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Autore: davide il fan    05/07/2017    0 recensioni
In un regno antico, governato da una dinastia centenaria, un giovane nobile — un secondogenito, una riserva da utilizzare per garantire la continuità della casata — forgiò il proprio destino: attraverso intrighi, bagni di sangue e tradimenti riuscì a scolpire il suo nome nell'etrnità della storia. Questo è ciò che accadde...
[Aggiornamenti: appena pronto, scrivo per diletto] [Il rating potrebbe aumentare, così come i generi][Capitoli: ~20K]
****Leggete il primo capitolo prima di decidere se seguire o meno la storia****
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Aveva appena smesso di nevicare e le strade di Lubij brulicavano di vitalità; nelle terre centrali era un evento raro, spesso intere generazioni vivevano ignorando la magia di quel velo bianco che ricopriva ogni cosa e dolcemente ovattava il mondo. Era sceso almeno un terzo di Stütze - il bastone regio usato come misura unica - in meno di quaranta minuti e la città si era bloccata: mentre i bambini giocavano con quella nuova scoperta gli adulti si davano da fare per sgomberare le strade e i tetti, secondo le raccomandazioni dei più anziani.

             «Temo che faremo tardi, Wil.» Un ragazzo che non dimostrava più di vent’anni rientrò nella carrozza, cercando di pulirsi le scarpe ed il mantello «Che maledetto tempismo questa neve!». I diversi strati di vestiti e pellicce amplificavano la sua possente corporatura, occupando così la quasi totalità dello spazio disponibile. «Neve nelle terre centrali... l’ultima volta è stata cinquanta anni fa» mentre prendeva dalla scodella coi tizzoni una pietra riscaldata per passarla all’amico, Wil cercò di ricordare le vecchie storie che suo nonno raccontava da piccolo a lui e sua sorella. «Il raccolto di quell’anno fu praticamente inesistente, e il grande freddo provocò parecchi danni anche al bestiame...» Cinquant’anni prima l’inverno era arrivato un mese prima del previsto ed era stato particolarmente duro: le colture e gli animali, abituati ad un clima temperato, non avevano resistito e la produzione alimentare era così di colpo drasticamente diminuita; dati i normalmente abbondanti raccolti le riserve erano scarse, non fruttava conservare il grano in attesa di una magra che sembrava solamente un lontano ricordo del passato. Al palesarsi della crisi alimentare tutte le scorte vennero requisite dai proprietari terrieri e dalla alta nobiltà; venendo a mancare il loro principale alimento di sussistenza i contadini si avventarono sul poco bestiame rimasto, finito il quale iniziò l’inevitabile decrescita demografica. Cinque anni di fame, ribellioni e soprattutto morte.

              «Gli anni del Vilipendio.» Confermò con aria irritata l’altro «Da allora quei plebei si sono montati la testa!» Storicamente il popolo e la nobiltà del regno erano sempre stati molto uniti: nella parte bassa della piramide sociale vi era l’antica convinzione che vedeva i nobili come giusti e prescelti in quanto “emissari del Re”; l’influenza religiosa era stata saggiamente sfruttata dai precedenti monarchi per creare un alone di divino intorno ai detentori del potere e giustificare la divisone sociale. «Hanno perso la cieca fiducia nei nostri confronti, Berne» Annuì indifferente Wil. «Sono un costante problema… Le loro idee influenzano pure gli schiavi! Gli schiavi! Adesso devo tenerli sempre d’occhio.» Si lamentò Berne, scuotendo il capo «Questa neve causerà altri problemi…» continuò sbuffando, per poi cambiare completamente atteggiamento «Hehe, decisamente un maledetto tempismo!» la soddisfazione riempiva il volto del nobile.

            «Già, decisamente.» Confermò l’amico. Se la neve fosse scesa uno qualsiasi degli inverni precedente sarebbe stato loro dovere aiutare nella gestione degli affari familiari, ma quell’anno era diverso. «E comunque non saremo solo noi ad essere in ritardo, tranquillo» vedendo il grosso Berne cambiare posizione costantemente nel limitato spazio della carrozza, Wil non poté fare a meno di parlare per rassicurarlo. Quell’armadio era il suo amico di infanzia, Berne Niedenthal, secondogenito dell’omonima casata; passionale quanto grosso, possedeva una preparazione superiore a quella degli altri secondogeniti — una delle poche qualità che li accumunava — ma il suo temperamento spesso gli impediva di sfruttarla al pieno delle sue possibilità. D’altra parte ogni sua azione era intrisa di quella sua stessa inclinazione, generando un particolare carisma che sembrava dirti “ci penso io”. E forse era proprio per questo, unito ad una chioma nocciola scuro ed occhi del medesimo colore, che le figlie delle altre casate gli ronzavano sempre in torno; poco importava se i suoi lineamenti fossero abbastanza comuni o se le mani erano callose, anzi quest’ultime sembravano sposarsi perfettamente con la sua persona. «Noi siamo più vicini all’Accademia rispetto alla sezione meridionale delle terre centrali. In parecchi arriveranno dopo di noi, questo ritardo non poteva essere evitato.»

             Le terre dei Niedenthal e dei Luechenheim, confinanti, iniziavano a circa quattro giorni a cavallo ad Est di Lubij; la Regia Accademia distava poco meno di tre ore a Nord Ovest della città stessa. I possedimenti della Corona, i Regi Domini o al netto dell’etichetta terre centrali, consistevano nella stessa Lubij insieme a diverse altre città, oltre ovviamente alla Regia Capitale. Dieci giorni più a Sud di Lubij si trovava il confine meridionale, mentre procedendo per otto giorni verso Ovest si raggiungevano i confini occidentali. Infine, a soli due giorni di cavallo a nord della Regia Accademia, si trovava il confine Nordico, un limbo di fredde terre e foreste che separava il Regno dalle Lande Barbariche.

   
 
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