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Autore: MinervaDrago    03/07/2017    0 recensioni
Tharanir Renol'anon, figlio dell'Oscuro signore di Kalkmar e ultimo membro di una potente famiglia di necromanti, ha passato la sua vita rinchiuso nella Torre nera di Loran, ma un'assurda scoperta cambierà presto la sua vita: il giovane drow dovrà scegliere se seguire le orme del padre, diventando il nuovo oscuro sovrano di Kalkmar, o seguire un percorso che fino ad allora gli era sempre stato nascosto, prendendo tra le sua mani il propio destino e la propria libertà.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Vi erano molte cose che potevano essere viste dalla Torre di Loran, sulla grande collina scura al confine di Kalkmar, punto più alto di tutto il regno. Al di là delle nebbie fitte che si posavano sul suo terreno capitava di scorgere, soprattutto durante la bella stagione, l'immensità di Kalkmar stagliarsi imponente su di esso in tutta la sua totalità, raggiungendo il mare a Nord-Est. Essendo un regno molto grande, esso riempiva tutto lo spazio interno alle mura di cinta, che lo proteggeva dalle minacce esterne. Sebbene tutte le case fossero costruite con lo stesso materiale e avessero quasi tutte la stessa architettura, le vie che le percorrevano apparivano diverse man mano che ci si allontanava dal cuore della città-stato.

Al centro della città, gli edifici più vecchi che circondavano il palazzo reale si stringevano tra loro in strade molto strette e piene di svincoli labirintici. Seguendo con lo sguardo queste anguste strade ci si poteva spesso perdere e Tharanir, che aveva passato tutta la sua giovane vita ad ammirarle da lontano, si era più volte chiesto se attraversarle fosse così complicato come sembrava. Volgendo lo sguardo più in là però, nella zona periferica e più a contatto con le mura esterne, le strade seguivano un ordine ben preciso, più geometrico, a scacchiera: ogni isolato veniva racchiuso da quattro strade principali ed era raro trovarvi dei vicoli ciechi in esse. Queste strade inoltre erano più larghe e potevano passarvi persino più carri affiancati.

Quando le nebbie intorno alla collina scura, durante l'inverno o l'autunno, erano sottili abbastanza da riuscire a vedervi attraverso, si potevano ammirare le processioni al dio Sole che sfilavano per le strade principali. Ogni anno, il primo giorno d' inverno, una grande affluenza di gente si radunava ordinatamente lungo una fila, al cui capo vi erano i grandi sacerdoti del tempio solare orientale e alla cui coda vi erano i monaci del tempio occidentale. La lunga fila, che pareva un grosso serpente le cui scaglie erano formate da tante teste, seguiva sempre lo stesso percorso: dal tempio del Sole Nascente, il serpente strisciava lungo un percorso che lo conduceva al tempio del Sole Calante, dove miliardi di candele venivano accese al tramonto, per salutare il dio che tornava nelle Terre Celesti per vegliarli dall'alto per tutto il periodo freddo.

"Credenze, sciocche credenze di uno sciocco volgo", commentava sempre suo padre osservando quella scena ogni anno dall'alto della sua torre.

Era vero, anche Tharanir la pensava così, ma c'era qualcosa che lo affascinava: la devozione di un popolo che credeva fermamente in ciò che faceva.

Anche suo padre era un devoto e così anche i suoi zii e tutta la sua famiglia. Lui non lo era, o quanto meno, non sentiva ancora di volersi abbandonare a quella sinistra figura che la sua famiglia adorava da generazioni: Seshat, la dea abissale dell'oscurità e dell'arte nera, protettrice di tutti i drow, sposa oscura del dio sciamano Gothor.

Le rappresentazioni di quella dea scura, dai capelli bianchi come la neve e dallo sguardo truce, lo inquietavano e ne invadevano spesso i sogni. La vedeva danzare sinuosa sopra il mondo, tenendo tra le mani i due simboli sacri al marito: un avvoltoio dalle ali spiegate e un bastone che usava per le divinazioni. Era molto bella, ma non lo attirava mai a sé. Lo spaventava, piuttosto. Dietro la sua figura, poi, intravedeva un enorme buco nero al posto del cielo stellato, che ruggiva e gorgogliava qualcosa in una lingua incomprensibile, forse dimenticata; era Tefteth, il Grande Oscuro, il distruttore, signore del Caos primordiale.

Davanti ai suoi giovani occhi drowish, quelle innocue e inutili processioni acquisivano qualcosa di diverso: erano aperte a tutti, non a pochi eletti e, indistintamente dalla propria razza e dalla provenienza, chiunque era invitato a prenderne parte. Gli capitò più volte, infatti, di vedere tra le scaglie del serpente delle teste di mezz'orco o di gnomi, ma anche di uomini dalla pelle e dai tratti indubbiamente stranieri a Kalkmar.

Certamente, tutto quel baccano organizzato per una divinità popolare non era affar suo, ma lo attirava moltissimo e non riusciva a non ignorarne l'esistenza. Ormai sapeva a memoria tutti i percorsi di ogni processione e conosceva persino le cadenze annue di ognuna di esse: il Saluto al Sole il primo giorno d'inverno, quando il dio parte; la festa di Primavera, in cui gli uomini si preparano a ricevere l'arrivo del dio; il primo giorno d'estate, per il suo avvento, e la Festa di Mezza estate, incui si celebra la sua potenza.

Uno schema semplice, quasi scontato, ma assolutamente interessante.

Dei riti Tharanir non sapeva nulla, conosceva solo quelli estivi che venivano celebrati all'aperto.
Si era spesso chiesto come fossero quelli invernali, all'interno dei due templi maggiori, ma non poté fare altro che fantasticare finché non fu grande abbastanza da intraprendere delle proprie ricerche, servendosi dei tomi conservati nella biblioteca del padre. Fu così che il giovane drow passò intere serate rinchiuso nella sua camera a studiare in gran segreto e scoprire cose su quel dio che non aveva mai saputo. Leggende, miti e costumi di una cultura che erano così vicini a lui, ma allo stesso tempo così lontani.

Ma la scoperta che più di tutte lo lasciò di stucco fu quella della cosiddetta "magia bianca": una magia sacra, ottenibile solo grazie al consenso dei messaggeri del dio in terra, i sacerdoti, il cui potere era l'esatto opposto di quello della dea Shatis e del marito.

Secondo alcune leggende riportate nei grandi tomi di mitologia antica, infatti, si dice che lo stesso Gothor sia nato dall'ombra di Laodeo e che i suoi poteri, seppur di diversa derivazione, lo eguaglino.

Tharanir ne voleva sapere di più, voleva scoprire cosa ci fosse di così diverso nella magia bianca e come mai quella figura in alta armatura dorata, protetta da un grandescudo che è il cerchio solare, e che brandiva sette lance quantofossero i raggi del sole, secondo le iconiche rappresentazioni, attirasse così tanto la sua attenzione e gli trasmettesse uno strano senso di sicurezza.

Le sue ricerche però trovarono tristemente una fine. All'interno della biblioteca vi erano pochissimi tomi che parlavano di questa arte, la maggior parte dei quali lo faceva solo indirettamente. Non vi era nulla che potesse aiutarlo, né alcuno che avrebbe potuto spiegarglielo; il precettore poi non ne sarebbe stato assolutamente entusiasta, ma valeva la pena di correre il rischio.

Si trattava di pura curiosità, di puro amore per la conoscenza. Cosa c'era di male, in fondo?

Il sole stava già tramontando, il versante orientale riceveva gli ultimi raggi solari prima di essere inghiottito nel buio della sera, come il resto del paese.

Tharanir sospirò sommessamente, osservando quasi ipnotizzato il movimento dell'ombra che strisciava fino ad espandersi per tutta Kalkmar come una macchia d'inchiostro.

Quel giorno avrebbe chiesto al suo precettore di svelargli la verità.

 
 
 
 
   
 
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