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Autore: HelplessSoul    03/07/2017    3 recensioni
Dal testo:
"Ma guardami..." Mormorò sommessamente,parendo volersi rivolgere al suo stesso subconscio. "Ti ho detto di guardarmi! Guardami,dannazione!" In preda all'ira,Oswald afferrò il bicchiere,riempito per l'ennesima volta,e lo scagliò poderosamente contro l'enorme blocco ghiacciato.
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Una breve,struggente conversazione tra un devastato Pinguino e un noto vecchio "amico". [Nygmobblepot angst,spoiler S3 ep21-22]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Nygma, Oswald Cobblepot
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Buona lettura e perdonate eventuali errori grammaticali.                

                                       Constant suicide



                                                                         "I loved and i loved and i lost you"


"Ne sei proprio sicuro?" Domandò Ivy con aria distratta e diffidente,mentre tentava maldestramente di riordinare i bozzetti sparsi sul tavolo. "Vuoi...quel coso come pezzo forte dell'arredamento del club?" Continuò, accennando col capo al blocco di ghiaccio che ormai occupava il centro della sala.

Un paio di iridi bluastre esaminavano la figura al suo interno con fare predatorio,pronte a cogliere il più impercettibile (ed improbabile) movimento dell'essere intrappolato nella gelida prigione. Oswald non replicò al quesito della giovane,non osò neppure muoversi,come se egli stesso fosse stato recluso nella medesima gabbia glaciale. Il suo sguardo non lasciò mai l'individuo inerte di fronte a lui; era ridicolo supporre che potesse liberarsi e fuggire,tuttavia il timore talvolta prevale sulla ragione: timore di essere ingannato,tradito da un vecchio amico e nulla di più; timore di lasciarsi guidare ancora dagli inutili sentimenti; timore...di perderlo di nuovo.

Non udendo alcuna risposta,Ivy distolse gli occhi dai fogli sparpagliati di fronte a lei e, con un sospiro, si avvicinò cautamente a Pinguino.
"Non per contraddire la tua fantastica idea ma...è piuttosto inquietante,anzi mi dà i brividi!" Ammise,enfatizzando eccessivamente l'ultima frase. "L'hai capita? I brividi! Perchè è di ghiaccio e..." L'entusiasmo della giovane si spense immediatamente e la sua espressione gioviale lasciò spazio ad un velo di preoccupazione. Alzò timidamente una mano,intenta a poggiarla sulla spalla di Oswald,ma si bloccò non appena udì la sua voce,sommessa e appena percettibile.

"Ogni singolo cliente saprà chi è quest'uomo,cosa mi ha fatto e come,infine,ha fallito." Dichiarò,voltandosi finalmente verso Ivy e accennando un flebile sorriso. Desiderava chiaramente apparire orgoglioso della sua vittoria,della sua vendetta,ma i suoi occhi lo tradivano: vacui e spenti,a riflettere l'angoscia dentro di sè.

"Beh,io ho finito di riordinare i disegni." Annunciò la fanciulla,accompagnando l'affermazione con un sonoro sbadiglio,prima di volgere lo sguardo verso i bozzetti ancora disordinatamente abbandonati sul tavolo. "Okay,non proprio. Oh pazienza! Ci penseremo domani,buonanotte Pingu." Sorprendentemente Oswald non si lamentò del tanto odiato nomignolo,limitandosi a rispondere con un debole,ma dolce sorriso.

"Buonanotte Ivy e...grazie. Grazie di tutto,sul serio." Replicò affettuosamente,lasciandosi cadere sulla sedia occupata precedentemente dalla giovane.  

"Awww Pingu!" La fanciulla corse prontamente al suo fianco,cingendogli amorevolmente il collo con le braccia e poggiando il mento sulla sua spalla. Un altro lieve sorrisino attraversò il viso di Oswald,mentre egli,con fare disinteressato, iniziava a versare il tanto adorato liquore nel bicchiere posto accanto ai numerosi disegni. Ivy gli lanciò un'occhiataccia,dirigendosi già verso la porta.

"Non dovresti bere così tanto." Disse infine,arrestandosi sulla soglia. "Capisco che per te sia uno sfogo,ma non ti fa bene. Non fraintendermi,sono felice che tu abbia smesso di distruggere i soprammobili e di seminare cocci sul pavimento,però...mi preoccupo." Pinguino si lasciò sfuggire un sospiro e,sconfitto,mise da parte la beneamata bottiglia di vodka.

"Lo so,hai ragione." Ammise stoicamente,suscitando un soddisfatto risolino di Ivy. "Puoi andare ora,qui ci penso io." La giovane seguì il suggerimento e,con un ultimo sbadiglio, sparì oltre l'immensa porta del salone. Oswald rimase immobile per qualche minuto,sguardo perduto nel nulla e pensieri dispersi nell'intricato labirinto della sua psiche. Sospirando pesantemente,abbandonò il poco buon senso rimasto e, con un fulmineo movimento,ingerì il forte liquore contenuto nel bicchiere riempito precedentemente. Uno,due,tre sorsi...ne perse presto il conto.

Passarono ore,o forse soltanto pochi secondi,ma non importava. Nulla importava nell'astratto mondo dell'inebrianza...nulla,ma non nessuno. Anche in quei momenti,mentre,affogando nell'alcol, tentava di lasciarsi alle spalle gli amari ricordi di un'amicizia fallita, quell'individuo riusciva ad insinuarsi nella sua tormentata mente. Fu questo a riportare momentaneamente Oswald alla realtà: la consapevolezza di non poter sfuggire ai ricordi. Si ritrovò improvvisamente catapultato di nuovo nel mondo concreto, in un universo reale e tangibile, dove non aveva alcuna difesa contro i demoni del suo passato...i demoni dentro il suo essere,languidamente celati nella sua anima.

Una lacrima minacciò di sfuggire ai suoi occhi stremati e oramai socchiusi. Non oppose resistenza,ignorando l'origine di quell'inspiegabile reazione. Dopotutto, nulla importava...tranne lui,tranne Ed. La realizzazione di questa tanto odiata verità lo ferì nel profondo: la scoperta avrebbe dovuto danneggiare il suo orgoglio,il suo onore,ma fu,come al solito, il suo cuore a soffrire maggiormente. Fu una dura,ma inevitabile, constatazione,che,come una lama immateriale, sembrò perforare le sue carni e penetrare nell'oscurità del suo animo. Il pianto divenne inarrestabile e i singhiozzi incontenibili. Tentò disperatamente di asciugare le brucianti lacrime che,spietate, solcavano il suo viso angosciato,incolpando il liquore e la stanchezza per quell'insensato sfogo.

"Ma guardami..." Mormorò sommessamente,parendo volersi rivolgere al suo stesso subconscio. "Ti ho detto di guardarmi! Guardami,dannazione!" In preda all'ira,Oswald afferrò il bicchiere,riempito per l'ennesima volta,e lo scagliò poderosamente contro l'enorme blocco ghiacciato. Avanzò furiosamente verso l'individuo imprigionato dal gelo,arrestandosi di fronte ai cocci di vetro disseminati sul pavimento. La rabbia completamente svanita dai profondi occhi cerulei,lo sguardo nuovamente offuscato dalle incessanti lacrime. Un singhiozzo struggente sfuggì dalle sue labbra ed egli,ormai distrutto, cadde in ginocchio: il dolore straziante alla sua gamba fu niente in confronto al tormento nel suo cuore.

"Sai..." Iniziò,la voce soffocata e tremolante. "Speravo che questa volta...speravo che...non avresti premuto il grilletto." Si morse il labbro inferiore,tentando di sopprimere una nuova ondata di gemiti.  

"Hai appena esitato-"  Un triste sorriso gli attraversò il volto "Che sciocco,vero? A pensare che,dopotutto,ti importasse di me...che ti importasse di noi." Strizzò gli occhi,in un futile tentativo di controllare il pianto. "Io ti...ti am-" Scosse la testa freneticamente,incapace di terminare la confessione.  "Non ho mai smesso."

L'improvviso silenzio parve farsi beffe di lui,dei suoi sciocchi sentimenti. Ogni volta giurava che non si sarebbe lasciato trascinare dalle vane emozioni,che la sua mente brillante avrebbe avuto la meglio,ma puntualmente falliva,veniva costantemente ferito a causa della sua debolezza...ma non questa volta. Una risata maniacale scaturì dalle labbra di Oswald, mentre egli procedeva a frantumare a mani nude i resti del bicchiere infranto in precedenza. Fiotti di sangue si riversarono al suolo,mescolandosi con il potente liquore lì abbandonato. Ci vollero alcuni minuti prima che il folle delirio si dissipasse,e quando lo fece, esso si tramutò in furia.

"Vuoi prenderti gioco del mio amore,Ed?!" Sbottò,tentando di rialzarsi, usando l'enorme blocco ghiacciato come sostegno. "TU? Tu che sostenevi di esserti innamorato di una donna conosciuta da un paio d'ore?"  Minacciosamente avanzò verso la figura intrappolata nel ghiaccio,ormai coperta dalle macabre strisce del suo sangue.

"Almeno io so chi sono,al contrario di te." Continuò con scherno. Tutto d'un tratto,ogni segno d'ostilità svanì dal viso incupito di Oswald,lasciando spazio ad un'inaspettata tenerezza. "Ma soprattutto,ora so di essere perfettamente in grado di amare. L'ho scoperto grazie a te e per questo te ne sarò eternamente grato." Allungò una mano dolorante,poggiandola contro la superficie gelida dinanzi a lui,e stoicamente aggiunse:

                                                                         "Grazie di tutto...vecchio amico"

A/N: Grazie a tutti per la lettura,spero vi sia piaciuto questo mio piccolo delirio. Se a qualcuno interessa (ma dubito),ecco qui due inutili note sulla storia:
1) La frase che segue il titolo è stata spudoratamente copiata dalla canzone "Hurts like hell" by Fleurie. Ne consiglio l'ascolto in caso vogliate aumentare la depressione di questo racconto,dato che,come Gotham ci insegna,essa non basta mai (soprattutto quando si parla di Oswald T-T).
2)Il titolo ha un'origine un po' più complessa: ho pensato di paragonare il dolore che Oswald prova ogni volta che pensa ad Ed (da qui "Constant"=Costante) allo strazio/disperazione che spesso portano al suicidio (da qui "Suicide").
   
 
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