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Autore: Arsax    05/07/2017    2 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 23



Non provai dolore, soltanto tanta sorpresa. Stefan mi guardò esterrefatto e il suo sguardo da guerriero che aveva avuto da quando era diventato mio prigioniero, lasciò spazio alla preoccupazione e al senso di colpa. Sembrava che si fosse appena svegliato da un brutto sogno. Estrasse il paletto, premendo con le mani sulla ferita per cercare di fermare il sangue e un colpo di tosse mi fece sputare altro sangue. Chiusi gli occhi cercando di respirare regolarmente e aspettando il colpo di grazia, che non arrivò mai perché Stefan urlò al suo esercito di ritirarsi.
-Perché ci ritiriamo?- riuscii a sentire in lontananza da Octavian.
-Perché siamo troppo deboli.- rispose secco Stefan.
-Ma...
-Non obiettare e muoviamoci! Ritirata!
Sentii l'esercito dei Lovinescu allontanarsi e le grida di giubilo dei miei eserciti, ma anche delle voci preoccupate attorno a me e aprii gli occhi. Molti dei soldati e il generale Sadoveanu mi stavano fissando preoccupati e quando videro che ero ancora viva, si affrettarono a caricarmi su una barella improvvisata e a portarmi nel castello.
-Chiamate il medico, la principessa è stata ferita!- urlò Sadoveanu, facendosi largo fra i curiosi e la servitù.
Arrivati in camera mia, i soldati mi adagiarono sul letto e zio Wilhelm mi raggiunse. Per poco non urlò vedendomi ricoperta di sangue e con un buco nel petto. Avevo tantissime ferite, lividi su tutto il corpo, lo zigomo sinistro viola, dove Stefan mi aveva dato il ceffone, e il braccio sinistro disarticolato, ma la cosa più preoccupante era il buco nel petto.
-Serena, resisti ti prego. Non mollare.- mi supplicò mio zio, stringendomi una mano.
-Se non sopravvivo, sarai tu il sovrano di entrambi i clan. Avete sentito tutti?- dissi alzando un po' la voce, ma un attacco di tosse mi fece sputare altro sangue.
Tutti i presenti annuirono preoccupati, tranne zio Wilhelm.
-Tu ce la farai, lo so. Non sarò io a regnare, ma tu. Sei stata fantastica sul campo di battaglia, ti ho vista.- mi disse con gli occhi pieni di lacrime.
Arrivò il medico e iniziò a visitarmi. Disse ad una domestica di andare a prendere tanto sangue e tirò un sospiro di sollievo.
-Qualche centimetro più in là e vi avrebbe preso il cuore, ma avete il polmone sinistro forato. Posso mettere dei punti, ma dovrete bere sangue e un miscuglio di erbe che vi preparerò.- disse il medico.
Zio Wilhelm e tutti i presenti tirarono un sospiro di sollievo. Ringraziai qualunque divinità esistente, perché un vampiro poteva essere ucciso solo se decapitato o pugnalato al cuore con un paletto. Ma perché Stefan aveva mancato il mio cuore? Ero convinta che lui fosse il tipo da non sbagliare nemmeno un colpo. Aveva evitato di uccidermi di proposito? La sua mano aveva tentennato?
Tutti i presenti uscirono, tranne zio Wilhelm, che ebbe l'ingrato compito di aiutare il medico mentre mi metteva i punti senza anestesia. Cercai di non gridare, ma era quasi impossibile. Il dolore era troppo forte, soprattutto quando dovettero rimettermi in sede il braccio che Stefan aveva disarticolato.
Quando il medico finì, tremavo come una foglia ed ero sudata fradicia. Il medico dette un sacchetto di pelle a mio zio.
-Qui ci sono due dosi del miscuglio di erbe e domani ve ne farò avere dell'altro. Deve berlo due volte al giorno, mescolato al sangue, e deve bere molto sangue. Nel giro di un paio di settimane la ferita dovrebbe essere chiusa. È stata molto fortunata.- spiegò a mio zio.
Il medico uscì e zio Wilhelm mi fece bere l'intruglio di erbe mescolato al sangue. Dopo che l'ebbi bevuto fino all'ultima goccia, caddi in un sonno profondo e senza sogni.

Mi svegliai il giorno seguente verso tarda mattinata e vidi che zio Wilhelm dormiva su una poltrona accanto al mio letto. Sorrisi a quell'immagine così dolce e mi sentii in colpa per averlo fatto rinchiudere in isolamento, ma sapevo che approvava la mia decisione e non avrebbe serbato rancore. Feci per mettermi a sedere, ma un dolore lancinante al petto mi fece gemere. Zio Wilhelm si svegliò all'istante e venne ad aiutarmi.
-Non devi fare sforzi. Devi stare a riposo per un po' di tempo.- mi disse sistemandomi cuscino e coperte.
-Com'è andata la battaglia?- chiesi, dato che avevo la mente annebbiata e ricordavo ben poco.
-Si sono ritirati. Hanno visto che i loro soldati stavano cadendo come mosche e hanno deciso di limitare le perdite.
In quel momento mi ricordai tutto. La battaglia con Stefan, i suoi sfottò e tutte le ferite che mi aveva inferto. Ricordai anche con chiarezza lo sguardo pieno di sorpresa e senso di colpa che mi aveva riservato quando si era reso conto di ciò che aveva fatto e anche che aveva ordinato alle sue truppe di ritirarsi.
-Ho chiamato i tuoi genitori e sono venuti qui con Erica e Renzo.- continuò zio Wilhelm.
-Hai messo delle guardie a proteggerli?- domandai, già preoccupata al pensiero di due mezzosangue in mezzo a dei vampiri retrogradi.
-Ovviamente. Vuoi che vada a chiamarli?
Annuii e bevvi del sangue, mentre zio Wilhelm andò a chiamarli. Non appena entrarono, mi sommersero di domande riguardanti il mio stato di salute, dicendomi che si erano preoccupati moltissimo.
-La prossima volta che rischi la vita, ti ammazzo con le mie mani.- mi minacciò Erica con gli occhi lucidi.
-E noi l'aiuteremo.- aggiunse mio padre.
-Ora sto bene. Devo stare a letto, bere sangue e sarò...
Un attacco di tosse mi fece sputare del sangue e tutti si allarmarono all'istante.
-Tranquilli, il medico ha detto che è normale che i primi giorni accada. Ha un polmone forato e il braccio sinistro è appena stato rimesso in sede.- li tranquillizzò mio zio.
-Dovete tornare a casa. Qui non siete al sicuro.- dissi loro.
-Anche tu non sei al sicuro, tesoro.- rispose mia madre.
-Io non sono mai al sicuro, mamma. Da quando ho deciso di diventare principessa, sono in costante pericolo. Ad esempio prendi Stefan, lui voleva uccidermi dopo il matrimonio.
-Però mi sembra strano.- iniziò Erica. -Perché mi è sempre sembrato molto protettivo nei tuoi confronti e ti guardava in un modo... Sembrava che sarebbe stato disposto ad uccidere per te e non ad uccidere te.
-E' un bravo attore e ci ha ingannati tutti.
Bussarono alla porta e il generale Sadoveanu entrò nella camera.
-Vedere che vi siete ripresa mi rende immensamente felice, principessa.- mi disse inchinandosi.
-Sono altrettanto felice di vedere che anche voi state bene, a parte qualche lieve ferita.- risposi.
Iniziò a farmi un resoconto della battaglia. Avevamo perso pochissimi soldati e tutti i feriti erano stati curati a dovere, ma mi disse una cosa che mi lasciò stupefatta.
-Stamattina è arrivato un messaggero dal clan Lovinescu e richiede la vostra presenza per una riunione del Consiglio per questa sera. Hanno anche chiesto una tregua di ventiquattro ore per la riunione e per raccogliere i morti.
-Non ci andare.- mi dissero Erica e Renzo insieme.
Riflettei qualche istante. Ero obbligata ad andarci, per discutere su eventuali trattative o trattati di pace. Durante le lezioni di storia e politica con i miei genitori, avevo notato che in tutte le guerre c'era una costante: la riunione di entrambe le fazioni dopo il primo attacco.
-Manda un messaggero al castello Lovinescu. Possono venire a raccogliere i caduti e quando la luna sarà alta, sarò al loro castello.- risposi.
Il generale Sadoveanu si inchinò e si congedò. Renzo ed Erica iniziarono subito a cercare di dissuadermi dall'andare a quella riunione, ma sia i miei genitori che mio zio spiegarono loro che ero obbligata ad andarci.
-Ovviamente non andrò da sola. Ci sarà zio Wilhelm e anche l'intero corpo delle guardie speciali. Non corro alcun rischio, state tranquilli.
-E se dovessero uccidervi tutti?- chiese Erica visibilmente preoccupata.
-Ho un asso nella manica. Se entro dodici ore non torno al castello Vidrean, zio Wilhelm diventerà reggente e sarà lui a condurre la guerra. Se entro una settimana non mi ritrovate, vorrà dire che sono effettivamente morta e allora lo zio sarà il re dei clan Vidrean e Von Ziegler. Sceglierà uno di voi due come suo consigliere.
Tutti sbiancarono, ma dissero che era la scelta più giusta.
-Sarebbe un onore per uno di noi essere scelto come consigliere di tuo zio, ma ciò non accadrà perché tornerai.- affermò deciso Renzo.
Mi ritrovai a sorridere per la loro premura, nonostante quella circostanza tanto seria. Misi tutto per iscritto, con tanto di sigillo reale, sia quello dei Vidrean che dei Von Ziegler, e feci firmare tutti i presenti come testimoni.
-Ce la farai ad andare al castello dei Lovinescu in queste condizioni?- mi chiese zio Wilhelm.
-Sì, queste erbe sono miracolose.
Avevo un brutto presentimento, ma non potevo rifiutare di andare. Sarei parsa come vigliacca ed era ciò che non dovevo apparire, soprattutto in quel momento. Avrei fatto vedere a quel branco di vampiri di che pasta ero fatta.

La sera sellammo i cavalli e ci avviammo al castello dei Lovinescu. Era la scelta più veloce, dato che la pioggia del giorno prima aveva reso il terreno molto accidentato per le macchine. Passammo per il bosco e l'unica luce che ci guidava era quella della luna, che a tratti illuminava il nostro cammino.
Mi ritrovai a pensare a Stefan e alla prima volta che avevamo cavalcato insieme. Ci eravamo divertiti parecchio ed era stato così protettivo e premuroso nei miei confronti. Riuscivo ancora a ricordare il suo odore, forte e deciso, e il modo in cui mi stringeva per infondermi sicurezza e non farmi disarcionare. Scossi la testa violentemente e continuammo a cavalcare senza mai rallentare il passo. Quei giorni erano finiti ed ero diventata una persona completamente diversa.
Arrivammo al castello dei Lovinescu in un batter d'occhio. Ad attenderci c'erano un paio di guardie, che non appena ci videro, si misero sull'attenti. Scendemmo da cavallo e guidati dalle guardie, attraversammo i corridoi del castello. Non c'era alcun rumore ad eccezione quello prodotto dai nostri passi e quando i domestici si trovavano davanti a noi, cambiavano strada con occhi pieni di terrore. Mi avevano riconosciuta, nonostante il cappuccio nero che mi copriva metà del viso, e quegli sguardi di terrore mi fecero molto piacere. In una sola notte, tutti i regni avevano iniziato a chiamarmi "Principessa Guerriera", un po' come "Xena", solo versione vampiro e senza gli dei dell'Olimpo.
Entrammo nella sala delle udienze e il rumoroso vociare che c'era stato fino a quel momento, si interruppe. Si alzarono tutti in piedi e mi guardarono con occhi diversi. Non ero più una ragazzina impacciata che giocava a fare la principessa, io ero una sovrana.
Mi tolsi il cappuccio e mi sedetti al posto che mi spettava, a capotavola, di fronte a Stefan. Era ridotto male, con qualche livido in faccia e una fasciatura sul petto che si intravedeva da sotto la camicia inamidata. Si era vestito elegante, come faceva quando c'erano le riunioni del Consiglio, mentre io avevo la tenuta di battaglia. Anche io avevo qualche fasciatura, ma mi ero tolta quella che reggeva il braccio per non far capire che ero ridotta peggio di come sembravo. I lividi e il labbro spaccato erano ben visibili, ma il mio sguardo fiero e adirato facevano distogliere lo sguardo ad ogni vampiro che osasse incrociarlo col mio.
Tutti si sedettero e notai che tutti i vampiri avevano i paletti davanti a sé, zio Wilhelm compreso, e quasi tutti erano stati utilizzati da poco. Le macchie rosso scuro erano ancora molto accese e l'odore di sangue aveva impregnato la stanza. Era una tradizione che, con una guerra in corso, durante una riunione del Consiglio si posassero i propri paletti sul tavolo. Supposi che anche io dovessi posare le mie armi sul tavolo.
Posai i kindjal, seguiti dai pugnali da lancio, da un coltellaccio da caccia lungo venti centimetri e il paletto, anche il mio usato da poco.
-Vedo che siete venuta armata fino ai denti, principessa, e che avete addirittura un paletto.- mi fece notare Octavian Lovinescu, piuttosto sorpreso di vedere il mio paletto.
Fino a quel momento non c'erano mai state delle donne nobili o di sangue reale munite di paletto e io ero la prima in tutta la storia dei vampiri. Quel semplice pezzo di legno appuntito bastò a far borbottare tutti i presenti.
-La prudenza non è mai troppa.- risposi annoiata, in rumeno. -Possiamo tranquillamente tenere la riunione in rumeno, dato che sono mesi che lo conosco alla perfezione.
Tutti parvero sorpresi da quella rivelazione, ma non si scomposero più di tanto e fecero come avevo suggerito.
-Le vostre guardie devono lasciare la stanza.- disse Lucian.
-Le mie guardie stanno qui finché lo dico io.- ribattei decisa, guardandolo con occhi di fuoco.
Ci guardammo in cagnesco per momenti che parvero interminabili, fino a quando Stefan non prese la parola.
-Lucian, anche noi avremmo fatto lo stesso, se la riunione si fosse tenuta al castello del clan Vidrean. Iniziamo pure la riunione del Consiglio.
-Sono curiosa di sapere perché mi avete fatto venire qui.- dissi incrociando le braccia al petto.
-Perché vogliamo chiedervi di concludere questa guerra.- rispose Stefan. -Troviamo che sia un inutile spreco di tempo e di risorse, sia umane che vampire.
-Inutile dite?- chiesi con un sopracciglio alzato.
-Possiamo tralasciare che mi avete rapito e che avete scatenato una guerra, solo se terrete fede al patto.- rispose lui.
Guardai Stefan negli occhi e scoppiai a ridere di gusto, ma con tanta amarezza. Una risata inquietante che non pensavo di avere. Stava davvero dicendo sul serio?
Tutti i Lovinescu presenti mi guardarono sorpresi, mentre i membri della mia famiglia ridacchiavano sotto i baffi. Non credevano di avere una principessa con gli attributi di titanio.
-Inutile dite? Ora vi spiego brevemente perché non è inutile, usando parole semplici e frasi brevi per facilitarvi la comprensione, d'accordo?- dissi come se stessi parlando con tanti bambini stupidi.
-State per caso cercando di insultare la nostra intelligenza?- ringhiò Lucian.
Mi alzai lentamente in piedi e li guardai uno per uno, con occhi pieni di sfida.
-Allora, voi avete progettato di uccidermi dopo che il patto fosse stato rispettato e state dicendo che questa guerra è inutile? Signori, siete voi che state insultando la mia intelligenza e quella della mia famiglia.
-Non avete le prove e...- farfugliò Lucian, ma lo interruppi con un brusco gesto della mano.
-Voi volete che faccia finire la guerra soltanto perché le mie truppe vi stavano massacrando. Siete stati troppo sicuri di voi fin dall'inizio ed è per questo che non avete preparato a dovere le vostre milizie. Siete stati talmente tanto sicuri di voi stessi da farmi venire a conoscenza del vostro piano direttamente dalla bocca del principe Stefan. Voi volete soltanto il potere e terminare la guerra è solo un modo per salvarvi la pellaccia!- ringhiai a voce alta, talmente alta da farmi venire un attacco di tosse che mi piegò in due.
Mi coprii la bocca col fazzoletto e bloccai le guardie con un cenno della mano, che si stavano già avvicinando per aiutarmi. Mi pulii la bocca dal sangue e ritornai in posizione eretta, continuando a guardarli con occhi di fuoco.
-Desiderate talmente tanto il potere, che avete riorganizzato il Consiglio Vidrean-Lovinescu in un momento di debolezza della famiglia Vidrean, ovvero quando non c'era un vero e proprio sovrano a guidarli. Guardatevi attorno, ci sono solo cinque membri della famiglia Vidrean su quindici membri totali del Consiglio, esclusi me e il principe Stefan. Siete subdoli e il patto non verrà mai rispettato. Non mi farò uccidere come una sciocca.- conclusi minacciosa.
Mi sedetti nuovamente alla sedia e Lucian divenne paonazzo dalla rabbia. Da un momento all'altro sarebbe scoppiato e sarebbe stata per me una gioia ucciderlo.
-Come osi?! Stupida ragazzina che non sei altro! Non hai neanche i canini, quindi non puoi nemmeno essere considerata un vampiro!
Lanciai un pugnale da lancio talmente velocemente che nessuno dei presenti se ne accorse, nemmeno Stefan. Questo andò a conficcarsi nello schienale della sedia di Lucian, lasciandogli una lunga ferita sulla guancia destra.
Tutti i Lovinescu sbiancarono, a parte Stefan che mi parve compiaciuto, mentre i Vidrean ghignavano sotto i baffi.
-Non osare rivolgerti a me in modo così irrispettoso, cane rognoso! La prossima volta non ti mancherò, te lo prometto. Dietro a tutta questa storia ci sei tu, assieme a qualche altro Lovinescu, probabilmente tutti quelli presenti in questa stanza.- risposi aggressivamente, con i canini completamente fuori dalle gengive. -Siete stati voi ad architettare tutto questo e dovete incolpare solo voi stessi se siete nei guai fino al collo e rischiate di ritrovarvi un paletto conficcato nel petto.
Nessuno osò fiatare, allora decisi di prendere di nuovo la parola.
-Abbiamo finito? Allora potete andare.
Ad uno ad uno, tutti i vampiri presenti lasciarono la stanza. Mio zio Wilhelm mi guardò con uno sguardo fiero che diceva "sono orgoglioso di te" e tornò al castello Vidrean senza aspettarmi, come avevamo concordato prima della riunione dato che non doveva correre rischi perché era il prossimo nella linea di successione. Solo Stefan rimase nella stanza, seduto al proprio posto, a guardarmi.
Le mie guardie mi si avvicinarono per assicurarsi che stessi bene.
-Sto bene. Ho bisogno di prendere l'intruglio di erbe.- risposi prendendo una piccola fiaschetta di sangue con le erbe dentro.
-Dovete tenere il braccio a riposo, vi siete sforzata troppo.- disse Oxana, passandomi una benda.
La misi attorno al collo e appoggiai il braccio, tirando un sospiro di sollievo. Nonostante l'intruglio di erbe del dottore e il riposo totale, il braccio mi faceva ancora molto male.
Bevvi tutto d'un fiato e poi mi controllai la fasciatura al petto, notando che si era macchiata di rosso cremisi, segno che la ferita si era riaperta. Storsi il naso e chiusi gli occhi cercando di far passare il dolore.
Sentii le mie guardie irrigidirsi e qualcuno sedersi accanto a me, dove poco prima era seduto zio Wilhelm.
-Mi dispiace.- disse Stefan.
Riaprii gli occhi e lo guardai diffidente.
-Per cosa? Per la ferita o per avermi svelato il vostro piano?
-Per tutto.
Continuai a guardarlo, cercando di capire a che cosa stesse pensando. Avrebbe fatto davvero comodo una visione sensata in quel momento, ma purtroppo non arrivò.
-Che cosa intendi?
-Per averti ferito ieri e per non averti detto prima del piano che avevano in mente i miei parenti. Anche se, dicendotelo prima, avrei solo accelerato le cose. Avevi ragione quando hai avuto la visione: amore e odio sono facilmente confondibili.- rispose guardandomi negli occhi.
Mi prese una mano e le guardie si irrigidirono nuovamente.
-Ti prego di terminare questa guerra. Con te sono sempre stato sincero. Agli inizi, forse ti avrei ucciso senza pensarci due volte, ma conoscendoti ho scoperto che persona meravigliosa sei. Mi hai cambiato, Serena, mi hai fatto vedere le cose sotto una luce diversa e ora non sono più quel vampiro sanguinario e spietato, come il mio cognome suggerisce. Non ti avrei mai distrutto, soprattutto dopo quella notte passata insieme, che è stata la più bella di tutta la mia vita. Mi hanno coinvolto in questo piano stupido solo dopo che mio padre è morto e mi volevano obbligare con la forza ad ucciderti, ecco perché tornavo a casa pesto e sanguinante. Ti chiedo scusa per tutto ciò che ho fatto, anche se non ci sono parole che possano giustificare il mio gesto di ieri. Ero accecato dalla rabbia e dallo sconforto. Avevo iniziato a fidarmi di te al punto di aprirmi completamente a te e mi sono sentito morire quando mi hai detto quelle parole, quando mi hai fatto prigioniero. Ribadisco però che non c'è giustificazione alle mie azioni e non posso far altro che chiederti sinceramente scusa.
Rimasi spiazzata dalle sue parole, ma una parte di me non riusciva a credergli fino in fondo. Ero stata ferita, avevo perso la fiducia in lui che faticosamente si era guadagnato. Non sapevo che fare, soprattutto sotto quello sguardo così sincero e pieno d'amore.
Liberai la mano dalla sua presa e dissi alle guardie di tornare al castello. Mi guardarono sorprese, ma titubanti obbedirono ai miei ordini.
-Come pensi che possa fidarmi di te dopo ciò che è venuto a galla? Ucciderai metà della tua famiglia perché ha pianificato la mia distruzione?- chiesi sarcastica.
-Sì, per te lo farei.- rispose prontamente.
Non potevo sopportare quello sguardo così dolce e implorante. Mi alzai troppo velocemente e la spalla e soprattutto il polmone forato si fecero sentire. Un attacco di tosse mi fece sputare sangue e Stefan mi si avvicinò velocemente.
-Tutto bene?
-Sì, sto bene.- risposi allontanandomi di scatto da lui.
Iniziai a mettere le armi nella cintura e sospirai dandomi della sciocca per l'idea che mi era venuta in mente.
-Ti concedo una settimana di tregua. Ho bisogno di pensare.- dissi trattenendo l'istinto di trafiggermi col paletto da sola.
-D'accordo.- rispose accennando ad un sorriso.
Non resistetti oltre e per poco non corsi fuori dalla stanza. Mi avviai verso l'entrata principale, quando sei guardie mi circondarono. Portai la mano al kindjal quando sentii una risata maligna.
-Vedo che ancora non ti sei fatta furba.- disse Lucian, sorridendo sornione.
-Che cosa vuoi da me?- chiesi guardinga.
-Voglio la tua morte, semplice.
-A parte questo, che mi pareva scontato, che cosa vuoi?
Fece un cenno alle guardie e mi scortarono nei sotterranei, nei quali erano collocate le prigioni. Arrivati lì, mi fece togliere le armi e mi dette uno schiaffo in pieno viso.
-Voglio vederti delirare e morire il più lentamente possibile. Voglio che il potere dei clan Von Ziegler e Vidrean sia incentrato nelle mani dei Lovinescu. Non posso tollerare che una come te diventi la mia regina.
Ad un altro cenno, due guardie mi tennero ferma mentre Lucian iniziò a malmenarmi. Ci mise tutta la foga possibile e immaginabile e ad un certo punto iniziò ad usare un bastone molto lungo, simile ad una lancia. Notai che era molto consumato e supposi che fosse già stato usato più volte, molto probabilmente su Stefan.
Continuò a picchiarmi per un periodo che mi parve interminabile e più provavo a ribellarmi, più mi colpiva con foga e rabbia. In alcuni punti del mio corpo uscì parecchio sangue e non seppi come Lucian riuscì a non rompermi niente. Quando notò la ferita al petto che Stefan mi aveva inferto, iniziò a colpire lì. Non gli detti mai la soddisfazione di sentirmi urlare e gemere di dolore. Quello non potevo proprio farlo.
Le guardie non osavano guardarmi. Probabilmente pensavano che stesse esagerando, ma non osarono emettere un fiato e continuarono a tenermi ferma fino a quando non mi cedettero le ginocchia e caddi a terra. Un attacco di tosse molto violento mi fece sputare un fiotto di sangue e vidi che Lucian mi guardava compiaciuto.
-E' questo ciò che ti meriti, sporca bastarda. Non rovinerai i miei piani così facilmente. Non lascerò che una mezza Vidrean e mezza Von Ziegler diventi la mia regina. I Lovinescu trionferanno e tu non puoi far niente per impedirlo!- ringhiò con cattiveria.
Non immaginavo che mi odiasse in quel modo, ma da qualche tempo avevo capito quando forti potessero essere le emozioni di un vampiro.
-Io non potrò impedirtelo- rantolai, cercando di pulirmi il sangue dalla bocca. -ma così facendo la guerra non finirà.
-Ma avrò un bel riscatto, proprio come hai fatto tu con Stefan.- ringhiò e iniziò a prendermi a calci.
Cercai di ripararmi il viso e la testa, ma servì a ben poco. Per poco non mi ruppe il naso e mi incrinò qualche costa. La spalla che mi era stata disarticolata da Stefan, per poco non uscì nuovamente fuori sede.
-Signore, forse non state...- iniziò una guardia, ma anche questa subì la furia di Lucian e si beccò una sberla in pieno volto.
-Osi difendere quest'essere?! Ti fa pena questa cosa?!- gli domandò prendendomi il viso per mostrarlo alla guardia.
Dato che la guardia non ebbe il coraggio di rispondere e riusciva soltanto a guardarmi con occhi colmi di pena, Lucian continuò.
-Non farti ingannare dal suo bell'aspetto e da questo viso apparentemente innocente. Questa ragazzina è riuscita a riorganizzare due eserciti senza destare sospetti. È riuscita a raggirare i Lovinescu e per la prima volta siamo stati costretti alla ritirata! Questo è il frutto del demonio in persona!- terminò indicandomi.
-Che cosa strana detta da un vampiro, dato che entrambi siamo considerati esseri demoniaci.- risposi con sarcasmo.
Volevo provare a mostrarmi forte e spavalda, nonostante fossi molto spaventata, ma la mia battuta mi costò un manrovescio di Lucian, che mi fece sbattere violentemente la testa al pavimento e annebbiare la vista.
Lucian mi fece buttare in una piccola cella, guardata a vista da una guardia carceraria.
-Un tozzo di pane e una brocca d'acqua al giorno e mi raccomando: il principe Stefan non deve sapere nulla di lei, altrimenti per noi è finita.- disse minaccioso Lucian.
Non era un'idea di Stefan? Lucian era disposto a non rispettare il patto e a continuare la guerra e ciò stava a significare che Stefan mi aveva detto la verità. Mi aveva raccontato un mucchio di verità.
Quant'ero stata stupida!

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Spero di non avervi fatto aspettare troppo per questo capitolo. Le cose si sono rivelate differenti da come credeva la nostra protagonista, ma ora si trova in un brutto guaio. Come andrà a finire?
Grazie mille per aver inserito la storia tra le seguite/preferite e per i commenti che mi avete lasciato. Grazie e spero di rivedervi al prossimo capitolo!
Un bacione.
Arsax <3

 
  
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