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Autore: hymnftwe    09/07/2017    0 recensioni
Ti ho fatta andare via? Bene, so cosa dirai
Dici "Oh, cantane una che conosci"
Ma ti prometto questo
Ti proteggerò sempre
Questo è quello che farò
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi guardai intorno alla ricerca del corridoio A3. Il campus era immenso, ancor più di quanto immaginassi. Wade mi aveva avvertita: "chiamami se hai bisogno di qualcosa" aveva detto, ma in quel momento doveva sicuramente essere a lezione e l'ultima cosa che volevo era disturbarlo il primo giorno.
L'estate era passata in fretta, così in fretta da non accorgermi neanche di quello che stava per succedere. Ero arrivata al college e sembravano già lontani i momenti in cui ne parlavo con lui. "Ti troverai benissimo" mi rassicurò "è un college pieno di vita, adatto a te". Aveva ragione e me ne rendevo conto ad ogni passo, sempre di più. I corridoi erano larghi da contenere tanti studenti, più di quanti ne avessi visti durante gli anni di liceo. Alcuni ridevano, si spingevano da una parte all'altra, altri probabilmente si innamoravano. Ero sicura di aver visto anche una ragazza piangere insieme ad alcune amiche, e non erano nemmeno iniziate le lezioni. Eppure, avevo sempre cercato di respingere la mia immaginazione sull'argomento. Pensare al college mi faceva sentire grande ma allo stesso tempo impotente, giunta ad un punto della mia vita in cui l'inaspettato prevaleva su di me. E la cosa non mi era mai andata a genio; per il mio carattere tutto questo non poteva andare bene. Ero solita gettarmi nelle avventure più strane che potessero presentarsi ai miei occhi, ma non sapere nulla sul mio futuro un pò mi spaventava. Per questo mi ritrovai più volte ad affrontare l'argomento con Wade, il mio più vecchio amico. Nonostante la differenza d'età, è l'unico realmente in grado di comprendere quello che passa per la mia mente, nonostante poi sia in grado di dire  qualsiasi cosa ad alta voce, in qualsiasi momento. Mi ha sempre sostenuta come nessuno mai ha fatto, ed io lo stesso per lui.
"Credevo di dover chiamare la sicurezza" disse, abbracciandomi. Il suo modo di scherzare combaciava perfettamente con il mio.
"Quanto cazzo è grande?" gli dissi, guardandomi intorno per giustificarmi. Lui conosce il mio modo di fare forse meglio del suo.
"Alexandra  Hart, dammi quelle borse e chiudi quella bocca" rise. Capii le sue intenzioni, mi chiamava con il mio nome per intero solo quando voleva avere ragione.

Dopo aver lasciato Wade alla sua lezione di Biotecnologia, mi avviai verso la caffetteria del campus. Quello che non poteva e doveva mancarmi, che fosse giorno, notte, inverno o estate, era una buona tazza di caffè bollente. Scelsi un tavolo non molto centrale, per osservare meglio la zona. Forse era proprio per quello che decisi di arrivare al Filmore College due giorni prima dell'inizio delle mie lezioni: avevo voglia di osservare in lontananza, senza essere notata, o almeno non ancora. Avevo voglia di conoscere, di cercare, di imparare ad accettare tutto quello che si trovava davanti ai miei occhi. Ordinai il mio caffè e mi buttai a capofitto nell'orario scolastico. C'era tutto quello che volevo, tutto quello che desideravo. Ore di lingua inglese ad uscirne morti, laboratori di storia dell'arte, lingua tedesca, lingua spagnola, stage. "Ecco il suo caffè", fui distratta dalla voce gentile di una ragazza. "Se mi dai del lei mi sento vecchia" rise. Era minuta, con una lunga coda di capelli biondi fino alle spalle. Mi guardò con aria interrogativa. "Sei nuova qui?"
Le risposi con la stessa moneta. Come poteva ricordare tutti i ragazzi del campus? "Si, sono appena arrivata in realtà" mi sorrise. Trasmetteva tranquillità. "Goditi il tuo caffè" disse, allontanandosi. "Io sono Alice, comunque". "Alex" risposi, sparendo dietro quel liquido scuro per qualche minuto.

Qualche giorno dopo, Alice mi indicò l'aula della mia prima lezione d'inglese. Dovevo ancora abituare il mio orientamento a quelle numerose strade e giardinetti. Arrivai in orario, ma la cattedra era ancora vuota così mi guardai intorno più volte alla ricerca di un posto libero che trovai poco dopo.
"Arabica?" sentì una voce provenire dalla mia schiena, mentre posizionavo la borsa accanto alla sedia di legno. Mi voltai, posando lo sguardo in direzione del ragazzo che indicò il mio caffè. Era bello, tremendamente bello. "Etiope" dissi, felice di poterne parlare in termini specifici. Adoravo il caffè e qualsiasi cosa lo riguardasse, ancor di più chi condivideva questa passione. "Non l'ho ancora provato" rispose, guardandomi. Per qualche secondo non dissi nulla, sperando che la sensazione nel mio stomaco se ne andasse. Non avevo mai condiviso il mio caffè con nessuno, non volevo che qualcuno potesse sentirsi in dovere di rovinare il mio momento preferito della giornata. In quel momento, però, il mio istinto la pensò diversamente. "E' il migliore" dissi, porgendogli il bicchiere. Vidi i suoi occhi illuminarsi di poco, prima di prenderlo tra le mani. Lo annusò appena e poi mi guardò ancora, sperando di trovare il mio consenso. Feci un cenno col capo e lui lo assaggiò. In quel momento, prima di poter parlare, il professore entrò in aula squadrandoci singolarmente. Mi voltai per guardarlo e in un secondo ritrovai la mia tazza sul banco. C'era una scritta nera sull'estremità.
"Ottima scelta -Nick".
   
 
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