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Autore: Donnasole    05/07/2017    2 recensioni
- ZuZu sono stanca. L'hai detto tu che ti serviva il mio aiuto. Cosa decidi.-
- Non avrai in mente qualche scherzo o di scappare.-
Il sorriso sul volto della ragazza si fece più largo.- No ZuZu, non ho intenzione di fare scherzi o di scappare. Desidero veramente accompagnarti in questo viaggio.-
- Perché? - domandò di nuovo ancora non completamente convinto.
- Perché il messaggio a nostra madre, voglio consegnarlo io!-
Eccomi tornata con la seconda parte di Legàmi che comincia quando Zuko va dal padre con la fatidica domanda sulle labbra.
"Dov'è mia madre!"
E ad un tale accorato appello come potevo non rispondere?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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cap 2

名誉,Meiyo: Onore



Se mi accorgo che qualcuno mi guarda con odio, non reagisco.
Mi limito a fissarlo negli occhi,
avendo cura di non trasmettergli alcuna sensazione d'ira o di pericolo.
E il combattimento, prima ancora di cominciare è già finito.
Il nemico da battere è dentro di noi.
Le arti marziali non significano violenza,
ma conoscenza di sé stessi e degli altri.
   - Wang Wei


« Sei sicuro Zuko?»
« Si Aang. Non posso farne a meno.»
« Hai preso delle precauzioni? »
« Sciocco. Per me non è la prima volta. »
« Temo farà male. »
« Ci andrò cauto. »
« Non posso proprio fare niente?»
« Lascia fare tutto a me e rilassati. Non me lo ripeti sempre?»
« Non mi sento a mio agio in questa posizione. Preferisco agire.»
« Cosa vorresti fare?»
« Venire ad esempio.»
« No. Non possono sparire sia l'Avatar che il Signore del Fuoco. Cosa penserebbe la gente.»
« Hai ragione ma...»
« Ma cosa.»
« Sono solo preoccupato.»
« Anche io. »
« Potresti dover affrontare cose spiacevoli in questo viaggio. Mostri terribili.»
« Non sarò solo. Ci sarà anche Azula »
« E' appunto a lei che mi riferisco. »
« Tranquillo ci ho già pensato.»
« Fatti accompagnare almeno da Mei!»
« Non penso sarebbe una buona idea. Dopo quello che è successo tra loro, rischierei di farmi male a tentare di dividerle e non posso permettermi di dover scegliere tra la mia fidanzata e mia sorella.»
« Porta Katara! »
« Cosa?! Allora dillo che mi vuoi morto. »
« Fai attenzione. »
« Lo farò amico mio. Lo farò! »


Zuko ancora ripensava al discorso avuto con Aang.
Poteva davvero permettersi di rischiare?
Poteva davvero fidarsi?
Non esisteva una risposta giusta a queste domande e seguire l'istinto non lo avrebbe aiutato; non più di quanto aveva fatto durante tutto il tempo passato a dare la caccia a quello che sarebbe diventato il suo miglior amico.
Il destino aveva uno strano senso dell'umorismo. Il ragazzo si augurò non possedesse anche una distorta vena sadica.
I consiglieri stavano lasciando la tavola uno ad uno; alcuni con il volto imbronciato altri con una profonda ruga di preoccupazione a solcare le fronti severe. Dopo un intero pomeriggio di accese contrattazioni e mercanteggiamenti, pause per il te e di nuovo compromessi, urla e perfino qualche minaccia quasi sfociata in un Agni Kai estemporaneo, sembrava finalmente tutto risolto.
Nessuno in verità aveva mostrato grande entusiasmo alla decisione del Signore del Fuoco Zuko di partire per una spedizione della quale non erano state fornite motivazioni ufficiali e in molti si ponevano domande sull'opportunità del momento. Alla fine però ogni impedimento sembrava esser stato rimosso ed il passaggio di poteri al nuovo reggente, approvato.
Nei salottini dei bene informati, si diceva che questo viaggio fosse solo un piano ben orchestrato per far cadere Lord Zuko e rimettere sul trono Azula con buona pace dell'Avatar, troppo impegnato a riorganizzare il regno della terra; in alcune alcove e nei corridoi meno battuti invece, si vociferava malignamente che Lord Zuko se la facesse addosso dalla paura per la responsabilità di un regno uscito da una guerra durata cento anni.
Solo maldicenze.
In realtà tutti sapevano che era l'imminente matrimonio con Mei a terrorizzarlo.
«Che ne direbbe il Signore del Fuoco di una bella partita a scacchi davanti ad una buona tazza di te? » l'interpellò una voce profonda e gentile alla sua destra. Iroh gli sorrise rassicurante e fece un cenno in direzione della sala ormai vuota « Approfittiamo di questo attimo di tranquillità.»
Le fiamme azzurre davanti al trono si spensero e Zuko poté finalmente rilassarsi. Annuì.
Mei lo stava sicuramente aspettando ma, impegnata con i preparativi per il suo nuovo ruolo, non avrebbe sentito la mancanza del ragazzo e lui si sarebbe goduto ancora una volta la compagnia dello zio.
Era una ragazza intelligente.
No. Non se la sarebbe presa.
Non Mei.
No.
Un brivido gelido s'inerpicò lungo la spina dorsale.
« A te i bianchi Zuko.»
La frase dello zio lo riportò immediatamente alla realtà. Senza accorgersene si era ritrovato accovacciato davanti alla scacchiera aperta, con la partita pronta; accanto a lui, una fumante tazza di te, attendeva di essere bevuta.
Ancora parzialmente assorto spostò un pezzo.
« Una mossa di apertura insolita e temeraria la tua.» meditò ad alta voce l'anziano condottiero. Ancora perso nei propri pensieri il ragazzo non rispose. « Ma non sempre l'audacia premia.» continuò il vecchio avanzando sul terreno di gioco dopo aver mangiato due pedine.
« Vero» ammise meditabondo il ragazzo, cominciando finalmente a concentrarsi.« Ma a volte, per ottenere ciò che si vuole, bisogna saper rischiare.»
« Purché il rischio sia ben calcolato altrimenti corri il rischio di perdere la posizione di vantaggio.»
« Non stiamo più parlando della partita vero?» il vecchio annuì e il giovane dominatore sospirò forte.« Me lo aspettavo.»
« Hai sollevato un bel vespaio con questa tua decisione di partire a tutti i costi»
« Non approvi zio?»
« Io sono e resterò sempre dalla tua parte nipote e ritengo che tu sia il miglior giudice in tal senso. »
« Quindi faccio bene ad andare.»
« Dimmelo tu. Sei tu il nuovo Signore del Fuoco.»
Il ragazzo assentì piano.
« Però che giornata. Pensavo davvero che il generale Iroshi e l'ammiraglio Ogame si sarebbero sfidati ad un Agni-kai all'ultima fiamma. Grandi combattenti per carità ma con pochissimo senso dell'umorismo.»
« Battaglieri e permalosi.»
« Irriducibili! Peccato che i deambulatori non siano ammessi nell'arena.»
« Ma quanti anni hanno?»
« Non ne ho idea.» scrollò le spalle con espressione comica.« Ho smesso di contarli dopo gli ottanta.»
Ridacchiarono.
« Sei sicuro di quello che stai facendo?» chiese Iroh preoccupato dopo un po'. Il giovane assentì spostando un'altra pedina sul campo avversario.
« Devo farlo.»
« Tu vuoi ritrovare tua madre e questo lo capisco. Mi chiedo solo se sia necessario coinvolgere tua sorella.»
« Ho fatto un giuramento sul mio onore.»
« Un giuramento strappato con il ricatto non ha valore. Non sentirtene vincolato.»
« Non è solo questo zio.» ammise battendo con la pedina sul bordo del tavolo incerto sulla mossa. « E' come se Azula me lo avesse chiesto, come se ne avesse bisogno, tanto quanto me, forse di più. Non so spiegartelo.» terminò amareggiato.
« Capisco.» il vecchio sorrise all'espressione interrogativa del nipote.« Ovviamente non sei l'unico ad avere rapporti complicati con i fratelli.»
L'immagine delle carceri e di una cella in particolare aleggiò nell'aria, evanescente fantasma fra i due.
Zuko, al pensiero del padre girò il volto mentre una forte tensione ne faceva guizzare la mandibola. « Sei ancora arrabbiato?» l'interrogò il vecchio.
« Si... No... Non so.» sospirò forte.« Credo di essere ancora confuso al riguardo.»
« Che cosa temi? Ormai non può più fare nulla.»
« Non lo so.» Si sfiorò distrattamente la cicatrice deturpante.« Quando mi hai preso con te io ero solo rabbia e umiliazione.» aspettò una replica ma lo zio stava ad occhi chiusi, immobile, in attento ascolto e così proseguì.« poi mi unì ad Aang e pensai di essere riuscito a liberarmi del suo fantasma ma ora non ne sono così sicuro. Faccio brutti sogni ultimamente.»
« Il peso che stai portando Zuko non è bagaglio da poco. Tu hai scelto chi essere ma non puoi dimenticare da dove provieni. Sei il figlio di Ursa ma anche di Ozai e devi accettare che una parte di lui è in te.»
« Temo di diventare come mio padre. »
« Questo è un buon segno.»
« E' un buon segno che io sia come mio padre?»
« No! E' un buon segno che tu sia consapevole delle tue paure in modo da poterle dominare. Ozai desiderava con tutto se stesso il potere ed è stato bruciato dalla sua stessa ambizione. Azula era troppo confusa e poco preparata per assumersi il ruolo di Signore del Fuoco e questo l'ha alienata mentalmente. Tu non sei l'uno ne l'altra e soprattutto ...»
« Soprattutto ho te... zio. »
« Non solo me.»
« Sei però stato il primo ad indicarmi la via.»
« Nulla di speciale»nicchiò« Avevi solo bisogno di cominciare con il piede giusto.» « Anche Azula ne avrebbe bisogno.»
« La strada di Azula era stata scelta molto tempo prima per lei da vostro padre.» sospirò amaramente il vecchio.« Non c'era molto che io potessi fare. Se ben ricordi non è mai stata una bambina accomodante. Idolatrava troppo Ozai per prendermi in considerazione, anche se avessi voluto e... non volevo. » sorseggiò il te di fronte all'espressione perplessa del nipote.« Te ne stupisci Zuko? »
« Un po'. Pensavo le volessi bene.»
« Le voglio bene; ma non puoi costringere qualcuno ad accettare il tuo affetto. Azula non aveva bisogno di me e non mi voleva. Ho pensato che fosse meglio lasciarle condurre la sua vita come preferiva. Forse ho sbagliato ma in quel momento mi sembrava giusto.»
« Ora però le cose sono cambiate.»
« Ne sei convinto?»
« Penso solo a quale sarebbe stato il mio destino se tu non mi avessi mostrato fiducia.»
« E vorresti fare lo stesso per tua sorella.»
« Vorrei tentare. Si.»
« Ti ricordi la storia della vipera ragno che ti raccontavo da piccolo?»
Il ragazzo annuì rimanendo in silenzio fin quando si accorse dal sopracciglio alzato del vecchio e dall'espressione d'attesa che avrebbe dovuto recitarla.
Roteò gli occhi rassegnato e cominciò:
« Un giorno un tizio trovò una vipera-ragno semi assiderata sulla strada di casa. Ne ebbe compassione, la raccolse e se la pose sul proprio petto accanto al cuore per scaldarla. Appena la bestia si destò, però non ebbe gratitudine per l'uomo e lo morse mortalmente.»
Il ragazzo tacque e lo zio o incoraggiò con un gesto invitandolo a terminare.
« Quando l'uomo chiese all'animale come mai avesse risposto con tanta cattiveria ad un atto gentile, quella gli rispose di averlo fatto perché non passasse il messaggio che si possano beneficare i malvagi senza pagare in prima persona. So dove vuoi andare a parare zio ma Azula non è malvagia.»
« No non lo è. » ammise il vecchio, « ma ciò non toglie che tua sorella sia pericolosa. Per se stessa ma soprattutto per gli altri.»
« Quale soluzione mi proponi. Abbandonarla forse?» fece risentito ma era l'amarezza a dare il tono alla domanda.
« Dico solo che dovresti essere prudente. Tu credi di conoscerla ma puoi davvero dire cosa abbia in mente? Sei in una posizione di svantaggio nipote come adesso qui su questa scacchiera: ti ho fatto vedere una breccia nella mia difesa e sei entrato senza preoccuparti di proteggere i fianchi. Hai perso.»
« La vita non è una partita»
« Giusto! Se sbagli rischi di non avere un'altra opportunità.»
« Devo farlo zio. per me stesso oltre che per lei.»
« Promettimi che farai attenzione.»
« Lo farò e... grazie zio... di tutto.»
Il vecchio sorrise e rapidamente risistemò le pedine nella scacchiera, chiudendola. In cuor suo si augurò che il nipote fosse meglio come stratega che come giocatore.


§§§



Era venuta la sera.
Lassù, nel cielo purissimo di un azzurro indaco, miriadi di scintillanti stelle osservavano incantate il giardino dove sorgeva il padiglione.
Rinchiusa dentro la stanza, Azula non dormiva.
Ascoltava il silenzio funebre circondarla, rotto di quando in quando dallo stormire delle fronde e dall'urlo solitario e malinconico dello sciacallo bruno che vagava nelle lande deserte fuori dal palazzo. Una lama di luna fendeva l'aria nella camera illuminando i contorni del telaio ormai muto come un riflettore puntato su un palcoscenico vuoto.
L'aria, tiepida e dolce, profumata dai dolci effluvi dei fiori notturni, penetrava attraverso le feritoie, mescolandosi alla pastosa nebbia dall'odore dolciastro.
Qualche braciere ancora ostinatamente acceso, invisibile nella notte, spandeva intorno l'alone di una luce rossastra, causata dagli ultimi tizzoni morenti e questo, per contrasto, rendeva maggiormente evidente, la densa oscurità nella quale la camera era immersa.
Un fruscio , seguito da uno schiocco inusuale fece guizzare i suoi nervi; Azula provò a sorridere constatando che, nonostante tutto, il suo corpo continuava a reagire agli stimoli con una rapidità sorprendente ma aveva la muscolatura lenta e quello che ne conseguì fu la parodia di un sorriso compiaciuto, un ghigno congelato in una maschera di follia.
Allungò la mano, fissando la sagoma nera di questa contro la luce argentea, nel futile tentativo di stringere l'inconsistente raggio.
Qualcosa serpeggiò al di là delle dita aperte ed un brivido la squassò.
« Azula.»
La giovane serrò le palpebre nella vana speranza che la visione scomparisse.
« Azula.» ripeté quella, costringendola a riaprirle. Dalle fitte tenebre emerse la figura di Ozai drappeggiata nelle vesti cerimoniali della Nazione del Fuoco.
Sul volto pallido come quello di un fantasma, gli occhi accusatori, ardevano come tizzoni.
Era giunto per lei.
Ancora.
Come ogni notte da quel maledetto giorno.
Inesorabile. Tenebroso testimone della sua degradazione.
La ragazza spalle al muro puntellò convulsamente i talloni sul pavimento cercando un appiglio, un attrito qualunque che le consentisse di alzarsi ; le unghie artigliate alla parete in cerca di aggancio e nessuna via di fuga.
Era in trappola.
Fissò inorridita l'ombra avanzare verso di lei.
«Azula.» pronunciò nuovamente la cosa, fermandosi all'interno del fascio di luce « che delusione sei per tutti noi.»
Una commozione dolorosa alterò i lineamenti della giovane, rapida come il lampo.
« Sei una sciocca se pensi che manterranno la parola.» continuò spietato lo spettro con una voce fredda quanto la luce che lo avvolgeva.
La ragazza respirò profondamente.« Forse.» rispose.
«Non si fideranno mai di te. Perché dovrebbero? Tu sei infida e senza scrupoli. Virtù che ho sempre ammirato... fino ad ora.»
« Lo so padre.»
« Mi hai tradito... Hai tradito la mia fiducia... Ti avevo affidato un compito. Semplice. Non hai saputo eseguire.»
« No padre.»
Sul volto di Ozai si dipinse una maschera di rabbia.
«Quante volte hai avuto la vittoria fra le dita e te lasciata sfuggire... Quante volte hai avuto l'opportunità di fermarli e non ci sei riuscita.»
« Molte... Troppe.»
« Come ad Omashu.»
« Si padre.»
« Come a Ba Sing Se»
« Si padre.»
« Come alla prigione.» terminò.
« Sono stata ostacolata.»
« Osi giustificarti?» sibilò furente.
Azula si morse il labbro così forte da farlo sanguinare, il sapore metallico sostituì quello amaro della sconfitta e della vergogna. « No padre.» esalò con voce appena udibile.
Ma forse nemmeno stava parlando, forse tutto quel colloquio come quelli precedenti era solo nella sua testa, forse stava sognando, buttata come uno scarto umano contro la parete, sul pavimento, alla maniera degli animali.
A questo pensiero le venne da ridere.
Un animale ecco a cosa si era ridotta la fiera erede di Sozin.
Ozai ondeggiò nella luce lunare, gli occhi lampeggianti sul volto di marmo bianco.
« Non è assurdo come vadano le cose? » cominciò a blaterare in tono folle. « Tutti quei progetti, quei piani ben congegnati: la caduta del regno della Terra, la scaltrezza di condurre il Dai Li a palazzo durante l'eclissi, Zuko di nuovo con noi e tutto...Tutto per aspettare l'arrivo della cometa.» Agitò il braccio puntando l'indice contro il petto dell'uomo e scoppiò in uno scroscio di risa. « A cosa è servito?» continuò tergendosi una lacrima scesa a solcarle la gota «A niente! Loro hanno vinto. Quell'incapace di mio fratello e quella sordida ragazzina dell'acqua hanno vinto.»
Azula in preda ad una specie di allegria febbrile cominciò a ridere come una pazza, piegandosi in due, accartocciandosi quasi su se stessa.
Ozai la guardò severo sollevando la testa con gesto sprezzante.
« Figlia!» Esclamò l'uomo con voce sepolcrale costringendola al silenzio. « I tuoi sono peccati imperdonabili da punire spietatamente. Non ti faranno uscire. Mai.»
A quella tetra sentenza la ragazza fece uno sforzo per alzarsi ma subito ricadde.
« Ti sbagli padre.» Disse cercando di dare sicurezza alla propria voce. « Io uscirò di qui.»
« Rimarrai sepolta viva. »
« No! »
« Si! » sentenziò con gioia folle. «Aspettano solo che l'Avatar cresca abbastanza per fare a te quello che hanno fatto a me. Ti toglieranno il dominio e anche tu sarai una nullità come tutti gli altri. Che sarà di te allora?»
«Tu menti!» gridò rabbrividendo.
« Vedrai. Non troverai mai tua madre. »
« Tu menti! Menti!» ripeté come una ossessa. « Io uscirò di qui! Nessuno può imprigionarmi. Io sono Azula, figlia di Ozai, discendente di Azulon e di Sozin... Nessuno può tenermi qui...» Con orrore vide lo spettro di suo padre sciogliersi lentamente nella luce e una risata beffarda echeggiare nella sua testa. Si girò verso la parete annerita appoggiando la gota bollente contro il freddo della superficie.« Io uscirò. Si. La troverò. Non potrà sfuggirmi e allora... Allora...»
La voce, sempre più flebile, si ridusse ad un sussurro indistinguibile e l'unico suono rimasto oltre il canto dei grilli notturni fu il raspare di un'unghia che grattava incessantemente.




Erano venuti a prenderla poco prima dell'alba, quando il sole ancora non si degna di mostrare il suo volto ma lancia in cielo strisce di pallido colore, come araldi della sua prossima sfolgorante venuta; allo stesso timido modo le guardie, mandate a scortarla, erano entrate con viva inquietudine nel padiglione che ospitava la giovane tanto famigerata, incerti dell'accoglienza che vi avrebbero trovato.
Prudenza superflua dato che le sostanze con le quali l'avevo imbottita, ancora circolavano in corpo, ma Azula trovò comunque gratificante la paura sedimentata nei loro volti e ne approfittò. Prima che entrassero pretese che le portassero dell'acqua per le abluzioni, un pasto leggero e una divisa pulita.
Ad un ordine tanto perentorio e dato con una tale tracotante sicurezza, i soldati non poterono far altro che ottemperare tanto più che il tenente aveva ricevuto l'ordine di scortarla con la massima sicurezza al di fuori del complesso ma di trattarla con tutti i riguardi per il suo rango.
Collaborativa non protestò quando tirarono fuori il metallo che avrebbe dovuto limitarne i movimenti e, appena ebbero finito di chiuderlo con tutti i lucchetti del caso, prese docilmente posto nella portantina reale.
Il tragitto dai suoi alloggi al piazzale d'armi di fronte al palazzo fu più lungo di quanto aveva supposto oppure era stata la sua impazienza a farglielo sembrare tale fatto sta che, quando finalmente si fermarono in uno sferragliare di armature la ragazza non poté evitare di emettere un sospiro di giubilo e sorridere sinceramente per la prima volta da molto tempo.
Azula, uscita dalla portantina, strizzò gli occhi sollevando entrambe le braccia per farsi scudo e mosse qualche passo incerto sul selciato. Le gambe, ancora malferme per la lunga inattività, nonostante i ceppi che le intrappolavano in corte catene, sembrarono voler collaborare permettendole di avanzare con un certo decoro. Il sole, ormai alto sull'orizzonte, spandeva la propria abbacinante luce su tutto il piazzale del palazzo, impedendo alla giovane una visione unitaria dell'insieme; ma non importava.
Era libera.
Quasi almeno.
Assaporò il momento indifferente al rumoroso sfregare del metallo attorno agli arti e si diresse verso il fratello che la aspettava impaziente.
Zuko, in tenuta da viaggio, stava dando le ultime istruzioni ad un segretario mentre un vecchio scriba era intento a vergare, con calligrafia fitta ed elegante, la cronaca per gli archivi reali.
Quando si voltò a guardarla rimase basito.
Nella loro eccessiva solerzia, le guardie avevano ecceduto con la sicurezza durante il trasporto.
Azula era stata incatenata con doppi ceppi a gomiti e polsi e una lunga catena congiungeva gli arti superiori a quelli inferiori, tali da scoraggiare ogni velleità di fuga. Al di sopra del bavaglio in metallo che ne copriva la bocca, gli occhi d'ambra della ragazza lo fissavano beffardi.
« Cosa significa questa pagliacciata!» tuonò il signore del fuoco al tenente con la catena in mano.
Questi sbatté le palpebre confuso. « Ma mio Signore...La prigioniera...»
« La prigioniera è mia sorella! » specificò cupo Zuko.
« Si. Signore ma...»
« Ma … Cosa!»
Il tenente boccheggiò un paio di volte aprendo e chiudendo la bocca come se non riuscisse a riesumare una frase di senso compiuto. « Ma gli ordini erano di prendere tutte le precauzioni.» spiegò infine assumendo un atteggiamento marziale, le spalle erette e lo sguardo puntato in avanti.
« So cosa dicevano gli ordini. Li ho dati io. Ma non intendevo certo incaprettarla.» puntualizzò risentito. « Toglietele il bavaglio e i ceppi alle caviglie.»
Il tenente annuì con un secco cenno del capo e gli uomini si avvicinarono con cautela alla ragazza facendo scorrere le catene e liberandola dai ferri che le imprigionavano le gambe. Uno s'inginocchiò ai suoi piedi per toglierle rapidamente le manette prima di ritirarsi a distanza di sicurezza; l'altro invece, con la massima cautela, le sganciò la mezza maschera, sotto lo sguardo tempestoso della prigioniera. Cominciò a sudare visibilmente mentre con tutta la delicatezza possibile le liberava la bocca.
Passò la lingua sulle labbra secche « Eccesso di zelo.»disse mormorando in direzione del tenente che sussultò « Ottima qualità in un carceriere. Me ne ricorderò.»
Si diresse verso il fratello mostrando i polsi ancora legati.« Queste non me le togli Zuzu?» chiese sbattendo le palpebre con fare falsamente innocente.
« Non sfidare la fortuna e la mia pazienza.» replicò severo l'altro facendo cenno alle guardie di allontanarsi un poco. Cominciarono a spostarsi lentamente verso il centro del piazzale.
Azula sogghignò.« Per un attimo ho pensato che mi avresti fatto viaggiare completamente immobilizzata.»
« Non volevo trascinarmi dietro un sacco di patate.»
« Ti fidi troppo.»
« Ti sbagli. Faccio semplicemente assegnamento sulla tua intelligenza.»
Stupita si volse nella sua direzione.« Cioè?»
« Qualunque cosa tu abbia in mente, non puoi farla senza il mio aiuto.»
Rimase un lungo istante a studiarlo in silenzio.
« E' vero.» ammise infine.« Ma cosa ti fa pensare che abbia qualcosa in mente.»
« Tu hai sempre qualcosa in mente.»
« Cosa ti fa pensare di potermi fermare.»
Il ragazzo sorrise con sicurezza. « Io non penso. So!»
« Pensare non è mai stato il tuo forte. »
Il giovane scrollò le spalle per nulla offeso. « Nemmeno la modestia è mai stato il tuo.»
Azula fece una smorfia « La modestia è per i perdenti e per gli ipocriti. Io ho solo la giusta stima del mio valore.»
« Qualcuno lo chiamerebbe superbia.»
« Quel qualcuno parlerebbe con invidia.»
« Non hai mai dubbi?»
« Mai. Io sono perfetta.»
Zuko sospirò.« Deve essere bello non avere incertezze.»
Tacque pensieroso.
La giovane lo fissò in tralice.« L'unica incertezza che ho, riguarda questo viaggio. Quando partiamo allora Signore del Fuoco?» chiese ironica spezzando il silenzio.
Intorno a loro diverse navi volanti e mongolfiere sostavano sul piazzale ma nessuna sembrava pronta ad un eventuale decollo.
Il ragazzo si riscosse « Stiamo aspettando qualcuno» fece scrutando attento l'orizzonte.« Eccolo!» esclamò.
Una forma appena emersa ai confini del cielo si stava avvicinando a gran velocità.
Man mano che questa scendeva la giovane, riconobbe la forma animale che veniva loro incontro.
Era la cavalcatura dell'Avatar Aang.
Un cupo presentimento la fece rabbrividire. Ripensò alle ombre della sua immaginazione e si chiese quanto fossero state profetiche.
Per fortuna, nessun dominatore dell'aria pareva presente e questo significava solo una cosa.
« Io non viaggerò su quel coso!» esclamò di botto inorridita.
« Non ti lamentare. » fece in tono sostenuto il ragazzo guardando la discesa del bisonte. « Hai idea di cosa ho dovuto promettere per averlo? »
« Ti prego, risparmiami gli osceni dettagli della tua relazione con l'Avatar.» replicò ella con disgusto. « Non riuscirò mai a capirne la natura.»
Lui la fissò stranito.
« Comunque resta il fatto che è troppo piccolo. »
« In che senso troppo piccolo.»
« Ripeto. E' troppo piccolo. Come potrebbe trasportare il manipolo di guardie che mi dovrebbero impedire di soffocarti nel sonno?»
Il ragazzo la fissò truce « Non è divertente.»
« Si invece. » sorrise bieca. « Dai Zuzu sii sincero non saremo certo soli: manette o meno.»
« Infatti ho preso le mie precauzioni.» ammise indicando la groppa dell'animale.
Una guerriera Kyoshi, dall'aspetto familiare si stava sbracciando dalla sella lanciando grida di giubilo. Continuava a colpire sulla spalla il pilota vestito di blu che stufo del trattamento subito le ruggì addosso qualcosa.
Appa atterrò nel piazzale a pochi passi dai due ragazzi, causando uno spostamento d'aria che sollevò una nuvola di polvere impedendo al giovane di aggiungere altro.
Zuko e Azula si coprirono il volto mentre il bisonte emetteva un poderoso ed umido muggito.
« Ecco hai visto? Siamo arrivati. » sbraitò Sokka visibilmente irritato in direzione della compagna. « E per colpa tua non mi sento più il braccio.»
« Quante storie. E' andato tutto bene no?»
« Non certo per merito tuo. Vedi non mi secca di morire, solo non vorrei esserci quando succede.»
« Quanto sei scemo.»
La guerriera gli fece uno sberleffo, si sporse oltre la sella e, con un agile balzo e due aggraziati volteggi, atterrò di fronte alla coppia ferma ad attenderli.
Ty lee sorrise calorosamente ad entrambi.
Azula era rimasta allibita. « Tu!» L'aggredì colma di astio.« Sei tu che ci accompagnerai?»
Ancora incredula fissava l'ex amica dall'espressione improvvisamente turbata.
« Non glielo avevi detto?» sussurrò questa a Zuko impensierita dalla rabbia della dominatrice. Conosceva bene Azula e sapeva che non le piacevano le sorprese, almeno quando non era lei a farle.
« Non ne ho avuto il tempo.» riconobbe imbarazzato il ragazzo.
« Questo può essere un problema.»
« No. Non lo sarà.» studiò apprensivo la sorella riprendere il solito atteggiamento sprezzante.« Almeno spero.»
Sokka, si avvicinò con passo indolente massaggiandosi il braccio ed esibendosi in uno sbadiglio da primato tale da mettere in mostra l'intero apparato vocale.
« Cosa speri?» chiese stropicciandosi un occhio assonnato.« Quando partiamo?» fu in quel preciso istante che si rese conto della presenza della dominatrice. Sbatté un paio di volte le palpebre confuso e lanciò un urlo.
« Che ci fa la strega qui!» berciò alzando di una ottava la voce.
« Non glielo hai detto?» domandò sgomento Zuko
Ty lee si strinse nelle spalle contrita. « Me ne sono dimenticata.»
Intanto fra gli altri due l'aria aveva già cominciato a crepitare .
« Ma tu non sei il sudicio contadino che viaggiava in compagnia dell'Avatar?»
« Guerriero. Lo vedi il Boomerang?» replicò bellicosamente il ragazzo indicandosi con il pollice.
Azula fece una smorfia di scherno.
« Boomerang?» rintuzzò sardonica.« l'avevo preso per un falcetto.»
« Senti strega. E' da prima dell'alba che volo per essere puntuale e non sono certo venuto qui per farmi insultare.»
« Perché no? Dove vai di solito a farti insultare?»
Zuko s'intromise fra i due prima che lo scambio di battute degenerasse in uno scontro fisico. « Fatela finita voi due. » ordinò perentorio.
« Ma lei...»
« Finita ho detto!» lo zittì l'altro ignorando l'espressione patetica del ragazzo della tribù e la tracotante alterigia della sorella.« Sarà una spedizione probabilmente lunga e dobbiamo sforzarci... parlo soprattutto con te Azula... dobbiamo sforzarci di andare d'accordo.»
« Te lo scordi.» sbuffò la dominatrice« Io non viaggerò in compagnia di una bestia disgustosa e puzzolente... e neanche sul bisonte.»
Zuko si stropicciò la faccia esasperato. Il viaggio doveva ancora cominciare e già si profilava all'orizzonte vento di burrasca. Neanche tanto all'orizzonte.
« Cosa suggeriresti in alternativa?» domandò dando fondo all'ultimo residuo di pazienza.
I denti della ragazza biancheggiarono mentre con un dito indicava l'oggetto alle spalle di Appa.
Zuko si volse ed impallidì.
« Sei pazza?!»
« Così dicono.» ammise l'altra con sufficienza.
« Io non armerò un vascello da guerra volante perché tu possa viaggiare comoda.» berciò attirando l'attenzione dei funzionari e mettendo in allarme gli armigeri presenti sul piazzale.
Azula fece spallucce « Quale problema ci sarebbe.»
« Il problema è che siamo appena usciti da una guerra e non è prudente sobillare gli animi di chicchessia con una provocazione del genere.»
« Quanti scrupoli.» sbuffò infastidita « Allora cosa facciamo?»
« Viaggeremo su Appa.»Ripropose Zuko in tono ostinato e sollevò una mano zittendo ogni ulteriore protesta.« Noi viaggeremo su Appa. Se a te non sta bene puoi tornartene nei tuoi alloggi.»
La dominatrice rimase stupita da tanta determinazione e si morse le labbra studiandolo lungamente.
Scrollò infine le spalle.« Va bene, te lo concedo. » sospirò « una principessa sa quando è il momento di arrendersi con dignità e onore.»
« Non era molto dignitosa e onorevole quando le ha prese da mia sorella l'ultima volta» sussurrò piano Sokka a Ty Lee ma non abbastanza perché l'altra non lo percepisse.
« Cosa hai detto? » sibilò bellicosa puntandogli addosso due occhi di brace.
Sokka spaventato scosse il capo con veemenza « Niente » la rassicurò cominciando a sudare freddo.« Partiamo?» chiese nel tentativo di sviare l'attenzione.
« Manca ancora l'itinerario» intervenne Zuko.« Azula?»
Lei si limitò a sollevare il capo con sufficienza.« Ancora non ci sei arrivato?»
Il ragazzo sembrò sul punto di esplodere. « Avevamo fatto un patto.» mugghiò cambiando colore e virando verso il rosso acceso.
« Calma … calma. Non ho intenzione di romperlo.» poi si volse in direzione del burocrate ancora fermo poco distante a far finta di leggere gli appunti dello scriba al suo fianco.« Tu! Vieni qui.»
ordinò con voce perentoria. Il burocrate si guardò intorno indicandosi perplesso. « Non tu. Inutile parassita. Quello al tuo fianco.»
Il vecchio scriba sbatté gli occhi stupito e timidamente sollevò il braccio.« Io?» soffiò spaventato.
« Si tu!» gli fece cenno di raggiungerla. « Da quanti anni lavori qui?»
L'infelice si guardò intorno costernato.« Almeno vent'anni mia signora.» sussurrò.
« Sempre in questa mansione?»
« Si.»
« Mai stato malato? » l'altro negò con un cenno del capo « Mai preso una vacanza?»
« Vacanza?» ripeté al colmo della confusione.
Zuko capì dove la sorella voleva andare a parare e afferrò il vecchio per le spalle facendolo ruotare fino a trovarselo di fronte.
« Cinque anni fa la signora Ursa dovette partire in tutta fretta per ordine del colonnello Zhao ricordi?»
Lo scriba sentì le gambe diventare di gelatina « Si mio Signore ricordo.» balbettò tutto tremante.« Il Colonnello diede ordine di distruggere tutti i documenti inerenti al viaggio.»
Zuko annuì teso allo spasimo. « Ora come nuovo Signore del Fuoco ti ordino di dirmi tutto ciò che rammenti.»
Il vecchio atterrito cominciò a raccontare.


Vedendo la sagoma del bisonte volante, sparire all'orizzonte Iroh sospirò preoccupato. Sperava in cuor suo che tutto andasse per il meglio ma non s'illudeva troppo. Se Zuko però era abbastanza grande per prendersi la responsabilità di una Nazione lo sarebbe anche stato per affrontare i fantasmi del suo passato e, forse, anche Azula ne avrebbe tratto giovamento.
L'allievo era diventato maestro facendo ricordare ad Iroh che tutti meritano una seconda opportunità.
Il vecchio accomodò meglio la scacchiera sotto un braccio, prese il cesto da picnic e si diresse con passo leggero verso le prigioni.


Le vecchie Loo e Lee entrarono nella stanza di Azula per recuperare le crocchie e le matasse di filo lasciate lì dal giorno prima. Senza la principessa la loro presenza in quel luogo risultava superflua ed erano finalmente libere di tornare ai propri alloggi. Mentre una metteva in una borsa gli attrezzi l'altra lanciava uno sguardo indagatore tutt'intorno per controllare di non aver dimenticato qualcosa. Il suo sguardo si fermò a metà della parete di fronte, batté gli occhi un paio di volte poi li strinse fino a ridurli a due fessure allungando il collo. Sorpresa si volse verso la sorella attirando la sua attenzione ed indicandole il muro: sulla fuliggine che lo incrostava, qualcuno aveva inciso delle lettere grattando con le unghie.
La frase che spiccava in negativo le fece impallidire; si guardarono attonite.
«Che facciamo?» chiese una riprendendo la calma.
«I fatti nostri!» rispose l'altra laconica.
Annuirono concordi, non erano arrivate alla loro veneranda età senza aver imparato qualcosa da quella corte di vipere. Raccolsero in fretta le proprie cose e, dopo aver lanciato un'ultima occhiata alla scritta, uscirono chiudendosi la porta alle spalle.







Note dell'autore.

Vi è un solo giudice dell’onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
E' questo che dice il codice.
Ammettere i propri fallimenti e cercare un nuovo scopo fa tutto parte dell'essere un guerriero samurai; questo non significa agire per il meglio ma vedersi come chiaramente si è.
Azula attraverso le sue allucinazioni affronta i suoi timori e i suoi errori ed ora che è libera e pronta per una nuova caccia.

Devo ammettere che è stato particolarmente difficile scrivere questo capitolo. Normalmente prima di cominciare una pubblicazione ho già la storia completa trovandomi , in tal modo a dover solo correggere o aggiungere poche cose ma, dopo la pubblicazione del primo capitolo, mi sono accorta che mancava qualcosa, che i personaggi sembravano mutilati nelle azioni e poi, grazie a Lance, a Era e anche al racconto di Jattura ho capito cosa o meglio “Chi” mancava: Sokka.
E così sto riscrivendo di sana pianta tutto il racconto, perciò sono spiacente di dover annunciare a tutti i miei “silenziosi” lettori che non potrò garantire una pubblicazione settimanale.
Non temano però: il finale è già scritto e mi premurerò di terminarla.

Grazie ancora per l'attenzione e se vorrete comunicare con me in qualche modo il gradimento di questo mio lavoretto ne sarò lieta.
A presto Donnasole.

  
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