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Autore: Fin Fish    13/06/2009    3 recensioni
"Il mondo è ormai completamente sotto il dominio dei demoni guidati da Naraku, il peggiore e il più forte tra di loro. Gli esseri umani ora vivono in grotte sotteranee e cunicoli vari. In questo scenario si svolge la storia di Kagome, giovane capitano della resistenza e di Inuyasha, un hanyou in cerca di un posto nel mondo". Un grandissimo kiss dalla piccola Fin
Genere: Generale, Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angel of Darkness

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

 

Ciao a tutti!
Scusate se aggiorno adesso, ma stamani i miei mi hanno trascinato fuori di casa impedendomi di scrivere >.<
I soliti antipatici.
Ma lasciamo stare, dopo diverse ore da quanto aveva previsto eccovi il secondo capitolo che sperò non vi deluderà.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Hanyou.

<<  Non esistono difetti fisici che la piacevolezza dei modi
non possa a poco a poco rendere accettabili >>

(Anne Elliot “Persuasione”- Jane Austen)

 


Lo sguardo furente che le rivolse la fecero indietreggiare, ma soltanto un poco.
Era uno dei capitani della resistenza, doveva mostrare fermezza di carattere per ottenere il rispetto degli altri.
Quello strano ragazzo si spinse in avanti, cercando di fare forza per liberarsi dalle catene; sforzo inutile.
I sigilli su di esse impedivano ai demoni di liberarsi, bloccandoli nella cella fino a quando non sopraggiungeva la loro fine.
<< Se ti agiti ti farai solo del male >>, disse Kagome, avvicinandosi di poco a quel ragazzo così particolare.

Il ragazzo scostò lo sguardo stizzito, sedendosi come meglio poteva sul pavimento della sua prigione.
Le catene erano legate al muro, ma sufficientemente lunghe per permettergli i movimenti basilari.
Rimasero in silenzio a lungo.
I loro sguardi si perdevano l’uno dell’altro cercando di scrutare nelle proprie anime, cercando al loro interno le risposte che le parole non potevano dare.

<< Cosa sei? >>, domandò incuriosita, sperando vivamente che il ragazzo volesse risponderle con sincerità.
<< Non si vede! >>, ribatté infuriato.
<< Non capisco… >>
<< Sono un mezzo demone! >>, urlò contro la ragazza, lasciandola visibilmente sorpresa e di questo se ne compiacque.
Kagome era allibita.
Gli hanyou non esistevano più da tanto tempo, i sopravvissuti si nascondevano da qualche parte per non essere trovati e uccisi.
Tutto ciò era accaduto per causa di Naraku e della sua brama di potere, portando questo mondo sempre di più sull’orlo di un grande abisso, creando fratture che non si sarebbero mai più risanate.
<< Come sei finito in questo luogo? >>, chiese Kagome, continuando l’interrogatorio.
<< E che ne so! Stavo scappando quando mi sono ritrovato in un buco. Da lì sono andato a naso, mi pare ovvio >>, rispose, toccandosi con un dito la punta del naso.
Kagome sorrise, ricordandosi, che pur essendo un hanyou, l’olfatto di quel ragazzo era pur sempre molto più sviluppato di quello umano.
<< Spero che capirai… >>, esordì dopo qualche minuto, ponderando la faccenda con la massima attenzione. << Non posso lasciarti girare libero, dopotutto hai trovato il nostro rifugio e rappresenti una vera minaccia per la sicurezza >>.
<< Ma… >>
<< Tuttavia, se mi garantirai di stare tranquillo e buono, posso fare in modo di liberarti dalle catene >>.
Lo sguardo dell’hanyou corse lungo le catene che bloccavano i polsi, tornando poi a scrutare lo sguardo serio e determinato di lei.
Era una creatura strana, davvero molto strana.
Gli esseri umani, di regola, lanciavano contro di lui ogni genere di insulti e minacce. I demoni completi, come quelli da cui stava scappando, oltre ad insultarlo volevano a tutti i costi ucciderlo per ottenere da Naraku chissà quale ricompensa.
Lei era diversa.
Non aveva voluto umiliarlo per la sua natura l’aveva sempre guardato negli occhi come avrebbe fatto con qualsiasi suo pari.

<< Non posso garantirlo >>, rispose sinceramente.
Kagome sospirò, passando una mano tra i capelli scuri per ravvivarli un pochino.
Sentiva il sonno che la chiamava, ma sapeva che non era ancora il momento per potersi addormentare e abbandonare a piacevoli sogni.
Un lavoro importante l’attendeva.
<< Ascolta… >>, esordì, mentre si massaggiava con movimenti circolari le tempie.
<< Sei sotto la mia custodia, ti posso garantire che non ti sarà fatto nessun tipo di male. Però, se non mi darai un po’ di collaborazione, le conseguenze saranno gravi non solo per te ma anche per me >>.
Kagome lo guardò negli occhi ancora una volta, sentendoli bruciare per la stanchezza che si stava accumulando.
L’hanyou la osservò con più attenzione di prima.
Sembrava molto più giovane di quel ragazzo che l’aveva bloccato, ma nemmeno assomigliava ad una bambina.
I suoi occhi nocciola erano velati da macchie scure, segno della sua stanchezza fisica che segnava il limite della resistenza umana.
Il viso dai tratti gentili e delicati, era segnato dalla fatica e da alcuni graffi che toglievano spazio alla sua naturale bellezza.
Scostò lo sguardo quanto prima, sperando che lei non l’avesse vista osservarla con troppa attenzione.
<< D’accordo >>.
Kagome sollevò il capo di scatto, felice per l’affermazione di quel ragazzo.
In uno scatto di gioia strinse tra le sue mani la sua, guardandolo con gli occhi lucidi per la commozione.
Non le piaceva l’idea di fare il duro, per esigenze era costretta ad esserlo, ma quando le cose si accomodavano in modo così facile, si mostrava al mondo la sua parte più ingenua e gentile.
<< Ti ringrazio di cuore >>, rispose Kagome, mostrando al giovane hanyou un sorriso cordiale e gentile.
Imbarazzato, scostò il capo dall’altra parte cercando di nascondere più che poteva il rossore del suo volto.
Kagome, intuendo il disagio dell’hanyou si allontanò un poco.
Si avvicinò alla porta, preparandosi per uscire quando si dimenticò di una cosa molto importante.

<< Mi stavo scordando >>, disse, battendosi una mano sulla fronte e voltandosi ancora verso l’hanyou. << Tu come ti chiami? >>.
Rimase spiazzato e per diversi minuti non fu in grado di proferire parola; era la prima volta che qualcuno glielo chiedeva.
<< Inuyasha >>, disse a bassa voce, gli occhi fissi sul pavimento della sua cella.
<< Inuyasha… >>, ripeté Kagome, memorizzando nella sua mente quel nome così particolare.
<< Bene Inuyasha, più tardi manderò Miroku a togliere i sigilli e gli dirò di portarti anche la cena >>, continuò Kagome, continuando a guardarlo in faccia senza mai scostare lo sguardo.
Ottenuto un debole cenno del capo, segno che la conversazione dalla sua parte era conclusa uscì dalla cella.
Chiusa la porta alle sue spalle, trovò ad attenderla sulla soglia Sango e Miroku.
Un cenno e compresero la situazione.
Kagome spiegò al meglio la situazione, fornendo istruzioni dettagliate su quello che avrebbero dovuto fare da quel momento in avanti.
Miroku avrebbe tolto i sigilli e procurato qualcosa da mangiare, mentre Sango si sarebbe impegnata per trovare un alloggio accanto a quello di Kagome e al suo  per poter controllare meglio la situazione.
Si fidavano poco e quindi le precauzioni erano necessarie.
Dopo le ultime disposizioni, Kagome si ritirò nei suoi alloggi per recuperare le forze.
I due amici non la trattennero oltre, dopotutto il suo volto rifletteva la sua stanchezza e loro sapevano bene quanto faticava.

********

 

Solo nella sua cella, Inuyasha ebbe modo di riflettere sulla situazione corrente.
Quella ragazza aveva garantito per la sua libertà, tuttavia non poteva sapere se questa promessa sarebbe stata davvero mantenuta.
Non era una cosa che lo toccava più di tanto, dopotutto era un hanyou ed era abituato ad essere rifiutato dal mondo e dagli altri.
Non aveva un vero posto nel mondo.
Né umano ma nemmeno come youkai, era destinato a restare sempre nel mezzo di guerre di cui non voleva nemmeno sentire parlare.
Quelle stesse guerre avevano condotto suo padre alla morte, mentre sua madre si era ammalata ma nessuno volle aiutarla.
Così morì anche lei, lasciandolo da solo in un mondo che non l’avrebbe mai accettato per quello che era.
I cardini della porta cigolarono, segno che qualcuno stava entrando.
Sollevò lo sguardo trovandosi, per l’ennesima volta, di fronte a quello strano ragazzo.
Indossava lo stesso abito scuro degli altri, soltanto una striscia viola nel mezzo lo rendeva differente .
I suoi occhi blu lo guardavano senza disgusto, anzi, si poteva dire che la luce che vi risplendeva al suo interno era delle più sincere.

Si avvicinò sorridente, mentre con una mano eliminava tutti i sigilli posti sulle catene.
<< Scusa l’accoglienza, ma dopotutto non sapevamo se ci si poteva fidare >>, spiegò, eliminando l’ultimo sigillo.
Dopo aver frugato nelle tasche dei pantaloni alla ricerca della chiave, con soddisfazione, aprì il lucchetto che chiudeva le catene.
Inuyasha si massaggiò i polsi, cercando di riprendere sensibilità nelle mani.
<< Perché? >>, domandò a bassa voce, mentre quel ragazzo l’aiutava a mettersi in piedi e lo accompagnò alla porta.
<< Perché, dici? >>. Si fermò all’esterno della porta, chiudendo la cella alle sue spalle con un’altra chiave.
<< Kagome è il nostro capitano, la nostra guida più importante >>, spiegò Miroku, incamminandosi per una galleria e seguito a breve distanza dall’hanyou.
<< Non sbaglia quasi mai sulle persone, per cui ci è stato ordinato di trattarti il più adeguatamente possibile >>.
Inuyasha ancora non si fidava, ma la situazione era troppo strana e non aveva possibilità di uscita.
Miroku gli spiegò velocemente com’era strutturata la loro base, indicandogli i vari luoghi di ritrovo e i corridoi che avrebbe dovuto evitare per almeno un po’ di tempo.
Osservava con occhio critico la struttura fatiscente che ospitava la razza umana, molto diversa da quella che si poteva trovare in superficie.
<< Non ci sono molti umani in questa struttura, loro vivono in una zona separata per non essere d’intralcio >>, disse Miroku, dopo aver osservato con la coda dell’occhio lo sguardo indagatore dell’hanyou.
<< Io mi chiamo Miroku, prima non mi ero presentato a dovere >>, aggiunse con un sorriso ebete dipinto in volto.
Inuyasha lo guardò sorpreso, mentre quest’ultimo aprì per lui una piccola porta di legno.
<< Questo sarà il tuo alloggio, almeno fino a quando non sistemeranno quello definitivo. Saremo compagni, sempre che la cosa non ti dispiaccia >>.
Inuyasha entrò in quella stanza stretta, illuminata soltanto da una lampada a muro.
Era piuttosto spartana, non c’era niente di particolarmente vistoso.
Su una piccola scrivania erano ammassati alcuni fogli e quaderni; probabilmente dei diari o resoconti delle missioni.
A ridosso della parete si trovava un letto a castello con una piccola scala e, sulla parete di fronte, si potevano trovare appese alcune armi da difesa.
Inuyasha si guardò intorno ancora qualche secondo, poi osservò Miroku dirigersi verso la scrivania alla ricerca di un foglio in particolare.
In quel momento, qualcosa che gli era sfuggito in precedenza catturò la sua completa attenzione.
La sua mano destra era coperta da un guanto violaceo, la cui stoffa copriva il palmo della mano e sul braccio, invece, si trovava un rosario mistico.
Era un sigillo posto dallo stesso Miroku.
Il ragazzo, sentendo su di se lo sguardo incuriosito dell’hanyou sorrise e alzò la mano destra affinché potesse osservarla meglio.
<< Sulla mia mano destra è impressa una maledizione >>, disse, portando la mano sotto il suo sguardo.
<< Naraku la scagliò moltissimo tempo prima sulla mia famiglia, causandone la fine precoce e ingiusta. Si tratta di un vortice, di grande potenza, in grado di risucchiare qualsiasi cosa. Tuttavia, benché possa essere un utile vantaggio in combattimento, fino a quando Naraku non verrà ucciso questo mio vortice crescerà sempre di più e un giorno non troppo lontano mi risucchierà al suo interno >>.
Lo sguardo di Miroku, per un brevissimo momento, s’incupì e tolse quel brillio di gioia che spesso vi si leggeva al suo interno.
Probabilmente era una persona più cupa di quanto non volesse ammettere.
<< Sai Inuyasha, molti di coloro che sono in questa società hanno alle spalle una storia fatta di sofferenze e dolori. Kagome fu una dei primi ad unirsi, discende da antiche e potenti sacerdotesse e io sono un umile monaco >>, continuò Miroku, cercando di spiegare al meglio il motivo per cui non era stato portato davanti a Sesshomaru.
<< Purtroppo abbiamo carenza di personale, molte persone sono troppo vigliacche per prendere parte a questa lotta. Capisci cosa intendo? >>.
Inuyasha annuì distrattamente, intuendo solo in parte dove quel discorso voleva andare a parare.
<< Volete che mi unisca a voi? >>, chiese diretto, evitando gli inutili giri di parole del monaco.
Miroku si portò un dito sulla guancia, grattandola distrattamente e sollevando lo sguardo verso il soffitto.
<< In un certo senso sì >>, ammise, dimostrando all’hanyou la sua sincerità sull’argomento.

<< Dubito di potervi aiutare, dopotutto sono solo un misero hanyou e non credo che questa battaglia faccia per me >>.
Miroku sorrise compassionevole, mentre riprendeva la ricerca di un foglio sulla sua disordinatissima scrivania.
<< Anche io e Sango la pensavamo così, ma quando il generale e Kagome ci salvarono e ci proposero questa sistemazione la cogliemmo al volo. Sango è stata meno difficile da convincere, invece io ho causato non pochi problemi a Kagome >>, una debole risata sfuggì alle sue labbra ricordando quegli eventi del passato.
<< Abbiamo tutti delle ragioni per combattere, come ti ho detto molti di noi hanno una storia crudele alle spalle e sono certo che lo stesso è per te. Non dico che tu debba entrare nel gruppo ora, ma potresti sempre osservare l’operato di Kagome e giudicare in seguito >>.
<< Non avrei scelta in ogni caso, giusto? Con voi oppure la morte >>, ribatté seccato, mostrandogli che sapeva benissimo quale sorta poteva toccargli se rifiutava.
<< Inuyasha non siamo dei selvaggi >>, controbatté Miroku, offeso per le insinuazioni fatte dall’hanyou.
<< Tutti noi diamo valore alla vita, la tua non è inferiore a quella degli altri e ti posso garantire che nessuno arriverà mai a tanto >>, disse, trovando finalmente il foglio che tanto disperatamente cercava.
Inuyasha rimase in silenzio, incapace di pronunciare qualsiasi altra parola.
<< Inuyasha ricorda sempre: qui non conta ciò che sei, qual è il tuo aspetto o se sei umano o demone. L’unica cosa che conta davvero in questi luoghi sarà ciò che farai, soltanto questo potrà stabilire chi sei >>, detto questo Miroku uscì dal suo alloggio, lasciando Inuyasha solo con i suoi pensieri.
Improvvisamente il viso di Kagome tornò alla sua memoria.
Era davvero una ragazza speciale, sotto ogni punto di vista.
Avrebbe voluto ringraziarla, quanto meno poterle parlare ancora una volta o anche solo restare in sua compagnia.
Sperando di non sbagliare strada, uscì dall’alloggio di Miroku e seguì la pista fornitagli dal suo olfatto.
L’odore di vaniglia, un profumo così dolce e anche un pochino fastidioso, era fresco nell’aria e non era difficile da seguire.
Percorse un paio di corridoi poco illuminati, mentre la fragranza della ragazza aumentava di passo in passo.
Dinnanzi ad una spessa porta di legno, molto diversa dalle altre, si fermò.
L’odore proveniva da quel luogo.
Aprì lentamente la porta, cercando di non fare rumori troppo bruschi e subito si ritrovò all’interno.
La scrivania vicino al muro era pulita e in ordine, molto diversa dal campo di battaglia che possedeva Miroku.
Le pareti erano circondate da alcune piccole librerie, traboccanti di libri di ogni sorta e genere.
Kagome riposava su un letto tropo grande per una persona sola, ma sembrava non essersi accorta della sua presenza.
Il respiro era lento e regolare, segno che stava riposando molto profondamente.
Si avvicinò al letto in punta dei piedi, osservando rapito il profilo rilassato del volto di lei.
Aveva delle ciglia molto lunghe e la pelle sembrava liscia come la porcellana, sebbene qualche cerotto coprisse parte del suo volto e delle sue braccia.
Indossava una maglia chiara e dei pantaloni scuri.
Inuyasha era inginocchiato davanti al letto, le mani poggiate sul materasso e lo sguardo completamente rapito.
In un movimento involontario, Kagome aveva afferrato e stretto saldamente la mano dell’hanyou e una lacrima aveva solcato il suo volto.
<< Perdonatemi… >>, mormorò nel sonno.
Un dolce tepore si stava diffondendo per tutto il suo corpo, mentre ricambiava la stretta della mano di lei.
Ripensando alle parole di Miroku ad Inuyasha venne spontaneo chiedersi cosa c’era nel suo passato, cosa poteva averla spinta ad entrare in quell’assurda guerra.
Improvvisamente la serratura della porta scattò.

 

E anche questo capitolo si è concluso a sorpresa.
Cosa succederà ora? Chi entrerà da quella porta? Bella domanda, non l’ho ancora deciso xD, scherzo ovviamente.
Ora passiamo all’angolo dei ringraziamenti.
Indelebile: Gioia, non sai che piacere è per me rivederti anche in questa ficcy e scoprire che ti piace. Spero che il capitolo sia stato di tuo gusto ^^.
ryanforever: Grazie del bentornata =). xD davvero? Io non l’avrei mai detto xD scherzo, sono sempre molto allegra quando mi rifilano da mangiare le fiesta xD chissà come mai xD.
bea91: Oddeo *blush* troppi complimenti tutti insieme non vanno bene, mi mettete in imbarazzo e poi, cosa peggiore, potrei finire con il gasarmi xD. Grazie di cuore anche a te.
camoeight:Spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative, se poi vorrai vedere un piccolo scontro tra di loro… ti posso anticipare che accadrà qualcosa d’interessante nel prossimo capitolo^^.

Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

  
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