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Autore: RELIXCHANNEL    03/07/2017    0 recensioni
Hiccup tiene in braccio il suo bambino, vede la sua amata andare via.
Una vita nasce, un'altra muore.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Skaracchio, Valka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hiccstrid One Shot'
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La nave avanzava lentamente sulla superficie dell'acqua scura e tenebrosa, come lo era la giornata. Due pietre scagliate l'una contro l'altra per creare una scintilla e accendere il falò.
Hiccup fece cadere una lacrima sulla freccia, una delle tante ormai versate, e tornò a guardare quell'oggetto in mare. 
Astrid non poteva continuare a vivere, e lo sapevano tutti quanti, ma come biasimare il sapere dal provare, vivere.
Il flagello di Odino, purtroppo, era arrivato come un'epidemia in tutto l'arcipelago. Migliaia e migliaia di Vichinghi ne erano vittima in quegli anni.
Poi, qualche mese dopo, tutto sembrava finito.
Ma a quanto pare, qualcuno era stato infettato più tardi, e quel qualcuno era Astrid.
Di Buffalord non ce n'era neanche l'ombra, e lei, ormai al secondo giorno, era venuta a mancare perchè aveva preso una decisione drastica.
Prima di morire, e finchè ne aveva le forze, il bambino che portava in grembo da ben nove mesi e mezzo doveva nascere.
Hiccup era devastato: se fosse morta, il bambino sarebbe morto con lei, e in aualsiasi modo, la cura non sarebbe arrivata in tempo per salvarla.
L'ultima volta che Astrid aveva riscontrato la malattia era arrivata al terzo giorno di malattia ed era stata curata, ma per andare all'isola del Buffalord ci sono ben 72 ore da Berk in volo.
Una missione impossibile.
È così che dunque, Astrid aveva scelto di dare alla luce il suo bambino, ma per la malattia e i troppi sforzi, lei non ce l'aveva fatta.
La voglia di prendere quella freccia e trafiggersi, Hiccup, ce l'aveva e come, ma i piccoli versi che uscivano dalla bocca di Finn glie lo impedivano.
Si abbassò e prese in braccio il piccolo, lasciando cadere la frecciatra le fiamme, e strinse a se il figlio.
Piangeva. Eccome se piangeva.
Il bambino gli tirò leggermente i capelli mentre sentiva il padre singhiozzare sul suo ancora fragile corpo.
-Hic, è ora- Skarakkio gli si avvicinò e mise una mano sulla spalla del giovane, per poi prendere in braccio il piccolo.
Hiccup prese un'altra freccia e incendiò la punta, tirò la freccia lungo la corda dell'arco e fece scivolare una lacrima sullo zigomo.
-oggi...-
-no!- Hiccup interruppe bruscamente Skarakkio e fece cadere un'altra freccia in mare.
-Hiccup, cosa...-
-voglio farlo io il discorso-
La madre gli si avvicinò. -Hic, sei..-
-si sono sicuro mamma- rispose lui con rabbia.
-si deve sfogare, Val- le sussurrò Skarakkio quando la donna ebbe fatto qualche passo indietro, lasciando spazio al figlio.
-Astrid, tu mi hai accompagnato per quasi tutta la vita. Sei stata la prima a credere in me quando nessuno lo faceva, compresi Skarakkio o mio padre che ora incontrerai- rise amaramente.
-sarai pure stata una ragazza orgogliosa e presuntuosa, egocentrica... ma eri te. E io ti amavo, e continuo ancora a farlo, sappilo. Sempre. Nessuno era o sarà mai come te. Intelligente, spiritosa, bella, sensibile, amorevole, dolce, forte, coraggiosa, emotiva... non so se posso continuare, perchè tutte le tue qualità sono indescrivibili. Eri ma sei ancora una dea, la mia dea, se posso. Ti avevo chiesto di esserci per sempre, di essere la mia Asrrid, mia moglie, madre dei miei figli. Abbiamo affrontato draghi, cacciatori, ogni cosa insieme... ma adesso... sono solo, per colpa di una stupida malattia...- 
Hiccup singhiozzò leggermente e guardò a terra, vide le due frecce bruciate, incastonate entrambe tra i legni del falò.
Sorrise leggermente e si asciugò le lacrime, essendo felice di vedere che in ogni situazione, trovava un segno che gli diceva l'unione.

Hiccup e Astrid. Uniti. Sempre.

Prese la terza e ultima freccia che gli era rimasta, ne incendiò la punta e così fecero tutti i presenti.
-ho visto andarci mio padre, amici, parenti. Stai tranquilla, perchè per te saranno sempre aperte le porte del Valhalla. E se io devo governare da solo, aspettami al tavolo dei capi, se mai ne sarò degno, perchè presto arriverò da te. Ti amo- e con l'ultima frase, scoccò la sua freccia, e così fecero tutti gli altri: Moccicoso, i gemelli, Gambedipesce, Valka, Skarakkio, Eret, Heather, Dagur, e tutti gli abitanti di Berk.
-Ti amo...- mormorò tra sè e sè, chiuse gli occhi pieni di lacrime, strinse i denti ed esplose in un urlo pieno di tristezza.

-TI AMO ASTRID!!!- urlò ancora e ancora, per poi cadere in ginocchio a piangere, suscitando delle lacrime anche in tutti i presenti.
Finn pianse leggermente e attirò l'attenzione del padre. L'uomo si avvicinò e lo prese in braccio, lasciando che il piccolo gli pizzicasse le guance ricoperte da un sottile strato di barba.
-siamo solo io e te, piccolo...- sussurrò con ancora le lacrime agli occhi, la nave che intanto avanzava sull'acqua, lentamente.

Una vita se la portava, un'altra era arrivata nel mondo terreno dei comuni mortali, deatinata prima o poi a raggiungere la sua anima creatrice.
   
 
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