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Autore: morpheusthewhite    05/07/2017    0 recensioni
[La la land]
Un finale a modo mio ad un film che ho adorato fino agli ultimi venti minuti. La storia riparte da lì, dando una piega molto diversa alle vicende di Mia e Sebastian.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Mia e Sebastian, seduti sulla panchina ai piedi dell'osservatorio, avevano un solo sguardo; gli occhi di uno erano gli occhi dell'altro, era come se in quel momento tutta la luce e la bellezza di quell'universo fosse nel volto dell'altro.

Lei, senza smuovere la sua attenzione dall'uomo che più di tutti aveva amato nella sua vita e che l'aveva sempre sostenuta nel perseguire i propri sogni di diventare attrice, sussurrò:

"Ti amerò per sempre".

Fievoli e amare gocce di amore sgorgavano dagli occhi di entrambi in quel pomeriggio estivo che sembrava essere il capitolo finale di una storia che era durata sin troppo poco per essere davvero vissuta in tutta la sua pienezza.

"Ti amerò per sempre anch'io". Le parole di Sebastian arrivarono dopo un arco di tempo che sembrava contemporaneamente un'eternità e un istante: quei momenti passavano lentamente per quanto erano tristi ed allo stesso troppo velocemente perché erano gli ultimi.

Era la fine della loro storia?

 

Cinque anni dopo

Mia scese dalla Limousine e rimise piede a Los Angeles, la città che aveva coltivato il suo sogno di diventare attrice, ormai diventato realtà, dopo più di 5 anni; era una persona completamente diversa da allora: adesso era sicura delle proprie capacità, aveva capito che i sogni possono diventare realtà se davvero ci si impegna con tutte le proprie forze e sapeva adesso di non avere più alcuna paura di continuare ad inseguire fino allo sfinimento i propri obiettivi. Nel periodo che aveva trascorso a Parigi aveva conosciuto un ragazzo: David, un uomo gentile, simpatico e dolce, l'uomo che ogni donna vorrebbe, con cui adesso stava insieme e con cui era felice; in quel momento non vi era niente che potesse turbarla.

Quella sera stessa Mia e David decisero di uscire a Los Angeles, a passeggiare e cenare fuori, a passare una serata romantica in due; chiedendo informazioni vennero a conoscenza di un ristorante in cui si recavano gli innamorati in cerca di una serata dolce e passionale.

Quando scese dalla macchina di fronte al "Lovers' dinner" lei sembrò ricordarsi di quel posto, sembrava gli dicessero qualcosa quelle strade poco popolate e fredde di Los Angeles, come se lì si trovasse qualcosa di importante per lei, ma non sapeva dire precisamente di cosa si trattasse; era come se una forza magnetica la volesse trattenere in quel posto per sempre.

Durante la cena uscirono un attimo dal locale perché David voleva fumare una sigaretta e Mia lo seguì; si trovavano nel freddo di una notte autunnale di Los Angeles e lei si lamentava del gelo acido di quella città: sembrava che le sue ossa si stessero raffreddando al che lei decise, attirata anche dalla musica, di entrare in un bar dall'aria familiare che si trovava esattamente di fronte al "Lovers' dinner".

"Ti aspetto qui, non tardare" disse David mentre aspirava le ultime boccate di fumo della sua sigaretta.

Avvicinandosi Mia iniziò a capire che quello che stava ascoltando era jazz, la musica che Sebastian, il ragazzo con cui si era lasciata cinque anni prima, gli aveva fatto conoscere e amare, la stessa musica di cui lui si voleva fare portavoce in un'epoca che stava completamente dimenticando il valore e la magia che si nasconde dietro quelle note in libertà.

Entrata nel locale capì subito cos'erano quelle strane sensazioni che aveva provato appena arrivata in quel vicolo quando fu abbagliata dal un'insegna luminosa con scritto

"Seb's"

il cui accento assomigliava vagamente ad una nota.

Quel posto emanava jazz da tutti i pori: pareti con ritagli di giornali che avevano come soggetti personaggi del calibro di Louis Armstrong, Miles Davis, Duke Ellington e tanti altri, tra strumenti musicali ed uno strano sgabello posto accanto ad una delle tante foto di una band jazz che in quel momento Mia non riconobbe.

Un trombettista sul palco aveva appena finito il suo assolo quando prese la parola un ragazzo con capelli castani un po' lunghi che gli cadevano intorno al viso e degli occhi azzurri che conosceva fin troppo bene: era Sebastian, il quale si accorse subito della sua presenza e che, preso il microfono, rimase per dei lunghi ed interminabili istanti senza parole, sbalordito di quello chi stava vedendo, finché disse con un rivolo di voce:

"Benvenuti da Seb's".

Camminò fino al piano lentamente e si sedette.

Nella sua testa adesso vi era solo l'immagine di Mia ed il ricordo di quello che avevano passato insieme, di quanto si erano amati, di quanto erano stati felici insieme, di quanto gli mancava lei e quei momenti a cui aveva continuato a pensare per quei cinque anni dopo essersi lasciati nella fretta e furia dei preparativi di lei che stava per partire per oltreoceano, in un'avventura che probabilmente avrebbe segnato il loro definitivo addio, l'ultimo saluto a quella persona che era praticamente stata parte di sè per circa un anno, da quando si erano incontrati la vigilia di Natale, quando lui era stato licenziato e lei era stata costretta a tornare a piedi a casa. Invece era lì, ancora una volta, con i suoi capelli rossi che sembravano rame puro, un rame che per lui valeva più di oro perché erano i SUOI capelli, quei capelli nel quale aveva immerso il suo viso, dei quali conosceva a memoria il profumo, insieme a quei grandi occhi che gridavano amore nei suoi confronti attraverso ogni singola cellula...

Le mani di Sebastian si mossero impulsivamente sui tasti del piano ricreando la melodia che aveva accompagnato la loro storia, quella melodia che avevano sentito la prima volta che si sono incontrati quella vigilia di Natale di 6 anni prima.

Lacrime iniziarono a sgorgare dagli occhi di Sebastian, bagnando quelle note di ulteriore sentimento; Mia senza accorgersene aveva il volto solcato da gocce di passione e nostalgia nei confronti di tutto quello.

Scandite le ultime note, il pianista allontanò le mani dalla tastiera e rivolse il suo sguardo verso il pubblico, cercando il viso della donna che amava ancora.

"Mia, si può sapere dove eri finita? Ti aspetto da un pezzo!"

David scosse dolcemente la sua spalla, mentre lei fece appena in tempo ad incrociare lo sguardo di Sebastian per un solo istante, quanto necessario per rimanere definitivamente sconvolta da quello che aveva sentito poco prima, così tanto che uscì dal locale senza dire altro.

Tornati al Lovers' Dinner Mia non riusciva a pensare ad altro che a quello che aveva visto e soprattutto che aveva sentito: si accorse di provare ancora qualcosa per quell'uomo che appena 5 anni prima le aveva rubato il cuore; sapeva che il modo in cui si erano lasciati non era stato un vero capitolo conclusivo della loro storia, o se tale lo era, allora era stato scritto in modo pessimo. David quella sera si accorse che lei era più pensierosa del solito ma aveva addotto al ritorno in una città che le era molto cara il motivo di questi suoi lunghe riflessioni ed istanti di silenzio. Lui invece aveva qualcosa in mente per quella sera, e non voleva per nessun motivo rimandare quello a cui aveva pensato da sin troppo tempo, tanto che, verso fine serata, capì che era giunto il momento.

Frugò nella tasca della giacca fino a trovare una piccola scatolina, che prese; si inginocchiò davanti alla sua amata, la aprì, e l'ormai affermata attrice vide scintillare davanti a sè un anello nella luce soffusa di quel ristorante per innamorati.

David pronunciò le fatidiche parole che aveva in mente da un tempo interminabile:

"Mia, mi vuoi sposare?".

Lei era senza parole. Stava tutto succedendo così in fretta che aveva la testa in un subbuglio totale. Fino a qualche ora fa lei avrebbe detto di voler trascorrere con l'uomo che le era adesso di fronte il resto della sua vita: era un uomo rispettabile, amabile, simpatico e bello. Ma adesso...

Il rivedere Sebastian dopo così tanto tempo le ha fatto venire in mente le parole che aveva pronunciato cinque anni prima seduta con lui ai piedi dell'osservatorio: "Ti amerò per sempre". Inutile negare che appena risentì le note che avevano scandito il loro amore si accorse che quelle parole erano più che vere: una profezia. David era sì un uomo non biasimabile da nessun punto di vista, era l'uomo che sì qualunque donna avrebbe voluto, ma non era l'uomo che lei amava davvero pienamente.

"Io..."

Mia aveva lo sguardo basso, in testa il volto di Seb, nelle orecchie le note di quello che aveva appena sentito.

"...non lo so... mi dispiace... David...

Forse... forse è... è meglio che vada ora..."

disse con un filo di voce mentre una lacrima le scendeva dal volto e cadeva sul parquet di Lovers' Dinner.

Uscita dal ristorante, si recò nell'albergo più vicino che conosceva, con la speranza che fosse ancora aperto. Stava camminando da sola nelle strade di Los Angeles, come la prima volta che aveva sentito suonare Sebastian al pianoforte. Come dimenticare quel momento, nonostante sia passato così tanto tempo...

Trascorse intere ore della notte contorcendosi nel letto e chiedendosi se avesse fatto la scelta giusta. Pensava che forse era stata troppo duro nei confronti di David, che effettivamente era un uomo che gli avrebbe assicurato una vita felice, con cui era rimasto insieme per più di qualche anno ormai, la cui relazione non poteva essere messa in discussione solo perché aveva incontrato Seb; poi rifletteva sulla possibilità che forse anche quest'ultimo sia passato oltre la loro relazione ed abbia trovato un nuovo amore. Tutto questo, insieme al timore di star prendendo una decisione troppo avventata, la convinsero a dirsi che il giorno dopo avrebbe chiamato David per chiedergli di vedersi.

La mattina successiva si recò al teatro poco dopo essere passata velocemente da casa a cambiarsi e prepararsi adeguatamente per le prove che la aspettava prima dello spettacolo che si sarebbe svolto la sera stessa; David non era in casa e decise che gli avrebbe lasciato più tardi un messaggio sulla segreteria telefonica.

Arrivata nel posto che per la prima volta l'aveva vista come attrice solista, riconobbe alcune tra le persone che l'aveva vista fallire quella miserabile sera di più di cinque anni fa, dall'addetto alle luci, che adesso la trattava in modo completamente diverso, all'ufficio biglietteria i quali le offrirono un caffé appena la videro. Tante cose erano cambiate, ma forse una si era solamente rafforzata dentro di lei...

Si stava avvicinando ora di pranzo ed ancora non era nemmeno riuscita ad organizzare la sceneggiatura iniziale; decise che era il momento di prendersi una pausa, ma poco prima di uscire sentì aprirsi la porta che dava sul teatro.

Si voltò verso di essa.

Vide Sebastian in piedi davanti ad essa.

"Ciao" disse lui con un tono di voce molto basso che risuonò grazie all'acustica perfetta della sala.

"Ciao" rispose scosse Mia.

Si stavano guardando negli occhi, entrambi senza parole, entrambi con la mente immersa nel volto dell'altro.

Seb, con il filo di voce che gli era rimasto iniziò a parlare.

"Mia, sono venuto solo per rivederti un'ultima volta, per poter gioire ancora una volta della tua vista che rimarrà sempre un dono per me...

Volevo dirti che è stato davvero bello rivederti, non pensavo sarebbe mai successo. Sono venuto solo a dirti questo; adesso ti lascio ai tuoi preparativi, e scusa l'interruzione.

Addio."

Si allontanò trattenendo a stento le lacrime agli occhi: non voleva farla soffrire ulteriormente perché sapeva bene che se lo avesse visto piangere lei avrebbe pensato che gli aveva fatto male senza che lo meritasse, cosa che effettivamente avvenne cinque anni prima, e, ancora peggio, che lui era innamorato ancora di lei, anche questa nient'altro che pura realtà.

"Seb". La voce di Mia lo scosse. Un sorriso spuntò sul viso di lei, che iniziò a guardare pensierosa in alto come una bambina, portandosi l'indice sulla guancia, formando un leggero affossamento sul suo volto leggermente inclinato verso destra. "Sai cosa mi piacerebbe?" disse tornando a guardarlo "Ascoltare un po' di buon jazz. Per caso sai dove lo suonano?".

La gioia immerse in un istante colui che aveva sognato quel momento. "Ti aspetto stasera da Seb's, ho sentito dire che non è male" le rispose ridendo.

"Vedremo".

Appena lui uscì dal teatro lei era contenta senza però saper effettivamente dire il motivo; o forse lo sapeva bene o lo celava ancora a se stessa.

Adesso non restava che attendere quella sera.

Trascorsero il resto del pomeriggio senza smettere di pensare l'uno all'altra, nonostante infatti fossero occupati, la loro testa non riusciva ad allontanarsi neanche un momento da quel suo pensiero fisso.

Mia, concluso lo spettacolo, uscì dal teatro, e, ricevuti i complimenti da tutti per la sua performance, si recò di corsa ove era attesa.

Appena la vide Seb rimase esterrefatto: era a dir poco stupenda. Indossava un vestito rosso di seta che le arrivava fino al ginocchio formando dei ripieghi arrotondati che gli ricordavano quelli dell'abito che lei stessa indossava la sera che l'aveva accompagnata alla sua auto, il giorno in cui per la prima volta avevano parlato faccia a faccia. Quel vestito poi le saliva sui suoi fianchi stringendoglieli e mettendo in risalto la sua vita stretta. Un rossetto faceva poi risaltare ancora di più il suo sorriso.

"E' qui che suonano jazz? Spero di non rimanere delusa" disse appena arrivata.

"Non lo sarai, ognuno di loro suona con tutto il cuore ogni sera, basta guardarli. Michael sta mettendo tutto il fiato che ha in corpo per quella tromba, Anderson sta letteralmente facendo volare le sue mani su quel piano. Amano quello che stanno facendo."

"Come te".

"...E come te" continuò Seb. "L'ho chiamato come mi avevi detto tu, ricordi?".

"Mi sembra sia accaduto poco fa per quanto è vivido nella mia mente, mi sembra ancora di vederti, con lo sguardo di chi stava per arrendersi. E invece adesso sei qui".

"Potrei dire lo stesso di te, tu avevi completamente rinunciato al tuo sogno, fino a quando ti portai a quell'audizione e lì..."

"Cambiò tutto. Ancora oggi penso che quella telefonata sia stata un dono del cielo per quello che mi ha portato, ha significato veramente rendere realtà il mio sogno, e ti devo ringraziare per essere venuto a casa mia quella sera, forse non l'ho fatto abbastanza".

"Non devi. Io ti ho semplicemente ricordato quello che volevi. Adesso sei felice, questo è importante"

"E tu, Seb? Sei felice? Senti di poter dire che non ti manca niente?".

Rimase un attimo a riflettere e poi rispose un po' malinconico:

"Difficile poter dire di essere felici completamente, la vita è una corsa e nessuno sa quanto bisogna correre prima di raggiungere i propri traguardi"

"Hai trovato l'amore?"

Seb in quel momento fu colpito improvvisamente nel suo punto debole, cosicché inconsciamente corse ai ripari dicendo "Sì".

"E chi è?"

Lui aveva chiara in testa la risposta a questa domanda: era la ragazza che adesso era di fronte a sé.

"Non te lo posso dire, sarebbe gelosa"

"Gelosa? E perché mai? Mi piacerebbe solo sapere chi é, se ti va di dirmelo"

Lui stava riflettendo di dirle davvero quello che aveva in testa in quel momento, la verità e nient'altro che la verità: quello che aveva passato in tutto quel periodo per lei. Capì che quella era l'unica occasione nella sua vita che probabilmente gli si sarebbe presentata per farlo. Una delle cose che aveva imparato quando erano stati insieme era che non bisognava mai smettere di rincorrere i propri sogni; adesso il suo sogno era davanti a lei, non doveva essere rincorso, doveva solo allungare la mano ed afferrarlo e non lasciarlo andare per nessun motivo al mondo.

"Sei tu. Sei tu l'amore che ho sempre cercato. Non ho smesso di amarti per un singolo istante da quando ci siamo lasciati cinque anni fa; non ho dimenticato un solo singolo dettaglio di te, della tua voce, dei tuoi baci, del tuo respiro, del tuo corpo, di quello che indossi, del tuo carattere, della tua voglia di ridere sempre, della tua vitalità inesauribile. Mi ha rubato il cuore, e nessuno potrà mai restituirmelo, tu lo possiederai per sempre. Ogni notte di questo intervallo di tempo che abbiamo trascorso senza vederci io ti ho sognata, ho sognato che tornassi, che fossimo di nuovo una cosa sola.

Mia, ti devo dire la verità: non riesco a vivere senza di te...

Io... voglio passare ogni attimo che mi resta con te...

Hai sempre detto una cosa: mi hai fatto chiedere ogni volta se quello che facevo era davvero quello che volevo, se ero convinto delle mie scelte. Ebbene, adesso che ti ho detto quello che provo per te, so di aver fatto tutto il possibile per raggiungerlo, so di non poter aver alcun rimpianto perché ho messo il cuore mio e la mia anima nelle parole che ti ho appena detto."

Seb aveva parlato senza smuovere minimamente lo sguardo dagli occhi di lei, sembrava completamente stregato da lei, anzi lo era sicuramente; finito di parlare, i suoi occhi erano rossi e lucidi, pronti a scoppiare in un pianto.

Mia allora iniziò a parlare col cuore in gola:

"Come ben potrai immaginare in questi cinque anni sono successe tante cose per me; una di queste è stata conoscere David, il ragazzo che hai visto con me ieri sera. Quello che però non sai è che ieri sera mi ha chiesto di sposarlo"

Una lacrima scese dal volto di Seb, mentre lei riprese a parlare.

"Gli ho risposto che non sapevo che dire, che ci avrei dovuto pensare. Ho lasciato il Lovers' Dinner in quel momento a piedi e non lo vedo da più di ventiquattr'ore ormai; sai, da quando ieri sera ti ho sentito suonare quelle note sono rimasta turbata poiché hanno risvegliato in me qualcosa che avevo dentro da qualche anno.

La verità è che io sto bene con David. Ma non è amore quello che ci lega, o almeno che lega me a lui; sai, io penso che l'amore sia qualcosa di diverso, penso che sia un sentimento che ci fa sentire infinitamente liberi, una e sola cosa con l'altro, ci riempie di vita, un sentimento che ci spinge a fare delle pazzie; amare vuol dire gioire con l'altro e dare tutta la vita per lui sapendo che viceversa farebbe la stessa identica cosa; amare è vivere sorridendo di avere quella persona speciale accanto a sé, quella persona che vuol dire tutto per te.

E' questo che io provo per te: non meno di te io ho il cuore nelle tue mani... e solo adesso io mi sono accorta che io non ti ho mai dimenticato, ho solo nascosto quello che provavo per te, sapendo che non farlo mi avrebbe solo provocato ulteriore dolore. Vederti ha portato alla luce tutto ciò."

I due irruppero in un pianto che sembrava trattenuto dal momento che si erano separati; si abbracciarono e ciascuno sentì l'odore dell'altro che così tanto tempo aveva atteso di poter risentire. Seb era immerso nei capelli di rame di Mia, ormai con la testa in subbuglio per quello che stava succedendo, continuando a chiedersi se quello che stava accadendo di fronte a lui fosse uno dei tanti sogni o finalmente pura realtà. I loro visi uno di fronte all'altro si guardarono negli occhi questa volta da molto più vicino e sorrisero e le loro bocche si intrecciarono in un bacio umido delle lacrime che avevano ricoperto il loro volto, scambiandosi così le gocce testimoni dei loro sentimenti reciproci.

"Non ti lascerò più andare per nessun motivo al mondo"

"Io non farò un passo senza che lo faccia anche tu: cammineremo per mano in capo al mondo".

Era di nuovo insieme.

 

Il giorno dopo Mia chiamò David e gli spiegò quello che aveva dentro di sé.

La sera spostò tutto quello che aveva a casa di Seb.

Quando stavano per andare a letto, lei era tra le braccia di lui, seduta sulle sue gambe e si guardavano nel profondo dell'anima, perché l'unica cosa che per loro contava di tutto l'universo era l'altro.

"Dovrai ripartire per gli spettacoli?" le chiese.

"Veramente ho finito proprio con lo spettacolo di ieri sera questa tournée, adesso prima di ripartire dovremmo preparare il copione per il prossimo e passerà un po' di tempo, amore mio" gli rispose sorridendo e sfiorandolo con le sue labbra sulla fronte.

"Su cosa sarà?"

"I produttori ancora sono in cerca di idee, non ne hanno la più pallida idea a quanto ho inteso"

"Ci ho fatto un sogno"

"Su cosa?"

"Su tutto questo"

"Che hai sognato?"

"Ci eravamo rimessi insieme, proprio come adesso e poi avevamo deciso di... lascia stare, non importa"

"Dai, ora mi dici, o stasera dormi per terra"

"Purché sia vicino a te per me sarà un letto di piume anche una distesa di spine"

"Seb... ti amo..."

"Anch'io ti amo Mia"

"Ma ora mi devi comunque dire che hai sognato, non la passi liscia, anche se dici cose che andrebbero scolpite nella pietra per la loro bellezza"

"E' una follia. Eravamo io e te in un teatro enorme e tutti erano seduti ad ascoltarci"

"Cosa stavamo dicendo?"

"Io ero seduto al piano a suonare, a tratti di sottofondo, a tratti in solo, altre volte ancora facevo da base alla tua stupenda voce"

"Ed io?"

"Tu eri lì. In piedi, davanti a tutti. Al centro del palco. Tutti avevano gli occhi solo su di te"

"Scommetto che invece le orecchie erano per te" disse Mia ridendo e dando un leggero bacio sull'angolo della bocca di Seb. "Ma ancora non ho ben capito quale fosse il mio ruolo"

"Raccontavi la nostra epopea d'amore come nessun'altro sarebbe riuscito a fare. Mettevi il cuore e l'anima in ogni tua parola e chiunque assisteva a quello spettacolo poteva quasi dire di aver vissuto quella storia insieme a noi. Cantavi, e la tua voce soave risuonava all'infinito nell'acustica perfetta di quel teatro e ancora di più nella testa degli spettatori. Poi io mi alzavo e ballavamo, sulle note del nostro amore, ed ogni volta lo facevamo come se fosse la prima, splendida volta che l'abbiamo fatto, sotto quell'adorabile cielo stellato di cinque anni fa"

"Un musical"

"Esattamente"

"Amore mio, questo sogno deve diventare realtà"

"Pensi?"

"Non penso, voglio che lo sia. E' una fiaba quella che mi hai raccontato, troppo bella per non fare di tutto per renderla vera." Mia strinse le proprie braccia attorno al collo di Seb e lo riempì di baci; "domani lo propongo ai miei produttori".

"Nel frattempo..." lui si sdraiò sul letto e si portò lei sopra di sè. Passò le mani tra i suoi capelli di rame e...

 

Erano le 6 di pomeriggio e si stava preparando per andare al suo locale jazz quando sentì la porta del suo appartamento aprirsi. Era Mia.

Si avvicinò a Seb sorridendo con lo sguardo di una bambina che aveva appena combinato qualcosa ma che cercava di nasconderlo senza riuscirci.

"Ciao amore mio. Ehm... hai presente il tuo sogno?"

"Ciao, angelo mio. Che c'é, hanno detto di no?"

"Hanno detto di mettere una telecamera dentro il tuo cervello perché se fai sogni del genere andrebbero ripresi e riprodotti in tutti i cinema del mondo.

Sì, adesso il tuo sogno è realtà"

"Il nostro sogno"

"Il nostro. Avrei voluto essere nella tua testa"

"Sarà come se ci fossi stata. Come si chiamerà?"

"Mi hanno detto di farci venire qualche idea"

"Che ne dici di: "a Mia" ?"

"No, semmai "a Seb" "

"Non se ne parla"

"Fammi pensare... Hmm...

E allora che ne dici di "La La Land" ?"

"Stupendo direi! Ma preferivo "a Mia""

"Dai!"

"No, dopo quello direi che è il migliore che si possa scegliere"

Lei sorrise e si abbracciarono. Avrebbero girato il mondo raccontando a tutti la loro incredibile e meravigliosa storia; tutti avrebbero sofferto e gioito con loro, avrebbero sentito il proprio cuore travolto dalle note di Seb e... In tutto ciò loro sarebbero stati insieme.

 

Un anno dopo circa

Mia e Seb erano sulla panchina affacciata su Los Angeles, da dove si potevano osservare tutte le stelle; lì, dove per la prima volta avevano ballato insieme e sulla cui scena avevano composto "A Lovely night".

"Sai, appena tornato a casa quella sera, io scrissi le parole di "City of Stars". Mi scivolarono dalla bocca ed erano solo per te... ogni singola lettera era l'amore che provavo per te" le disse lui.

"L'ho sempre saputo, dalla prima volta che l'ho ascoltata, bastava incrociare il tuo sguardo mentre la suonavi per capirlo; me lo stavi praticamente urlando con gli occhi."

"Mia, ti devo dire una cosa. Io non mi posso nascondere più. Voglio passare tutto il resto della mia vita con te, stringendoti la mano, voglio che tu sia mia per sempre".

Seb si inginocchiò davanti a lei.

Prese ciò che avrebbe segnato la loro unione fino alla morte, l'anello che aveva così tanto tempo atteso di poter esibire davanti a lei, la quale stava già iniziando a piangere.

Pronunciò nella brezza notturna le fatidiche parole:

"Mia, mi vuoi sposare?"

"Sì, lo voglio. Ti amerò per sempre, e sempre di più, e non ti lascerò mai. Saremo una cosa sola."

"Ti amo più di ogni altra cosa al mondo"

"Ti amo anch'io, e le parole non basteranno mai per dirti quello che veramente provo per te."

Mia si inginocchiò davanti a Seb, prese l'anello e lo mise. Con le mani ciascuno intorno all'altro, guardarono l'immensità dell'amore dell'altro nei suoi occhi e si baciarono.

The end

   
 
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