Non avessi mai visto il sole
avrei sopportato l'ombra
ma la luce ha aggiunto al mio deserto
una desolazione inaudita.
Emily Dickinson
Lamento della
fiamma spenta - La lettera di Misa
Amore.
Amore mio.
Ho
ricordato, sai? Ho ricordato, alla fine. La mia mente sembrava indignata al
cospetto della valanga di ricordi che aveva ignorato fino ad allora. È sempre
così, in effetti, quando comprendi di esserti lasciato sfuggire, per lungo
tempo, una cosa così importante: il centro. Il centro di qualcosa.
Amore
mio.
Tesoro,
eri la cosa più… sensata che il destino mi avesse affidato.
Il
tuo odore, inspirato con la bocca. Amaro sulla lingua.
Sei
la cosa più… ti amo, cazzo. Ti amo e tu… tu sei…
Ma
aspetta, aspetta. In questa lettera incasinata avrei dovuto pensare a fare un
po’ d’ordine.
Ricominciamo.
Light,
sai cosa ricordo? Il tuo disprezzo di fondo. Tuttavia io ti amo e se tu non
avessi disprezzato quelle gocce di miele e vino rosso che mi concedevi, rare, a
piccole dosi, il mio amore non sarebbe stato completo.
Mi
hai concesso. Hai sopportato. Hai ceduto. Tuo malgrado.
Questo
io lo so, lo capisco. Capisco molte cose, Light.
Capisco
che non mi amavi e che giudicavi la mia emozionalità. Però io ho fatto
esperienza in quest’ambito e posso giurare sul peso di tutte le mie cicatrici
che l’amore non è una cazzo di nuvoletta rosa di zucchero filato. È slancio.
Disperato, omicida, sporco (in modo legittimo), violento, sanguinario. È un
fuoco emotivo che scioglie la carne come cera in gocce pastose e sanguinolente.
È potere, è energia, è luce, è buio.
Questo
potrebbe legittimare, forse, giustificare una simile deprecabile debolezza?
Naturalmente no.
L’amore
non dovrebbe essere compreso: esso brucia in segreto, infiamma nascosto dalle
tenebre.
Mi
hanno detto che sei morto e così quel fuoco che mi assecondava come un
ondeggiare sensuale di due corpi che rispondono l’uno ai movimenti dell’altro,
si è trasformato in un’onda feroce, enorme, che mi ha investita, sovrastata:
per quella spinta la mia testa si è rovesciata all’indietro, i capelli hanno
preso a vorticare. Tutto girava in un buio in cui pioveva sangue.
Fantasticherie,
diresti tu, e avresti ragione, Light. Sì: la descrizione di un inferno nato
dentro. Non un’onda.
Una
cascata, piuttosto.
E
una pressione nella mia testa, spingeva contro le orecchie, come quando si
sbadiglia, ma cento volte più forte, così mi ha resa sorda e cieca, mi ha fatto
abbandonare il mio corpo, in modo tale che non so se le mie labbra si sono spalancate
per gridare, o se hanno grondato saliva in un lamento prolungato. Che schifo,
Light! Uno schifo, cazzo! Sono assuefatta al dolore. I miei occhi non vedono
davvero. È come se fossi incastrata in un po’sto nel mio corpo, un posto… più
interno, ecco. Una grotta in cui tutto rimbomba e i rimbombi privano i suoni di
senso.
Sono
certa che si sia aperta una crepa nella mia mente e forse la mia è follia.
Desidero
morire lasciandomi cadere da un ponte, senza accorgermi dell’aria attorno al
mio corpo.
Sarebbe stato meglio per me non aver conosciuto la luce, almeno non avrei dovuto accettare il buio.
Ti
amo
Misa
Amane