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Autore: Robigna88    07/07/2017    1 recensioni
Quarta parte della serie The Family Business.
Crossover tra The Originals/TVD/Supernatural/Constantine/Arrow
-"Sei la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo."- Queste sono le ultime parole che Elijah Mikaelson ha detto a sua moglie poco prima di chiudere gli occhi e cadere nel sonno profondo all'interno della Chambre de Chasse creata da Freya per tenere la sua famiglia al sicuro. Queste sono le ultime parole che Allison ha sentito pronunciare da suo marito prima che chiudesse gli occhi lasciandola sola con il cuore spezzato.
-"Sistemeremo tutto.-" Questa è invece la promessa che Allison ed Hayley si sono fatte e che hanno intenzione di mantenere.
Da quelle parole sono passati cinque lunghi anni e molto è cambiato; la piccola Hope ha sette anni, è bella, sana e amata e le due donne stanno ancora provando a mantenere le promesse fatte. Per farlo sono pronte a qualunque cosa perchè la famiglia viene prima di tutto. Le conseguenze delle proprie azioni, però, tornano sempre a bussare e a volte marchiano l'anima... per sempre.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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13.

 

 

 

 

 

“Sei arrivato a destinazione?”

Il ragazzo annuì, seduto sull'auto appostato davanti alla casa alla cui porta avrebbe dovuto bussare... prima o poi. “Non capisco perchè devo essere io quello che porta questa terribile notizia.”

“Perchè non hanno nessun risentimento nei tuoi confronti e...”

“Allison è una potentissima creatura. Che succede se si arrabbia? A proposito, sappiamo cosa sia di preciso?”

“Non ha importanza, non ti farà del male. Porta il messaggio e limitati solo a quello. Lo stiamo facendo solo perchè la vita di Hope è in pericolo, e quella bambina non ha niente a che fare con le cattiverie della sua famiglia; non è giusto lasciarsi guidare dal risentimento e metterla a rischio.”

L'altro sospirò. “Okay, ma che succede se mi chiedono qualco... ah!” urlò e si portò una mano alla bocca. “Ti richiamo.”

Con calma abbassò il finestrino dopo aver ripreso il controllo delle sue emozioni e si sforzò di sorridere a chi aveva bussato al vetro, facendogli prendere un colpo.

“Joshua!” esclamò Allison con un sorriso. “Potrei per favore sapere cosa ci fai nella mia città, appostato davanti casa mia da quasi un'ora?”

“Allison” la salutò lui con un gesto di mano, un sorriso nervoso mentre si schiariva la gola. “Non è come sembra. E, devo dirtelo, quando mi chiami con il mio nome completo è come sentire Elijah.”

La donna si piegò per guardarlo meglio. “Elijah è un uomo elegante e ben educato, quindi lo prenderò come un complimento.”

“È anche un assassino a sangue freddo che ha strappato il cuore di Marcel facendolo arrabbiare, condannando così tutti voi a cinque anni di dolore e infelicità” disse tutto d’un fiato. “E queste parole sono state incredibilmente fuori luogo e mi dispiace tantissimo” aggiunse quando si accorse dello sguardo triste che si era impossessato degli occhi di Allison. “A ogni modo, per rispondere alla tua domanda, sono qui perché porto un messaggio” Josh tirò fuori dalla tasca della giacca di pelle una busta e gliela diede. “Da parte di Vincent.”

Allison cercò di scacciare un ricordo. “Che messaggio?”

“Riguarda una specie di sogno – visione. Dice che qualcosa di terribile sta per accadere e dice che Hope ha bisogno di protezione.”

La fronte della cacciatrice si corrucciò. Si guardò intorno e infine aprì lo sportello. “Vieni dentro per favore, credo che gli altri vorranno farti qualche domanda.”

Josh la seguì, fermandosi ogni tanto ad ammirare la grande casa. Non che fosse sorpreso di ciò che vedeva – rispecchiava Allison al cento per cento – infine giunse con lei in cucina dove una parte dei Mikaelson stavano seduti a parlare. Complottare probabilmente.

“Heilà!” disse loro alzando la mano. “Come state?”

“Joshua!” esclamò Elijah. “Che ci fai qui?”

Il ragazzo piegò poco il capo, poi guardò Allison come a voler rimarcare ciò che si erano detti pochi secondi prima. Fu proprio lei a prendere la parola.

“Vincent ci manda questa” disse poggiando la busta sul tavolo. “Sostiene che Hope sia in pericolo.”

Klaus ed Hayley si scambiarono un’occhiata, l’Ibrida prese la lettera e la aprì in tutta fretta sotto gli occhi spaventati di tutti, soprattutto del padre di sua figlia. “C’è scritto che una forza oscura chiamata Inadu presto attaccherà e che Hope potrebbe essere una delle vittime.”

“Cosa sai di questa cosa?” Klaus si avvicinò minaccioso a Josh. “Parla ora, o ti staccherò la lingua e non potrai farlo mai più.”

“Non so niente di tutta questa storia, ho solo portato un messaggio” il ragazzo indietreggiò appena, man mano che Klaus avanzava verso di lui.

“Calmati, Niklaus” Elijah lo fermò poggiandogli una mano sulla spalla. “Lui è solo un messaggero.”

“Che porta notizie di sventura che riguardano mia figlia.”

“Sentite,” disse Josh. “Vincent è l’unico che può darvi tutte le informazioni che servono.”

“Vincent non è qui!” intervenne Freya “E non ritorneremo a New Orleans senza essere certi che tutto questo non sia una… trappola ideata da Marcel.”

“Ally…” sussurrò Hayley cercando lo sguardo della sua amica. “Cosa facciamo adesso?”

“Quello che dobbiamo per proteggerla” la donna fece un grosso respiro. “Auguratemi buona fortuna.”

“Per cosa?” Elijah si voltò a guardarla ma lei era sparita, un fruscio di ali e un venticello leggero.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Allison era arrivata a Covington e lo considerava già un passo avanti. Si aspettava di finire in qualche località dall’altra parte dell’oceano, in un altro stato, come le era successo entrambe le volte che aveva provato a volare. E invece era finita a poco meno di un’ora da New Orleans. Si era procurata un’auto e aveva guidato senza fermarsi, dritta fino a casa di Vincent. Lì aveva trovato anche Marcel.

“Ah, due piccioni con una fava!” esclamò quando le aprirono ed entrò senza aspettare un invito. “Il terzo piccione, quello viaggiatore è arrivato a destinazione, sano e salvo. È ancora sano ma se non mi dite esattamente cosa sta succedendo, dubito che lo rimarrà per molto. Klaus non è stato molto felice di sapere che sua figlia è in pericolo e la sua infelicità si è trasformata in rabbia quando si è reso conto che Josh non aveva nessuna risposta alle sue migliaia di domande.”

“Ho parlato con Josh meno di due ore fa, come sei arrivata così in fretta?” domandò Vincent.

“Ho volato!” esclamò lei e diede loro un attimo per metabolizzare. “Oh giusto...” continuò. “Voi non sapete ancora cosa sono esattamente perché io volevo dirlo a Elijah prima che a tutti gli altri. Ora lui lo sa quindi vi svelerò il mistero; sono un Nephilim: metà essere umano, metà arcangelo.”

“Impossibile!” esclamarono all’unisono i due uomini.

Allison spiegò le ali, che crearono una grande ombra. I suoi occhi si fecero blu e brillanti. “Impossibile non esiste nel nostro mondo” disse tornando pian piano normale. “Ora, ditemi che diavolo sta succedendo, chi è Inadu e perché pensate che Hope sarà una vittima.”

Vincent si scolò un bicchiere di vodka tutto d’un sorso, poi prese a raccontarle ogni cosa. Le spiegò che Inadu, anche detta Hollow, era lo spirito di una strega; molto più anziana degli Antenati e soprattutto molto più potente.

“Ha dei fedeli seguaci che farebbero qualunque cosa per farle piacere e per guadagnare sempre più potere ha bisogno di compiere dei sacrifici. Predilige i bambini perché la loro anima è più pura e questo equivale a...”

“A maggior potere” finì Allison per lui.

“Esatto. Ma non disdegna gli altri sacrifici e preferisce sacrificare le creature soprannaturali create dalla magia come gli Originali, ad esempio. Come Marcel.”

La donna si mise a sedere e poggiò lo sguardo proprio su quest’ultimo. Lui ricambiò senza timore o titubanze e in quegli occhi scuri Allison vide che non c’era inganno, o forse le piaceva sperarlo. “Che altro potete dirmi di questa... Inadu? Come la fermiamo?”

“Non lo so ancora” confessò Vincent. “Ma so che non sarà facile.”

“Non lo è mai. Hai detto che per i suoi sacrifici predilige i bambini e sembri saperne molto sull’argomento. Mi ricordo che Eva Sinclair era piuttosto... famosa per la sua folle ossessione di uccidere i bambini e così non posso fare a meno di chiedermi, visto il legame che tu e Eva avevate, se non stai tralasciando qualcosa, Vincent.”

Lui scambiò un’occhiata con Marcel, poi guardò Allison. “Sono stato io ad evocare Inadu, tanto tempo fa. Allora credevo di star facendo qualcosa di utile, credevo che ci avrebbe aiutati a sconfiggere la disperazione e la morte che ci circondavano. Non sapevo però che avrebbe preso il controllo, che avrebbe costretto Eva a compiere quelle... atrocità” ci fu silenzio per un attimo, poi l’uomo parlò di nuovo. “Hope è in grave pericolo, dovete portarla qui così potremo prevenire invece che curare.”

“Chi mi assicura che tutto questo non è un giochetto? Che non è una trappola ideata da voi due per...”

“Per cosa?” la interruppe Marcel “Per avere vendetta? Tu forse pensi a me come a un mostro Allison, ma i mostri siete voi. Io non lascerei mai che qualcosa di brutto accadesse a Hope. Lei non c’entra con le vostre cattive azioni, con i vostri peccati.”

“Io non sono un mostro, Marcel!” gli disse Allison avvicinandoglisi. “E non importa quello che ti ripeti costantemente, quello che ti piace credere per riuscire a tenere a bada la tua coscienza; tu non sei meno mostro delle persone che definisci tali. Cerca di ricordartelo.”

I loro sguardi rimasero fissi uno dentro l’altro per qualche lungo secondo, poi lui guardò altrove mentre lei prendeva il suo cellulare.

“Dirò a Hayley e agli altri di portare Hope qui. Ma fate attenzione, perché se mi accorgo che mi avete mentito, se mi accorgo che questa è una specie di inganno, di dichiarazione di guerra... Inadu sarà l’ultimo dei vostri problemi.”

Se ne andò e Vincent e Marcel non la fermarono né aggiunsero altro.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah, Hayley, Klaus, Matt e Freya arrivarono il giorno dopo insieme alla piccola Hope. Allison diede loro appuntamento alla tenuta e sorrise quando li vide. “Viaggiato bene?”

“Zia Allison” Hope si liberò dalla presa della mano della madre e corse a salutarla. “Devo raccontarti un sacco di cose sulla festa di compleanno di Sarah.”

La donna si piegò e le stampò un bacio sulla fronte, poi tanti altri piccoli sul viso facendola ridere. “Non vedo l’ora di sapere tutto quanto, ma per adesso dimmi solo una cosa; ti sei divertita?”

“Tantissimo. A Sarah è molto piaciuto il puzzle gigante che le ho regalato e ha detto che ci giocheremo insieme al mio ritorno” la bambina si guardò intorno, alzando gli occhi per vedere tutto. “Che posto grande” mormorò girando su se stessa.

“Questa era la nostra casa un tempo” le spiegò Klaus sorridendole.

Allison invece si avvicinò ad Elijah e lo strinse forte, rilassandosi quando lui ricambiò la stretta. “Ho volato fino a Covington” gli disse. “E lo considero un progresso; cedevo che sarei finita da qualche parte tipo l’Egitto o il Polo Nord.”

Elijah accennò una risata, si staccò poco da lei e la baciò poggiandole una mano sul viso. “Con un po’ di pratica diventerai perfetta in men che non si dica. Impari in fretta tu” la baciò di nuovo e lei sorrise contro quelle belle labbra.

“Dove sono Kol e Rebekah?”

“Kol non se la sentiva di tornare, vuole andarsene il più lontano possibile da New Orleans e dai ricordi... Rebekah ha deciso di accompagnarlo. Hanno detto di chiamarli in caso di necessità. Credi che dovremo farlo?”

Lei fece un grosso respiro. “Spero di no, ma non ne sono sicura.”

“Non possiamo stare qui dentro” parlò Matt. “È pieno di polvere e muffa. Noi potremmo anche starci, ma Hope proprio no.”

Allison guardò la sua nipotina, e le balenò in testa un’idea. Hope era potente ma non le era stato modo di imparare a controllare il suo potere, principalmente perché le era stato vietato di usarlo. Se davvero la minaccia che avrebbero dovuto affrontare era così pericolosa, forse era il caso che iniziasse a imparare qualcosa.

“Hope” le disse sorridendole. “Ti va di aiutarmi con una cosa?”

“Certo che sì. Cosa dobbiamo fare?”

“Per prima cosa, se i tuoi genitori sono d’accordo, devi toglierti il braccialetto.”

“Posso?” domandò la bambina guardando prima suo padre e poi sua madre.

“Solo se prometti di fare quello che ti dice la zia Allison, niente di più” replicò Hayley.

Hope tolse il braccialetto e lo diede a suo padre con un sorriso. “Lo prometto. Cosa facciamo?” chiese entusiasta ad Allison.

La cacciatrice le prese le mani. “Rimettiamo a posto la casa. Concentrati, pensa a questo posto libero dalle erbacce e dalla polvere. Pensaci come si pensa ad un bel posto accogliente” alzò gli occhi sugli altri e sorrise loro. “Voltatevi di spalle per favore, per sicurezza. La mia grazia potrebbe... solo, voltatevi di spalle.”

Loro lo fecero e Hope ed Allison iniziarono a girare piano, la presa si limitò solo ad una mano mentre le erbacce recedevano e sparivano, le luci si accendevano e lo splendore della casa tornava. Un chiarore abbagliante e tutto fu di nuovo bello e pulito. “Adesso ci siamo!”

Gli altri si voltarono di nuovo a guardarle, negli occhi di Allison una reminiscenza di blu che stava pian piano sparendo. Ridevano lei e Hope, complici e affettuose e in quell’attimo tutto era perfetto.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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