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Autore: Lamy_    03/07/2017    0 recensioni
Di quando Spencer Reid venne incarcerato e capì che tutto l’amore di cui aveva bisogno era ad un passo da lui.
[Spoiler dodicesima stagione!]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Those sweet lips. My, oh my, I could kiss those lips all night long. Good thing come to those who wait.”
(Jess C. Scott)
 
Eraclito diceva che  «non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti».  Ed era proprio quello che stava succedendo ad Alyx, non era pronta ad accettare l'inaspettato. Guidava con i battiti del cuore accelerati, senza cintura, le mani pallide strette attorno al volante erano nervose e sudate. Tentava di fare respiri profondi, consiglio per tentare di sventare un attacco di panico, ma era tutto inutile. La sua mente era in totale confusione, i pensieri si accavallavano, si riempiva di domande, e sembrava proprio che quel giorno il suo cervello si fosse preso la giornata libera. I pochi momenti sereni e felici che aveva trascorso alcune ore prima si erano dissolti come neve al sole e avevano lasciato spazio alla preoccupazione. Penelope Garcia l'aveva chiamata alle otto e trentuno del mattino per invitarla con una certa urgenza alla sede del BAU. Alyx aveva impiegato due secondi per collegare i neuroni e capire che era capitato qualcosa di terribile. L'edificio federale si stagliava austero contro un pittoresco cielo azzurro punteggiato di bianche e soffici nuvole. Parcheggiò nell'area riservata agli utenti esterni, spense il motore, e controllò il suo aspetto allo specchietto: la sua espressione era sconvolta e gli occhi, solitamente contornati da un filo di matita nera, erano ansiosi. Il ricordo della voce tremante di Garcia la tirò fuori dall'auto e la costrinse a raggiungere l'ingresso a passo svelto. Arrivata negli uffici dei profiler dell'unità federale, sentì le ginocchia cedere. JJ, Garcia e Tara erano riunite attorno alla scrivania di Reid ed erano stravolte quasi quanto lei. Jennifer fu la prima ad accorgersi del suo arrivo, dunque le andò incontro, ma abbassò lo sguardo e si bloccò. Tara comprese quanto fosse difficile per le sue colleghe, così parlò al loro posto.
"Che é successo? Lui dov'è?"
"Alyx, odio doverti darti questa notizia, ma...."
"Lui dov'è?"
"Reid é stato arrestato in Messico."
 
 
24 ORE PRIMA.
"Dottoressa Cole, hanno bisogno di te nella stanza 109."
Taylor, l'infermiera del turno serale, consegnò la cartella della stanza 109 ad Alyx, che prontamente si diresse nel corridoio dove era ubicato il paziente. Essere un pediatra era un onore. Darsi da fare per guarire piccoli esseri umani era stato da sempre il suo sogno e quel reparto era diventato il suo regno. Tutti l'adoravano, chiedevano sempre di lei, e le avevano affibbiato la nomina di 'fata turchina' per via delle sue diagnosi e cure impeccabili. Mentre attraversava il lungo corridoio, la sua attenzione fu catturata da una figura slanciata che se ne stava poggiata contro la porta del suo ufficio. Sorrise automaticamente.
"Bambi!" esclamò Alyx con entusiasmo. Spencer Reid alzò gli occhi al cielo assumendo un finto fastidio.
"Hai intenzione di smetterla di chiamarmi con quello stupido nomignolo?"
"Assolutamente no. Sei il mio cucciolo di capriolo preferito!"
Alyx gli diede un bacio sulla guancia accuratamente rasata. Stavano insieme da un anno e, nonostante due lavori impegnativi e stressanti, orari illogici, e un ritmo di vita asimmetrico, riuscivano a mantenere la loro relazione in modo eccellente. Garcia sosteneva che l'universo aveva unito due esseri perfetti creando l'ottava meraviglia del mondo. Si erano conosciuti al pronto soccorso, quando Morgan era stato ferito di striscio ed Alyx si era presa la briga di medicarlo. Sebbene Derek fosse un uomo che di certo attrae le donne per il suo fisico e per la sua scioltezza, lei aveva subito notato quel ragazzo timido, introverso, agitato per la salute dell’amico, e i capelli disordinati. Era la prima volta che Reid non aveva messo in discussione la prognosi che un medico aveva elaborato, e la cosa aveva segnato nel profondo il genio. Una settimana dopo si erano scontrati fuori da una caffetteria, allora Alyx aveva colto l’occasione per offrire un drink a Reid, che aveva accettato senza esitazioni. Da quell’uscita nacque la loro storia.
“Credo che quel piccoletto aspetti te.” Spencer le indicò un bambino di sette anni che piangeva.
“Vieni con me, bambi.”
Alyx lo trascinò con sé nella camera 109.
“Dottoressa, Tyler ha paura dell’ago e fa i capricci per evitare la puntura.”
“Grazie, Alex, adesso me ne occupo io.”
L’infermiere lasciò la stanza sollevato che adesso fosse qualcun altro ad occuparsi del bambino. Alyx si appuntò i capelli alla nuca con un fermaglio, indossò i guanti blu in lattice e inforcò gli occhiali da vista. Spencer l’ammirava estasiato come sempre, lei era semplicemente fantastica.
“Non ti avvicinare con quella cosa a me!” strillò il piccolo paziente con i lacrimoni agli occhi.
“Le probabilità che tu senta dolore a causa dell’ago sono davvero scarse, circa del…”
Approfittando della parlantina di Reid, Alyx accostò la siringa al braccio di Tyler e vi svuotò il contenuto, poi applicò un cerotto giallo sul piccolo buco.
“Ecco fatto!” Alyx accarezzò la manina del bambino e gli sorrise rassicurante. Tyler  strabuzzò gli occhi alla vista del cerotto, poi si sciolse in una risata squillante.
“Grazie, signora, non ho sentito niente!”
“Prego, marmotta. Adesso ti riporto dalla tua mamma, andiamo.”
 
 
“Era così buffo da bambino!” esclamò Diana indicando il viso paffuto di un bambino ritratto in foto. Alyx scoppiò a ridere.
“Bambi, devo ammettere che da bambino eri uno spasso!”
Spencer, anziché prendersela per i commenti, era contento che sua madre e la sua ragazza andassero così d’accordo. Alyx non aveva accettato che lui portasse la madre a vivere con sé, ma alla fine si era messa a disposizione per dare una mano. Il medico e l’agente alternavano i turni di lavoro con i turni per assistere Diana, anche se ritagliarsi un momento per loro era diventato quasi impossibile. Seduto al suo scrittoio, poteva ammirare ogni gesto di Alyx, dal modo in cui si portava i capelli corvini indietro a come scrollava il polso per cambiare la posizione dell’orologio, dal modo in cui sorrideva davanti all’entusiasmo della donna più anziana a come si torturava il terzo orecchino che ornava l’orecchio destro (gesto meccanico che compiva di continuo). Non pensava che una donna come Alyx, in gamba, seducente, sveglia, spiritosa, intelligente, avrebbe scelto di stare con lui, così impacciato, timido, scarsamente proteso ai rapporti umani, quando uno stuolo di uomini migliori avrebbe potuto goderne il privilegio. All’inizio era stato difficile per Spencer in quanto non aveva la minima idea di come ci si comportasse in una relazione, e soprattutto come ci si comportasse con la donna della quale ci si infatua. Alyx, comprendendo il suo disagio, gli consigliò di essere semplicemente se stesso, di seguire l’istinto, e che lei lo avrebbe in ogni caso aspettato. Infatti, i primi baci erano a stampo, casti e quasi infantili, così come gli abbracci erano goffi, anche perché Reid non era un amante del contatto fisico. L’imbarazzo era scemato nel tempo, i baci innocenti si erano tramutati in uno scontro di labbra sempre più passionale, gli abbracci si erano fatti sempre più stretti, gli sguardi erano sempre più carichi di sottointesi.
“Potrei farti vedere i miei album fotografici di famiglia, che ne dici?” la proposta di Alyx entusiasmò Diana, che batté le mani eccitata.
“Oh, sì, te ne sarei grata! Potrei prendere qualche foto ed inserirla nel mio album?”
“Mamma, non credo che Alyx voglia consegnarti le sue foto personali.” Intervenne Reid chiudendo il libro che aveva terminato in dieci minuti. Alyx lo fulminò con lo sguardo.
“Ma certo che tua madre può tenere qualche mia foto. Sarebbe un onore far parte del suo album!”
Diana strinse la mano di Alyx e la ringraziò con un’occhiata colma di tenerezza materna. No, Reid non era decisamente abituato a quella donna meravigliosa. Controllò l’orologio e stabilì che era ora di andare a dormire.
“E’ meglio che tu vada a riposare, mamma. Domani continuerai a mostrare ad Alyx il tuo album.”
“Sì, ti farò vedere le foto di quando ho accompagnato Reid alla fiera!” esclamò Diana stringendosi al petto il suo raccoglitore, poi regalò ad Alyx un sorriso a trentadue denti. Il medico, malgrado avesse visto e rivisto quelle foto almeno una cinquantina di volte, annuì.
“Domani sarò ancora qui. Buonanotte, Diana.”
Reid aiutò sua madre a sistemarsi sotto le coperte, si assicurò che fosse tranquilla, e tornò in salotto. L’avrebbe controllata ogni dieci minuti. Alyx stava sbirciando fuori dalla finestra il cielo stellato, sembrava una visione nel suo abito azzurro.
“Sei davvero eccezionale con lei.” Esordì Reid avanzando nella stanza per avvicinarsi a lei.
“E’ lei a essere eccezionale, proprio come te!”
“Non adularmi, Alyx. Lo sai che non mi reputo una persona meritevole di così tanti complimenti.”
Alyx gli portò le braccia attorno al collo e lo attirò a se.
“E sentiamo, dottorino, sei meritevole di tanti baci?”
Reid arrossì esageratamente, abbassò gli occhi per evitare che il sorriso compiaciuto di lei aumentasse le inibizioni. Non sapeva come reagire a frasi di quel genere, dolci e provocanti al tempo stesso, che andavano oltre statistiche e calcoli precisi.
“Reid, non andare nel panico, ti scongiuro!” la risata di Alyx gli fece tremare il cuore di un’insolita gioia. Osò appoggiare la fronte alla sua.
“S-scusa. Non sono abituato a determ…”
Il chiacchiericcio di Spencer si infranse sulle labbra di Alyx come le onde  sugli scogli. Era un bacio pacato, privo di allusioni, un semplice tocco per calmargli i nervi. Più volte Alyx aveva tentato un approccio più ‘fisico’ e meno ‘platonico’ e tutte le volte Reid si era tirato indietro, chiudendosi a riccio nella sua timidezza. Le aveva confessato di non sentirsi ancora pronto a compiere il grande passo di una relazione, di non sentirsi pronto a legarsi anche carnalmente ad una persona. Alyx aveva capito che era inutile e controproducente costringerlo, sapeva che tutta quella paura era dovuta alla perdita della ragazza di cui Reid si erano innamorato anni prima. L’ombra di quella donna, Maeve, gravava sulla loro relazione, benché il genio avesse sempre smentito. Quanto avrebbe retto ancora quella situazione Alyx non lo sapeva, ma ogni giorni sperava che le cose potesse cambiare in meglio per loro due.
“Sta tranquillo.” Sussurrò Alyx ad una spanna dalla sua bocca, poi si allontanò per infilarsi la giacca di pelle.
“Dove vai? Sono le undici, fuori cammina poca gente, e molti sono i criminali che agiscono di notte.”
“Non vorrei disturbare.”
Non avevano mai dormito insieme a causa degli orari incongruenti e a causa della riluttanza di Spencer a condividere i suoi spazi personali con qualcun altro. Le tolse la giacca e la borsa dalla spalla, le accarezzò il dorso della mano mentre con gli occhi la supplicava a non lasciarlo solo.
“Resta stanotte.”
“Sei sicuro?”
Ammaliato dalla bellezza di Alyx, Reid la baciò senza ripensamenti. La trasportò in un bacio vivace, fatto di giochi di lingue, respiro affannato e tutta la voglia di trascorrere la nottata insieme.
“Sono sicuro.”
“Resto.”
Dopo aver abbandonato gli orecchini nella borsa ed essersi sfilata le scarpe, Alyx si sdraiò sul divano con un luccichio negli occhi che fece sorridere il profiler. Avvertì un braccio cingerle la vita, poi un bacio sulla guancia, a sua volta strinse Reid in un abbraccio, ed infine si addormentò cullata dalle carezze che lui le stava lasciando lungo la schiena.
 
 
 
Da un mese Alyx stava vivendo un incubo. Da un mese Spencer si trovava in carcere. I suoi colleghi si affaccendavano per trovare una soluzione, però dovevano occuparsi dei numerosi Soggetti Ignoti che devastavano tante, troppe vite. Lei si divideva tra l’ospedale e l’appartamento di Reid per prendersi cura di Diana, che fortunatamente il più delle volte non aveva la vaga idea del posto orribile in cui fosse il figlio. Era stato difficile riportare Reid in patria, più difficile era stato ricevere il tossicologico dal Messico, e ancora più arduo era vivere con la consapevolezza che in prigione lo avrebbero spezzato senza alcuna pietà. Alyx si fissò la sciarpa a fantasia floreale che lui le aveva regalato per Natale, si chiuse la porta alle spalle e si diresse verso la prigione. Era la prima visita che era stata concessa, così tutto il team al BAU aveva ovviamente riconosciuto il primato ad Alyx, sebbene Penelope fosse la prima secondo la tabella redatta.
Non sapeva come affrontare la situazione, ed era preoccupata di come avrebbe consolato Spencer. Per l’occasione si era truccata, come faceva di solito, e aveva indossato un bel vestito blu scuro, forse per impedire che lui pensasse di essere causa di preoccupazione e tristezza, oppure lo aveva fatto perché gli lasciasse qualcosa a cui pensare nella fredda cella in cui a malapena dormiva.
Il rumore dei tacchi riecheggiò nel corridoio spoglio mentre le porte si aprivano e gli agenti permettevano ai visitatori di entrare. Alyx respirò a fondo, varcò la soglia, e scrutò i volti dei carcerati: il suo sguardo si posò su un viso scavato, occhi stanchi e capelli lunghi.
Spencer spalancò la bocca quando vide Alyx sedersi dall’altra parte del vetro. Era più bella di quanto ricordasse. Voleva scavalcare quel tavolo che li separava per abbracciarla, per baciare quelle labbra piene che lo incantavano, per potersi beare di tutta quella vita che gli era stata negata in quel mese.
“Ciao, Spencer.”
“Alyx.”
Il suo nome, che di consueto pronunciava con amore, era un mormorio, un suono soffocato, e il cuore della donna perse alcuni battiti. Tentò di allungare una mano, ma l’ammonimento degli agenti circa il divieto di contatto la trattenne. Si sforzò di sorridere e di non scoppiare a piangere.
“Oggi sarebbe dovuta venire Garcia, poiché ha organizzato le visite e si è inserita al primo turno, ma ho insistito perché ti vedessi io. Spero che non sia un male per te.”
“Cosa? No, Alyx. Sei la cosa più bella che io abbia avuto il piacere di ammirare in questi ultimi tempi.”
“Mi manchi tanto, bambi.”
“Anche io sento molto la tua mancanza.”
“Lei sta bene, sai. Me ne prendo cura proprio come facevi tu. Quando io devo lavorare, Cassie le tiene compagnia. La notte dorme abbastanza bene, mangia, e mi ha anche chiesto se potessi tingerle i capelli!” Alyx emise una risatina ripensando al pasticcio che aveva combinato con la tinta. Anche Spencer si rilassò, conscio delle ottime mani in cui era sua madre.
“Non devi caricarti di una responsabilità che non ti appartiene. Hai la tua vita da condurre, non è necessario che ti accolli anche mia mamma.”
“Reid, non dirlo neanche per scherzo! Ho imparato a conoscere le abitudini di tua madre da quando si è trasferita a casa tua, pertanto sono l’unica risorsa utile che hai per aiutarla. Diana ha bisogno di me. Non posso ignorarla.”
Spencer sospirò. Da quando aveva diciotto anni si occupava di sua madre senza alcun sostegno, aveva sempre fatto tutto da solo, ma ora c’era una donna meravigliosa che lo sosteneva in ogni aspetto della sua vita. Alyx faceva i salti mortali per lavorare e assistere una donna che molto spesso non aveva idea del mondo circostante.
“Come la controlli quando la sua memoria non ricorda?”
“Indosso sempre il camice quando sono a casa, in modo da dimostrarle che sono un medico e che non deve temermi. Fino ad ora ha funzionato, poi si vedrà.”
“E’ un’ottima tattica. Ti stai guadagnando la sua fiducia a prescindere dalla sua memoria. Geniale!”
“In realtà l’ho letto su internet, ma fingiamo che sia stata tutta una mia idea pianificata nei minimi dettagli!”
Il sorriso di Alyx rasserenò l’animo di Reid alleviando la tensione accumulatasi.
“Sa dove mi trovo?”
“JJ voleva mentirle, ma io ho scelto di raccontarle la verità. Anche se non ricorda, questo non ci autorizza a riempirle la testa di frottole. Tua madre mi ha fatto promettere di scagionarti, ed io ho tutta l’intenzione di tener fede alla promessa.”
“Alyx, so che vuoi aiutarmi, ma non metterti in pericolo. Chi mi ha fatto questo potrebbe fare del male anche a te.”
“Tenermi lontana dalla persona che amo è l’atto violento che hanno commesso per ferirmi.”
“Tu mi ami?”
La domanda di Reid era spontanea, incredula, e la sorpresa nella sua voce dimostrava che non si aspettava una tale confessione. Non si erano detti ‘ti amo’ e neanche avevano ammesso di essere innamorati, si era sempre limitati ai ‘ti voglio tanto bene’ oppure ‘a te ci tengo’, ma quelle parole avevano appena messo a repentaglio le mura che Spencer negli anni aveva eretto per proteggersi dai sentimenti. Alyx non poté rispondere perché l’orario di visita era terminato e il loro tempo assieme era scaduto.
 
 
 
Tre mesi. Erano tre mesi che Reid viveva entro quattro pareti grigie. Erano tre mesi che la sua mente sembrava essersi congelata. Non dormiva bene, non mangiava, non riusciva a pensare, e l’unica cosa che lo distraeva dalla routine era scrivere sul diario che lo psicologo gli aveva consegnato durante una seduta. In prigione aveva visto brutture, aveva sperimentato la cattiveria umana sulla propria pelle, aveva assistito alla morte di un innocente, aveva addirittura tagliato la droga, giunta in carcere tramite una fitta rete di collaboratori, per avvelenare alcuni detenuti. L’unica cosa che non lo faceva impazzire era la speranza che la squadra avrebbe riabilitato il suo nome, che sarebbe tornato da sua madre, e che avrebbe abbracciato di nuovo Alyx. Il dolore al braccio lo destò dai suoi pensieri e si rese conto che la fascia era sporca di sangue. Si era ferito da solo per farsi mettere in isolamento il tempo necessario perché la squadra trovasse sua madre.
Il cancelletto della cella si spalancò e una guardia robusta e dalla postura eretta lo costrinse ad alzarsi.
“Hai visite, Reid.”
Reid non aveva idea di chi volesse parlargli, ma di sicuro era un suo collega o il suo avvocato altrimenti le visite private sono proibite. Quando l’omone si spostò, alle sue spalle emerse la sinuosa silhouette di Alyx.
“Grazie, agente, ora può andare. Penso io al detenuto.”
L’agente diede un’ultima occhiata alla cella, poi ritornò al suo posto di guardia lasciandoli soli.
“Perché sei qui? Che stai facendo?”
“Sono qui per medicarti la ferita. Emily mi ha detto che ti sei accoltellato per allontanarti dagli altri ed io ho le ho chiesto se potevo venire a visitarti. Rilassati, è tutto legale. Quando il medico della prigione manca, l’ospedale manda un sostituto, ed ho chiesto alla direzione di mandare me.”
Alyx era visibilmente stanca, la matita che le adornava gli occhi non mascherava il sonno perduto, le labbra coperte di rosso erano secche e mordicchiate. Quella situazione era oramai insostenibile.
“Non saresti dovuta venire.”
La donna, certa che lui avrebbe provato a cacciarla, piantò lo sguardo in quello del profiler esprimendo determinazione.
 “Tu devi tornare da me, Spencer. Devi tornare da me. Ho bisogno che tu torni. Farò di tutto perché ciò accada.”
Il profiler dovette trattenere la voglia di baciarla, di avvolgere le braccia attorno a quel corpo sinuoso, di dimenticare l’orrore che stava subendo per un momento. Si passò una mano tra i capelli ormai troppo lunghi. Lo sguardo implorante di Alyx lo convinse a sedersi di nuovo.
“La ferita sanguina da almeno venti minuti.”
“Okay, fammi vedere.”
Mentre Reid si toglieva la camicia, Alyx fece scivolare i guanti lungo le dita e tirò fuori dalla borsa il necessario. Il taglio si era infettato, grondava ancora sangue, e la benda era da buttare.
“Fortunatamente non ti sei reciso una vena! Comunque, adesso ti disinfetto e poi ti prescrivo un antibiotico per eliminare l’infezione.”
Spencer sussultò a causa del bruciore causatogli dal disinfettante, però il dolore durò un attimo perché Alyx, che era un ottimo medico pediatra, lo trattava con la delicatezza che solitamente riservava ai bambini del suo reparto. Coprì il taglio con una benda pulita fermandola con una spilla a forma di scimmia che fece sorridere Reid.
“Appartiene a uno dei tuoi piccoli pazienti?”
“E’ la prima che mi è capitata sotto mano. Avevo fretta, volevo vederti, e mi sono arrangiata con il materiale di pediatria.”
“Alyx, tu mi ami?”
La donna maledì mentalmente Spencer per aver tirato in ballo quella storia. Dopo tutto quello che stava capitando, il rapimento di Diana, un sicario che lo aveva incastrato, lui aveva anche trovato il tempo per riflettere su quel particolare.
“Non voglio parlarne. Tua madre è in serio pericolo e tu sei ancora qui dentro, perciò dobbiamo restare focalizzati su questo.”
“Vuoi che io torni da te perché mi ami?”
“Spencer…”
“Guardami, Alyx. Tu mi ami?”
Alyx si perse in quegli occhioni nocciola colmi di tristezza, di rabbia, e al tempo stesso d’amore, e non riuscì a mentire.
“Sì.”
“Dillo. Ti prego.”
“Sì, voglio che tu torni perché ti amo.”
 
 
 
Tornare dalle persone a cui vuoi bene è una grande emozione, proprio quella che Spencer Reid stava provando in quell’istante. Tutti aspettavano il suo ritorno. Era stata una lunga, terribile, spaventosa giornata, ma non c’era miglior finale che poter incontrare la sua famiglia. Diana fu la prima a correre incontro a Reid per abbracciarlo, d’altronde anche lei aveva vissuto una giornata tremenda, poi a turno i suoi amici gli diedero il bentornato. Alyx se ne stava in disparte, in fondo al gruppo, poggiata alla sua scrivania con le braccia incrociate. Si stava asciugando le lacrime, nonostante si fosse ripromessa di non piangere, e cercava di nascondersi ad occhi indiscreti. Incapace di reggere altre dirompenti emozioni, sgattaiolò dall’ufficio prima che potessero salutarsi.
“Va da lei.” Quello fu il consiglio di Rossi, che ben sapeva quanto Alyx stesse soffrendo per quello che aveva ascoltato mentre Reid parlava con Cat Adams. Reid si precipitò nel parcheggio. Notò Alyx raggiungere l’auto a passo spedito.
“Alyx, aspetta!”
“Scusami, ma non in grado di parlare in questo momento. Ho solo bisogno di andarmene a casa.”
Reid le afferrò il braccio e la fece voltare, era totalmente stravolta dalle lacrime. Detestava vederla stare male ed essere impotente dinanzi al suo dolore.
“Non piangere. Io ti devo delle spiegazioni.”
“Non mi devi niente. Io capisco benissimo come ti senti. Maeve è l’amore della tua vita, l’ho sempre pensato, ed io non riesco a farmi amare da te nel modo in cui ami lei. Non riesci a liberarti del suo ricordo, e io non posso e non voglio obbligarti a dimenticare lei e i sentimenti che provi per lei. Ci ho provato ad essere la persona di cui hai bisogno, ma ho fallito miseramente. Nessuno potrà amarti davvero se il ricordo di Maeve ti perseguita. Sei speciale, dottor Reid. Essere innamorata di te ne vale la pena, però soffrire così non fa più per me.”
“Alyx…”
“Addio, Spencer.”
 
 
 
UNA SETTIMANA DOPO.
Alyx affondò il viso nel cuscino per l’ennesima volta sbuffando sonoramente. Un minaccioso temporale accompagnato lampi e tuoni imperversava da ormai due notti. Dormire era diventato un lusso. La sveglia sul comodino segnava mezzanotte e due minuti. Arrancò fino alla cucina per prendere un bicchiere di acqua. Un lampo illuminò la stanza facendola spaventare, allora decise di tornarsene a letto. Addormentarsi l’avrebbe aiutata a riposare e soprattutto a dimenticare che l’uomo di cui era innamorata non aveva battuto ciglio quando lo aveva lasciato. Le mancavano terribilmente i fiori che Reid le spediva sul posto di lavoro, il messaggio della buonanotte, prendere il caffè insieme nella stessa caffetteria in cui si erano incontrati per la seconda volta, le cene a casa sua, i pomeriggi passati a scherzare con Diana. Le mancava la timidezza del profiler, le sue guance sempre rosee, i baci, le dita intrecciate, i complimenti, gli sguardi incantati che le regalava. Le mancava Spencer.
Mentre stava per rientrare in camera, il campanello suonò. Alyx ghiacciò sul posto per la paura. JJ non mancava mai di ricordarle che i criminali si aggiravano di notte perché era più facile cogliere le vittime impreparate. La persona all’esterno cominciò a bussare una, due, tre volte.
“Alyx, sono io. Sono Reid!”
Quando Alyx aprì la porta, vide un enorme mazzo di rose rosse. Tra i petali apparve il viso di Spencer. Le spalline della giacca erano bagnate, così come lo erano anche i capelli e le Converse.
“Sei un emerito idiota. Entra, dai!”
Spencer si affrettò a sottrarsi alla pioggia che si abbatteva con forza, e il calore dell’appartamento fu ristoratore. Allungò i fiori ad Alyx, che, dopo aver riempito un vaso d’acqua, li depose all’interno.
“Perché sei qui, Spencer? Sono stata chiara settimana scorsa. E’ finita.”
“Sono qui perché avevo bisogno di vederti. Ero al bar con la squadra, stavamo bevendo in allegria, quando ho visto un bambino piangere per aver perso il suo peluche a forma di rana. Sembrava tenerci molto a quel ninnolo, ed ha patito fino a quando sua mamma non lo ha ritrovato.”
Alyx, con le braccia incrociate al petto, le sopracciglia corrugate, lo fissava come se fosse pazzo.
“Sei ubriaco?”
“Cosa? No, certo che no! I-io voglio soltanto dirti che… che…”
“Okay, Reid, adesso devi andartene.”
Alyx gli arpionò le spalle e lo spinse verso la porta facendolo camminare all’indietro. Spencer, stanco di quella lontananza, le afferrò le mani e la bloccò contro il muro.
“Quel bambino che piangeva per il suo peluche mi ha ricordato quanto sto male per te. Da quando non ci sei più io non riesco a concentrarmi su niente. Mi manchi, Alyx. Mi manchi come non pensavo potesse mancarmi qualcuno. Mi sei stata sempre vicina quest’anno, mi hai aiutato con la mamma, mi hai aiutato con me stesso, e addirittura mi hai sostenuto quando ero in prigione. Passo notti intere pensando a te, a noi, ai bellissimi momenti che abbiamo vissuto insieme. Ti ricordi quando siamo andati al lago? Mi avevi promesso che mi avresti dato tutti i baci che nessuno mi aveva mai dato. Ho bisogno di quei baci più che mai. Ho bisogno del tuo amore. Ho uno stramaledetto bisogno di te.”
La veemenza con cui Spencer si era pronunciato, insolita per lui che si rivolgeva sempre in modo pacato, sconvolse i buoni propositi di Alyx di stargli alla larga. Adesso lo aveva davanti agli occhi, i capelli lunghi ricci erano umidi, gli occhi le stavano tacitamente chiedendo pietà, e le sue dita erano delicate sebbene la presa fosse ben salda. Era così bello, così dannatamente bello.
“Non farlo. Non stordirmi con belle parole. E’ vero che si resta sempre intrappolati nelle cose non vissute e…”
“Se stai per dire che sono ancora innamorato per Maeve commetti un grave errore. Era un amore platonico, anche se è stato importante. L’ho vista per pochi attimi, neanche il tempo di un bacio, nemmeno il tempo di un saluto. Tu da un anno sei una presenza costante nella mia vita, in carne ed ossa. Posso baciare le tue labbra, posso abbracciarti, posso ridere con te, posso guardare un film con te, posso far ingelosire gli altri ragazzi quando per strada ci teniamo per mano. Sei la cosa più vera e incredibile che io abbia mai vissuto, Alyx. Sono catastroficamente innamorato di te.”
Quell’ultima frase spezzò del tutto il cuore di Alyx. Deglutì per sciogliere il nodo in gola che le impediva di parlare. Finalmente quell’uomo meraviglioso aveva ammesso di amarla, anzi di amarla catastroficamente.
“Tu non sai quello che dici. Torna casa, è sicuramente la stanchezza a parlare per te.”
“Non voglio andare via. Va bene, sembrerò un pazzo in questo momento, ma la verità è che non sono mai stato tanto lucido. Ho sempre vissuto i sentimenti nel modo più razionale possibile perché ritenevo che offuscassero la ragione, ho cercato la logica dove non vi era, ho perseguito calcoli e statistiche anche nelle relazioni interpersonali, e non potevo sbagliarmi di più. Grazie a te ho capito che i sentimenti devono essere vissuti selvaggiamente, bisogna abbattere qualsiasi logica, bisognare scommettere, tuffarsi a capofitto e sperare di non affondare. Per una vita intera mi sono trattenuto, con te mi sono trattenuto, ma in prigione, solo con me stesso, ho capito che la vita è troppo breve per lasciare che tutta la ragionevolezza prevalga sulle emozioni.”
Alyx era stata messa all’angolo da quella confessione così vera, diretta, parole che non si sarebbe mai aspettata da lui, parole che si erano insinuate nelle crepe causate dal dolore e le avevano riparate.
“Ho aspettato undici mesi, sette giorni, tre ore e due minuti per sentirtelo dire.
Reid premette le labbra su quelle di Alyx dando nascita ad un bacio pieno, famelico, desideroso, urgente.
“Sto morendo dalla voglia di fare l’amore con te.”
Alyx si scostò di un passo in totale confusione. Al contrario, Spencer non dava il minimo segno di incertezza, esprimeva sicurezza.
“Spencer, non dobb…”
Il genio le mise un dito sulle labbra per bloccare il flusso di parole della donna che avrebbero soltanto alimentato la logica, e in quel momento era l’irrazionalità, era la follia dei sentimenti a regnare.
“Shh. Non essere razionale adesso. Fa l’amore con me, Alyx.”
Nonostante la risolutezza nelle sue parole, Reid stava arrossendo come suo solito, e questo convinse Alyx che era tutto vero, che lui davvero era pronto a lasciarsi andare e a vivere la loro relazione a cuore aperto. Senza aggiungere altro, anche perché le parole erano ormai superflue, lo guidò in camera da letto. Nella notte più buia e tempestosa dell’anno, loro si amarono nella maniera più luminosa che esistesse.
 
 
Quando Alyx si svegliò, sorrise istintivamente avvertendo blande carezze sulla spalla nuda. Si girò dall’altra parte e si rannicchiò contro il petto di Reid, che le baciò i capelli. Avevano appena vissuto la notte migliore che avessero mai avuto la fortuna di vivere. I momenti di disagio e imbarazzo da parte del profiler non erano mancati, ma erano stati compensati dal resto dei momenti che avevano visto il dottorino scoprire per la prima volta il corpo di Alyx. Non pensava che ci fosse una donna più bella di lei.
“Sei sveglio da molto? Anzi, da quanto tempo mi stai fissando?”
“Non ti stavo fissando, io ti sto ammirando, il che è diverso. Comunque, da un’oretta circa.”
“Lo hai letto in uno dei tuoi tanti libri oppure lo hai visto in un film?” la risata cristallina di Alyx fece ridacchiare anche Spencer.
“Lo so che è un cliché, però mi andava di farlo. Non abbiamo mai avuto un momento di pace, dobbiamo sempre lavorare, dividerci tra orari assurdi, assistere mamma.”
Alyx si mise seduta sul letto con la schiena contro la testiera e lanciò un’occhiata maliziosa al suo fidanzato.
“Ammettilo che mi stavi ammirando perché è stata la prima volta che mi hai visto nuda!”
“Perché ora la tua voce mi ricorda tanto quella di Morgan? Ah, sì, perché anche lui avrebbe detto una cosa tanto inopportuna.”
“Sei suscettibile anche dopo il sesso, Reid!”
La bruna si stava divertendo a prenderlo in giro. Durante le ore precedenti si era dimostrato determinato, sicuro di sé, sebbene qualche tentennamento. L’aveva accarezzata con estrema dolcezza, l’aveva guardata con adorazione, l’aveva venerata, l’aveva baciata come se fosse l’ultima volta, e l’aveva fatta sentire amata come mai le era capitato. Spencer Reid era senza dubbio l’uomo della sua vita. Era l’amore della sua vita.
“So che stai cercando di destabilizzarmi, pertanto mi astengo dal prendere parte ai tuoi giochetti.”
Alyx gli baciò le labbra mentre giocava con i suoi capelli, e credeva di essere in paradiso.
“Ti amo così tanto, Spencer.”
“Ti amo anche io.”
Spencer la fece scivolare sotto il proprio corpo e si abbassò a baciarla come aveva fatto la notte prima. Ansimavano uno sulla bocca dell’altro, si stringevano, si sorridevano. Si stavano godendo a vicenda. Finalmente Reid aveva qualcuno da cui tornare, che lo amava, che si prendeva cura di lui. Alyx finalmente aveva qualcuno che l’adorava, che avrebbe fatto di tutto per lei, aveva qualcuno che necessitava di lei. Si completavano.
“Facciamo così: dal momento che abbiamo la giornata libera, andiamo a prendere tua mamma e la portiamo al mare. Che ne dici?”
Reid le stampò un bacio sulla clavicola e sorrise raggiante.
“Dico che un giorno ti sposerò.”
 


 
 
Salve a tutti! :)

Questa è la mia prima esperienza ‘scritta’ nel fandom, pertanto siate clementi! ahahahaha
Ho pensato che Reid meritasse un po’ di pace dopo che questa stagione lo ha distrutto.
Spero possiate apprezzare questa one-shot.
Gli eventi non seguono l’ordine delle puntate, né dal punto di vista logico né cronologico. Ho evitato spoiler troppo azzardati.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.
 
 
 



 
  
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