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Autore: Bael    13/06/2009    5 recensioni
Un altro dei miei esercizi di immedesimazione tra un capitolo e l’altro di Prometheus. Per me è stata dura, dato che il pov femminile non è mai stato il mio forte e ho dovuto chiacchierare/intervistare a lungo una mia amica per lavorare sul testo (soprattutto per quanto riguarda l’incipit. Alla fine ha vinto lei). Non mi pronuncio oltre.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Misa Amane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Litanie dal libro gotico

Non avessi mai visto il sole

avrei sopportato l'ombra

ma la luce ha aggiunto al mio deserto

una desolazione inaudita.

 

        Emily Dickinson

 

Lamento della fiamma spenta - La lettera di Misa

 

Amore. Amore mio.

Ho ricordato, sai? Ho ricordato, alla fine. La mia mente sembrava indignata al cospetto della valanga di ricordi che aveva ignorato fino ad allora. È sempre così, in effetti, quando comprendi di esserti lasciato sfuggire, per lungo tempo, una cosa così importante: il centro. Il centro di qualcosa.

Amore mio.

Tesoro, eri la cosa più… sensata che il destino mi avesse affidato.

Il tuo odore, inspirato con la bocca. Amaro sulla lingua.

Sei la cosa più… ti amo, cazzo. Ti amo e tu… tu sei…

Ma aspetta, aspetta. In questa lettera incasinata avrei dovuto pensare a fare un po’ d’ordine.

Ricominciamo.

Light, sai cosa ricordo? Il tuo disprezzo di fondo. Tuttavia io ti amo e se tu non avessi disprezzato quelle gocce di miele e vino rosso che mi concedevi, rare, a piccole dosi, il mio amore non sarebbe stato completo.

Mi hai concesso. Hai sopportato. Hai ceduto. Tuo malgrado.

Questo io lo so, lo capisco. Capisco molte cose, Light.

Capisco che non mi amavi e che giudicavi la mia emozionalità. Però io ho fatto esperienza in quest’ambito e posso giurare sul peso di tutte le mie cicatrici che l’amore non è una cazzo di nuvoletta rosa di zucchero filato. È slancio. Disperato, omicida, sporco (in modo legittimo), violento, sanguinario. È un fuoco emotivo che scioglie la carne come cera in gocce pastose e sanguinolente. È potere, è energia, è luce, è buio.

Questo potrebbe legittimare, forse, giustificare una simile deprecabile debolezza? Naturalmente no.

L’amore non dovrebbe essere compreso: esso brucia in segreto, infiamma nascosto dalle tenebre.

Mi hanno detto che sei morto e così quel fuoco che mi assecondava come un ondeggiare sensuale di due corpi che rispondono l’uno ai movimenti dell’altro, si è trasformato in un’onda feroce, enorme, che mi ha investita, sovrastata: per quella spinta la mia testa si è rovesciata all’indietro, i capelli hanno preso a vorticare. Tutto girava in un buio in cui pioveva sangue.

Fantasticherie, diresti tu, e avresti ragione, Light. Sì: la descrizione di un inferno nato dentro. Non un’onda.

Una cascata, piuttosto.

E una pressione nella mia testa, spingeva contro le orecchie, come quando si sbadiglia, ma cento volte più forte, così mi ha resa sorda e cieca, mi ha fatto abbandonare il mio corpo, in modo tale che non so se le mie labbra si sono spalancate per gridare, o se hanno grondato saliva in un lamento prolungato. Che schifo, Light! Uno schifo, cazzo! Sono assuefatta al dolore. I miei occhi non vedono davvero. È come se fossi incastrata in un po’sto nel mio corpo, un posto… più interno, ecco. Una grotta in cui tutto rimbomba e i rimbombi privano i suoni di senso.

Sono certa che si sia aperta una crepa nella mia mente e forse la mia è follia.

Desidero morire lasciandomi cadere da un ponte, senza accorgermi dell’aria attorno al mio corpo.

Sarebbe stato meglio per me non aver conosciuto la luce, almeno non avrei dovuto accettare il buio.

Ti amo

Misa Amane

  
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