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Autore: ParanoidxX    03/07/2017    2 recensioni
"Splinter, ti affidiamo nostra figlia, sappiamo che sarai un buon padre, così come lo sei per i fratellini. Roger non può tenerla con se a lungo, sarebbe troppo rischioso, però potrà aiutarti a gestire alcune dinamiche umane –come la scuola- quando sarà più grande. Per ora è necessario che viva nell’ombra, come voi. È una fuggiasca, non dimenticarlo. Ti ringraziamo di cuore, abbi cura della nostra amata bambina. R. e G. "
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao lettori!
Sono anni, forse cinque, che non pubblico qualcosa su efp , principalmente per mancanza di ispirazione.
La scorsa settimana, però, è avvenuto il miracolo: mentre scoprivo il secondo film delle “Tartarughe ninja”, si è riaccesa la scintilla. “E se..?” ho pensato, ma non vi dirò cosa, altrimenti vi svelerei tutta la storia.
Da piccola seguivo molto il cartone animato poi, per colpa di Rossana, Doremì e le Mew Mew, i piccoli Ninja sono stati del tutto archiviati.
Perciò non seguirò il fumetto, poiché vi sono troppe dinamiche da recuperare e non ho il tempo di farlo –a causa dell’università, purtroppo-. Quindi mi adatterò ai film e a ciò che hanno trattato e anche le mie tartarughe avranno le sembianze e i caratteri dati dal grande schermo.
Questo qui è un capitolo pilota e introduttivo e spero vi piaccia il mio lavoro!
Buona lettura!




«No» sbuffò esasperata, prendendo il suo zaino e dirigendosi a passo di marcia verso la zona denominata cucina. Al seguito, un insistente Michelangelo cercava in tutti i modi di convincerla e di aver ragione. «Andiamo, cosa può andare storto? » allargò le braccia esternando così tutta la sua sicurezza e ingenuità. La ragazza non lo ascoltò e aprì l’anta di una dispensa, sussultando e scostandosi da una cascata di scatole di biscotti che rovinarono ai suoi piedi «Vi hanno eletto Signori dell’ordine di recente?» domandò retorica e sarcastica, alzandosi sulle punte per cercare una semplice bottiglietta d’acqua. Trovata. L’afferrò, dopo aver a lungo frugato, e la mise nel suo zaino che si portò in spalla. Aveva quasi dimenticato la presenza della tartaruga, almeno finché non se la ritrovò a pochi centimetri da lei, intento a non mollare. «Mikey, per l’ultima volta» inspirò profondamente «No» espirò risolutiva «Non puoi partecipare al Family Day, lo capisci? » «Perché no? Siamo noi la tua famiglia! » cocciuto come un mulo.

Era abbastanza imbarazzante il fatto che, all’ultimo anno di liceo, ancora si organizzassero eventi come il family day: consisteva in una grande mostra di attività scolastiche a cui portare i propri parenti, per creare così un perfetto connubio famiglia-scuola, connubio che gli insegnanti consideravano fondamentale per prevenire disagi scolastici di ogni genere. Lei ne aveva parlato con Splinter con leggerezza e scarsa considerazione, reputando infantile una tale manifestazione. Ovviamente, come al solito, nessuno si faceva gli affari propri in quella sorta di “famiglia”. Mikey aveva ascoltato tutto e per giorni provato a convincerla che avrebbe dovuto portarlo con se, in veste di suo fratello. Si, come no.

«Mikey, smettila» la voce di Leo proruppe come il richiamo di un padre. La ragazza guardò il maggiore seduto su una vecchia sedia, intento ad affilare la sua katana, e lo ringraziò con lo sguardo. Eppure Michelangelo non si dava per vinto e continuò a seguirla, anzi, a braccarla. «Mikey» si girò spazientita e incrociò il suo sguardo da cucciolo «Non posso portarti con me in superfice.. magari accettano la pelle verde ma non so come potrebbero reagire al carapace» «Venere ha ragione» si intromise Donatello, con il viso quasi nei monitor dei suoi amati computer. Michelangelo sospirò, parve arrendersi finalmente.

Venere sorrise e gli sfiorò il braccio «Ehi, ti voglio bene» mormorò per rincuorarlo e poi, sistemandosi lo zaino in spalla, si incamminò fino a sparire nelle tenebre dei tunnel del sottosuolo americano.

Non era difficile per una ragazza come lei abitare quel posto, non lo era perché non aveva mai vissuto in altro luogo in vita sua. Non era difficile neanche considerare i quattro ninja suoi fratelli, benché, palesemente, non lo fossero. Era l’unica famiglia che avesse mai avuto e per lei non c’era niente di più normale che essere stata accudita da un topo ed essere cresciuta insieme a quattro tartarughe. Certo, la presenza umana non mancava nella sua vita. Questa presenza era Roger, un uomo che, fin da piccola, sapeva essere amico dei suoi genitori e di Splinter e che, per la società americana, era suo tutore a tutti gli effetti. Dopotutto una bambina non può iscriversi a scuola senza la mediazione e presenza di un adulto, un essere umano per la precisione.

Non conosceva granché il suo passato e non si poneva alcuna domanda a riguardo, principalmente perché temeva le risposte. Sapeva di essere stata trovata da Roger in una cesta, quando era ancora una neonata, e che con lei vi era una lettera scritta dai suoi genitori che recitava:

"Splinter, ti affidiamo nostra figlia, sappiamo che sarai un buon padre, così come lo sei per i fratellini. Roger non può tenerla con se a lungo, sarebbe troppo rischioso, però potrà aiutarti a gestire alcune dinamiche umane –come la scuola- quando sarà più grande. Per ora è necessario che viva nell’ombra, come voi. È una fuggiasca, non dimenticarlo. Ti ringraziamo di cuore, abbi cura della nostra amata bambina.
R. e G.
"

Così, come un pacco postale, era stata consegnata a Splinter e da lui cresciuta con amore, sempre e comunque con il sostegno di Roger. Fu scelto di chiamarla Venere, in riferimento alla Venere di Botticelli, ispirandosi al periodo rinascimentale che aveva suggerito i nomi dei ninja. Insieme ai fratelli era stata educata alle arti marziali, divenendo molto abile, e aveva vissuto le loro innumerevoli peripezie. Questo, però, di notte. Di giorno, Venere era una studentessa all’ultimo anno di liceo, con una famiglia avvolta nel mistero, e nel week-end una cameriera in un bar del centro perché, dopotutto, voleva godere di un po’ di indipendenza economica. Paradossalmente a ciò che avrebbero potuto pensare psicologi, educatori o dottori, aveva trascorso una adolescenza serena e tranquilla, godeva di ottima salute ed era felice.

Per quanto riguarda l’età, si poteva definire coetanea delle tartarughe. Era stata trovata quando loro erano poco più che dei bambini e, con il suo arrivo, il titolo di “piccolo della casa” era passato da Michelangelo a lei. Più precisamente, era la piccolina della casa, da difendere e aiutare sempre. I quattro si comportavano così nei suoi confronti, erano oltremodo iperprotettivi e, come ogni fratello maggiore, gelosi delle sue cotte liceali.

A differenza loro, che potevano sgusciare tranquillamente nei tubi sconnessi del sottosuolo, lei aveva delle vie personali, vie che godevano di pedane di legno costruite proprio dai ninja per aiutarla. La principale, quella che percorreva sempre per uscire, terminava con una scala e questa sbucava proprio dietro la casa di Roger, una elegante villetta a schiera con giardino, in un tranquillo quartiere.

L’uomo era intento a percorrere il viale del suo bel prato all’inglese quando si accorse di lei «Venere» la salutò con un sorriso. «Ciao Roger» ricambiò lei, trotterellando come suo solito. Era una ragazza allegra e spensierata e tutto di lei lo comunicava. Tanto per cominciare, i suoi capelli castani, lunghi e molto ricci. Venere malediceva il giorno in cui la Disney aveva concepito il film Ribelle : da quando era stato distribuito nelle sale dei cinema, Michelangelo non le aveva più dato tregua, paragonandola spesso alla protagonista della storia. Questa chioma indomabile incorniciava un visetto a cuore, con un bel nasino piccolo e dritto, zigomi alti spruzzati da simpatiche lentiggini e labbra disegnate. Gli occhi erano di un verde intenso e parecchio chiaro, screziato di azzurro ai bordi, vispi e pungenti, tradivano tutto il suo carattere estroverso e dinamico. Per il resto, aveva un fisico asciutto, sinuoso, ed era alta un metro e settanta circa.

«Vai a scuola? Ti occorre un passaggio? » si offrì affettuosamente l’uomo. «Grazie Roger, preferisco camminare» rispose con altrettanto affetto. «Fammi fare il padre per una volta» si finse offeso «Beh, mi firmi i permessi per le gite e mi paghi il vestito per il ballo di fine anno, fai già il papà» ridacchiò, dandogli una leggera pacca sulla spalla. Roger scosse appena il capo, sorridendo divertito. «Ceni da me questa sera? » «No, ho promesso ai ragazzi un torneo» «Un torneo? L’ennesimo?» «Da quando non hanno creature inquietanti da combattere, è il loro unico passatempo»




Il Family Day era andato come previsto: un caos unico, i corridoi della scuola tappezzati di manifesti e di disegni, le porte dei club pomeridiani spalancate e genitori ovunque. Ovunque. Fortunatamente, non molti ragazzi del suo anno avevano aderito, reputandola una cosa imbarazzante, proprio come lei.

«Ragazzi» chiamò a gran voce, una volta riscesa nelle viscere della città. Chiunque avrebbe ammesso che avevano fatto di quel luogo angusto un ottima dimora, molto accogliente. Soprattutto ogni spazio era stato adattato alle esigenze di ciascuno di loro: c’era, ad esempio, la postazione pc per Donatello, l’angolo palestra per Raphael. La cucina era in comune e avevano un grande spazio centrale, una sorta di salotto, con il dojo e il suo ring, usato per allenarsi o combattere. Quello sarebbe stato il ring del loro piccolo torneo: si sarebbero sfidati e avrebbero così decretato il vincitore. D’altronde, dopo aver sconfitto Krang, non vi erano molti altri passatempi in città, se non si considera la microcriminalità.

«Sei in ritardo Venere, abbiamo già iniziato» Michelangelo l’afferrò per il polso e la trascinò fino alla pedana, senza neanche darle il tempo di pensare. «Sei in ritardo di venticinque minuti, stando ai miei calcoli» precisò Donatello. «Ragazzi.. andiamo» Leonardo le tese la mano per invitarla a salire sul ring «Non si tratta così un principiante» soffocò un ghigno. «Principiante?» Venere, affiancandolo, lo squadrò «Principiante a chi? Signor Blu, mi sembra di aver vinto l’ultima volta, no? » rimbeccò. «Quasi vinto» brecciò una voce sicura alle sue spalle. Si girò e incrociò lo sguardo spavaldo di Raphael «Mi sembra di averti sconfitta l’ultima volta, no?» usò le sue stesse parole per stuzzicarla. «Fortuna» incrociò le braccia al petto, stizzita. «Solo fortuna» «Beh, scopriamolo no?» incalzò Leonardo «Guarda caso, per sorteggio, il tuo avversario è proprio Raphael»

I tre fratelli scesero dalla pedana, lasciando solo gli interessati, e si sedettero poco distanti per assistere allo scontro.
Raph impugnò i suoi sai con maestria «No no, piccola testuggine» lo ammonì sua sorella «Non combattiamo con le armi, sono le regole» la tartaruga li lasciò cadere per terra «Saresti troppo scarsa altrimenti» la provocò «No, ti batterei in un secondo» replicò calma, con un sorriso angelico.

I due si prepararono al combattimento: Raphael assunse una posizione di attacco, Venere di difesa e ciò lasciò presagire come si sarebbero battuti.
La tartaruga avanzò leggermente e colpì , ruotando il corpo nel senso del pugno, pugno che andò a vuoto perché Venere scivolò sulla destra con estrema agilità. Raph provò ancora ma lei bloccò il colpo con il braccio piegato all’altezza del viso e rispose con un calcio basso parallelo al pavimento, diretto all’addome. Andò a segno e il suo avversario indietreggiò. Un sorrisetto soddisfatto si dipinse sul faccino di lei. Il rivale provò a bloccarla con un gancio destro, basando la potenza sulla leva fornita dalla spalla e dalla posizione ad angolo retto del braccio, Venere lo schivò sgusciando per terra in una capriola e rialzandosi al suo fianco. Il fratello tentò una gomitata ruotando sul posto e ancora fu bloccato dal braccio della ragazza. Si guardarono un attimo negli occhi e poi Venere, raccogliendo tutta la sua forza, sferrò un calcio alto ma questa volta fu Raph a difendersi, bloccandole la gamba e ghignando. «Ops» scherzò lui, la presa si fece più salda. Venere provò a colpirlo con la mancina ma anche questa fu afferrata con forza. Così incastrata, bastò spingerla per farla cadere rovinosamente a terra. Gemette appena e tossì, accusando un piccolo dolore alla schiena «D’accordo Raph, hai vinto» mormorò, portandosi una mano sulla pancia e fissando il soffitto sconfitta.

«Mi devi cinque dollari» esultò Michelangelo, dando un leggero colpetto a Donatello che sbuffò. E si che nessuno era di parte durante quelle sfide ma erano soliti fare piccole scommesse. Raphael aveva vinto perché poteva contare sulla sua stazza e la sua forza, era però stato messo in seria difficoltà dall’agilità di Venere, agilità grazie a cui riusciva a battere gli altri fratelli, specialmente Donatello.
Raphael era sempre stato il suo scoglio. Fin da piccola non era mai riuscita a batterlo e battibeccavano di continuo. Eppure erano molto uniti. I loro caratteri erano simili, entrambi così istintivi e orgogliosi, riuscivano a comprendere le loro emozioni pur stando in silenzio. Lui era decisamente il fratello con cui era in maggior sintonia, secondo a Raphael vi era soltanto Michelangelo.

«Fortuna?» domandò la tartaruga , aiutandola ad alzarsi da terra. «Sei insopportabile, dico sul serio» rimbeccò lei, scuotendo appena la testa. «Sai una cosa Venere? Dovresti imparare a perdere» «Potresti insegnarmi tu, saresti un ottimo maestro» se in un combattimento chiunque avrebbe puntato su Raphael, ciò non si poteva fare in una discussione. In questo si potevano definire ad armi pari, dotati della stessa lingua pronta e tagliente.

«Ragazzi» Donatello guardò un attimo i suoi schermi da lontano «Credo che sia l’ora della ronda» senza rendersene conto il sole era tramontato e l’orologio segnava le otto. I quattro si sciolsero in una espressione di entusiasmo mista ad adrenalina: finalmente un po’ di azione.

«Io passo questa sera, devo recuperare l’insufficienza in storia» mormorò Venere sconsolata. «A proposito Donnie, posso usare il tuo pc? Dovrei fare una ricerca» «Certamente, conosci la password» acconsentì il fratello. «Che noia» mugugnò Michelangelo. Venere si strinse nelle spalle, non era certo colpa sua se doveva studiare «Se c’è qualche problema, sai chi chiamare» si premurò Leonardo. La ragazza annuì «Ho il maestro qui con me, non sono sola»

I quattro fratelli raccattarono le loro armi, assicurandole ai rispettivi carapaci. Donatello attivò i suoi apparecchi elettronici che lo rendevano più simile a un robot anziché a una tartaruga mutante. Raphael era già pronto ad andare e ammoniva con lo sguardo Michelangelo che era tutto un fascio di emozione. Leonardo attese con Donnie fosse pronto e poi, insieme a lui, andò ad affiancare gli altri.

I quattro salutarono Venere con un affettuoso gesto della mano e poi pian piano si allontanarono. Raphael si fermò per girare la testa e i loro sguardi si incontrarono per un istante. Poi, rimasto indietro, corse e sparì nel buio insieme agli altri. Venere abbozzò un sorriso.

  
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