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Autore: TheLoneDarkness    05/07/2017    1 recensioni
Il Sangue di Drago è ormai leggenda, Skyrim non è più quella di un tempo, l'orgoglio nord è sopito ormai, ma non distrutto. Saewen è una ragazza che vive a Solitude, sembrerebbe una comune ragazza, se non presentasse tratti tipici di Aldmeri e Nord. Sebbene la ragazza non sia una nord, trascorre molto tempo a immaginare le storie del passato, ascoltare leggende sul Sangue di Drago e a sembrare una nord. In un clima di tensione tra Impero e Thalmor, ribellioni e il ritorno di alcuni draghi, quale ruolo avrà questa fanciulla? E soprattutto, quale legame ha con Alduin e il Sangue di Drago?
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Si avvicinò di nuovo alla bandiera. Lei era nata trenta anni dopo gli eventi del sangue di drago e della guerra civile, dieci anni dopo la seconda guerra, perciò non aveva mai visto la Skyrim di un tempo, non conosceva le leggende e la cultura di quel paese, che gli Aldmeri avevano messo a tacere. Quello che conosceva, lo sapeva per aver ascoltato alcuni bardi nelle taverne, ma non era certo che quello che raccontavano fosse vero: ormai il sangue di drago era diventato una leggenda e le sue gesta erano state talmente cantate da essere in parte inventate.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alduin, Altri, Vilkas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Ottenere il favore dello jarl - 
 
 
 
 

 
Quando si alzò, Saewen si rese conto che era irrimediabilmente troppo tardi. L’udienza con lo jarl era stata fissata per le ore undici, ma Saewen si era svegliata proprio un quarto d’ora prima dell’evento. Si alzò di scatto dal giaciglio, cercando di non inciampare tra le lenzuola che aveva gettato per terra. Zoppicò fino alla cassettiera, sulla quale era stata posata la colazione (era stata la cameriera a svegliarla). Con una mano, Saewen bevve il tiepido latte di mucca, mentre con l’altra cercava di tirarsi su il vestito. Ne aveva estratto uno a caso dai cassetti, e sperava che fosse almeno decente. In realtà, si rivelò essere un abito rosso scuro, molto semplice, dotato di un’alta cintura marrone che le cingeva il corpo proprio sotto il seno. Saewen lo trovava un poco brutto e anche troppo semplice per i suoi gusti.
Stava per aprire la porta, quando si ricordò che doveva sistemarsi i capelli e il trucco. A Solitude c’era una serva che si occupava di quella mansione. Si riunì i capelli in una treccia e si mise un po’ di cerone senza prestare molta attenzione.
Corse quindi giù dalle scale, facendo un gran trambusto.
Si inchinò velocemente davanti allo jarl e si sedette dove da lui indicato.
"Se in ritardo. Detesto aspettare"
Siddgeir era seduto poco elegantemente sul trono, ma stava assumendo quella che doveva essere una posizione molto comoda. Il suo sguardo annoiato sembrava guardare oltre Saewen, perso in un mondo che solo lui conosceva.
La ragazza sapeva bene come comportarsi in quelle situazioni: doveva solo attendere che Siddgeir prendesse parola, senza dire nulla, senza chiedere niente.
Notò solo allora Kiytald al fianco dello jarl.
Alla fine, Siddgeir si schiarì la voce.
"Sai perché ti abbiamo portata fin qui?"
Ovviamente era una domanda retorica, ma la ragazza doveva comunque rispondere, quindi scrollò la testa.
"Di sicuro ci sono tante cose che non tornano. Ad esempio perché abbiamo voluto comprarti, perché alla fine di questo si tratta? Perché ti hanno venduta? Perché ho finto di interessarmi alle tue orecchie? Credi davvero che io non sapessi nulla?"
Siddgeir si fece servire un bicchiere di vino, che bevve con gusto.
"Pensavi che non sapessi cosa sarebbe accaduto dopo la compravendita? Intendo immediatamente dopo"
Saewen capì a cosa si stesse riferendo: all’incidente col fuoco.
"No", rispose, mesta.
Ma voleva sapere. Ormai aveva capito che tutto ciò che le era capitato, era stato calcolato.
Seguitarono attimi di silenzio: Siddgeir stava probabilmente pensando a come formulare il discorso.
"Ho alcune spie a Solitude. Spie molto abili, una delle quali è addirittura riuscita a infiltrarsi tra la servitù del palazzo. In realtà, ho spie ovunque, tranne nel Rift. A Riften ci sono troppi individui loschi, c’è la gilda dei ladri: i suoi componenti riuscirebbero senza dubbio a riconoscere una spia. Comunque sia, il mio uomo di Solitude è riuscito ad assistere da vicino a molti eventi, compreso una strana gravidanza di Mìrdan prima del matrimonio con Hùldaer "
"Tu sai chi è mio padre!", si lasciò sfuggire Saewen, pentendosi poco dopo di tanta irriverenza.
Siddgeir la guardò bieco, poi continuò a parlare.
"Spiacente, ma no. La mia spia non è addetta al controllo delle camere da letto. Il fatto sarebbe stato di per sé irrilevante, come lo sarebbe stata la strana scelta di non mollarti in un vicolo. Certo, a Mìrdan non è mai importato di quella che la gente chiama reputazione, visto che ha placidamente ammesso di aver avuto una relazione con una persona non di razza aldmera davanti a tutti gli jarl. D’altronde, però il potere di Hùldaer dipende proprio dal suo matrimonio: non dimentichiamoci che a regnare, prima di lui, era il padre di Mìrdan: credo che sia per questo che abbia accettato di sposarla nonostante la tua presenza, che però non gli è mai andata a genio. D’altronde, tu rappresenti per lui molti problemi, ad esempio l’eredità: chi avrebbe dovuto regnare, dopo la sua morte? Tu, o suo figlio? Non dimentichiamoci che Mìrdan è la diretta discendente dello jarl, si chiama così? Dello jarl di Solitude, diciamo. E i thalmor hanno una strana disciplina in fatto di discendenza, che dice che il potere viene trasmesso al primogenito, non importa di chi esso sia figlio. Questo era un problema. Perciò il tuo caro papino ti ha venduto"
Non stava dicendo niente di nuovo. Sapeva di essere nata prima del matrimonio, due anni prima, per l’esattezza. E, ragionandoci, sapeva anche perché Hùldaer strepitava all’idea di toglierla di mezzo.
"Ma questo lo saprai. La mia spia ha seguito da vicino le tue vicissitudine, prima distrattamente, poi con interesse. Ha notato i tuoi poteri, gli incidenti che hai provocato e il tuo interesse per i draghi e per il sangue di drago"
Cosa c’entrava la sua passione per le leggende nord?
"Il potere che detieni è molto grande, anche per un aldmero. Quindi ci siamo chiesti: chi sei tu? Sei legata ai draghi o è solo un’innocua passione? Io esteticamente sembro molto giovane, ma in realtà sono molto vecchio. Conosco il Sangue di drago e so chi ha incontrato, chi ha amato. Abitava qua vicino. La sua casa c’è ancora. Quindi so che manifestazioni come quelle che la spia mi ha descritto, sono state viste l’ultima volta durante le battaglie contro i draghi del Sangue di drago. Inoltre, a volte hai scatenato potenti incantesimi, se così possiamo definirli, tramite l’utilizzo di strane parole che appartengono ad un’altra lingua. Non è vero?"
Saewen annuì.
"Erano parole simili alla lingua dei draghi. Non sono un esperto, ma leggendo i resoconti mi sembravano simili ad alcuni urli che usava il Sangue di drago. Ovviamente potrei sbagliarmi"
Siddgeir si distrasse a mangiare qualche pasticcino.
Quindi la tomba del drago… l’avevano portata appositamente in quel luogo! La avevano fatta irritare da Seorith per vedere se riusciva ad innescare qualcosa in lei. Era tutto programmato! Aveva ragione, allora!
Sangue di drago? Cosa c’entrava il sangue di drago con lei? Ma c’erano ancora molti interrogativi.
"Quindi ho pensato che Draghi e ammazzadraghi fossero affari dei nord, non degli aldmeri. Ecco perché ti ho comprato. Inoltre", Siddgeir lanciò un’occhiata in giro, "Dove c’è un Sangue di drago c’è sempre un drago. Puoi scommetterci. Voglio essere sicuro di essere protetto, in caso di attacco. Ma prima dobbiamo scoprire altre cose su di te. Pensa a quanto potresti esserci utile in guerra, potresti sbaragliare gli eserciti di Solitude, del Rift, di … Siddgeir, imperatore del nord. Aah"
Siddgeir mosse la mano davanti al volto, come per scacciare il pensiero.
"Dobbiamo sapere più su di te", disse, serio, "E se Hùldael sapeva che tu puoi usare un urlo. E perché, in quel caso, ti abbia svenduta"
Saewen rimase allibita. Non sapeva cosa dire. Quelli che lei aveva sempre creduto fossero incantesimi che lanciava in particolari occasioni, erano urli? Quelli che usava il Sangue di Drago? Era quindi legata a lui, in qualche modo?
"Quindi… io potrei essere legata al Sangue di Drago?"
"Può essere"
"Ditemi tutto su di lui, vi prego!"
Si pentì ancora una volta della sua irriverenza, ma l’emozione era troppo grande. Forse Hùldael non sapeva nulla, ma sua madre doveva per forza sapere con chi aveva fatto l’amore. Se era veramente legata a qualcuno che aveva a che fare col Sangue di Drago, perché aveva deciso di venderla? Non la riteneva una minaccia? In fondo, però, sua madre non era mai stata una persona sveglia e intelligente ed era sempre stata succube del marito.
"Mi dispiace, ma non posso. Capisci, devi guadagnarti il mio favore. Non voglio che la cosa mi si riversi contro. Se riuscirai a entrare nelle mie grazie, inizierò a raccontarti quello che so, che purtroppo non è molto, e potrai anche visitare la sua dimora"
Saewen abbassò lo sguardo. Lei voleva sapere tutto e subito! Lei aveva il diritto di conoscere chi era, cosa c’entravano i draghi con lei, perché avesse sentito quel richiamo alla tomba!
Purtroppo, però, non poteva far altro che annuire mestamente.
"Farò tutto quello che volete, così saprò più cose su di lui", disse allo jarl.
"Su di lei, vorrai dire"
Saewen alzò lo sguardo.
"Su di lei?"
"Già. Era una femmina, e aveva un nome alquanto strano"
"Come si chiamava?"
Tutte le canzoni dei bardi che aveva sentito e tutte le leggende che aveva ascoltato parlavano di un Sangue di Drago maschio, dal nome altisonante e originario di Solitude. Invece era una donna dal nome singolare.
"Mi dispiace, ma non posso dirtelo. Ora, Kiytald, accompagna fuori la signorina. Sono stanco"
L’uomo annuì.
Saewen lo seguì di controvoglia.
"Cosa devo fare per guadagnare il favore dello jarl?", chiese, esasperata.
"Svariate cose. Col tempo, se riuscirai a conquistare il suo favore, ti insegneremo anche un paio di trucchetti. Per ora, dovrai solo svolgere qualche mansione"
"Per chi?"
"Per chi ne ha bisogno. Ad esempio, Seorith avrebbe bisogno di una mano per una faccenda"
Saewen stronfiò.
"Puoi imparare molto da lui", osservò Kiytald, "è molto giovane, ma conosce molto bene le arti magiche"
"è lui che rende giovane lo jarl?"
"No. Potrebbe farlo, ma non riuscirebbe a renderlo immortale"
"Siddgeir è immortale?"
"Più o meno. Ma non chiedermi altro. Sono segreti di stato"
 
Kiytald accompagnò Saewen all’uscita est della città. Imboccarono una salita, ma il viaggio durò poco: su un basamento roccioso alla loro destra era stata edificata una torre di pietra, che pareva osservare tutta la città.
 “Una volta qua c’era un ammasso roccioso. Seorith lo ha modificato con la sua magia per poterci costruire la sua torre. Credo sia l’unico mago a non vivere a corte”, le spiegò Kiytald.
Saewen sapeva che non se ne sarebbe andato finché non fosse entrata dentro. Con un sospiro afferrò la maniglia.
“Ahia!”, gridò, scuotendo la mano che si era leggermente arrossata.
“Si chiede il permesso prima di entare”, sentì dire dalla voce di Seorith, che risuonò nell’aria. Kiytald ghignò.
“Fammi entrare! Sei tu che mi hai chiamato!”
“Se tu me lo chiedessi con gentilezza, ti aprirei di sicuro”
Saewen sospirò.
“Posso entrare, per favore?”
“Non è soddisfacente, ma va meglio”
Qualcosa schioccò, poi la porta si aprì.
Saewen entrò con indecisione, poi la porta si richiuse con fracasso alle sue spalle. La serratura si chiuse.
Saewen osservò la stanza circolare, arredata come se fosse una casa. Sulla parte destra c’era un ampio letto e una cassettiera, a sinistra un tavolo e quella che doveva essere una cucina, mentre vicino alle scale che portavano al piano superiore, c’era il catino. Era un arredamento minimalista ed essenziale: Saewen credeva che i maghi prediligessero mobili più raffinati e motivi più bizzarri.
Con esitazione, salì le scale a chiocciola, che la condussero in un’ampia biblioteca. Rimase a bocca aperta. Le pareti erano piene di scaffali colmi di libri. Alcuni erano posati su tavolini, altri volavano per aria. Sarebbe voluta rimanere lì a lungo, ma doveva trovare Seorith. Non aveva mai visto una biblioteca così grande, nemmeno a palazzo: occupava altri due piani della torre.
Trovò Seorith all’ultimo piano, quello che pareva un laboratorio alchemico.
Era accucciato davanti a uno strano tavolo che emanava una luce verde. Al centro della stanza c’erano delle strane luci simili a lucciole che salivano verso l’alto, uscendo da un buco sul soffitto.
 “Non entrare nel Traslatore”, le disse Seorith.
Saewen voleva chiedergli a cosa si riferisse. Forse alludeva alle lucine?
Per essere sicura, lo evitò e raggiunse il mago incappucciato.
 “Perché mi hai chiamata?”
 “Ne avrei fatto a meno. Ma a quanto pare, sei una sorta di tuttofare. Ho bisogno di alcune erbe per una pozione”
Cogliere delle erbe? Lei voleva imparare qualcosa! Glielo riferì.
“ Se vuoi imparare, devi partire dalle basi. Vuoi che ti spieghi come funziona un traslatore? Vuoi che ti insegni i processi degli incantesimi di illusione? Oppure vuoi consigli sull’evocazione? Qual è stata l’ultima creatura che hai evocato?”, la derise Seorith.
Saewen sbuffò.
“ Immagino, poi, che tu non conosca nemmeno le erbe. Penso che sarai inutile anche come raccoglitrice”
“ Ti sbagli. Ti aiuterò a fare qualunque cosa”.
“ Ma davvero?”
“ Devo sapere tutto sul Sangue di Drago, e per farlo devo ottenere la fiducia dello jarl. Lo farò. A qualunque costo”
“ Bene, allora dovrai essere disposta anche a svolgere i lavori più umili. Tanto per iniziare, sistema i libri in biblioteca: vanno ordinai in ordine alfabetico, per autore. Quando avrai finito, ti fornirò di un erbario così potrai raccogliere gli ingredienti che mi servono, e se sarò benevolo, ti spiegherò la loro funzione”
Saewen emise un grugnito come verso d’approvazione. A sistemare, pulire e fare faccende, era abituata. Aveva sperato di essere trattata in modo diverso, almeno a Falkreath, ma a quanto pare si era sbagliata.
   
 
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