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Autore: lallipumbaa    07/07/2017    0 recensioni
Los Angeles, City of Angels. "Galeotto fu quel matrimonio" così scriveva Dante... più o meno. (Dante, perdonami)
Indovinello. Cos'hanno in comune una paleontologa e un batterista? Nulla. Se non Jared Leto in questo particolare caso, che messosi in testa il fatto di essere il cupido della situazione, farà entrare in contatto due persone e due mondi apparentemente inconciliabili.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

“Maybe I'm amazed at the way you're with me all the time/Maybe I'm afraid of the way I leave you/Maybe I'm amazed at the way you help me sing my song/Right me when I'm wrong/Maybe I'm amazed at the way I really need you”

“WEMBLEY!” urlò Jared al microfono. La folla urlò di rimando.
Erano passati sette anni da quel 20 settembre. Sette anni di gioie, sette anni di successi, sette anni impegnativi.
Shannon si allontanò dalla batteria, avvicinandosi al fratello.
Savannah li guardava come sempre dalle quinte. Era riuscita a lasciare il museo in mano ai suoi sottoposti per una settimana lasciando tutte le direttive possibili. Si fidava di loro, ma obiettivamente erano ancora giovani.
Li guardò sorridente: i Leto avevano venduto l’anima al diavolo. Nonostante avessero già superato i cinquant’anni non dimostravano un giorno in più di allora. Forse qualche linea d’espressione in più, ma l’aspetto e lo spirito erano uguali. Aveva 13 anni di differenza con Shannon e 12 con Jared, ma sembrava che gli anni per loro fossero decisamente meno.
La folla urlò nel vederli vicino. Tomo si avvicinò ad entrambi, per lui il tempo era passato come per un normale essere umano, ma era rimasto il solito orsacchiotto disagiato innamorato perso di Vicki.
Emma, di fianco a lei, le sorrise. “Mi sa che ci siamo.” Prese in mano il cellulare e fece partire la registrazione.
“Bene! Noi siamo quasi alla fine, ma ho una piccola storia da raccontarvi.” Disse Shannon prendendo il microfono in mano. Non prendeva mai il microfono, il frontman era comunque Jared, ma in quel momento toccava a lui parlare.
“Ci sono due bambini di nome Gareth e Evie Leto-”
“Hanno il tuo stesso cognome!” esclamò fintamente sconvolto Jared.
“Tutte coincidenze!” rise per continuare “Rispettivamente di 4 anni e mezzo e 3 anni e mezzo… che qualche mese fa insieme sono arrivati in sala prove convintissimi e mi hanno detto “Papà, vogliamo imparare a suonare!”…” e si fermò per creare suspance mentre la folla si scioglieva. “Immaginate quanto mi hanno fatto felice. Bene. Hanno provato un po’ di strumenti e nonostante tutto quello che potessi pensare, Evie è una batterista talmente brava che farà impallidire il mio ricordo quando sarò un vecchio decrepito e Gareth ha una mano fantastica con la chitarra. Molto più bravo dei suoi zii qui presenti.” Finì indicando Jared e Tomo che facevano finta di piangere appoggiandosi alle spalle di Shannon. “Dopo mesi di lezioni, immaginate Savannah quanto sia felice di avere due batteristi in casa, qualche settimana fa ho chiesto loro se se la sentissero di esibirsi. Mi hanno risposto di sì. Gli ho chiesto che canzone volessero suonare. Mi hanno risposto Ironman dei Black Sabbath, visto che è una delle canzoni preferite della loro mamma. Gli ho chiesto se le la sentissero di farlo davanti ad una folla di migliaia di persone a Wembley. Mi hanno risposto sì.”
La folla urlò estasiata.
Shannon si girò verso le quinte e fece segno alla donna di entrare sul palco.
Savannah salutò sorridente l’intero stadio, mentre urla di acclamazione si levavano dall’intero stadio.
Oltre a lei, altri due piccoli ospiti. In braccio portava la piccolina e per mano teneva il figlio maggiore. I geni predominanti in entrambi erano totalmente Leto. Gli occhi dal taglio felino, lo sguardo da furbi. Entrambi avevano i capelli biondi, ma in Gareth cominciavano già a diventare biondo scuro: sembrava la copia sputata di suo padre quando aveva la sua età.
Non appena Evie vide il padre protese le braccia verso di lui, sorridendo felice, schioccandogli un grosso bacio sulla guancia, abbracciandogli la testa non appena la prese in braccio. Evie era così. Dannatamente coccolona e innamorata persa di suo padre.
La donna si avvicinò al compagno sorridendo, mentre lui la tirava a sé mettendole una mano sulla schiena, baciandola.
Lo amava. Dio se lo amava. Sette anni e mezzo di pura follia… e tutto per merito di Jared.
Il periodo da convivenza in due era durato poco… e da tre ancora meno.
Era un Natale quando avevano fatto il primo annuncio.

***

 “Savannah, no. Mi rifiuto categoricamente di mettermi quella roba.” Decretò Shannon incrociando le braccia, fortificando il suo diniego.
“Sei una persona noiosa. Ho sbagliato fratello sotto questi aspetti.” Brontolò lei alzando gli occhi al cielo.
“Fossi stato mio fratello l’avrei messo, ma ti avrei fatto un cortese gesto dell’ombrello alla proposta.”
“Non che non ti sia venuto un mezzo colpo apoplettico quando te l’ho detto, potevi anche dirmi di no!” gli rispose sistemando i vestiti bene nella valigia. “E poi t’avessi chiesto di vestirti da Principessa Leia al Comicon! È un maglione natalizio.”
“Bè, volessi tu vestirti da Principessa Leia al Comicon ti ci accompagnerei molto volentieri!” le disse sorridendo malizioso, squadrandola da capo a piedi mentre se la immaginava vestita come nelle scene con Jabba. “Oh, sì.”

“Certo, e tu ti vestiresti da Han Solo o da Jabba?” gli chiese ridendo, avvicinandosi per un bacio. “Ah, no, qualche mese ancora e da Jabba mi ci vesto io.”
“Sappi che non te lo dovrei dare anche solo per il pensiero che hai avuto.” Le rispose con tono piatto, prima di darle un veloce bacio sulle labbra.
“Forza, culo pesante, muoviti che abbiamo un aereo da prendere!” gli rispose tirandogli una pacca sul sedere prima di uscire fischiettando dalla stanza.
Shannon alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa, posando poi gli occhi su una foto incorniciata sulla cassettiera.
Risaliva al matrimonio di Emma.
Gliel’aveva data come copia digitale e loro l’avevano sviluppata. Era la loro prima foto insieme. Erano seduti sulla panca in pietra vicino alla colonna riscaldante. Lui la guardava col suo solito sorriso sghembo e lei gli restituiva un sorriso sarcastico. Era una foto che li rappresentava appieno, nonostante al tempo in cui era stata scattata l’idea di stare insieme per entrambi era qualcosa di totalmente folle.

Erano passati due anni e tre mesi dal concerto a Salt Lake City.
Nel frattempo i Mars avevano trascorso parecchio tempo in Europa per un tour e stavano lavorando come pazzi sul nuovo album che avrebbero dovuto finire di incidere da lì a poco tempo.
Da quel concerto e da quella foto pubblicata da Shannon oramai erano ovunque. I paparazzi li beccavano ad ogni uscita di ristorante, quando capitava che erano in giro per Los Angeles. Una volta la seguirono quasi fino a casa. Ad un certo punto lei aveva accostato ad un bar, aveva preso un caffè freddo e lo aveva portato al paparazzo che l’aveva seguita, parlando con lui del più e del meno, chiedendogli gentilmente alla fine di lasciarla stare, perché capiva il fatto di essere seguita quando era col suo ragazzo, ma ora stava che andando a casa sua, le sembrava che la cosa stesse sfuggendo di mano e avrebbe voluto che la smettesse di seguirla.
La gentilezza l’aveva ripagata facendole guadagnare un po’ più di privacy.

Le fan di Shannon oramai ci avevano messo una pietra sopra. Nonostante tutte le previsioni che sui giornali di gossip prospettavano una relazione breve, viste le abitudini del batterista, oramai andavano avanti da parecchio.
Non poteva sicuramente piacere a tutti, aveva ricevuto qualche insulto o lieve minaccia sui social, ma a molti nella famiglia degli Echelon piaceva. Dopo il concerto di Salt Lake City alla casella postale dei Mars erano arrivati dei piccoli regali di compleanno e delle lettere con tante parole affettuose da parte loro, cosa che la fece sentire ancora di più a casa. Chiese a Jared se nel futuro video su VyRT poteva ringraziare ogni Echelon da parte sua, ma un giorno al MarsLab durante una di quelle dirette la tirò nell’inquadratura, facendola ringraziare direttamente di tutto l’affetto ricevuto.

Scese portandosi il bagaglio a mano, trovandola sul divano col corgi, Yaki, che l’ascoltava attento mentre suonava una melodia alla chitarra acustica.
“Ehy, ti stai allenando per diventare un’incantatrice di corgi?” le chiese prendendo in braccio il non-più-cucciolo bianco e rosso che, ad un anno  era ormai arrivato alle sue massime dimensioni. “No, stavo solo aspettando che vostra maestà muovesse le terga. Siamo in tempo, ma sai che ho sempre ansia prima di andare in aeroporto.”
Avevano deciso di adottare un cucciolo nello stesso momento in cui Shannon le aveva proposto di trasferirsi da lui.
Quando lo avevano detto a Constance, della convivenza, non del cane, per poco non cantò l’halleluja. Che lei poi si innamorò follemente del nipote canino era un’altra faccenda.
La ragazza ripose bene la chitarra e si avvicinò a dare un bacio sul naso al compagno, ritrovandosi un bacio canino sul mento. “Sì, coccoliamo anche te, gelosone!”

L’auto chiamata per il trasporto li aspettava fuori. Caricarono le valigie nel baule, convinsero il cucciolone ad entrare nel trasportino e salirono sulla vettura diretti in aeroporto.

Dopo 5 ore e quaranta minuti di volo dall’aeroporto di Los Angeles, California, a quello di Anchorage, Alaska, Savannah e Shannon misero il naso fuori nel freddo dicembrino.
“Ti giuro, ogni volta che veniamo in Alaska ci penso sempre. La prima volta che ti ho visto, tutto ho pensato tranne che fossi cresciuta giocando con gli alci!” le disse circondandole il collo col braccio, tirandola a sé.
“Smettila di prendermi per il culo, che tu giocavi con gli alligatori, Mr. Louisiana!” gli rispose con una sonora pernacchia.
“Ehy!! Piccioncini!! Siamo qui!!” si sentirono chiamare da due voci maschili.
Savannah sorrise raggiante inquadrando gli armadi a due ante che erano i suoi due fratelli maggiori. Gemelli. Josh e Jared. Si avvicinarono a loro che abbracciarono per prima la sorella, stritolandola, per poi salutare Shannon, col quale avevano preso confidenza già dalla prima volta che erano volati a Los Angeles per andare a trovare la sorella.

“Allora, non l’hai ancora sbattuta fuori di casa?” gli disse Josh abbracciandolo.
“No, per il momento non ci siamo ancora uccisi a vicenda!” rispose dandogli una pacca sulla schiena.
“Pronto a passare il Natale con l’intera famiglia Jones?” lo punzecchiò Jared, ripetendo l’abbraccio.
“Ragazzi, non terrorizzatemelo, per favore.” Disse Savannah liberando il cagnolino che aveva iniziato a guaire.
Jared si distrasse immediatamente, prendendo in braccio il corgi, iniziando a coccolarlo “Eccoti qui, nipote peloso! Mi sei mancato tantissimo! E adesso non vedrai più i tuoi genitori fino a quando non ripartono perché io ti rapisco.” gli disse ricevendo un bacio canino su bocca e naso.
“Proprio come il tuo omonimo. Sei veramente un cretino.” Decretò Savannah incrociando le braccia facendo ridere Shannon e Josh.
Caricarono tutto nella jeep e si diressero quasi fuori città, in una zona piena di ville.
“Sta nevicando tantissimo! Non sono più abituata a vedere così tanta neve!” commentò Savannah guardando fuori dal finestrino.

“Visto a non tornare spesso a casa? Ti sei Californizzata!” rispose Josh, attento alla strada.
Si fermarono davanti ad una villa in stile vittoriano su due piani, le colonne bianche davanti all’entrata, una corona natalizia e tante luci che illuminavano le finestre.
Savannah suonò il campanello, aspettando qualche secondo. Si sentì abbaiare da dentro casa. Yaki rispose.
“Sav, ma entra in casa…” le dissero i gemelli, prospettando l’imminente futuro.
“No. Mi deve venire ad aprire papà!” decretò abbassando la cerniera del giubbotto.
Shannon rimase a guardare la scena non capendo.

Pochi secondi dopo venne ad aprire un uomo sul metro e 80, capelli grigi e barba lunga curata con un maglione che decretava MERRY. Savannah si aprì il giaccone mostrando lo stesso maglione ma con la scritta XMAS. “Buon Natale patatina!!!” esclamò l’uomo strizzando in un abbraccio killer la ragazza che ricambiò con affetto.
“Buon Natale pa’!”

Da dentro casa si sentì abbaiare nuovamente e pochi secondi dopo un’immensa cucciolona di tre anni di Alaskan Malamute le corse incontro, alzandosi su due zampe, “abbracciando” la sua amica umana che non vedeva da tanto tempo. “Zelda!!” esclamò il padre di Savanna, desolato.
“Lascia stare papà! Io e questa cagnolona abbiamo tante coccole in arretrato!” gli disse stropicciandole amorevolmente le orecchie e il pelo sulla testa. “Non è vero cucciolona bella della zia?”
“Entrate!! Entrate!!” disse facendo strada, per poi fermarsi davanti a Shannon. Lo squadrò per qualche secondo. Si era fatto crescere i capelli abbastanza da riuscire a legarli in un codino, la barba era leggermente più lunga del solito. Indossava stivali, jeans scuri un po’ larghi il cappotto pesante e da sotto sbucava il cappuccio di una felpa. Per rendersi un filo meno rockstar aveva deciso di indossare gli occhiali da vista.
“Devi vedere la batteria. L’ho aggiornata dall’ultima volta che siete stati qui.” Gli sussurrò senza farsi sentire dalla figlia che era presa a tenere a bada Zelda mentre entrava in cucina.
“Dopo durante la cena se vuoi scappare sono dei tuoi!” gli rispose con lo stesso tono cospiratorio.
“Oh! E’ bello avere qualcuno che mi capisce!” esclamò contento portandolo in cucina, dove il resto della famiglia era radunata. Due donne, di cui una più in là con gli anni erano ai fornelli, e Savannah le abbracciava contemporaneamente. Quando si girarono gli sorrisero.
La signora anziana, una vecchietta dal sorriso parecchio sveglio e un maglione natalizio con scritto Y’ALL gli andò incontro. “Sei ancora più bello dell’ultima volta! Chiamala scema mia nipote! La fai diventare matta, di’ la verità!”
“NONNA!!!” esclamò sconvolta Savannah mentre i gemelli se la ridevano della grossa.
“Più che altro è lei che fa impazzire me, signora!” le rispose sfoderando il suo sorriso da KO.
“Ooooh, che bella cosa!” rispose schioccandogli un bacio sulle guance.

“Mamma, lascia stare Shannon… hai una settimana per metterlo sotto torchio!” la rimproverò Robert, mentre la moglie gli si avvicinava per salutare il nuovo arrivato.
“Siamo contenti di averti qui quest’anno, caro!”
“Grazie per avermi invitato, davvero!” le rispose rispondendo all’abbraccio. Assomigliava molto a Savannah, ma aveva capelli più scuri. Probabilmente il biondo l’aveva preso dal padre.
La ragazza lo prese sotto braccio, allontanandosi dalla cucina. “Bene, noi portiamo su i bagagli! Ci vediamo dopo! E non traumatizzatemi il cane. Parlo con voi J e JJ! Ci penso io a far avvicinare Zelda e Yaki!”
Quando si allontanarono abbastanza dalla cucina si sentì la voce della nonna “Divertitevi mi raccomando!!”
“NONNA!!!!” esclamò ancora più sconvolta la nipote, facendo ridere tutti gli altri presenti in casa, compreso Shannon.

Entrarono nella sua vecchia stanza, trovando tutto com’era sempre stato. Solo il letto negli anni era cambiato, diventando negli anni un letto matrimoniale.
“Scusami, non ti ho preparato abbastanza… nella mia famiglia sono tutti fuori di melone.” Disse mettendosi una mano in faccia dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.
“Sav, la tua famiglia è stupenda. Da piccolo avrei pagato tutto l’oro del mondo per avere una famiglia così.” Le disse prendendola per le spalle. “E tua nonna che ci ha detto di divertirci è stata la ciliegina sulla torta!” finì ridendo.
“E sei in questa casa da soli venti minuti! Preparati che stasera alla cena della vigilia ci sarà altra gente!” gli disse prima di allungarsi verso di lui per dargli un bacio. “Senti… che ne dici di seguire il consiglio di mia nonna?” gli propose alzando e abbassando le sopracciglia.
“Potrebbe essere un’idea, ma ci prenderebbero per il culo a vita. E cosa penserebbe tuo padre di me che appena metto piede in casa sua gli trombo la figlia?”

“Mh. Giusto. Hai ragione. Ci pensiamo dopo!”

Arrivò sera e arrivarono altri parenti. Zii, i nonni dalla parte di sua madre, cugini e cugine (che appena videro Shannon si bloccarono in adorazione), la fidanzata di Josh e il compagno di Jared.
I due cani alla fine avevano fatto amicizia dopo un inizio leggermente burrascoso. Alla fine il cucciolo aveva capito che era la più grande a comandare, e la più grande aveva sviluppato in poche ore un istinto materno nei confronti del cucciolo, coccolandolo e giocando con lui.
Ad un certo punto, Savannah prese da parte la madre. “Mamma, mi sono persa Shannon. E cosa ancora più preoccupante mi sono persa pure papà e Sam.”
“Io proverei a vedere al piano di sotto tesoro, sono settimane che non parla d’altro.” Le consigliò la donna.
“Immaginavo.” Rispose la figlia con tono piatto.
Andò alla porta che portava al piano interrato e scese le scale. Una parte del piano era dedicato a dispensa e cantina, mentre l’altra parte era tutto completamente chiuso. Appoggiò un orecchio e sentì dei suoni attutiti provenire dalla stanza. Alzò gli occhi al cielo trattenendo una risata e aprì la porta.

Si trovò davanti il padre, che sapientemente suonava la sua Gibson, Sam, ossia il fidanzato di Jared, che suonava il basso e Shannon oramai in canottiera, che suonava con un immenso sorriso sul viso seduto alla batteria.
Chiuse la porta dietro di sé, rimanendo a guardarli silenziosamente. Erano davvero un bel quadretto.
Dopo una trentina di secondi si accorsero di lei e si fermarono.
“Savannah. Io adoro il tuo fidanzato!!” esclamò Robert felice ed esaltato, mentre si avvicinava alla figlia per prenderla per le spalle “Non azzardarti a fartelo scappare. Un altro batterista così dove lo trovo?”
“Papà.” Voleva nascondersi sotto metri di terra. Da dietro la batteria l’uomo in questione se la ghignava. Si nascose il viso tra le mani.

“Ora che ho sistemato la batteria dovevamo provarla!! E’ ancora meglio delle altre volte!”
“Papà!”
“Dimmi!”
“Sembri un adolescente esaltato.” Gli rispose ridendo.
Da adolescente esaltato che era non le diede retta. “Forza. Prendi la tua chitarra, ci serve una voce e voglio che ti aggiungi anche te!”
Shannon si unì al coro. “Dai Sav! Abbiamo già suonato insieme un paio di volte! Tanto qui non ci sente nessuno!!” le disse facendo roteare le bacchette.
Li guardò tutti. Sam aveva unito le mani in preghiera e la guardava con occhi da cucciolotto.
“E va bene!! Ma deve essere accordata! Non la suono da un po’!”

“Vai tranquilla. La suono e la accordo periodicamente io!” esclamò il padre correndo a prendere dal sostegno il suo regalo di laurea: una Paul Reed Smith Maple Top Singlecut Archtop.
“Tesoro, a questo giro te la porti a casa. Io non ho intenzione di tenermela qui!”
“Lo so, ma è sempre stata qui!” gli disse sistemandola. Andò ad attaccare il cavo all’amplificatore vicino e provò il paio di accordi che componevano il riff di Ironman dei Black Sabbath, liberando il magnifico suono della chitarra.“Ciao bimba mia!” la salutò materna.

Shannon allungò l’occhio. “Sav, tu hai una PRS e non la vuoi portare a casa?! E’ una chitarra spettacolare. Io qui non la lascio. Rob, vai tranquillo. A questo giro la imbarchiamo al ritorno!”
“Almeno qualcuno mi da retta!” commentò l’uomo sistemandosi la tracolla della chitarra sulle spalle.
Savannah guardò Shannon, sorridendo. “Toxicity?”
“Oh sì!” rispose lui sorridendole sghembo.
“Papà? Sam?”
“Per noi va benissimo!” risposero in coro.
Sistemò il microfono e prendendo il ritmo, iniziò a suonare.

Mezzanotte arrivò in un lampo.
Telefonarono a Costance e a Jared, facendo una videochiamata, così da riuscire anche a vederli.
Rispose la madre, facendo comparire il suo bel viso sorridente.
“Ciao Shan!! Buon Natale tesoro!!”
“Ciao mamma, buon Natale anche a te!” le rispose “C’è qui anche Savannah!”
“Ciao Constance!” la salutò lei entrando nell’inquadratura.
“Ciao tesoro!!” ricambiò la donna. “Allora, come sta andando ad Anchorage? Nevica?”
“Ah, fuori c’è bufera!” rispose Savannah facendo spallucce. Shannon non se n’era nemmeno accorto. “Davvero?!”
“Certo!! Non senti?” gli disse indicando un punto della stanza a caso. L’uomo tese l’orecchio e sentì il vento della bufera e il silenzio della neve.
“Domani mattina ti sotterro in giardino.” Le disse sorridente.
“Ehy, ti ricordo che sei nel mio territorio!” gli ricordò con un sorriso malefico.
“Ah!! Bro! Al ritorno portiamo a casa la PRS di Savannah!”
“Figo! Me la fai suonare?” le chiese Jared impostando lo sguardo da cucciolotto.
“Scordatelo! Le tue chitarre sono off limits? Stessa cosa per la mia bimba! Prima che me la travi!” gli rispose facendogli una linguaccia e facendo ridere Constance “Come sta il mio nipote peloso?”
“È di là che gioca con Zelda! Yaki è grande come la sua testa, ma sono bellissimi! Aspetta! Ti mando qualche foto! Come va ad LA?” le chiese prendendo il cellulare, cercando la foto da inviarle.
“Qui tutto a posto! Quest’anno ho cucinato di meno visto che mio figlio la fogna è con te in Alaska!”
“No, ma grazie mamma!” sbottò il maggiore facendo ridere tutti.
Constance rise nuovamente quando vide la foto inviata. “Mio nipote è un figo!”
Quando si calmarono Shannon disse “Mamma, Jay, avete aperto il nostro regalo?”
“Non ancora! Lo apriamo ora?” rispose la madre, il pacchettino in mano.
Savannah guardò Shannon, prima di annuire. “Sì!”
La donna si inforcò gli occhiali mentre il figlio minore commentava “Certo che siete dei taccagni. Un regalo da dividere.”
Constance nel frattempo era rimasta di pietra. Aveva sciolto il nastro e aperto la scatolina.
“Oddio…” disse con tono strozzato aggrappandosi al braccio del figlio.
“Mamma tutto- oh porca puttana.”
Nella scatolina, appoggiata su un cartoncino mezzo rosa e mezzo azzurro, era appoggiata una foto quadrata in bianco e nero. Precisamente un’ecografia.
“Non mi state prendendo in giro, vero?” chiese Costance, la mano davanti alla bocca, il magone in arrivo e gli occhi rossi.
Dall’altra parte dello schermo li videro scuotere la testa.
Jared si era ammutolito.
“E’… è… da quanto?” chiese la madre, voce tremante e mano che con delicatezza sollevava la foto.
“E’ quasi al quarto. Abbiamo aspettato a dirlo solo perché Savannah non è stata bene, ma ora sembra tutto sistemato.” Rispose Shannon, evidentemente emozionato.
“Bro… diventerai padre…” commentò Jared, ritrovando le parole dopo un paio di minuti di silenzio.
“Già!”
“E tu avrai un nipote o una nipote da viziare tremendamente.” Gli disse Savannah sorridendo.
Jared chiuse gli occhi e si immaginò con una bellissima bimba di tre anni in braccio. Sorrise. “Oh, non vedo l’ora di poterlo fare!”
“E FINALMENTE DIVENTERO’ NONNA!!!!!!” esclamò Constance alzando le braccia al cielo per la gioia per poi stringere in un abbraccio killer il figlio minore che appoggiò il telefono sul letto e iniziò a saltellare abbracciato alla madre, facendo ridere i due dall’altra parte del monitor.
“Voi due, brutti pezzi di merda, sbrigatevi a tornare che facciamo una festa per rivelarlo all’intera crew!! Organizzo tutto io!! Sappi che dovrete pagarla per aver tenuto il segreto per voi così a lungo!!” li minacciò Jared, gli occhi lucidi di felicità.
“Jay, sei già entrato in versione zio impazzito?” lo prese in giro Savannah.
“Da morire!!! Inizierò a prenderle peluches, bambole, ovviamente piccole chitarre, batterie, dovrò crearle un fondo per l’università…” iniziò a contare sulle dita di una mano.
“Per te è già una bambina?” rise Shannon per poi bloccarsi e andare in panico “Col cavolo. DEVE essere un maschio. Se è una bambina la rinchiudo in convento oppure le faccio il lavaggio del cervello e le dico che l’unico uomo di cui può fidarsi è il suo papà e che gli altri sono tutti brutti e cattivi!”
“Disse quello che fino a due anni e mezzo fa se ne trombava una diversa quasi ogni sera.” Tossicchiò Savannah a bassa voce.
“Cosa?” chiese l’uomo spalancando gli occhi.
“Nulla!!” esclamò schioccandogli un bacio sull’orecchio.

Gareth era nato un paio di settimane prima del termine ai primi di maggio. Poi, verso fine settembre dello stesso anno, si erano accorti che Evie era già con loro da quasi un paio di mesi.

***

Savannah prese in mano il cellulare e si mise di fianco alla batteria mentre Shannon si sedeva sullo sgabello e prendeva in braccio Evie. A casa la bimba aveva la sua in dimensioni ridotte, con quella era decisamente sproporzionata.
Jared invece aveva preso uno sgabello per il nipote e Tomo gli si era avvicinato per seguirlo.

Gareth era innamorato perso dei suoi zii.
Lo zio Jared era lo zio pazzo.
C’era una sua foto nel portafogli di Jared: era piccolo, aveva poco più di 10 mesi, col pannolone, stava a malapena in piedi senza perdere l’equilibrio, in mano aveva il suo giocattolo preferito che stava usando come microfono, mentre Jared suonava la chitarra.
La prima parola di Gareth dopo “mamma”? “Jay”.
Jared aveva pianto come un bambino quando l’aveva sentito per la prima volta.
Shannon aveva avuto la sua rivincita con Evie: le sue prime parole erano state “papà” e “Christine”.
Constance quando l’aveva saputo era scoppiata a ridere.

Shannon fece segno alla compagna di avvicinarsi mentre gli altri si sistemavano e, dopo aver messo le cuffie bene sulle orecchie di Evie, le sussurrò abbassando il tono di qualche ottava. “Dopo sganciamo i nanerottoli a Jared e io e te scappiamo in camerino. C’è quel divano che non vede l’ora di essere testato e io non vedo l’ora di toglierti quegli shorts…”.
“Allora che finisca presto il concerto!” gli rispose alzando e abbassando ripetutamente le sopracciglia prima di dargli un leggero bacio.
La vocina di Evie li raggiunse “Ehy! Anche io bacio!”
“Sì, anche tu bacio, piccola ruffiana!” le disse Savannah sistemandole i codini e dandole un bacio sul nasino.
Mentre scendeva dal rialzo della batteria la salutò con la manina “Ciao mammina!”.
Si avvicinò a Gareth che la guardava in ansia “Ehy, ometto, tutto a posto?”
“E se poi suono male?” le chiese coi suoi occhioni da cucciolotto.
“Non succede nulla. E ci sono lo zio pazzo e zio Tomo che ti aiutano!” lo rassicurò scompigliandogli i capelli.
Il bambino guardò i due uomini “Davvero?”
“Certo! Hai qui i due zii migliori del mondo!” esclamò Tomo sorridendo solare.
Gareth sembrò pensarci su un paio di secondi, poi annuì. “Io sono pronto!” rispose deciso. Tutto suo padre.
Savannah fece segno a Shannon e si spostò dal palco trovando una buona angolazione.
Vide l’uomo dire qualcosa alla piccola, che sorrise e strinse le bacchette nelle sue manine, mettendo la lingua fuori nell’espressione concentrata più bella di tutte.
Shannon premette il pedalino della grancassa iniziando a dare il ritmo. L’avrebbe fatto Evie… se solo fosse riuscita ad arrivare a terra coi piedi.
Quando Gareth suonò il primo accordo la folla esplose e quando Evie iniziò a suonare strepitosamente a tempo le riservarono un’ovazione.
Jared cantò i versi, sorridendo perso ai due nipotini.
“Bè” disse quando finirono “Ci sono altri due Leto sulla piazza!”

Savannah era a cavalcioni su Shannon, seduto sul divano. Erano avvinghiati l’uno all’altra, ansimanti, mentre si guardavano negli occhi.
Era finito il concerto e, con la scusa di un’urgenza di cui parlare avevano lasciato i bambini a Jared, Tomo e Vicki (incinta da qualche mese del loro secondo figlio), correndo nel camerino per “discutere” dell’urgenza.
“Sembriamo due adolescenti che devono imboscarsi dai genitori.” Rise lei, dandogli un bacio.
“Tesoro, non è colpa mia, è che tu sei arrapante più del solito… e oggi hai pure messo la maglietta dei Ghostbusters! Le signorinelle hanno passato quasi due allattamenti ma fanno tirare la maglietta ancora parecchio bene!” commentò abbassando lo sguardo.
“Smettila di guardarmi le tette, Leto!” lo rimproverò lei, guardandolo molto poco seriamente.
“Ma mi piacciono!!” si lamentò lui, prima di sorriderle felice e darle un ultimo bacio prima che si spostasse da lui.

Dopo qualche minuto la donna tornò dal bagno in maglietta e slip, impegnata a camminare mentre si faceva la coda.
L’uomo la guardò sorridente. Si mise le mani dietro la testa e aspettò qualche secondo prima di lanciare la bomba: aveva imparato dalla migliore.
“Senti io avrei un’idea. Prova a sentirla e dimmi come ti suona!”
“Una nuova canzone? Hai buttato giù qualcosa con la chitarra?” gli chiese mentre recuperava i pantaloncini da terra e se li rimetteva.
“Mmmh, anche ma no. Ma come ti suonerebbe il tuo nome se diventasse Savannah Leah Leto?”

**************** ANGOLINO DEL DISAGIO*************
Eeee…. Siamo arrivati alla fine di questa piccola ff.
Mi sono ricordata di non aver mai messo i titoli delle canzoni dei capitoli, ma ve li metto qui dopo ;)
Spero davvero che vi sia piaciuta, è la prima che pubblico su quei tre fantastici disagiati, e devo dire che mi sono davvero divertita a scriverla!
Spero di leggere qualsiasi vostro commento, positivo o negativo che sia.

Un bacione e, chissà… alla prossima? <3
Lalli :3

Cap.1 “More than words” Rock of Ages (Julianne Hough & Diego Boneta)
Cap.2 “Kings and Queens” Thirty Seconds To Mars
Cap.3 “Perfect Illusion” Lady Gaga
Cap.4 “Up In The Air” Thirty Seconds To Mars
Cap.5 “Take Your Time” Sam Hunt
Cap.6 “Stay The Night” Zedd ft. Hayley Williams
Cap.7 “Leave The Night On” Sam Hunt
Cap.8 “Closer To The Edge” Thirty Seconds To Mars
Epilogo “Maybe I’m Amazed” Paul McCartney

   
 
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