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Autore: Ultima Frontiera    09/07/2017    2 recensioni
Non sapevo ancora quello che mi attendeva quel giorno. Mi aspettavo l’ennesima giornata fatte di lezioni noiose e isolamenti e invece….mentre entrvo nel cancello della scuola dal portone dell’entra uscirono 7 ragazzi (del 5 nostri rappresentanti d’istituto) uno di loro possedeva un megafono che portandoselo alla bocca urlò ad altissima voce per far si che tutti quandi gli studenti nel piazzaletto vicino all’asfalto che divideva la strada dalla scuola: “ASSEMBLE ANTIFASCISTA!!!! Tutti quanti nell’aulamagna, SUBITO!!’’ Che cosa stava succedendo? Perché tutta quella confusione? Mi avvicinai ad uno di quei ragazzi per chiedergli quale fosse la causa di tutto quel trambusto.
-Che cosa è successo?
Il ragazzo con il megafono mi mostrò sotto il naso dei volantini.
-Un gruppo di fascisti erano! Erano venuti per distribuire dei volantini, ma li abbiamo cacciati prima che facessero dai danni.
-Che tipo di danni avrebbero potuto fare?
-Ma che domande fai? Non ci vuole un genio per capire che i fascisti creano solo disordine.
-Non credo che dei volantini possano fare tutti questi danni.
- Ma ci stai con la testa? I fascisti sono servi dei padroni e non devono assolutamente avere agibilità politica. Adesso vieni in assemblea così capirai
Genere: Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Il Novecento
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Questa è Castelmauro, provincia di Campobasso, un paesino di circa 1500 abitanti.
E’ abbastanza piccolo, non c’è molto di interessante se non delle chiese e qualche vecchio monumento. E’ composto per lo più da famiglie e da anziani, ma non sono qui per parlarvi della mia città; voglio parlarvi di come tutto nella mia vita è cambiato e di come sono entrato in un mondo a me sconosciuto.

24 MARZO 1990
Da dove comincio? Forse è meglio dalle basi: mi chiamo Francesco Gottavi e il 24 Marzo 1990 avevo 16 anni, sono nato e cresciuto a Castelmauro (CB), vivevo in un appartamento insieme a mia madre Claudia  una casalinga di 46 anni, mio padre Alberto un panettiere di 49 anni e mio fratello Sandro di 20 anni. Dei miei familiari non c’era molto da dire…eravamo la famiglia media italiana: casa, scuola, lavoro e basta.
Si annagava nella normalità di tutti i giorni, una normalità che se agli altri era un’accettazione e anche una rassegnazione alla vita per me era una distruzione che mi faceva del male ogni giorno; era una brutta sensazione perché mi sentivo come se quella dovesse essere la mia vita, come se ogni singolo giorno della mia esistenza io dovessi fare la stessa e identica routine come tutti e finire tutto nell’ordinarietà. Questa cosa mi distruggeva perché le grandi città erano sempre state piene di personaggi interessanti, di grandi avvenimenti, di grandi fatti. Io avevo bisogno di qualcosa che desse un senso alla mia vita, qualcosa che sconvolgesse le mie giornate. Anche se ero sempre più convinto che quel giornon non arrivasse mai….Ne ero convinto fino a quel giorno.
Come ogni mattina stesso rituale: mia madre che urlava di svegliarci, vestito, colazione, bagno, zaiono e poi si usciva a prendere il pullman su una città fantasma. Mio Dio! Odiavo quella strada perché mi faceva capire che per quanto io volessi andarmene da quel posto avrei dovuto accettare la realtà che in quel paesino da medio per persone medie avrei dovuto passarci tutta la mia vita.
L’autobus passava a prendere me e mio fratello per portare rispettivamente lui all’Università e me al liceo.
Sul pullman incontravo sempre Marica una mia carissima amica d’infanzia, era cairna e da quello che mi aveva detto mio fratello io gli piacevo anche, la cosa non è che mi dispiacesse ma non ho mai pensato di avere una storia con lei.
L’autobus lasciava mio fratello all’Univerità degli Studi del Molise, per poi proseguire in Via Scardocchia dove scondevo io per andare a scuola mia: il Liceo Classico “Mario Pagano” un’autentica Favelas vivente per me; sembrava più la casa di un quartiere popolare riservato agli spacciatori per come la vedo io.
Non sapevo ancora quello che mi attendeva quel giorno. Mi aspettavo l’ennesima giornata fatte di lezioni noiose e isolamenti e invece….mentre entrvo nel cancello della scuola dal portone dell’entra uscirono 7 ragazzi (del 5 nostri rappresentanti d’istituto) uno di loro possedeva un megafono che portandoselo alla bocca urlò ad altissima voce per far si che tutti quandi gli studenti nel piazzaletto vicino all’asfalto che divideva la strada dalla scuola: “ASSEMBLE ANTIFASCISTA!!!! Tutti quanti nell’aulamagna, SUBITO!!’’ Che cosa stava succedendo? Perché tutta quella confusione? Mi avvicinai ad uno di quei ragazzi per chiedergli quale fosse la causa di tutto quel trambusto.
-Che cosa è successo?  
Il ragazzo con il megafono mi mostrò sotto il naso dei volantini.
-Un gruppo di fascisti erano! Erano venuti per distribuire dei volantini, ma li abbiamo cacciati prima che facessero dai danni.
-Che tipo di danni avrebbero potuto fare?
-Ma che domande fai? Non ci vuole un genio per capire che i fascisti creano solo disordine.
-Non credo che dei volantini possano fare tutti questi danni.
- Ma ci stai con la testa? I fascisti sono servi dei padroni e non devono assolutamente avere agibilità politica. Adesso vieni in assemblea così capirai meglio.
-Cosa dovrei capire?
-Hei! Sarai mica un fascista?
E quasi con rabbia mi tirò il mazzetto di volantini addosso.
Ne colsi uno da terra. C’era disegnata un enorme fiaccola che stringeva tra le dita una fiaccola con i colori dell’Italia, in alto una scritta che diceva: “GIOVANI ADERITE” e in basso “AL FRONTE DELLA GIOVENTU’”.
Quel volantino avrebbe cambiato per sempre la mia vita.

   
 
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