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Autore: not_clivford    06/07/2017    0 recensioni
STORIA INTERROTTA
Scende la pioggia su Miami, bagnando tutto ciò su cui si posa.
Scende la pioggia su Miami, creando pozzanghere nelle quali ci saltano i bambini e facendo diventare il terreno fangoso.
Scende la pioggia su Miami, bagnando le persone prese alla sprovvista che, senza ombrello, corrono alla ricerca di un rifugio.
Scende la pioggia su Miami, bagnando una giovane coppia che ha appena litigato, portando via, insieme al vento, le parole urlate e le lacrime versate.
Scende la pioggia su Miami e un'altra storia d'amore ha inizio, nata dal nulla, nata da un gesto casuale che ne farà parte fino alla fine di essa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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La routine giornaliera di Alexis, dopo essersi confidata con Thomas, iniziava ad essere sempre la stessa, stancante e ripetitiva. Si fermava tutti i pomeriggi della settimana a scuola, passava un'ora e mezza a lezione con il professor Brown, poi aveva mezz'ora di pausa, ed infine gli allenamenti di pallavolo il lunedì, il mercoledì e il giovedì, e quelli di pallamano il martedì, il mercoledì e il venerdì. Tutte quelle attività stavano sfiancando Alexis, ma non era una ragazza che si arrendeva facilmente. L'unico problema erano i compiti che le venivano assegnati, ma non li aveva mai fatti, quindi in realtà non aveva di che lamentarsi.
«Lexis!»
La voce di Thomas attirò l'attenzione della rossa che, sbadigliando, rispose al saluto dell'amico.
«Non stai lavorando un po' troppo? Durante le ore di matematica sei sempre lì per addormentarti...»
«Prima dormivo durante le ore di matematica. »
La risposta di Alexis lasciò un po' di stucco il ragazzo che, però, si riscosse subito ricordandosi quello che voleva dirle.
«Tra poco ci sarà l'esibizione per la festa del ringraziamento e dobbiamo ancora sistemare il nostro brano,» iniziò Thomas seguendo la compagna verso l'uscita della scuola «quindi, non so, quando sei libera possiamo vederci e ultimarlo»
I due si misero d'accordo in pochi minuti e poi andarono in direzioni opposte, senza troppi ripensamenti. In realtà Alexis ne ebbe uno, ma non riuscì a fermare Thomas che era già corso via sfuggendo dalla sua vista. Non ne fece un dramma la ragazza: si limitò a fare spallucce e a pensare che gli avrebbe fatto quella domanda il giorno seguente; intanto giorno più o giorno meno per lei non faceva differenza.
Fece una visita veloce a Dylan - che stava ancora flirtando con Chrystal anziché lavorare - giusto per rubargli un panino o qualcosa da mettere sotto i denti, e poi ritornò alla velocità della luce nell'Istituto, su per le scale, per assistere alla lezione di teoria musicale. Quella era l'ora di lezione che più odiava - dopo matematica, si intende - perché lei non si era mai preoccupata più di tanto quando suonava un brano. Sapeva le note presenti in un pentagramma, sapeva come suonarle, sapeva come suonare gli accordi di base e questo le bastava; di certo non si sarebbe mai messa a pensare a quali accordi formavano una canzone jazz. Sbuffò per l'ennesima volta, mentre Brown cercava di spiegare a un ragazzo del primo anno come trovare la tonalità di un brano, fissando poi con sguardo malinconico la sua chitarra che, protetta dalla custodia nera, sembrava non aspettare altro che venir suonata.
Una volta terminata anche la scarsa mezz'ora di pratica, Alexis sfrecciò alla velocità della luce giù per le scale, correndo per il corridoio, fino a quando non si scontrò contro il petto di Michael. Questi fece per aiutarla, ma lei si alzò da terra prima ancora che il ragazzo potesse anche solo formulare una domanda. Lo salutò velocemente, schiocchiandogli un sonoro bacio sulla guancia, per poi cercare di andarsene.
Peccato solo che Michael avesse i riflessi pronti e riuscì ad afferrare la manica della felpa della ragazza, evitandole di sfrecciare ancora via.
«Ehy Flash, frena un momento!» disse facendole fare una piroetta per farla voltare verso di sé «Va tutto bene? Continui a correre da una parte all'altra della scuola come una pazza. E poi non ci siamo neanche salutati stamattina»
Alexis non riusciva ancora a fare i conti con quello sguardo lascivo, né con l'imbarazzo che la coglieva ogni volta che le sue labbra assaporavano quelle del ragazzo. Fu un bacio lento, delicato, senza troppe preteste. I denti di Michael mordicchiarono quasi impercettibilmente il labbro inferiore di Alexis che appoggiò con prudenza la sua mano sul petto del ragazzo. Solo una manciata di centimetri vedeva Michael vincere in altezza, e ciò dava un po' fastidio alla rossa che aveva sempre desiderato qualcuno con cui scambiare un bacio a fior di labbra in punta di piedi, per poi poter appoggiare la testa sulla sua spalla o sul suo petto, in corrispondenza del cuore. Purtroppo per lei però, suo padre sfiorava i due metri di altezza e sua madre superava di poco il metro e settantacinque, quindi non avrebbe avuto alcuna possibilità di nascere bassa.
Scacciando quegli inutili pensieri, Alexis aprì lentamente gli occhi mentre, quasi con la stessa calma allontanava le proprie labbra da quelle dell'amato.
«Ora mi dici dove stavi andando, con tutta quella fretta?» chiese il ragazzo standole vicino.
«Ho gli allenamenti di pallavolo e se non sono lì dieci minuti prima dell'inizio il capitano mi uccide»
Una breve risata roca lasciò le labbra di Michael che bramavano ancora il contatto con quelle di Alexis.
«Allora mi sa che devo proprio lasciarti andare...»
Si distanziarono i due, ma quando lui vide la ragazza voltargli le spalle non poté resistere all'impulso di afferrare ancora una volta il suo braccio per farla voltare un'ultima volta verso di sé, e con slancio la baciò velocemente, prima di lasciarla dirigersi verso gli spogliatoi.
Il rosso tinteggiava le guance di Alexis, e quella sensazione di imbarazzo non sembrava volersene andare nemmeno una volta giunta al suo armadietto. Dopo essersi cambiata con calma, abbandonando per un attimo la fretta giornaliera, si diresse in palestra dove quasi tutte le sue compagne di squadra stavano iniziando a scaldarsi, mentre altre chiacchieravano del più e del meno.
«Ehi Alex!»
La ragazza si voltò verso Amethyst, l'esca della squadra, che l'aveva appena salutata e le rispose sorridente.
«Ciao Amy! Oggi non sei in ritardo, eh?»
«Non parlarmene...» le rispose l'altra «...mi fanno ancora male gli addominali da ieri!»
Le due risero mentre andavano a scaldarsi, iniziando a fare alcuni giri del campo.
Il loro allenatore aveva deciso, sotto richiesta del capitano, di lasciare loro una mezz'ora di tempo all'inizio di ogni allenamento per dare loro la possibilità di fare piccoli allenamenti individuali per trovare in ognuna di loro una specifica "arma" che, col passare del tempo, avrebbero potuto far diventare letale. Il coach, in questo modo, si limitava ad osservare le ragazze e la responsabilità ricadeva sul capitano, che non tollerava alcun tipo di distrazione. Un palla per poco non finì in faccia ad Alexis, seguita da una carrellata di scuse da parte di Clary che aveva appena provato, fallendo, a fare una float in salto.
«Sei in forma oggi?» chiese Amethyst una volta finito il riscaldamento.
«Oggi riusciremo a fare la nuova veloce, ne sono certa.»
Ciò detto Alexis si posizionò sotto rete, Amy prese una palla e andò in fondo al campo, preparandosi a schiacciare. Lanciò il pallone alto, verso la testa dell'alzatrice, prese la rincorsa e saltò. Peccato solo che l'alzata la superò di poco e non riuscì a schiacciare.
Alexis fece schiocchiare la lingua sul palato, seccata di non essere riuscita a servire il centrale; poi, senza dire niente, si rimise sotto rete mentre l'amica si riposizionava in fondo al campo, e aspettò che le arrivasse ancora il pallone per alzarlo. Alla fine della mezz'ora, delle quasi trenta giocate che avevano provato, la metà scarsa riuscì, e ciò abbassò un poco il loro morale, ma non le scoraggiò.
Finto l'allenamento Alexis prese le sue cose e uscì dalla palestra, dirigendosi verso il suo motorino, ma lungo il tragitto venne fermata, ancora, da Michael che quel giorno sembrava incredibilmente felice di vederla. Le rubò un lungo bacio che la lasciò senza fiato, prendendola un po' di sorpresa, a dire il vero, ma poi si staccò subito come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa.
«Scusami, non ci ho pensato, ma sono sudato da fare schifo, magari ti dà fastidio»
Una leggera risata sfuggì dalle rosee labbra di Alexis, che si avvicinò a Michael abbracciandolo, ignorando la sua constatazione.
«Non preoccuparti, sono sudata anch'io... »
Il ragazzo allontanò un poco la sua fidanzata, giusto per riuscire a guardarla negli occhi e a perdersi in essi mentre le parlava.
«Stasera vieni a cena da me?»
«Non posso, mio padre ha bisogno di qualcuno a casa per non impazzire.» rispose la pallavolista «E poi devo studiare matematica per domani, non ne ho ancora avuto il tempo...»
Per un attimo Michael si rabbuiò, e Alexis un po' si sentì in colpa, ma il ragazzo non si arrendeva facilmente.
«Allora giovedì» disse accarezzandole il volto «O magari venerdì. Ti porto a cena da qualche parte. In uno di quei posti dove fanno suonare band e cantanti emergenti.»
E no, lei non seppe dirgli di no, anche se diede la colpa allo sguardo supplichevole del suo fidanzato. E sì, probabilmente si sarebbe pentita della sua scelta dato che avrebbe dovuto chiedere a suo padre altri soldi, ma in fondo, molto in fondo, voleva meritarsi anche lei quei piccoli attimi di felicità.

 
~~~

HEY EVERYBODY!

Mega ritardooooooooo
Ma vabbè, ormai è di routine.
Anyway, questo capitolo mi stava venendo lungo il doppio, infatti ho dovuto "spezzarlo" e ho tagliato alcune parti, per questo ci ho messo un po' a pubblicarlo.
Sì, insomma, la vita di Alexis è un po' una merda, ma ha un fidanzato e questo le basta (per ora).
Mi sono accorta di aver fatto un errore enorme nella scelta del nome della scuola, perciò ho dovuto cambiarla. Dovrei aver sistemato anche i capitoli precedenti, se dovessi aver dimenticato qualcosa lo sistemerò quando revisionerò la storia, ma se notate qualche "anomalia", il vostro aiuto sarà ben accetto.
Non mi perdo in chiacchiere anche perché sono quasi le due di notte e mi sto addormentando, quindi probabilmente questo capitolo fa schifo, ma ce ne faremo una ragione.
See ya!
   
 
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