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Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    06/07/2017    2 recensioni
{ Michael centric | Angel family | Archangels }
Delle tre volte in cui Michael pianse, e dell'unica volta in cui non si asciugò le lacrime.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Lucifero, Michael
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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NdAutriceDue aggiornamenti consecutivi, wow, non mi era mai capitato prima d'ora :3 Ebbene, ecco qui il secondo capitolo. Mi sono accorta di dover precisare una cosa, rileggendo questo capitolo: questa storia è difatti ridondante e tenderà a ribadire gli stessi concetti, perché è una sorta di mantra di Michael. E' tutto introspettivo da Michael e lui per far fronte a ciò che non capisce, per giustificarsi, difendersi, darsi forsa o qualsiasi altra cosa che vi venga in mente, tende a ripetersi da solo le stesse cose, per rimettersi in riga anche. Insomma, l'interpetazione la lascio a voi del motivo per cui lo fa, ma volevo solo precisare che c'è un motivo, che è una cosa voluta e di Michael. E niente, questo. As usual non è il massimo, questo è più corta per più di un motivo, e niente la voi.

Prompt: Delle tre volte in cui Michael pianse, e dell'unica in cui non si asciugò le lacrime. 
Rating: Giallo tendente al verde.
Genere: Introspettivo, Triste, Drammatico

 



 









Spada



Lucifer si era spinto troppo oltre, stava facendo cose terribili. L’amore non era mai stato più pericoloso.
Se una volta il secondo arcangelo amava in modo misurato, dopo aveva cominciato ad esagerare e non faceva che sciocchezze. Aveva corrotto l’umanità ben due volte, in modo indelebile. Per questo Dio decise che doveva essere rinchiuso, e affidò il compito proprio a Michael. Michael, che era l’ultimo intenzionato a farlo tra tutti gli angeli ostili che erano in cielo. Le sue emozioni erano però secondarie, il suo servo arbitrio era al disopra di tutto. Fu per questo che si limitò ad annuire senza dire una parola, neanche il più piccolo accenno ad un semplicissimo “no”. Ignorò l’espressione tradita e supplichevole di Gabriel e sorpassò lui e Raphael, fingendosi sordo ai richiami e a quelle deboli e dolorose proteste da parte della sua Grazia. Avvertiva una sofferenza che non avrebbe dovuto avvertire, si sentiva soffocato, e ciò non andava bene. Non era stato creato per soffrire, ma per obbedire. Eppure, nonostante ci avesse provato, non riusciva proprio a metterla in secondo piano come avrebbe dovuto.
La Gabbia era orrenda e non poteva sopportare l’idea che Lucifer dovesse rimanere proprio lì. Con tutta la meraviglia che era attorno, perché proprio in quel posto arido e inospitale?
Lucifer evidentemente doveva averla pensata alla stessa maniera, perché la prima cosa che aveva fatto era stato pregare Michael di non farlo, pregare Michael di cambiare idea, e insisteva sul fatto che Michael avrebbe rinunciato al piano divino, se lo avesse amato davvero.
E Michael voleva gridare, voleva gridare che lo amava, anche se non sembrava vero. Voleva urlare e chiedere il suo perdono ma Michael non era stato creato per amare, Michael era stato creato per obbedire e basta.
La lotta era stata furiosa, eppure Michael sentiva che di tutti quei momenti, l’unico ad avere significato era stato quando giunsero ai piedi della Gabbia. Lucifer combatteva come meglio poteva, come Michael gli aveva insegnato, e la sua astuzia gli rendeva le cose difficili. Ma con Dio dalla sua parte, semplicemente Michael non poteva perdere.
L’apertura della Gabbia sul terreno si stagliava minacciosa sotto di loro. Michael, brandendo la spada, con le forze rimanenti spinse Lucifer e si alzò in volo. Prima di cadere però Lucifer arpionò le sue ali con le unghie del tramite e Michael gridò, sentendo suo fratello strappargli le piume e lacerargli le carni. Lo spinse via, o almeno ci provò, ma Lucifer rimaneva attaccato a lui, le ali ancora troppo danneggiate per volare.
C’era furia nei suoi occhi, quelli veri, mentre guardava Michael, persino la sua Grazia era ostile alla sua. E Michael stava male, perché la Grazia di Lucifer non gli era mai stata ostile prima d’ora.
Le unghie del tramite di Lucifer affondarono ancor più nelle sue ali, facendolo gemere, e Michael con un affondo della spada trafisse la spalla del fratello.
Ci fu silenzio per un momento come la testa del secondo arcangelo ricadde sulla sua spalla per il dolore, nonostante il rumoroso risucchio dell’apertura della Gabbia. Poi Lucifer lo guardò, il viso rigato dalle lacrime.
“Mi hai tradito” mormorò, la voce rotta, e Michael poteva sentire il cuore in frantumi dal tono usato. Fu un sussurro strozzato e ferito la frase che venne dopo, forse la peggior pugnalata che il viceré del cielo avesse mai ricevuto: “Io ti amavo”
E Michael non sapeva quando anche lui cominciò a piangere, ma lo vide quando una delle sue lacrime luccicò alla luce del sole e cadde proprio sul viso di Lucifer.
“Io ti amo” Michael ammise, la sua mano a slacciare lentamente le dita di Lucifer dalle sue ali. “ma anche tu hai tradito me.”
Lucifer lasciò che accadesse passivamente, perché entrambi sapevano che non c’era molto altro da fare. Non disse nulla, solo lo guardò, quell’espressione tradita e addolorata, un dolore pari a quello che Michael sentiva. E Lucifer cadde. Cadde nella Gabbia. Il buco si richiuse, con il rumore dei seicentosessantasei sigilli che si chiudevano a rimbombargli nelle orecchie.
Michael rimase immobile. Dalle sue ali gocciolava sangue, dai suoi occhi sgorgavano lacrime. Prese un respiro, inutilmente, dato che era un arcangelo, e poi le asciugò. Strinse forte con la mano l’elsa della spada, simbolo del suo tradimento oltre che dell’enorme potenza di Dio. Si chiese se avrebbe mai dimenticato quello sguardo, le sue parole o il tempo passato che Lucifer aveva usato contro il suo presente – perché ti amavo non era al presente come ti amo, implicava che non provava più nulla per lui. Probabilmente no. Probabilmente non avrebbe mai smesso neanche di fargli male con il tempo.
Tornò in cielo come se niente fosse, ignorando ancora le lacrime di Gabriel. In poco tempo aveva perso due cose che amava: il bosco e Lucifer.
Come già detto, Michael non era fatto per amare. Non sapeva farlo bene, non sapeva dedicarsi, Michael era fatto solo per obbedire. E per un momento, desiderò essere come Raphael: freddo, senza emozioni, un devoto come tanti altri. La cosa che più lo lasciava crucciato era il comportamento di tutto il Paradiso in proposito.
Lucifer, o meglio l’Avversario, aveva insegnato a tutti ad amare, aveva insegnato a lui ad amare, eppure gli stessi tutti, a parte Gabriel, sembravano riuscire ad odiarlo così facilmente... Fino a poco tempo fa Lucifer era la Stella del mattino, l’angelo più amato ed ammirato, il preferito di Dio. Era davvero bastato così poco per renderlo il Diavolo? Per odiarlo con così tanta veemenza? Per temerlo? Michael non capiva. Soprattutto non capiva come si potesse temere proprio Lucifer. Lui non aveva mai avuto paura di lui, non ne aveva mai avuto motivo. Forse era per questo che oltre a Gabriel era l’unico a non festeggiare, l’unico a non sorridere. Forse per questo era l’unico oltre a Gabriel a soffrirne davvero, sofferenza che non doveva provare per definizione. Voleva essere in grado di disprezzare Lucifer come tutti, sarebbe stato più semplice, ma non ci riusciva. E il pensiero che un giorno avrebbe dovuto ucciderlo lo angosciava, gli faceva venire voglia di scagliare via con la rabbia la spada che gli era sempre stata fedele.
Lui lo amava ancora. 



 
  
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