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Autore: Generale Capo di Urano    09/07/2017    5 recensioni
In cui Christophe è ancora un montanaro dolce e ingenuo e Viktor la solita checca isterica.
«Ascolta il veterano, Chris! Per fare colpo bisogna sorprendere il pubblico... fare quello che mai si aspetterebbe! Sconvolgerlo!»
Le labbra di Viktor si piegarono in un sorrisetto soddisfatto e fiero, mentre annuiva tra sé e sé. Le pupille sembrarono brillargli. «Non te lo immagini, Chris? Il silenzio stranito degli spettatori e poi... visibilio!»

***
"Chris! È una catastrofe! Una catastrofe terribile!"
{a bit of ViChris~} {❤ buon compleanno, Francesca! ❤}
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christophe Giacometti, Victor Nikiforov
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHIOME D'ARGENTO FINO, IRTE E ATTORTE
o delle tragicomiche e cupe conseguenze di un taglio drastico




DAL DIARIO DI CHRIS

Mon cher,
               oggi ho una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che Carolina ha ripreso a mangiare normalmente (maman l’aveva detto che le sarebbe passato presto!); quella cattiva è che Viktor è diventato pazzo. Cioè, lo era anche prima, ma sta peggiorando.

 

«Mi tingerò i capelli color arcobaleno!»
Christophe per poco non sputò in faccia al compagno il bicchiere di latte che stava bevendo in quel momento – Viktor si chiedeva sempre se tutti quei latticini non gli rimanessero sullo stomaco – e si piegò in avanti nel tentativo di non soffocare, tossendo e ansimando.
«Cosa ti sei fumato?!»
«Mi aspettavo una reazione un po’ diversa...»
«Oh, scusa...» Riprese a sorseggiare lentamente il latte, salvo poi sputarlo davvero in faccia al povero russo indifeso. «Cosa diavolo ti sei fumato?!»
Quello cercò di ripulirsi gli occhi, con una smorfia schifata, tentando allo stesso tempo di non sporcarsi troppo le dita e renderle disgustosamente appiccicaticce. Ah, era tra le montagne svizzere da un paio di giorni e già gli mancava la città.
Chris continuava a fissarlo con le sopracciglia sollevate e lo sguardo sconvolto e impaziente – giovane, ingenuo campagnolo, a volte faceva davvero fatica a capire le uscite eccentriche ed entusiaste dell’amico.
«Mi aspettavo un po’ più di sostegno. Credevo ti sarebbe piaciuta l’idea.» Viktor mise il broncio come un bambino deluso.
«Quando ti dicevo che mi piacevano gli animali intendevo dire le mie mucche e le mie caprette, non gli unicorni caramellati e i My Little Pony.»
«Usa un po’ la fantasia!» Il bel russo scosse il capo e agitò la lunga chioma che gli ricadeva sulle spalle e scendeva lungo la schiena – era consapevole, la stella del pattinaggio artistico, dell’invidia che dei capelli simili riuscissero a suscitare negli animi altrui; ma non gli bastava, oh! accontentarsi sarebbe stato indegno di lui!
«Per questo sei l’eterno secondo, mio caro...»
Christophe si trattenne dal rovesciargli il latte che gli era rimasto sulla camicia nuova.
«Ascolta il veterano, Chris! Per fare colpo bisogna sorprendere il pubblico... fare quello che mai si aspetterebbe! Sconvolgerlo!»
Le labbra di Viktor si piegarono in un sorrisetto soddisfatto e fiero, mentre annuiva tra sé e sé. Le pupille sembrarono brillargli. «Non te lo immagini, Chris? Il silenzio stranito degli spettatori e poi... visibilio!»
«Non vorrei fare il guastafeste, ma ho paura che il tuo coach non la prenderebbe troppo bene…» Lo svizzero rabbrividì nel ricordare il volto severo e apparentemente sempre arrabbiato di Yakov. Si chiedeva spesso come facesse uno “spirito libero” – o meglio, un po’ anarchico – come Viktor a reggere una presenza tanto autoritaria; con molta probabilità, semplicemente, ciò che gli veniva detto gli entrava da un orecchio e gli usciva dall’altro.
«Ma non ho intenzione di dirgli nulla, ti pare? Poi, una volta completata l’opera, sarà inutile contestare.» La sua espressione compiaciuta pareva dire: “Eh sì, sono proprio un genio.”
Non che l’orazione forte e persuasiva del russo avesse davvero convinto del tutto il povero Chris, semplicemente era in grado di capire quando era del tutto inutile discutere – e con Viktor, bisognava ammetterlo, succedeva spesso. Non gli dava fastidio il fatto che il compagno volesse provare a stupire il pubblico, ma a volte certe uscite eccentriche erano ancora fin troppo per lui che era cresciuto in un minuscolo paesino tra le montagne svizzere in mezzo ai vecchi e alle mucche.
«E tu? Non ti unisci a me in un bel cambio di look?» Il russo ridacchiò scherzosamente, carezzandogli i ricci dorati e solleticandogli la nuca. Christophe scattò d’istinto con la testa in avanti, proteggendosi il capo con le braccia – «Assolutamente no!» – e facendo scoppiare a ridere Viktor, tra il divertito e l’infame.
 
Comunque, entro poco più di un paio di giorni il giovane campione aveva già abbandonato la sua folle idea di trasformarsi in una fatina arcobaleno; forse aveva capito da sé che stava un po’ esagerando – oppure si era semplicemente reso conto che il suo pony preferito non era mai stato Rainbow Dash. Chi poteva dirlo?
«Okay Chris… cambio di programma.»
«Ti sei accorto di essere già bellissimo così come sei?» Non era ironico, il ragazzo. Dopotutto lo pensava davvero.
«No! Cioè, sì, ovviamente, ma non era quello a cui stavo pensando.»
«E a cosa stavi pensando?»
La scena poteva sembrare quasi comica, con Viktor in piedi in mezzo al prato umido per la rugiada che cercava di bagnarsi e sporcarsi il meno possibile l’orlo dei pantaloni e Chris seduto tranquillamente contro un albero a carezzare Fiocco di Neve, la sua caprettina bianca, ancora offesa dal fatto che il russo l’avesse accusata di puzzare “come una capra”, appunto.
«Siccome tingersi i capelli con molti colori impiegherebbe decisamente troppo tempo e fatica, oltre al fatto che potrebbe rivelarsi una scelta infelice…»
Christophe era già pronto a tirare un sospiro di sollievo, ma il compagno lo interruppe prima che potesse aprire bocca per esprimere la propria gioia.
«…ho deciso che mi limiterò a un solo colore, per le punte. Guarda, da qui in giù. Ti piace il viola?»
«Ma io veramente…»
«Eh no, eh! Mi avevi detto che il viola era il tuo colore preferito e adesso neghi?»
«Ma no, ma no, lo è, ma non è questo il punto…» Certo che una piccola parte dentro di lui era contenta del fatto che l’amico si fosse ricordato una sciocchezza simile.
«Allora siamo a posto.» Viktor scosse la testa per allontanare le lunghe ciocche dal volto. A volte lo svizzero se lo immaginava a rallentatore, con una musica delicata in sottofondo, in una pubblicità di una nota marca di shampoo francese – e non sapeva se l’immagine fosse angelica, esilarante o inquietante. “Parce que vous le valez bien”.
«Magari me li faccio anche un po’ arricciare, come i tuoi! A “Madonnina dai riccioli d’oro!”»
«Che immagine orribile» rise Christophe, divertito dall’idea di un Viktor dai lunghi boccoli brillanti. Quello, per una volta, non poté che trovarsi d’accordo.
Fiocco di Neve belò, quasi in un verso d’assenso.
 
 
DAL DIARIO DI CHRIS

Mon cher,
               sai quando ti dicevo che Viktor era impazzito? Beh, possiamo dire che sta facendo diventare matto anche me… e non so come aiutarlo! Sapevo che non dovevo lasciarglielo fare…

 

From: becauseiworthit@gmail.com
To: tisorridonoimonti@gmail.com
Chris! È una catastrofe! Una catastrofe terribile!

Reply:
Hanno smesso di vendere gli elastici coi glitter?!

Reply:
È una cosa seria! Devi aiutarmi, subito anzi subitissimo!

Reply:
SIAMO A TREMILA CHILOMETRI DI DISTANZA VIKTOR

Reply:
Non puoi lasciarmi solo in un momento simile!
*allegato: foto896.jpg*


 
Alla fine risolsero per chiamarsi su Skype, nonostante la connessione a casa di Christophe facesse a dir poco schifo.
«Viktor? Mi senti, Viktor?»
«E tu mi vedi, Chris?! Mi vedi?! Oddio, oddio, non uscirò mai più di casa. Anzi, da questa stanza! Morirò di inerzia, ecco! Guardami… anzi no! Non guardarmi! È orribile, mostruoso! Dovrebbero condannare quella donna per omicidio colposo!»
La voce del russo pareva essersi alzata di due ottave dall’ultima volta in cui l’aveva sentito – cominciava ad assomigliare a quella di una quattordicenne isterica e intrattabile perché non può andare al concerto del suo cantante preferito.
«Ti vedo ancora tutto sgranato… ah, no, a posto. Dai, su, si può sempre rimediare, ehm… in qualche modo…»
Il ragazzo si morse le labbra, senza sapere che dire per calmarlo – e in effetti, neanche il povero Viktor aveva tutti i torti: i suoi capelli prima tanto belli e lucenti si erano rovinati per una tinta fatta fin troppo male – e con una tonalità di viola che, per Dio! doveva proprio essere la peggiore che la parrucchiera avesse in negozio – ed erano finiti per diventare crespi e sottili.
Non c’era da stupirsi che il vanitoso campione fosse tanto sconvolto.
«La mia vita è finita! La mia carriera è rovinata! Che motivo c’è di esistere, ora?»
«Viktor… la tua carriera non dipendeva certo dai tuoi capelli. Troveremo un modo per sistemare questa situazione, dai. Me lo fai un sorriso?»
L’inutile tentativo di consolazione dello svizzero riuscì solo a fargli guadagnare un’occhiataccia omicida.
«Sistemare? Sistemare?! Sai qual è l’unico modo per sistemarli, Chris?!»
«Ehm…»
«Tagliarli, Christophe, tagliarli! Morirò, oddio, morirò!»
Ci volle almeno mezz’ora per riuscire a calmare – si fa per dire – Viktor, che in quel momento aveva smesso di strillare come una ragazzina e si stava limitando a piagnucolare su se stesso. Poi però prese un profondo respiro, strinse i pugni e mostrò un’aria fiera e decisa.
«D’accordo, li taglierò.»
«Davvero?»
«Sì… mostrerò al mondo quanto posso riuscire ad essere magnifico, anche senza la mia bellissima chioma! Fa’ il tifo per me, mia dolce Heidi!»
«Sempre, mon lapin, sempre… ma non chiamarmi mai più Heidi.»
«Oh, ma io ti ho salvato così sul cellulare.»
«Maledet-»
La connessione cadde di colpo e il volto divertito del compagno sparì in quel preciso momento, lasciandolo a fissare uno schermo nero con un’espressione corrucciata dipinta sul volto.
 
Alla fine Viktor trovò davvero il coraggio di andare dal barbiere – un altro, certo, dalla parrucchiera di prima non ci sarebbe mai tornato!
Le forze gli vennero meno nel preciso momento in cui dovette scegliere il nuovo taglio.
«Chris! Ho cambiato idea!»
«Viktor, santo cielo, hai idea di quanti soldi spendi a telefonarmi dalla Russia?!»
«Non è importante ora! Vieni qui e salvami!»
Christophe non lo poteva vedere, ma aveva le lacrime agli occhi; tuttavia il tono di voce non nascondeva di certo il panico e la disperazione. L’amico prese un bel respiro.
«Viktor, ti ricordi quando mi hai parlato di quella storia dello stupire il pubblico?»
«Beh, sì…»
«Bene, adesso voglio che tu stupisca anche me. Mostrami di che pasta è fatto Viktor Nikiforov! Taglia tutto ciò che c’è da tagliare e siine fiero!»
Il russo tirò su col naso e annuì, anche se il compagno non poteva di certo vederlo dal cellulare.
“Io sono Viktor Nikiforov. E non sarà uno stupido taglio di capelli ad abbattermi.”
 

DAL DIARIO DI CHRIS

Mon cher,
               sono riuscito a convincere Viktor a tagliarsi i capelli, perlomeno ha accantonato l’ipotesi di chiudersi in casa per sempre. Adesso il problema sarà riuscire a fargli superare il trauma.

 

Fase uno: isteria

«È stata una pessima idea, ti dico! La peggiore della mia vita! Cosa dirà Yakov adesso? Cosa dirà il mio pubblico?» Il russo trattenne il fiato, inorridito. «Cosa dirà la stampa?!»
«Quando mai ti è importato di cosa dicesse il tuo coach… e per l’amor di Dio, hai ancora credito?»
«Promozione speciale. Pensa ai miei capelli, Chris! Ai miei bellissimi, lunghissimi, morbidissimi capelli!»
“E altissimi e purissimi e lievissimi” si ritrovò a pensare il giovane svizzero; a volte si sentiva davvero una brutta persona, ma gli dispiaceva davvero per lui. Sembrava una cosa frivola, ma Viktor ci teneva e a Christophe non piaceva sentirlo tanto disperato.
«Andati, spariti, perduti!»
«Però guardati… stai tanto bene anche così.» Stava guardando la foto che il compagno gli aveva appena mandato per e-mail, ed era davvero convinto che quel taglio gli stesse da Dio. Lo faceva anche più virile – e già sentiva gli strilli eccitati che avrebbero emesso le sue fan appena l’avrebbero visto.
«Non dire queste cose solo per consolarmi!»
«Guarda che lo penso davvero, mon lapin. Non c’è bisogno di disperarsi, stai benissimo.»
«Lo pensi davvero?» Il tono dell’amico pareva quello di un bambino in cerca di approvazione.
«Certo che lo penso davvero!»
«Eh, ma se agli altri invece non piace?»
«Oh, ti prego!»
 
 
Fase due: negazione

«Christophe? Ho bisogno che tu mi dica che è stato tutto un sogno… dimmi che non è successo nulla!»
Sentì sospirare il ragazzo dall’altro lato. Sdraiato in posizione fetale sul proprio letto, il bel campione teneva il telefonino con una mano e con l’altro braccio si cingeva le gambe, stringendo le ginocchia contro il petto, senza neppure la forza di allungarsi per prendere un fazzoletto dal cassetto del comodino.
«Dimmi che quando mi alzerò e mi guarderò allo specchio sarà tutto come prima…»
«Sai che non posso dirti una cosa del genere, vero?»
Chris lo sentì piagnucolare e si strofinò gli occhi con il pollice e l’indice della mano destra, trattenendo un gemito frustrato. Non sopportava quella situazione, il sapere che il suo Viktor se ne stava raggomitolato come un gattino sul proprio letto e che lui, a chilometri di distanza, non poteva fare altro che tentare di tranquillizzarlo al cellulare. Fosse stato con lui, avrebbe voluto consolarlo a modo suo – ma anche solo abbracciarlo e coccolarlo, non ci voleva molto. Quanto potevano essere inutili le parole, certe volte!
«Dai che non è la fine del mondo…»
«No, non lo è… non lo è perché io non ho mai fatto nulla di avventato o stupido e i miei bellissimi capelli sono ancora qui, vero? È così, giusto?»
«Oh, mon Dieu…»
 

Fase tre: rabbia

«Viktor, ti prego, smettila.»
Christophe gli parlava da dietro lo schermo del computer, dopo essere riuscito a far funzionare nuovamente Skype, e sembrava allarmato.
«Sono. Un. Completo. Idiota.» Il russo stava sbattendo la testa sulla tastiera del computer da quasi tre minuti ormai, intervallando ogni colpo con una parola e rischiando seriamente non solo di farsi male, ma anche di far saltare di colpo tutto quando. E dopo tutti gli sforzi che Chris aveva fatto per riuscire a mettersi in contatto con lui… beh, non sarebbe stato piacevole.
«È stata l’idea più stupida che io abbia mai avuto! Ma si può essere così scemi? No, non si può! E non guardarmi così, è anche colpa tua sai?!»
«Mia?»
«Sì, tua! Perché tu non mi hai fermato! Perché non mi hai fermato?!»
Il biondino lo fissò con le sopracciglia aggrottate. «Perché sei più cocciuto di un mulo?»
«Questi sono dettagli!»
Si schiaffò una mano sulla fronte, mentre il compagno riprendeva a sbattere la capoccia sulla scrivania insultando se stesso e tutti i parrucchieri del mondo.
 

Fase quattro: rassegnazione

«Ma sì, senti… in fondo sono un gran figo anche così.»
Viktor continuò ad osservare la propria immagine riflessa nello specchio del bagno, passandosi la mano libera in mezzo ai capelli e girando il capo per riuscire a vedersi da ogni lato.
«Oh, finalmente l’hai capito, è quello che ti sto ripetendo da settimane.»
Ci era voluto circa un mese per fargli passare il trauma, ma perlomeno tutto si era risolto nel migliore dei modi – più o meno. A Christophe sfuggì un sorriso compiaciuto e allegro.
«Pensa che avevo già pensato a un altro modo per consolarti… oh, beh, poco male.»
«Aspetta, quale modo?»
«Beh, ma ora non è più necessario, no?»
«Voglio saperlo!»
«Lo scoprirai appena arriverò lì a San Pietroburgo. Mancano appena quattro giorni!» Lo svizzero non riuscì a nascondere una certa nota di eccitazione; voleva tornare nella città del compagno e finire di visitarla, ma soprattutto rivederlo di persona. «Mi sei mancato, mon cher…»
Anche il tono di Viktor si addolcì: «Mi sei mancato anche tu. Se tu avessi potuto essere qui non ci avrei messo così tanto tempo per riprendermi, di sicuro!»
Christophe rise. «Ah, non ci sono dubbi! Cosa faresti senza di me?»
 

 
L’aeroporto di San Pietroburgo era terribilmente affollato. Chris non si trovava a suo agio, di solito, in mezzo a tutta quella gente che correva e si spintonava; in quel momento, però, a metterlo a disagio era qualcos’altro – o meglio, qualcun altro.
«Non…non ti piace?»
«Non è quello, figurati. Ma tu avresti fatto questo per… per fare compagnia a me?»
Il ragazzo si strofinò la nuca, lì dove i capelli gli erano stati rasati. «Volevo aiutarti a superare il momento…»
«Beh, è carino, ma…»
«Ma…?»
«Ma tu così sei dieci volte più figo di prima! Non vale, scusa!»










Ci sono momenti in cui vorrei scrivere una storia emozionante, commovente, piena di pathos... e poi niente, la demenza ha la meglio su di me
E nulla, solo per la mia bellissima mogliettina <3
Perché Viktor è una drama queen di prima categoria e Christophe un montanaro dolcissimo a cui le caprette fanno ciao. E sì, headcanon che s'è fatto l'undecut per far compagnia al povero Vitjia... salvo poi ritrovarsi dieci volte più secs di prima. Perché lui può.
   
 
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