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Autore: notacommonwriter    09/07/2017    1 recensioni
"In cinquemila anni ho combattuto così tante battaglie, affrontato così tanti nemici, senza mai temerli...Eppure tu mi fai paura, Steve. Guardarti mi fa paura, parlarti mi fa paura, persino sfiorarti mi fa paura. Ho paura di amarti, capisci che non posso? Tu però mi hai già fatta innamorare ed io non so cosa fare"
{Diana PrinceXSteve Rogers}
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Steve Rogers/Captain America
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Giovedì 13 Aprile 2012, ore 11.00, Manhattan/New York City
Combattevano da almeno un paio d’ore e lei sentiva la vista cominciare ad annebbiarsi. In quei momenti malediceva i suoi sensi che, più sviluppati della norma, amplificavano il suo dolore e la percezione che aveva di ciò che stava accadendo; ogni bossolo cadente, ogni freccia scagliata ed il rumore di ognuno dei proiettili che faceva fischiare l’aria si riversava nelle sue orecchie. La spalla destra era squarciata da una ferita piuttosto profonda, nel punto in cui una delle lance di quegli esseri disgustosi richiamati da Loki si era conficcata. Era stata lei stessa a strapparla via, nonostante fosse penetrata in profondità e l’aveva fatto con l’espressione noncurante di chi schiaccia un insetto. Sembrava che non percepisse il dolore, in realtà aveva solo imparato ad ignorarlo, sia che fosse fisico, sia che fosse psicologico. Prese una boccata d’aria e si mise in piedi, sembrava che il caos intorno a lei si fosse calmato, così fece scorrere lo sguardo più lontano, in cerca di una richiesta d’aiuto. Strabuzzò gli occhi, ormai Stark era vicinissimo al buco nero che mangiava l’azzurro del cielo su New York e la fine di tutto era vicina. A sinistra nulla, a destra Steve. Non se ne era neppure accorto, intento com’era a sbaragliare gli avversari, che un altro di loro stesse per colpirlo alle spalle. Diana non seppe spiegare neppure a se stessa perché, ma in quel momento fu pervasa dalla paura e piuttosto che restarne pietrificata, si diede lo slancio con le gambe e percorse una decina di metri nella frazione di un secondo. Portò in avanti lo scudo che sua madre le aveva donato ed il colpo cozzò sul freddo ed indistruttibile metallo. Sfoderò la spada e nel giro di un attimo il chitauro che aveva davanti fu un cumulo di brandelli. Rinfoderò la spada con il cuore che batteva ancora a mille, aveva la bocca semiaperta e gli occhi serrati, mentre il petto si alzava ed abbassava in maniera irregolare. Non era stato quell’avversario da nulla a spaventarla, né la possibilità che potesse avere avuto la meglio su di lei, ma a quanto pare il sole pensiero che Steve avesse potuto restare ferito le aveva procurato lo stesso colpo al cuore che aveva sentito quando Trevor si era allontanato su quell’aereo maledetto. Si era trattato solo di un chitauro, solo di un colpo alle spalle, si ripeteva e non riusciva a schiodare gli occhi aperti in un’espressione spaventata dal suolo. Perché aveva reagito in quel modo? Perché il solo penare che sarebbe potuto accadere qualcosa di male a Rogers l’aveva fatta tremare? Perché sentiva il sollievo alleviare il peso che portava nel petto, sapendolo salvo? Che si stesse affezionando ad un essere umano ancora una volta? I pensieri le affollavano la mente, era ancora scossa dalla sua reazione ed aveva ancora paura, ma stavolta erano le risposte che sapeva di dover dare alle sue domande che la terrorizzavano. Non poteva davvero provare affetto per un altro uomo, sarebbe stato tradire la memoria di Steve e condannare se stessa ad atroci sofferenze, prima o poi. Forse, però, era troppo tardi per tornare indietro.
-Diana…Ehi, Diana!-Si voltò di scatto, la mano di Steve le scuoteva lievemente la spalla. Si era accorto della sua espressione e non ne capiva il motivo, anche perché l’amazzone sembrava quasi in trans.
-Io…Tu…Stai bene?-Farfugliò, ingoiando un groppo di saliva e portando i suoi occhi neri verso quelli azzurri di Steve.
-Beh, grazie a te, sì. E’ tutto a posto?-Le sorrise, aveva un’espressione stanca ed intenerita allo stesso tempo, per un motivo che però tenne per se.
-Sì…Va tutto bene-Sembrò tornare improvvisamente in se. Mostrò un sorriso tirato, costretto dalle circostanze, poi scostò gentilmente la mano dalla sua spalla e tornò sui suoi passi. Fuggiva ancora, fuggiva come il giorno prima nella sala conferenze e come aveva fatto qualche ora prima, sciogliendo il loro abbraccio. Steve si chiese se il suo voler distruggere le sue barriere non stesse distruggendo la stessa Diana. Forse era colpa sua, forse l’alone di sofferenza che le inumidiva le iridi nere era causato dal suo spasmodico desiderio di avvicinarsi a lei. Forse sbagliava a volersi legare a qualcuno il cui cuore era e sempre sarebbe stato occupato dalla memoria di un altro. Però non riusciva ad allontanarsi del tutto da lei, il pensiero che stesse agendo nel modo sbagliato e che non ci fosse nulla da fare non bastava a distoglierlo dal suo volersi avvicinare, dal suo desiderio di scoprire come fosse vedere Diana felice, anche solo per qualche istante. Erano passati quasi settant’anni dall’ultima volta in cui si era sentito così forzatamente legato a qualcuno e forse in quel momento realizzò davvero quanto Diana fosse riuscita ad entrare nei suoi pensieri in così poco tempo ed a fermarcisi in maniera indelebile. Gli venne voglia di correrle dietro, ma non lo fece. C’era una guerra ancora da vincere.

Giovedì 13 Aprile 2012, ore 17.30, Sede dello S.H.I.E.L.D./New York
Si sedette stancamente sul divano in pelle scura in fondo alla stanza. Avevano appena salvato il mondo e tutto ciò che era stato concesso loro erano state poche ore di riposo ed il tempo per rifocillarsi e fare una doccia. Ad una semidea non serviva poi molto per rimettersi in sesto, ma si chiese se la componente umana della squadra fosse fresca come lo era lei, mentre osservava il parcheggio mastodontico fuori dall’edificio, guardando attraverso i finestroni alla sua destra. Le immagini della battaglia le tornavano in mente come fotografie ed in particolare quella sensazione di paura mista a senso di colpa si ripresentava ad occupare i suoi pensieri. Aveva passato le ultime ore a rigirarsi fra le coperte e cercare di convincersi di non provare nulla di concreto per l’uomo che avrebbe rivisto nel giro di pochi minuti, senza però ottenere nulla. In cinquemila anni Diana aveva avuto il tempo necessario a stare da sola con se stessa, conoscersi e capirsi meglio di chiunque altro ed era dunque difficile per lei auto-ingannarsi. Ormai si era fatta mente capace della cosa: provava qualcosa di appena nato eppure tutt’altro che lieve per quello Steve Rogers ed anche se la cosa non le piaceva, doveva accettarla. Si sentiva irrequieta e spaventata, dopotutto era molto tempo che non si legava sentimentalmente ad un umano e soprattutto provava un grave senso di colpa. Quei sentimenti che le avevano dato un po’ di serenità dopo quasi cento anni, non facevano altro che macchiare la memoria di Steve Trevor ed infangare l’amore reciproco che avevano provato anni orsono. Serrò la mascella, passandosi una mano sul volto. Non sapeva cosa fare, cosa pensare o cosa dire ai suoi pensieri per metterli a tacere e la cosa la destabilizzava. In genere era solita trovare la soluzione ad ogni problema nel minor tempo possibile e calmare i suoi bollori, ma Steve doveva proprio mandare su di giri i suoi circuiti.
-Dimmi che non sono in ritardo…-Una risatina sarcastica e le parole pronunciate da una voce fin troppo familiare le fecero alzare lo sguardo.
-Steve…-Borbottò, indecisa sul da farsi. Non era psicologicamente pronta a ritrovarselo davanti in così poco tempo, soprattutto dopo aver passato ore a tormentarsi per colpa sua.
Rogers la guardò un attimo. Vederla in abiti normali gli faceva quasi uno strano effetto, nonostante fosse di gran lunga più attraente che in armatura e con il sangue che le macchiava la pelle abbronzata. La camicia bianca che portava sbottonata per metà lo tentò a tal punto che i suoi occhi rischiarono di cadere nella sua scollatura, ma, nonostante questo, risollevò lo sguardo, mantenendo il contegno, anche se leggermente pentito e con il viso lievemente arrossato dall’imbarazzo. Diana lo guardava con la preoccupazione di restare da sola con lui e non notò nemmeno la sua espressione compiaciuta nel guardarla, anche se non ci sarebbe voluto un genio per notare quanto quei due fossero attratti l’uno dall’altro. Steve diede un colpo di tosse, per stemperare quell’atmosfera colma del silenzio di chi non sa che dire e si sedette vicino a lei con finta nonchalance.
-Credo che gli altri stiano per—Diana fece per mormorare qualcosa e mettere fine a quell’asfissiante silenzio, ma fu bloccata dalla domanda inaspettate che le fece Steve.
-Cosa hai intenzione di fare ora?-Lo chiese velocemente, come se avesse avuto paura di pentirsi di quel che stava per chiedere. Diana fu presa alla sprovvista da quella domanda, si aspettava che lui le dicesse tutto fuorché una cosa del genere, quindi dovette pensare un po’ a cosa rispondergli. Non aveva ancora preso una decisione definitiva e lo fece proprio in quel momento, per rispondere a quella semplice domanda.
-Tornerò a Themyscira dalla mia gente e ci resterò finché non avrete ancora bisogno di me-Lo disse con una convinzione che non le apparteneva. Non voleva tornare indietro, non voleva abbandonare il mondo degli uomini, la tomba di Steve e quello che la manteneva saldamente legata agli esseri umani, ma credeva che abbandonare per qualche tempo quell’ambiente le avrebbe permesso di dimenticarsi dei suoi sentimenti inappropriati nei confronti di Rogers e quindi di evitare di tradire la memoria di Steve e mettere in pericolo quel che rimaneva del suo cuore. Avrebbe voluto restare lì e cercare di vivere i sentimenti che le avevano dato serenità dopo quasi cento anni di distacco e tristezza, ma il suo senso del dovere e la sua paura di inciampare stavano decidendo per lei e la portavano alla decisione a lungo andare meno dolorosa.
-Perché?-Si era rabbuiato improvvisamente, lui che sperava di poter avere una chance per far sì che loro due diventassero per lo meno amici, ora che tutto si era concluso nel migliore dei modi e la pace era tornata a regnare sul pianeta.
-Semplicemente perché non c’è motivo per cui resti qui. Io non ho nulla a che vedere con voi-Tagliò corto, guardando altrove per non incrociare lo sguardo perplesso ed inquisitore di Steve. Sapeva che se si fosse voltata e l’avrebbe guardato lui si sarebbe accorto che stava mentendo, soprattutto perché la sua espressione amareggiata ed il tono con cui aveva pronunciato quelle parole non coincidevano affatto.
-Io invece credo che tu non voglia avere niente a che fare con noi-Si lasciò scappare, arrabbiato dall’ostinazione dell’amazzone. Si ostinava a fuggire, come se fosse stato possibile per lei passare l’eternità a vivere come un’eremita nella più totale solitudine. Diana era così forte ed autorevole che a Steve sembrava quasi impossibile vederla così spaventata alla sola possibilità di soffrire in futuro; aveva talmente paura di quel che sarebbe potuto accadere nel giro di cento anni, da non voler vivere le gioie che il presente avrebbe potuto offrirle e questo mandava Steve su tutte le furie.
-Come, scusa?-Si voltò di scatto, interdetta e leggermente infastidita da quelle parole. Le dava fastidio pensare che qualcuno fosse stato capace di capirla e sbatterle in faccia la verità che si ostinava a nascondere.
-Gli esseri umani ti fanno così paura da voler fuggire a tutti i costi? Perché ti neghi il diritto di essere felice?!-Non lo fece intenzionalmente, ma alzò leggermente il tono della voce nel porre quella domanda. Era arrabbiato, gli faceva rabbia l’idea di dover perdere Diana per i suoi assurdi timori. Voleva che lei restasse lì dov’era, vicino a lui ed a ciò che avrebbe potuto renderla felice-Io non conoscevo Steve, ma se davvero ti amava, sono sicuro che sarebbe felice se tu restassi qui. Anche se non vuoi ammetterlo, tu sei buona, Diana e meriti la felicità. Perciò, resta qui, non andare…-Pronunciò le ultime parole in un sussurro, temendo di ferirla facendo altrimenti e lei lo guardò con l’espressione di chi è appena stato colpito ed affondato.
Come aveva potuto quell’essere umano capire così tanto di lei in così poco tempo? In fondo si conoscevano solo da pochi giorni e quel breve periodo sembrava essergli bastato per capire molto più del dovuto su di lei. Era tutto vero, anche il fatto che a Steve avrebbe fatto solo piacere se lei avesse provato a rifarsi una vita, anche se lei non avrebbe mai voluto ammetterlo. La verità era che lei aveva paura, l’unica ragione per la quale stava tentando di scappare era la paura di restare ferita, che la bloccava ed attanagliava da quando il suo sguardo e quello di Steve si erano incrociati per la prima volta, pochi giorni prima. Fece per aprire bocca, ma le parole non le uscirono e dovette ingoiarle in silenzio, poi accadde. Non ci riflesse su, né lo programmò, successe e basta. Si sporse leggermente verso di lui, gli prese il volto con la mano sinistra e le sue labbra si posarono dolcemente su quelle di Steve. Lui non si mosse, sorpreso da quel contatto improvviso che durò pochi secondi, eppure fu così intenso.
-Sei troppo buono per essere umano…-Lo mormorò velocemente, poi si alzò, il volto trafelato ed una mano a coprirle la bocca e si avviò verso l’uscita di fretta, consapevole di non poter restare altro tempo vicino a quell’uomo. Lui la rendeva troppo vulnerabile.




Angolo autrice
Non ho molto da dire, se non che spero il capitolo vi sia piaciuto e che, ovviamente, la storia non finisce qui. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate del comportamento di Diana con una recensione o un messaggio privato, perchè sto avendo seriamente paura di starla rendendo melensa e mi servono conferme xD Per finire, vorrei ringraziare chi è arrivato fin qui, sta seguendo la storia e/o la recensisce/recensirà. Baci,
-L'autrice
   
 
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