazzo
l’aveva appena immobilizzata, ma che era caduta in pieno nella sua trappola. Il
sorriso di Shikamaru glielo confermò.
“Tecnica
del possesso dell’ombra riuscita con successo.”
“Come…”
Temari non
riusciva nemmeno a parlare, tanta era la rabbia per essersi fatta fregare. Come
aveva fatto? Come si era permesso?
“Se guardi
dietro di te, vedrai il buco nel pavimento creato da Naruto durante lo scontro
con Neji. È stato facile. Ti sei comportata proprio come nei piani, non
accorgendoti di quello che avevi dietro, troppo occupata a contrastare l’ombra
che ti veniva davanti.”
Shikamaru
le sorrise compiaciuto, cominciando ad avvicinarsi a Temari, la quale cominciò
a fare la stessa cosa. Un passo dopo l’altro, si ritrovarono di fronte. Lo
sguardo di Temari faceva capire perfettamente quello che le stava passando per
la mente, che non accettava la sconfitta, specie per mano di un pigro come
Shikamaru. Di contro, Shikamaru alzò il braccio, guardandola.
“Adesso mi
prenderò il premio che mi spetta.”
Lo sguardo
arrabbiato di Temari si trasformò in uno sguardo interrogativo, non capendo
dove volesse andare a parare quel ragazzo. Qual era il premio che gli spettava,
se non la vittoria dell’incontro? E perché non abbassava il braccio?
“Che
intendi dire?”
“Il bacio
della vittoria. E io che pensavo che fossi una stratega come me.”
Temari sgranò
leggermente gli occhi, un brivido di freddo le camminò sulla schiena fino a
raggiungere l’attaccatura dei capelli.
“Non lo
farai…”
Ma nel
dirlo le tremò la voce, ritrovandosi a chiudere gli occhi nello stesso momento
in cui Shikamaru si avvicinò ancora di più a lei. Ormai i visi erano a pochi
centimetri di distanza l’uno dall’altro, il cuore di Shikamaru si ritrovò a
battere sempre più forte a mano a mano che la distanza diminuiva, ritrovandosi
a socchiudere gli occhi nell’istante esatto in cui…
“NO NO
NO!”
Shikamaru
aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi tutto sudato e seduto sul letto.
Era un sogno, anzi, un incubo! Non
è successo nulla, nulla! Non succederà mai!
Sentiva
ancora il cuore battere all’impazzata nel petto, il respiro affannato che non
accennava a regolarizzarsi e il sudore che gli colava dalla fronte.
“Incubo… È
solo un incubo…”
Ma a
dispetto delle sue parole e di quello che pensava, il suo corpo gli diceva ben
altro. Non poté evitare di sentire un dolore lancinante nel basso ventre e
sapere perfettamente che non era dovuto solo all’erezione mattutina. Era come
se quel sogno l’avesse… risvegliato.
Devo star male. Io non ho mai
pensato di baciare quelle labbra carnose che si ritrova Temari e… Cosa ho
appena pensato?! Devo parlare con Choji, subito!
Shikamaru
era famoso in tutto il Villaggio della Foglia per essere talmente pigro che se
non fosse stato almeno mezzogiorno non si sarebbe alzato dal letto. Quel sogno,
però, lo aveva scombussolato parecchio. Non perché aveva appena sognato il suo
incontro per diventare Chuunin, ma perché il suo sogno aveva un finale
differente. Lui che baciava Temari.
Aspetta, ragioniamo. Per quale
motivo ho sognato l’incontro con Temari?
Ci pensò
giusto una frazione di secondo, quando la risposta gli si parò davanti agli
occhi.
La sera
precedente era andato con Temari a mangiare ravioli e, fra una chiacchierata e
l’altra, lei aveva uscito fuori il discorso del loro primo combattimento, di
come lui avesse giocato sporco contro di lei. Lui aveva alzato gli occhi al
cielo come sempre, e aveva sibilato fra i denti il solito “Seccatura”. Lei, di
conseguenza, aveva inarcato un sopracciglio e gli aveva rinfacciato che, se non
fosse stato per lei e per le innumerevoli volte che lo aveva salvato, lui non
sarebbe lì in quel momento.
Il che era anche vero, visto che mi
ha salvato da morte certa contro Tayuya e anche altre volte. Però perché nel
mio sogno stavo per baciare Temari?
Si lasciò
cadere di nuovo sul futon, mandando all’aria l’idea di alzarsi e andare da
Choji.
Guardò il
soffitto della stanza, con i tenui raggi del sole che cercavano di filtrare
dalla tenda della finestra, perdendosi nei suoi pensieri. Da quanto tempo
conosceva Temari?
Vediamo…
Io e Temari ci siamo conosciuti la
prima volta all’esame dei Chuunin e avevamo 12 e 15 anni. Quindi sono quattro
anni che ci conosciamo e che ne abbiamo…
Non finì
il pensiero che cominciò a mancargli l’aria nei polmoni. Per quattro anni non
hanno fatto altro che condividere molte cose insieme: il loro scontro, i
salvataggi reciproci, i punzecchiamenti, la promozione ad ambasciatori dei
rispettivi villaggi con la conseguenza di dover passare molto tempo insieme. Si
era perfino sorbito le ramanzine da parte sua, come quella volta che durante la
missione aveva messo in serio pericolo la vita dei suoi compagni. Lei era stata
lì a riprenderlo, a scuoterlo da quello stato di apatia in cui stava cadendo,
ed era lì quando seppellirono il suo maestro. Gli si era affiancata e non aveva
detto una sola parola, stringendogli per un istante la mano, come a fargli
capire che lei era lì a dargli una spalla su cui sfogarsi. Lei conosceva quel
dolore, perché lo aveva provato anni prima con la morte di suo zio.
Non può essere che sono quattro
anni che sono innamorato di lei! No, no! Io a 12 anni non pensavo per niente
alle ragazze, e tutt’ora sono delle seccature per me!
Ma i 12
anni e quello scontro non furono che il punto di partenza per creare le basi di
quello che presto si sarebbe trasformato in amore. Se all’inizio quello strano
sentimento che provava Shikamaru era ammirazione e una punta di curiosità per
aver trovato una ragazza che non si comportava come un’oca, col passare del
tempo si era trasformato in interesse. Era cambiato lentamente il modo di
vederla – perché adesso l’occhio gli cadeva un po’ più spesso sullo spacco o
sulla scollatura del kimono -, di accostarsi a lei e di parlare con lei dosando
in maniera equilibrata frecciatine e discorsi seri.
Il primo
ad essersene accorto fu il buon vecchio Choji, che non aveva detto niente
all’amico perché sapeva che doveva arrivarci da solo. Anche Naruto se ne era
accorto, punzecchiandolo davanti a lei, e lui aveva negato di stare insieme ad
una seccatura come Temari.
Aveva
sempre negato i suoi sentimenti, li aveva sempre relegati in qualche anfratto
del cuore e della mente quando spuntavano minacciosi all’orizzonte. Si diceva
sempre che non aveva tempo per queste cose, che non si sarebbe mai e poi mai
interessato alle ragazze, figurarsi innamorarsi! Eppure…
“Non ci
credo che sono innamorato di Temari…”
Lo
sussurrò talmente piano che lo udì a stento lui stesso. Il suo Io interiore,
stufo del suo comportamento e del fatto che non volesse capire qualcosa di
ormai evidente, aveva deciso di farglielo capire in modo drastico: facendogli
sognare di baciare Temari al loro primo incontro. Una distorsione su come i
fatti erano andati in realtà, ma abbastanza chiari da fargli capire che lui
aveva abbondantemente superato la fase di cotta, passando alla fase di innamoramento.
Perché? Perché io? Perché sono
stato colpito dalla maledizione dei Nara? Ed io che pensavo di esserne immune.
Invece non
solo non ne fu immune, ma forse fu quello messo peggio di tutti in quel clan.
Sapeva quello che piaceva e non piaceva a Temari, sapeva cosa dirle, quando
dirgliela e come dirgliela, e si ricordava anche le date degli avvenimenti
importanti. Shikamaru si ricordava ogni cosa riguardasse Temari, anche il più
piccolo particolare, e adesso sapeva anche il motivo.
Devo parlarne con qualcuno o
impazzirò.
Ma lui era
già impazzito, insieme ai suoi ormoni da sedicenne.
L’unica
cosa che riuscì a fare fu alzarsi dal letto e scendere in cucina a fare
colazione, dove stranamente trovò solo il padre.
“Dov’è
mamma?”
“A fare
alcune commissioni.”
Shikamaru
si sedette e cominciò a fare colazione, cercando di mantenere il solito
comportamento, non riuscendo però ad evitare lo sguardo indagatore del padre.
“Cosa è
successo? Ti sei alzato prima di mezzogiorno.”
“Papà,
come hai scoperto di essere innamorato della mamma?”
Shikaku
alzò lo sguardo verso il figlio, cercando di nascondere l’ombra del sorriso che
si stava per creare. Se suo figlio gli aveva fatto una domanda del genere,
voleva dire solamente una cosa: aveva trovato la sua seccatura personale.
“Quando mi
ha sorriso la prima volta, o forse dovrei dire quando l’ho sognata la prima
volta.”
“E cosa
facevi in quel sogno?”
“La
baciavo.”
No, no no! Sono spacciato.
Sospirò
rumorosamente, poggiando la ciotola del riso sul tavolo, mentre il padre rideva
sotto i baffi.
“Perché lo
volevi sapere?”
“Sono
appena stato colpito dalla maledizione dei Nara, papà.”
La mano di
Shikaku sulla spalla del figlio valse più di mille parole. Suo figlio non si
sarebbe mai innamorato di una donna debole e senza carattere. Per sospirare
così tanto o essere così disperato significava che la ragazza in questione era
come Yoshino, o peggio.
“Su, non
essere così triste. Anche la donna più rude sa essere gentile con l’uomo che
ama.”
“Sono un
uomo morto.”
La risata
di Shikaku arrivò limpida e cristallina alle orecchie di Shikamaru. Lui aveva
passato le stesse cose, si era comportato addirittura nello stesso modo,
dicendo le esatte parole a suo padre. Suo figlio si era innamorato e lo aveva
ammesso con se stesso. Quello era il punto di non ritorno.
“È Sabaku
no Temari, vero?”
“E tu come
fai a saperlo?!”
“Sono un Nara e lo sei anche tu. È la nostra
maledizione trovare donne col pugno di ferro.”
Suo padre
aveva ragione.
Maledetta Seccatura. È solo colpa
tua!
Ma in
fondo era felice che fosse lei la ragazza della quale si era innamorato.