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Autore: SuperG    07/07/2017    0 recensioni
Come reagireste se la vostra famiglia vi fosse stata portata via?
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Maria, una ragazza appena diplomata alla scuola alberghiera, trovò lavoro come cameriera in un’osteria vicina al suo piccolo paese.
Era un locale piccolo e vecchio, ma la cucina era buona e i clienti non mancavano. La sala principale aveva diverse fotografie appese alle pareti che ritraevano un uomo paffuto dall’aria gioviale vestito con un’uniforme da cuoco. Maria apprese che il suo nome era Angelo ed era il precedente cuoco del ristorante.
Durante un giorno di lavoro come molti altri la giovane si recò in cantina per procurarsi delle bottiglie di alcolici, ma si trovò davanti a due porte di cui una era sbarrata con grosse assi di legno.
Perplessa aprì l’altra, che si rivelò quella giusta, prese e se ne andò.
A fine giornata domandò spiegazioni a una collega che però le disse che non era affare suo sapere cosa ci fosse dietro la porta blindata, raccomandandole poi di non trattenersi sul posto di lavoro fino a tardi.
Allibita, Maria cominciò a riflettere e giunse alla conclusione che il mistero avesse a che fare con qualcosa di illegale. Si ripromise che avrebbe scoperto cosa si celava in quella stanza dall’entrata proibita.
Una sera, finito il suo turno, uscì dal locale aspettando che tutti i clienti e il personale fossero andati via, poi rientrò da una finestra e si diresse verso la famigerata porta.
Dopo molti tentativi riuscì a forzarla, ma non appena l’aprì vide una testa mostruosa con due occhi bovini che la fissavano. Gettò un grido, ma si accorse che era solo una testa di toro appesa al soffitto piena di grumi di sangue rappreso.
La ragazza, schifata, diresse il fascio di luce della torcia all’interno e quasi vomitò dal disgusto. Davanti ai suoi occhi si parava un macabro spettacolo: una carcassa di maiale in decomposizione con gli occhi cavati stava sul pavimento, altre teste di mucche e montoni erano sospese nell’aria con corde, sugli scaffali campeggiavano orecchie di lepre e occhi che potevano essere tranquillamente umani.
Maria urlò con quanto fiato aveva in gola, corse su per le scale ma ad un certo punto si fermò, paralizzata dal terrore. Alle sue urla se ne erano aggiunte altre, disumane e fortissime, urla da incubo accompagnate da una miriade di versi animaleschi.
Maria non seppe come aveva fatto ad uscire da quel maledetto posto e a recarsi alla centrale di polizia più vicina, ma quando una poliziotta si sedette accanto a lei offrendole un bicchiere di acqua si sentì di confessare ciò che era successo.
Terminato il racconto, l’agente le parlo: “Ah, mi ricordo di quell’osteria. Quando c’era Angelo ci si divertiva sempre tantissimo. Era una persona molto aperta e allegra che viveva per il suo lavoro. Era sposato e aveva anche un bambino, Emilio. Purtroppo sua moglie morì di cancro e il figlioletto venne rapito e ucciso. Angelo impazzì di dolore e si chiuse a chiave dentro la vecchia cantina. Prima che riuscissimo a ricoverarlo si sentivano le sue grida nella sala. È morto in manicomio qualche anno fa”
Poi si rivolse a Maria: “Ascoltami cara, forse questa sera hai bevuto qualche bicchierino di troppo, ora vai a casa e fatti una bella dormita. Per questa volta chiuderò un occhio”
Maria seguì il consiglio, ma il giorno dopo si licenziò e prenotò una visita da uno psichiatra. La poliziotta le aveva assicurato che la cantina era stata ripulita, eppure lei era sicura di aver visto quegli orrori. Mentre si recava dallo specialista pensò alla crudeltà dei rapitori di Emilio e alle sofferenze che Angelo doveva aver patito. Forse la sua anima era ancora inquieta.
   
 
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