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Autore: Demon CRI    09/07/2017    1 recensioni
Finalmente il povero Allen può andare in vacanza dopo un periodo terribile, ma (s)fortunatamente per lui Tyki non ha alcuna intenzione di lasciarlo in pace dopo quello che è successo e con lui anche Road, ormai diventata una sorta di sorella minore per Allen.
(Sperando che vi piaccia, vi lascio questa ff ideata l'estate scorsa su una sdraio: speriamo valga i mesi di lavorazione...)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Road Kamelot, Tyki Mikk | Coppie: Rabi/Kanda, Tyki/Allen
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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FINALMENTE

 
Finalmente.

Ecco cosa aveva pensato Allen Walker quando Komui Lee, il capo della Black Order Company, insieme al suo tutore, Marian Cross, lo aveva praticamente costretto ad andare in vacanza nel Mediterraneo.
Beh...più che altro era stata un’idea di Komui: Marian avrebbe preferito che continuasse a lavorare come un mulo per ripagare i suoi debiti, ovviamente, ma grazie al capo, il rosso lo aveva miracolosamente congedato con un:” Tsk! Non mi servi a nulla conciato in quel modo! Fuori dai piedi!”. La dolcezza di quell’uomo era leggendaria.
Così l’albino si ritrovò a preparare una valigia in vista dell’umile quanto desiderata vacanza.
 
Quello che però Allen non si sarebbe minimamente aspettato era di ritrovarsi davanti a una gigantesca nave di lusso che di umile non aveva neanche il nome!
Controllò nuovamente il biglietto per convincersi di non aver scambiato il proprio mezzo con un peschereccio maleodorante (non sarebbe stata la prima volta, comunque) e dopo essersi accertato di non aver sbagliato a leggere, deglutì e salì sull’enorme The Ark, sperando di non perdersi all’istante...
 
Dopo essere stato, fortunatamente per il suo senso dell’orientamento, accompagnato fino alla propria camera subito dopo la partenza della nave, ringraziò gentilmente l’uomo ed entrò nel loft.
Appena richiuse la porta dietro di sé, alzò lo sguardo verso l’abitazione e spalancò gli occhi: davanti a lui si estendeva uno spazioso soggiorno dalle pareti color bianco latte e i mobili sulle tonalità del marrone e del grigio, tinte che rendevano l’ambiente caldo e accogliente, un televisore al plasma e un piccolo ed elegante lampadario in vetro che pendeva dolcemente dal soffitto.
Tramite una grande portafinestra dalle tende di un tenue azzurro chiaro si accedeva poi al grande balcone, munito di un piccolo spazio con tavolo, sedie e sdraio per godere della vista panoramica dell’Oceano Atlantico rilassandosi completamente.
Sul lato destro della stanza sorgeva invece un’elegante rampa di scale in legno e vetro che portava al secondo piano e a fianco ad essa vi era la porta del bagno.
Salì i gradini e trovò la camera da letto: una grande stanza con un giaciglio a due piazze dalle lenzuola di un leggero azzurro cielo, un grosso armadio di legno occupante un lato intero della stanza, un altro bagno e una finestra che offriva la meravigliosa vista dell’Atlantico.
“Certo che il signor Komui poteva anche risparmiarsi...” sospirò il ragazzo, spostando la valigia a fianco del letto e sedendovisi sopra mentre rimirava la grande camera da letto da cima a fondo, notando poi una piccola busta sul comodino.
Si alzò e la prese in mano, aprendola curioso: dentro trovò una lettera da parte del suo tutore e dei soldi.
Alzò un sopracciglio stupito e per poco non ebbe un mini infarto: Cross Marian gli aveva dato dei soldi da spendere?
Miracolo.
 
Lesse la lettera:
“Se osi tornare nel pietoso stato in cui ti trovi adesso per colpa di quel cretino, stai certo che non ti farò uscire dal tuo ufficio fino alla fine dei tuoi giorni.
 
P.S. I soldi sono di Komui
Cross Marian Il Magnifico
 
“Ah, ecco.” disse sospirando: ormai conosceva quell’avido spendaccione come le proprie tasche. Era un controsenso ma era di Cross Marian di cui si stava parlando: i soldi, guadagnati da Allen, li teneva per il tabacco, l’alcol e ‘occasionalmente’ anche il sesso. Quando poi si trattava di prestare soldi diventava improvvisamente povero e pieno di debiti…che doveva pagare Allen, ovviamente.
 
Posò la busta e il suo contenuto, pensando alle parole della lettera con sguardo perso.
...quel cretino...” sussurrò poi con il viso contratto in una smorfia di rabbia.
Scosse la testa per scacciare quei pensieri e disfò la valigia, sistemando tutto il (poco) contenuto nell’armadio e sui comodini.
Non voleva rimembrare ciò che era successo mesi prima a causa dell’idiota in questione, per cui appena finì di sistemare il tutto, scese al piano di sotto e uscì a fare un giro per la nave per liberare la mente da quei pensieri.

 
 
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Verso le nove di quella sera aveva esplorato praticamente tutta la gigantesca nave -perdendosi più volte ovviamente -, enormi piscine munite di vasche idromassaggio, centri benessere, negozi e attività di ogni genere.
Non avendo intenzione di andare in camera così presto, si diresse verso il bancone di uno dei tanti bar presenti sull’imbarcazione.
Ordinò solo una bottiglia di whisky. 
Quando si diceva “annegare i dispiaceri nell’alcol”.
Che miserabile che doveva sembrare in quel momento: un magro ventenne depresso al tavolo di un bar, i capelli bianchi che gli contornavano il viso sfinito e solcato da due grosse e scure occhiaie sotto due pozze argentate adombrate dalla stanchezza.
Stava finendo l’ennesimo sorso della bevanda, quando si sentì stringere da dietro. Si girò immediatamente per capire chi si fosse permesso di toccarlo e si ritrovò davanti due vispi occhietti dorati e un sorrisetto divertito sulla pelle tanto pallida da sembrare porcellana.
“Road?!” esclamò oltremodo sorpreso l’albino quando vide la ragazzina.
“Allen ~ Mi sei mancato!” gridò felice Road abbracciandolo stretto.
“Che ci fai qui? Non eri tornata in Portogallo con tuo padre?” chiese poi il ragazzo, staccandola da sé e guardandola ancora stupito dal fatto di averla incontrata proprio su quella nave.
“No, alla fine io ho deciso di rimanere a Londra per venire a trovarti...l’unico problema era che TU non rispondevi al cellulare!” rispose lei imbronciandosi poiché non era riuscita a rintracciarlo per mesi.
“Ah...scusa Road, è che sono stato molto impegnato in questo periodo...e il cellulare non l’ho quasi utilizzato, perdonami...” si scusò il ragazzo mentendo spudoratamente e ridacchiando nervoso per cercare di evitare l’argomento.
Road lo guardò di traverso con quegli occhietti vispi, esclamando poi lamentosa: “Smettila di sorridere in quel modo finto, mi dai sui nervi!” e dicendolo gli prese le guance e cominciò a tirarle come faceva ogni volta che le sorrideva in quel modo.
“Ahi-Ahi...Woad...ti pwegoo fwiniswcila!” cercò di farla desistere il ragazzo dai capelli bianchi togliendo delicatamente le piccole mani dalle sue guance. “Fa male Road...” sospirò poi lamentandosi e massaggiandosi il viso ormai rosso.
“Lo sai che con me i tuoi trucchetti non hanno mai funzionato, quindi smettila di ridere e sputa il rospo!” ordinò decisa la ragazzina, sedendosi di fianco a lui e notando solo in quel momento la bottiglia di whisky che guardò con un filo di dispiacere.
Quel ragazzo non aveva mai toccato l’alcol nemmeno con un dito se non alle feste...e anche in quelle occasioni non aveva mai esagerato...
Il ragazzo la guardò sorridendo triste e riempiendo di nuovo il suo bicchiere. “Non c’è nulla da dire Road...Diciamo che avevo semplicemente bisogno di una vacanza...” affermò poi, tenendo fra le mani la bevanda, specchiandosi in quel liquido ambrato che rifletteva la sua pietosa immagine.
“Questo l’avevo notato...guardati: non ti stai nemmeno abbuffando in una qualche tavola calda come tuo solito!” disse la ragazza ridacchiando, facendo sorridere anche l’albino, per poi ordinare un bicchiere di latte fresco.
“Allen...” Cominciò poi la bambina, ritornando seria. “...so che sono passati solo tre mesi e che potrò sembrare insensibile ma...come ti senti?” chiese poi, nonostante conoscesse già la risposta, mentre il ragazzo beveva il liquido dorato.
“Wow...sono già tre mesi...?” sospirò il ragazzo fifingendo ignoranza, ricordando, di nuovo, gli avvenimenti di quel giorno...


 
Era una normale mattinata londinese con tanto di nuvole, e Allen Walker si trovava nel suo ufficio della Black Order Company seduto alla propria scrivania davanti a delle scartoffie da compilare, in compagnia di una scatola di ciambelle ormai quasi vuota.
Era intento a gustare una di queste, quando irruppe nella stanza un tornado dagli spettinati capelli rossi che per poco non scardinò la porta.
“Allen! Come stai? ~” chiese quest’ultimo saltando addosso all’albino per abbracciarlo con un sorriso.
“Lavi?! Dovresti essere a lavorare, scansafatiche!” esclamò l’interpellato cercando di scollarsi di dosso il ragazzo dagli occhi verdi.
“Eddai Allen, non fare l’antipatico!” disse il rosso di rimando, sfoggiando un meraviglioso sorriso a trentadue denti mentre allentava la presa sul collo di Allen e si posizionava davanti alla scrivania. “Sono solo venuto a darti questa.” affermò poi sventolando una busta bianca.
L’albino alzò un sopracciglio confuso, “Da parte di chi?” chiese infatti tendendo il braccio per avere l’oggetto, cosa che però non successe poiché l’amico ritirò la mano. “Lavi...” disse guardando serio il rosso, in attesa della busta.
Quest’ultimo avvicinò il viso sorridente a quello serio del ragazzo. “Solo in cambio di un bacio.” affermò poi ghignante, nascondendo la busta dietro la schiena.
Allen inizialmente lo guardò sorpreso dalla richiesta, ma poi sospirò: “Lavi...Sai bene che sono fidanzato.” ribadì dispiaciuto per il suo ex-ragazzo.
Quest’ultimo guardò il proprio collega...
E sorrise, per poi imbronciarsi teneramente. “Stavo solo scherzando, non fare quella faccia seria! Lo sai che ormai mi è passata e che ho il mio Yuu!” esclamò porgendogli poi la busta. “Comunque l’ha portata uno strano tizio in giacca e cravatta dai capelli lunghi e gli occhi gialli...” e al ricordo dell’uomo sentì i brividi lungo la schiena. “Ha detto che è molto importante, quindi mi sono preso una piccola pausa e sono venuto qui, capo.” finì poi accentuando l’appellativo e guardandolo come un bambino in cerca di approvazione.
Allen prese l’oggetto in mano, alzando poi nuovamente lo sguardo sul ragazzo; sorrise esasperato ma felice di essergli potuto rimanere amico. 
Aveva passato con Lavi praticamente tutta la propria vita e averlo vicino era davvero fantastico per Allen.
Era pazzesco. Non solo era un bellissimo ragazzo dai capelli rosso fuoco e gli occhi color smeraldo: era un tornado, non perdeva mai il sorriso ed era perennemente in movimento, come se non riuscisse a stare fermo per più di dieci secondi.
Era stato veramente felice quando Lavi gli aveva confessato di piacergli al Liceo, poiché anche lui non gli era affatto indifferente; avevano passato molto tempo insieme, ma dopo qualche tempo avevano capito che forse non erano realmente fatti per essere una coppia, così avevano entrambi convenuto che sarebbe stato meglio rimanere solo amici: ecco perché avevano un così buon rapporto.
“Grazie mille, Lavi. Hai fatto un ottimo lavoro, ora puoi andare.” Lo congedò poi ringraziandolo, felice di avere il suo migliore amico e collega al proprio fianco.
“Neanche un bacetto sulla guancia?” chiese il rossino fingendo di piagnucolare per avvicinarsi e rubargli una ciambella al cioccolato.
“Lavi!” quasi urlò Allen esasperato.
“Salutami Tyki!” disse sorridente Lavi con il dolce in mano, uscendo dall’ufficio del suo capo, il quale gli rispose di rimando: “E tu Kanda!” al che il rossino si girò verso di lui facendogli una linguaccia prima di chiudere la porta dietro di sé.
Finalmente solo, Allen sospirò ridacchiando e osservò la busta. Niente indirizzo né mittente.
Il ragazzo alzò un sopracciglio e la aprì per controllarne il contenuto.
Ciò che vide gli fece spalancare gli occhi all’inverosimile.
“Cos’è...questo?” sussurrò sconvolto in quella stanza che in quel momento sembrava che non esistesse, fissando le foto che teneva in mano.
“Tyki...?” chiese non credendo ai suoi occhi: una delle foto ritraeva il suo ragazzo, Tyki Mikk... in ginocchio davanti a una bellissima donna dai lunghi capelli biondi...con in mano un anello.
 
Quel giorno, quando tornò nella casa che divideva con l’albino da due anni, l’ormai ex-ragazzo di Allen trovò sul tavolo del salotto le foto della busta e un biglietto con su scritto solo un freddo e impersonale:
“Addio.” 
 
Quello era tutto ciò che era rimasto di Allen in quella casa.
 
La ragazzina dai capelli corti diede un’occhiata all’espressione distrutta di Allen: quell’avvenimento l’aveva completamente sconvolto.
I bellissimi occhi argentati erano stanchi e vacui e le occhiaie scure testimoniavano le innumerevoli notti insonni; nonostante avesse sempre avuto la pelle molto chiara, in quel momento sembrava più pallida del solito e le guance erano ancora più magre di prima, segno che non aveva mangiato molto negli ultimi tempi.
Ma ciò che più rattristò Road fu il mesto sorriso che comparve quando gli fece quella domanda.
“Passerà Road. Non devi fare quel faccino triste sai? Me la caverò, come al solito.” Disse il ragazzo, notando l’espressione rattristata della mora.
Le sorrise dolcemente, come ormai aveva imparato a fare per nascondere le proprie paure e i problemi che lo affliggevano pur di non far preoccupare i suoi cari, e a quel punto Road non ci vide più, così gli afferrò di nuovo le guance, tirandole con più forza di prima.
“Smettila di sorridere in quel modo, quante volte te lo devo dire?!” sbottò imbronciandosi e continuando a tirargli le guance per punirlo.
“Ahi! Voad...svettila...fva male...” disse Allen cercando di toglierle delicatamente quelle manine dal proprio viso, per poi ridacchiare grato per la sua preoccupazione quando lo liberò dalla sua presa, lasciando che si massaggiasse la parte dolorante.
“Ti ringrazio Road, mi hai migliorato un po’ la giornata.” le disse ridendo piano e chiamando il cameriere per pagare la bottiglia e il bicchiere di latte di Road.
“Oh, quel signore dai capelli lunghi ha già pagato per entrambi.” disse con un sorriso il cameriere, indicando un bel ragazzo dai lunghi capelli neri seduto poco più in là.
L’albino, curioso di sapere chi fosse il ragazzo in questione, voltò lo sguardo nella direzione indicata dall’uomo. 
Non appena lo fece spalancò gli occhi.
L’intenso sguardo dorato di Tyki Mikk si incatenò a quello argentato e ferito di Allen Walker, portando a galla ricordi ancora vividi dei giorni, dei mesi e degli anni passati assieme...e del giorno fatale in cui tutto terminò in un istante.

Allen voltò lentamente il viso, seguito dagli occhi del moro.
Finì in un solo sorso il bicchiere pieno di whiskey storcendo il naso mentre Road lo guardava dispiaciuta. “Allen...” cercò di dire, ma quando vide il sorriso triste dell’albino le parole le si bloccarono in gola.
“Scusami Road, ma si è fatto tardi, credo che tornerò nella mia stanza.” Disse poi alzandosi dallo sgabello e afferrando velocemente la bottiglia di alcolico, per poi dirigersi a passo svelto e malfermo fuori dal locale e avvicinarsi alla stanza a lui assegnata senza nemmeno alzare lo sguardo da terra.
Si scontrò con gli altri ospiti, ma non gli importò, e quando fece scattare la serratura della porta, scivolò dentro la camera barcollante e con gli occhi annebbiati, forse dall’alcol o forse dalle lacrime.
Non importava.
Sentì a malapena la porta chiudersi automaticamente dietro di lui quando crollò sul divano guardando il soffitto con sguardo vacuo.
“Dannazione...” sussurrò nel buio della stanza, rischiarata leggermente dalla luce tenue della Luna che filtrava dalla finestra aperta.
Gli vennero in mente tutti i giorni passati insieme a Tyki dopo la sua confessione di qualche anno prima; gli ritornò in mente il sorriso dell’uomo...quel sorriso completamente diverso dai soliti ghigni che mostrava agli altri...quel sorriso che lo aveva stregato e che lo tormentava da mesi ormai, ricordandogli quei giorni passati a ridere e scherzare mentre il moro si prendeva gioco di lui e l’albino si offendeva ogni volta, come un bambino.
Prese un sorso dalla bottiglia, per poi buttarla a terra ormai vuota, chiudendo gli occhi stanco.
Ricordò il suo tocco sulla sua pelle...i momenti in cui facevano l’amore e lui gli sussurrava all’orecchio parole dolci ed eccitanti mentre lo rendeva suo per l’ennesima volta.
 
“Perché...?”
 
Una sola lacrima solcò la guancia destra del ragazzo, bagnando quel viso distrutto dal dolore e dall’intenso amore che aveva provato.
 
Una sola goccia.
 
Sprofondò tra le braccia di Morfeo, discendendo in una notte priva di sogni...

 
 
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“Ti avevo detto di stare alla larga da lui per il momento! Possibile che tu non mi ascolta mai?!” sbottò Road con un broncio in viso a causa del fallimento del suo piano, rimproverando un ragazzo decisamente più grande di lei impegnato in quel momento nella contemplazione dell’oceano.
“Ti ricordò che sono tre mesi che non lo vedo...” Replicò Tyki stizzito, fumando nervosamente una sigaretta appoggiato alla balaustra con in mente il viso del suo ragazzo, così spento e sciupato rispetto a quello di qualche mese prima, sorridente e pieno di gioia.
“Ma potevi risparmiartela quella faccia da gangster mancato! Sembravi pronto a ucciderlo, cavolo.” Lo riprese Road sospirando e guadagnandosi un’occhiataccia dal moro.
“Insomma...adesso che hai intenzione di fare, Tyki?” gli chiese poi guardando le onde dell’Atlantico con occhi malinconici.
Il moro non rispose, troppo intento a ideare un modo efficace per riuscire a parlare con Allen senza che nessuno li interrompesse, in modo da potersi dedicare completamente ed esclusivamente a lui...
Ricordò l’espressione sorpresa dell’albino quando poco prima si era girato verso di lui: non si aspettava di vederlo in quello stato, soprattutto non a causa sua.
Lo preferiva quando gli rispondeva a tono, tenendogli testa con quel suo sguardo di sfida che lo faceva impazzire e risvegliava il devastante desiderio che sentiva nei suoi confronti e che non diminuiva nonostante il tempo passasse, anzi.
Era un uomo superficiale ed era solito usare le persone come oggetti per soddisfarsi e poi disfarsene come giocattoli rotti, prima di conoscere Allen, colui che lo salvò dalla spirale viziosa di sesso, soldi, fumo e alcol in cui era stato risucchiato da adolescente.
Sin dalla prima volta in cui lo vide entrare in quel sudicio bar ebbe subito l’indescrivibile impulso di macchiare quella purezza che sembrava caratterizzarlo, renderlo sporco e impuro...rovinarlo.
Cosa che però non fece...o meglio, non riuscì a fare, dato il caratterino poco soggiogabile e molto deciso del ragazzo...
Il suo atteggiamento solitamente gentile ma soprattutto combattivo portarono Tyki a desiderare di conoscere ogni altra sfaccettatura della sua personalità così controversa.
Con il tempo conobbe ogni parte di lui e quando il moro si rese conto di quanto la sua vita facesse schifo, il sorriso di Allen Walker fu l’unica cosa che riuscì ad illuminare un po’ il mondo oscuro e grigio di Tyki Mikk.
“Road...” Chiamò la nipote dopo qualche minuto di silenzio. “Voglio rivedere il suo sorriso.” Dichiarò serio qualche minuto dopo, facendo sorridere la ragazzina.
“Vuoi una foto?” Gli chiese lei scoppiando a ridere subito dopo al sospiro esasperato di Tyki, il quale buttò la sigaretta ormai consumata in acqua e si diresse verso la loro suite in prima classe, seguito dalla ragazzina.

 
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Il giorno dopo…
 
La camera prenotata da Allen era illuminata dai raggi di luce che entravano dalla portafinestra lasciata aperta dalla sera prima, mentre i gabbiani volavano e atterravano ogni tanto sul suo balcone, riposandosi dopo un lungo volo.
Quando l’albino aprì lentamente e a fatica gli occhi era ancora sdraiato scompostamente sul divano del salotto.
Sbatté un paio di volte le palpebre e cerco di alzarsi a sedere, 
Si alzò lentamente tenendosi con le mani allo schienale del divano e mugolando per il forte mal di testa, mentre si dirigeva verso il bagno tenendosi a muri e mobili per non cadere rovinosamente a terra.
Arrivato in bagno si appoggiò traballante al lavandino bianco, guardandosi poi allo specchio e sospirando allo spettacolo che si ritrovò davanti: capelli scompigliati, volto pallido come non lo era mai stato e due occhiaie scure sotto gli occhi stanchi.
“Sono più bello di Jhonny Depp…” Sussurrò poi con un sorriso dal gusto estremamente amaro, prendendo in giro il suo stesso riflesso.
Sospirò spogliandosi dei vestiti della sera prima ed entrò arrancando nel vano doccia, per poi accendere l’acqua e mettersi sotto il getto rilassante, appoggiandosi alle piastrelle azzurre davanti a sé.
Cercò di ricordare gli avvenimenti del giorno prima, sforzando la memoria; gli tornarono in mente il bar, la visita di Road e...
Quando ricordò l’incontro con il proprio ex il suo viso parve impallidire ancora di più.
Possibile che non riuscisse nemmeno ad andare in vacanza senza trovarselo tra le scatole?! Era riuscito a evitare di incrociarlo per tre mesi interi...
“Perché non mi lascia in pace...?!” Chiese poi tra sè, tirando violenti pugni di frustrazione alla parete fino a quando non vide delle gocce di sangue scivolare lungo essa assieme all’acqua calda...
Questa continuò a scorrere incontrollabile, unendosi alle gocce salate che scesero dagli occhi argentati dell’albino, infrangendosi sul pavimento bagnato.
 
 
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“Contrariamente a te, Road, ho altro a cui pensare oltre a buttarmi in acqua e guardare altri idioti che fanno la stessa cosa con quelle facce da ebeti.” Sbuffò l’uomo per l’ennesima volta, bellamente seduto sul letto con la schiena contro un cuscino posizionato davanti alla testiera del letto con addosso solo un lenzuolo a coprirlo.
A quell’irritante risposta la ragazzina, in piedi a fianco al letto di suo zio, si imbronciò e si lamentò: “Ma io voglio farmi un bagno!” Sbuffando quando l’uomo non la degnò nemmeno di uno sguardo a quella protesta, continuando invece a fare zapping tra i vari canali.
Come al solito: nulla che potesse minimamente interessargli.
“Non volevi mica vedere Allen?” Continuò Road furba, celando un sorrisetto malefico. “Pensi di riuscire a sistemare le cose con lui restando a letto dalla mattina alla sera come un vecchio? Mi sembrava che avessi detto qualcosa sul voler ‘vedere il suo sorriso’, o sbaglio ~?” Chiese poi Road, imitando Tyki e nominando apposta l’albino con il puro scopo di smuovere quel pigrone che si ritrovava come parente.
Al nome del proprio ragazzo il moro guardò di sottecchi la nipote, sibilando poi scocciato notando quanto apparisse corruttibile quando si trattava dell’albino: “Perché non sei stupida come il resto delle tue coetanee?” Alzandosi poi e dirigendosi verso il bagno, dove non gli ci volle molto per rendersi presentabile: era perfettamente a conoscenza dell’effetto che avesse sulle persone e sapeva di non aver bisogno di impegnarsi per far cadere ai propri piedi chiunque avesse voluto abbordare.
Ma non era lì per attirare l’attenzione di chiunque: il suo obbiettivo non era più quello da anni...
Si mise una semplice camicia bianca, che lasciò aperta, e un paio di jeans corti e beige senza nemmeno pensarci troppo: sarebbe risultato irresistibile con addosso qualsiasi cosa. Tenne i lunghi capelli neri e mossi raccolti in una specie di basso chignon per evitare di avere più caldo di quanto già non ne avesse: forse era arrivato il momento di tagliarli...
“Lo prendo come un complimento.” Rispose Road con un sorrisetto, alzando le spalle mentre usciva sul balcone della stanza e muovendo lo sguardo tra la folla che andava diradandosi in vista del pasto che avrebbe avuto luogo più tardi: era il momento di prepararsi e mettersi in tiro.

Aveva notato la strana inclinazione delle persone ad agghindarsi come delle star di Hollywood per la cena, come se con le luci della notte dovessero emergere tutte le loro reali e seducenti potenzialità, contrariamente a ciò che accadeva durante il giorno, dove tutti dovevano apparire più pudici e ingenui.
La falsità degli esseri umani...quell’attenzione ai particolari, come se qualche gioiello in più decorasse la loro anima e la rendesse meno perversa...mentre qualche millennio prima possedevano capacità pari a quelle di un semplice scimpanzé senza educazione e istruzione.
Adoravano mettersi in mostra evidenziando tratti, spesso inesistenti, del proprio essere come se fosse lo scopo ultimo della loro vita.

Ipocriti, pensò Road.

Ecco perché le piaceva suo zio Tyki.
II moro non aveva mai nascosto la sua natura estremamente volubile e insaziabile, anzi: era consapevole di sé stesso, delle proprie capacità e utilizzandole a proprio vantaggio era in grado di avere, passo dopo passo, tutto ciò che desiderava.
Si era divertita quindi, Road, a osservare gli sforzi dell’uomo per conquistare quel testardo ragazzino; riuscì a farcela solo dopo mesi interi di corteggiamento, dopo i quali lui stesso era caduto ai piedi del ventenne inglese dai capelli bianchi e lisci come la seta.
Ventenne che spuntò fuori dal nulla dirigendosi verso l’enorme e lussuosa piscina mentre il resto degli ospiti raccattava le proprie cose per andare a prepararsi; solo alcuni, infatti, rimasero ancora sotto il caldo e piacevole sole del pomeriggio.
La ragazza sorrise notando come in realtà Allen non fosse cambiato: probabilmente aveva atteso l’ora tarda per uscire e farsi un bagno in piscina in totale tranquillità senza avere intorno troppe persone.
Il ragazzo non amava mostrare il proprio corpo nonostante spesso avesse ricevuto richieste e apprezzamenti molto poco fraintendibili a riguardo, ecco perché preferiva utilizzare maglie dalle maniche lunghe o guanti quando faceva più freddo. Molte volte Road aveva cercato di convincerlo a mettersi qualche capo più casual e fregarsene di ciò che avrebbe detto la gente ma nulla; il ragazzo non voleva mostrare le sue ‘debolezze’, considerate tali solo da lui stesso...
“Ho intravisto una strana e familiare capigliatura bianca qua sotto...e guarda: proprio in piscina ~” Road avvertì lo zio, osservando dalla balconata la vasca che aveva intenzione di visitare assieme al lui.
Tyki alzo gli occhi al cielo, schiodando poi la ragazzina dalla balaustra: “Taci o ti lascio a marcire su questa bagnarola in eterno, marmocchia.”, dirigendosi verso la porta come se non l’avesse sentita affatto, seguito dalla ghignante marmocchia in questione che richiuse la porta della camera dietro di loro.
 
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Allen era deciso, dopo la scenata da ragazzina isterica della sera prima, a mostrarsi completamente indifferente rispetto alla presenza del proprio ex sulla nave.
Ecco perché quando notò la presenza di poche persone in piscina uscì dalla propria stanza armato di occhiali da sole, costume da bagno, accappatoio e crema solare, occupando una delle sdraio accanto ad essa.
Non aveva alcuna intenzione di deprimersi per uno stupido e immeritevole stronzetto - come lo aveva dolcemente soprannominato Lavi - per cui, dopo essersi sistemato sulla sdraio, decise di farsi un bagno nell’enorme piscina davanti a lui. Così si tuffò in acqua.
 
Galleggiò sulla superficie per minuti interi, chiuse gli occhi tentando di rilassarsi e far scivolare via ogni preoccupazione, per godersi appieno tutto quel lusso al quale non era abituato e a cui probabilmente non lo sarebbe mai stato.
La freschezza dell’acqua in contrasto con il tepore del sole resero tutto perfetto: la mente di Allen era come svuotata, completamente libera da qualsiasi pensiero...
Non pensava al passato, al presente o al futuro...era come se il mondo attorno a lui non esistesse più e potesse dedicarsi un pochino a sé stesso...
Chiudendo gli occhi, si mise a meditare su cosa avrebbe fatto ora che Tyki si trovava sulla sua stessa nave: doveva evitare sia lui che la nipote come se fossero affetti da peste o doveva affrontare l’uomo faccia a faccia?
L’indifferenza è forse una delle armi più potenti che l’uomo possa usare contro l’uomo stesso, aveva letto da qualche parte tempo addietro...
Chissà se avrebbe funzionato con un tipo come Tyki...
Non fece nemmeno in tempo a finire il pensiero che sentì qualcosa di piccolo lanciarglisi addosso con una potenza distruttiva pari a quella di un razzo nucleare.
Tale cosa lo fece sprofondare nell’acqua chiara, facendogli quasi toccare il fondo della vasca con il fondoschiena.
Tentò immediatamente di risalire muovendo braccia e gambe come un forsennato e trascinandosi dietro la creatura non ben identificata aggrappata al suo costume.
Non appena arrivò in superficie, poggiandosi affannato a bordo piscina tirò su anche l’essere, riconoscendolo immediatamente.
“Road...” Sospirò esasperato il ragazzo dopo aver riconosciuto la bambina, la quale, sorridendo malignamente, gridò: “Allen ~ Mi sei mancato tantissimo! ~” Stringendolo forte tra le braccia e facendogli così quasi mancare il fiato, di nuovo. “Ci siamo visti ieri, Road…” Sussurrò Allen poggiando la fronte sulle braccia piegate a bordo piscina, esausto: era incredibile la quantità di energia compressa in quel minuscolo corpo che si ritrovava.
“Non ti sei fatta male, vero?” Le chiese preoccupato mentre le faceva allentare la presa, ricevendo in risposta dalla ragazza un muto diniego che lo tranquillizzò immediatamente mentre si sistemava seduto a bordo vasca.
Quella ragazzina era troppo spericolata per i gusti del povero albino...
 
“Road. Non pensi sia ora di lasciarlo in pace?”
 
Allen alzò lo sguardo, congelando all’ennesimo incontro con i due bellissimi occhi dorati, gli occhi del moro per il quale il suo cuore ancora doleva e saltava un battito ogni volta che si incontravano...
 
Olá Allen.” Lo salutò il portoghese non appena incrociò lo sguardo gelido che gli rivolse il ragazzino vedendolo in piedi davanti al lato opposto della piscina.
“Ciao Tyki.” Rispose Allen freddo voltando subito dopo lo sguardo per rivolgerlo alla bimba in acqua davanti a lui.
 
Fiutando la tensione nell’aria la ragazzina schioccò un bel bacio sulla guancia di Allen e lasciò così i due maschi da soli a bordo vasca mentre si allontanava da loro per dirigersi all’altro capo dell’enorme piscina, verso gli scivoli.
L’albino non aprì bocca, mostrandosi disinteressato alla sua presenza e alzandosi per tornare a sedersi sulla sdraio dopo aver recuperato l’accappatoio ed essersi coperto.
Tyki osservò quel corpo latteo muoversi indifferente fino a quando non sparì dietro la stoffa chiara dell’indumento del proprietario, il quale, senza alzare lo sguardo, si sedette cominciando a usare il cellulare. Fu allora che Tyki notò la benda che Allen aveva avvolta alla mano destra.
Quando la vide sul suo viso si formò per un attimo un’espressione spaventosa, come se fosse pronto per uccidere da un momento all’altro. Se qualcuno avesse fatto del male ad Allen...
Distolse lo sguardo dalla mano per non perdere la calma, beccandosi un'occhiata che, se Allen ne fosse stato capace, avrebbe potuto incenerirlo – o congelarlo, dipendeva dai punti di vista.
“Oh andiamo: non mi guardare così o potrei eccitarmi ~” Disse infatti il moro cercando di alleggerire la tesa situazione venutasi a creare, trovando però da parte di Allen solo apatia.
“Se sei venuto qui per annoiarmi con le tue solite, squallide battutine a sfondo sessuale gradirei mi lasciassi in pace, Tyki Mikk.” Asserì Allen senza alcuna particolare emozione nella voce, tentando di non far cadere gli occhi sul petto nudo e scolpito dell’uomo.
L’interpellato non rispose ma si spostò comunque davanti al ragazzo per attirare la sua attenzione.
Il più piccolo alzò gli occhi al cielo pronto a ripetergli di andarsene, ma non appena aprì bocca si ritrovò davanti una busta.
Quella busta.
Alzò un sopracciglio confuso e proferì impassibile dopo aver riconosciuto l’oggetto: “Ebbene? Se sei venuto a sventolarmi in faccia le prove del tuo tradimento puoi star certo che non abbia intenzione di stare ad asc-”
“Non ero io.” Lo interruppe Tyki, fermo davanti a lui.
Allen sorrise scettico a quelle parole, rispondendogli infatti: “Tra tutte hai scelto la scusa peggiore: potevi inventarti qualcos'altro in tutto questo tempo. Perdonami se non credo che tu abbia un fratello gemello che voglia rovinare la nostra relazione spacciandosi per te, a meno che tu non mi abbia mentito anche su questo dettaglio quando mi hai fatto conoscere la tua famiglia.”
“No, però ho un fratello pazzo.” Rispose Tyki facendoglielo notare, al che Allen fece finta di non sentirlo, riprendendo con una risatina: “Ti faccio le mie più sentite congratulazioni per il matrimonio, davvero! Deduco dall’assenza della fede al dito che non abbiate ancora celebrato, ma non si sa mai con te, giusto? L'adulterio sembra essere proprio il tuo forte.” Lo guardò con un sorrisetto amaro fingendo rispetto per la sua abilità.
“Quando sarà la cerimonia?” Continuò poi, ormai incapace di trattenere quel fiume di parole. “Magari riuscirò a venire a conoscere la poveretta che avrà l’onore di averti come marito. A proposito: da quanto state insieme? Sono sicuro che sia una di quelle che ti andavano dietro da prima che andassimo a vivere assieme, giusto? Il bomber colpisce ancora!” Continuò a dire scagliando frecciatine mentre immaginava la ragazza sorridente al fianco dell’uomo. “Ah, giusto per sapere: quelle volte che tornavi a casa tardi erano le sere in cui ti vedevi con lei giusto? O forse ce n'era più di una, mh? Anzi, non me lo dire: conosco già la risposta.” Finì poi con tono sempre più sarcastico fino a sputare le ultime parole con astio e spostare lo sguardo sullo schermo del proprio cellulare, non vedendo realmente ciò che fingeva di guardarci.
Non aveva alcuna intenzione di nascondere che quell’evento gli avesse fatto male, soprattutto non dopo che Tyki gli si era ripresentato davanti così sfacciatamente.
Quest’ultimo ascoltò il ragazzo senza interromperlo, ma appena finì ripeté: “Non ero io ragazzino. Guarda bene le foto: secondo te qualcuno che vuole mostrarti il mio tradimento si lascerebbe sfuggire un mio primo piano? O vedi forse un bacio da qualche parte? È ovvio che non sia io.” Protestò atono tirando fuori dalla busta le immagini e mostrandole ad Allen, il quale però non ne volle sapere e si alzò dalla sdraio irritato.
“Oh ti prego Tyki: pensi sia così stupido?! Sono andato all’oreficeria e la proprietaria mi ha riferito di aver effettivamente servito un bellissimo cliente di nome Tyki Mikk uguale a te con il quale aveva organizzato una proposta di matrimonio! Ah e non dimentichiamoci della maglia nera che portavi quel giorno! Hai messo una maglietta che ti ho comprato io con su una scritta che ho fatto io? Non ti fai schifo da solo?” Chiese retorico e disgustato il ragazzo scacciandolo quando egli tentò di avvicinarglisi.
“Non osare toccarmi. È inutile e lo sai bene.” Sibilò poi come se annunciasse un verdetto oramai indiscutibile. “Ora ti chiedo gentilmente di lasciarmi solo, grazie.” Finì il ragazzino determinato senza nemmeno girarsi a guardarlo.
Tyki sbuffò grattandosi la nuca. Sarebbe stato più complicato del previsto...
“E va bene.” Proruppe poi con un sospiro seccato. “Le prove di ciò che dico sono dentro alla busta. Ci vediamo.” Prima di rientrare irritato all'interno per cercare Road, misteriosamente sparita senza lasciare traccia come le persone che fino a poco prima si trovavano lì.
Certo, Allen aveva tutto il diritto di non credergli, ma il fatto che non lo volesse nemmeno ascoltare lo rendeva estremamente nervoso e insoddisfatto; sapeva che sarebbe stato difficile ma Tyki era il tipo di persona che, nonostante spesso le sorprese lo esaltassero, odiava quando i fatti non andavano secondo quanto pianificato... cosa che invece con Allen Walker capitava fin troppo spesso per i gusti del portoghese...
 
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Mentre il moro recuperava la nipote, Allen rimase qualche secondo lì da solo a pensare.
Specchiandosi nell’acqua vide per l’ennesima volta quel viso stanco, il viso di un ragazzo distrutto dalla forza devastante della gelosia e della rabbia...
Si girò con un sospiro verso le foto e le prese in mano, osservandole ancora e ancora nonostante fosse come ricevere una stilettata nel cuore a ogni nuovo dettaglio.
Costatò però ciò che Tyki aveva cercato di fargli notare poco prima: mancava realmente un primo piano del viso del moro assieme alla donna...ma in fondo poteva benissimo essere una casualità.
Dopotutto come poteva dare ascolto alle parole di un traditore?
Rimise le fotografie all’interno della busta, soffermandosi però su quella in cui la ragazza abbracciava il suo moro dopo la proposta... come se continuando a osservare potesse trovare una speranza che mettesse in dubbio le convinzioni ormai in lui radicate...oppure una conferma che, al contrario, non avrebbe fatto altro che dimostrare ciò di cui da mesi era convinto.
Non aveva prove concrete, non contavano niente delle parole vuote come quelle…o almeno questo era ciò che Allen continuava a ripetersi per convincersi...
...per non credere.
 
Come al solito, però, le frasi di Tyki lo avevano colpito più di quanto avrebbe voluto...
Recuperò i propri averi e ritornò nuovamente nella propria camera, lasciando la piscina nel silenzio delle onde che si infrangevano contro il duro metallo della nave.
 
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“Fammi indovinare: hai stranamente bisogno di me.”
“Zitta e lavora, Road.”
 
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Arrivato in camera, Allen abbandonò le proprie cose sul tavolino e si diresse lentamente al piano superiore, superando ogni scalino come se facesse un’immane fatica anche solo a camminare.
Fece in tempo a buttarsi mollemente sul letto e socchiudere le palpebre esausto prima di sentire l’inimitabile vocina di Road chiamarlo dal piano di sotto.
Spalancò gli occhi, scattò in piedi e giù per le scale.
“Road! Come diamine hai fatto a entrare qui dentro?!” Gridò il ragazzo quando, allibito, si fermò davanti al divano dove si era bellamente piazzata la bambina circondata da popcorn, patatine fritte e una montagna di altre schifezze che provocavano la gastroenterite solo a guardarle.
Era certo di aver chiuso la porta sia prima che dopo essere rientrato.
La bimba in risposta alzò semplicemente le spalle.
“Ho preso la chiave di riserva dalla cabina del capitano della nave.” Proferì tranquillamente mangiucchiando uno strano alimento di dubbia provenienza, al che Allen proruppe in un esausto sospiro massaggiandosi i lati del capo: la sua povera testa chiedeva pietà.
Aveva accettato quella vacanza per riposare e stava facendo di tutto tranne che rilassarsi.
“Piuttosto...” Continuò poi la bambina senza nemmeno preoccuparsi dello stato d’animo del povero Allen. Posò lo sguardo sul ragazzo. Forse era il caso che iniziasse a pensare al proprio testamento: quella famiglia sarebbe stata la sua rovina.
 “...guardiamo un film? Sono sicura che ti piacerà!” Propose infine Road con un sorriso, non lasciando però ad Allen nemmeno il tempo di ribattere, poiché lo attirò sul divano premendo subito Play per far partire il video sullo schermo.
Quella ragazzina era assurda.
Sorrise in un sospiro guardandola e posizionandosi in modo più comodo sul divano, intenzionato, almeno per quella sera, a pensare a qualcosa di diverso dalla propria stupida debolezza.
Purtroppo per lui le cose non andarono come programmate.
Non appena infatti posò gli occhi sullo schermo vide colui che riconobbe come Sheryl Kamelot, fratello di Tyki e padre adottivo di Road...legato a una sedia.
Sedeva davanti alla telecamera: i capelli neri sciolti e sfatti gli incorniciavano il volto scavato e squadrato, mettendo in risalto il colore giallognolo dei suoi occhi, simili a quelli di Tyki ma più viscidi; Allen quasi ebbe un brivido quando lo vide in tutto il suo fascino serpentesco...rovinato da un meraviglioso livido violaceo sull’occhio destro.
Quasi ghignò soddisfatto a quella visione: non era mai piaciuto a Sheryl e il sentimento era sempre stato reciproco, soprattutto dopo tutto ciò che l’albino aveva dovuto passare a causa dell’ossessione che l’uomo provava nei confronti del fratello.
“Road...perché tuo padre è legato a una sedia e ha un occhio nero?” Provò a chiedere alla bimba nascondendo il proprio divertimento, ottenendo in risposta nient’altro che il silenzio.
Tutto normale.
Voltò nuovamente lo sguardo verso la tv, ascoltando le voci che avevano cominciato a parlare.

“...Allora: ripetici di nuovo quello che hai detto a tua figlia ieri sera, ubriacone.” Disse la voce di un uomo in quel momento non visibile: Tyki, ovviamente. Un’altra sua grande ideona.
Allen aggrottò le sopracciglia confuso: cosa doveva ripetere il fratello del suo ex? Perché Road gli stava facendo vedere quel video? Cosa cavolo stava succedendo?
Si, papino: fallo per me ~” Si aggiunse la voce divertita e sarcastica di Road. Era incredibile quanto quella quindicenne riuscisse a manipolare il padre facendo semplicemente finta di essere una cara e dolce bambina.
Erano lo stereotipo della famiglia felice insomma.
L’uomo sullo schermo sorrise mellifluamente alla figlia - posizionata presumibilmente dietro la telecamera a giudicare dalla direzione dello sguardo di Sheryl - rispondendole poi: “Mia adorata Road...io non ricordo cosa ti abbia det-” Cominciò a dire tentando di scampare al terzo grado, ma venne prontamente fermato dalla tonante voce del fratello: “Dillo un’altra volta e ti faccio nero anche l’altro occhio.” Flemmatico e micidiale, tanto che anche Allen notò la scintilla di terrore che attraversò gli occhi del fratello maggiore.
...E va bene! Quanto sei permaloso fratellino...Dovresti sul serio provare a scaricare la tua frustrazione con dell’attività fisica: un po’ di yoga non ti farebbe ma-
La corda che sta in soffitta non attende altro che il tuo collo.
Ok, ok, ho capito...” Sbuffò infine l’uomo più grande piagnucolando alla violenza del fratello minore.
“Beh...ecco, quando ho detto che è stata proprio una bella mossa quella di mandare quelle foto ad Allen con intendevo dire che ci avessi qualcosa a che fare- ” Tentò di discolparsi l’uomo, facendo perdere la pazienza al fratello, il quale lanciò uno strano oggetto non bene identificato ma appuntito che volò a mezzo centimetro dall’orecchio dell’uomo, spaventandolo a morte e facendolo quasi cadere dalla sedia.
“Papi, ti conviene confessare e basta, lo sai?” Risuonò nuovamente la voce divertita della bambina nel video, incitando il patrigno con un tono leggermente cantilenante. “E in fretta anche.” Aggiunse lo zio, leggermente infastidito da tutta la faccenda.
“Adesso arriva la parte più bella!” Sussurrò la bambina seduta sul divano assieme al ragazzo, sgranocchiando qualsiasi cosa le capitasse a tiro mentre si attorcigliava attorno al suo braccio con una smorfia soddisfatta.
'Non avevo dubbi', pensò Allen, non recependo ancora bene il senso di tale pagliacciata.
E va bene! Io, Sheryl Kamelot, confesso di aver deliberatamente pagato un attore che si fingesse Tyki Mikk, mio fratello, e si mostrasse intento in una proposta di matrimonio in alcune foto compromettenti che io stesso ho poi mandato ad Allen Walker, fidanzato del signor Mikk! Ti va bene o vuoi anche un autografo?!” Disse, sputando schifato le ultime parole come se gli bruciassero sulla lingua tanta era la gelosia che provava verso il suo adorato fratellino.

Allen si sentì personalmente offeso da tanto odio, ma in fondo era noto il disprezzo che Sheryl Kamelot provava nei confronti di qualunque essere vivente e non che si avvicinava al suo adorato fratellino, e allo stesso modo era noto il fatto che cercasse sempre in ogni modo di allontanarlo da lui per...tenerselo tutto per sè.

Allen spalancò gli occhi quando si soffermò sulle parole dell'uomo.

Era stato lui?

Certo, ne sarebbe stato capace, anzi, più che capace ora che Allen ci pensava ma...

Ma non era possibile: le foto, la proprietaria della gioielleria, la maglia di Tyki...
Doveva per forza essere solo un trucco che Tyki stava usando per farlo stare peggio.
Insomma, non poteva credere a un video del genere nonostante lo volesse fare con tutto il cuore. Non poteva credere a qualcosa che avrebbe distrutto completamente tutte le convinzioni che fino a quel giorno lo avevano ossessionato rendendolo sempre più sicuro di aver fatto bene ad andarsene.
Non poteva continuare a credere che un uomo come Tyki, amante del vizio e incapace, almeno fino a qualche anno prima, di intrattenere una relazione seria con qualcuno…fosse cambiato solo per lui.
…Stava diventando un adolescente in preda a una delusione amorosa o cosa?
Adesso Tyki...potresti, per piacere, posare quel vaso Ming...per favore...?” Sibilò poi tremolante Sheryl rivolto al fratello, dal quale provenne proprio il rumore del suddetto vaso che si sfracellava a terra.
Oh, che sbadato.” Fu l’unica cosa che disse Mikk, facendo inorridire di disperazione il viso del fratello al suono dell’oggetto distrutto ai suoi piedi.
AAAAAH! Perché l’hai fatto?! Era uno dei più costosi della dinastia! Hai idea di quanto l’abbia pagato?!” Chiese il più grande agitandosi sulla sedia disperato tentando di liberarsi per riparare il danno mentre il fratello gli si avvicinava minaccioso.
Quando avrò finito con te quel vaso sarà l’ultimo dei tuoi problemi...” E fu l’ultima frase che si sentì prima che il video finisse ritraendo come ultimo fotogramma l’espressione di puro sgomento del fratello maggiore mentre l’ombra dell’altro gli si avvicinava sempre di più...
 
Allen e Road rimasero sul divano, in silenzio, per qualche minuto: la ragazzina era sorridente mentre finiva un pacchetto di Mikado, contenta come una pasqua.
Allen invece era...
 
...confuso.
Parecchio...confuso.
Restò a fissare lo schermo nero come un automa a occhi spalancati.
Tutto quello a cui aveva creduto per mesi interi non era altro che...una menzogna...?
“Se ancora non ci credi ci sono anche i contratti dei due attori sul tavolo."
Per Allen sentire di nuovo quella voce fu come risvegliarsi da una trance; voltò velocemente il viso verso il balcone, trovando l’uomo che da anni lo perseguitava, legandolo inevitabilmente a sé.
L’albino, solitamente caparbio e orgoglioso, mostrò per la prima volta il suo lato titubante e insicuro.
“Tyki.”
“Allen.”
“Ciuchino.” Proferì la terza incomoda, finendo di mangiare un gelato come dessert. “Bene. Detto questo io andrei perché avrei da fare. Fate pure con comodo ~” Finì poi sorridendo soddisfatta mentre usciva dalla porta, sbirciando un’ultima volta prima di chiuderla dietro di sé.
 
Allen rimase seduto sul divano: non aveva nemmeno sentito la ragazzina uscire, troppo impegnato a osservare Tyki come se fosse la prima volta che lo vedesse.
Notò solo in quel momento come si fosse lasciato crescere i capelli fino a mezzo busto: li teneva raccolti in una lunga coda che scendeva sul davanti, lasciando liberi alcuni ciuffi più corti a incorniciarli il bel viso.
Lo guardava intensamente con quei suoi occhi che parevano oro fuso mentre quelle bellissime labbra carnose tirate in un sorrisetto divertito sembravano prenderlo perennemente in giro anche senza formulare alcun suono.
Era un bellissimo ragazzo: anche il fisico, coperto dalla camicia bianca ancora sbottonata e da un paio di shorts, era perfettamente definito, non troppo muscoloso ma imponente nella sua altezza, più spiccata rispetto a quella dell’albino che in quel momento sedeva sul divanetto, ancora scosso dalle troppe informazioni ricevute qualche minuto prima.
Ancora poco deciso a credere come tutto ciò in cui aveva creduto non fosse mai esistito.
Era dura.
“Guarda che se continui a guardarmi in quel modo mi consumi, ragazzo.” Proferì l’uomo più grande quando notò il suo sguardo penetrante, senza smettere di sorridere leggermente.
Allen non rispose ma abbassò il viso quando gli chiese, insicuro, in una risata soffocata mentre si massaggiava gli occhi stanchi: “È ancora vivo?”.
Tyki, sorpreso, sbatté più volte le palpebre quando udì quella domanda, chiaramente riferita al protagonista del video precedentemente visionato.
“Beh non credo che un paio di pugni riusciranno mai a fermare il disturbo ossessivo-compulsivo di mio fratello, per quanto sia stato appagante provarci.” Rispose ghignando e mostrando così i suoi perfetti denti bianchi.
Non ci vollero che secondi prima che sentisse la risata del più piccolo propagarsi in tutta la stanza... una risata amara, uno sfogo dovuto a quei mesi passati con il costante pensiero dell’infedeltà del compagno...
Il tradimento e l’abbandono erano da sempre state delle costanti nella vita di Allen...e da sempre erano i suoi più grandi punti deboli, degli eventi che non avrebbe mai potuto né perdonare né dimenticare.
In quel momento però tutte le certezze che si era costruito settimana dopo settimana, giorno dopo giorno, si infransero l’una dopo l’altra fino a divenire cenere.
Tentò invano di non caderci...di non credere nuovamente a quell’uomo dal sorriso sardonico in grado di farlo innamorare ancora e ancora semplicemente guardandolo con quegli occhi che sembravano benedirlo ogni volta che si posavano su di lui.
Capì però immediatamente quanto fosse inutile farlo quando, alzando di nuovo lo sguardo sul moro, sentì quello strano calore nel petto che gli strinse il cuore in una dolorosa quanto piacevole morsa, la stessa morsa che lo aveva colto quando anni prima aveva compreso di aver trovato la persona con cui avrebbe voluto passare la vita.
La sua risata si interruppe di colpo, lasciando che il silenzio permeasse nuovamente la camera.
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Si resero entrambi conto, in quel preciso momento, di quanto la distanza non avesse fatto altro che intensificare emozioni che anni prima li avevano sopraffatti completamente, rendendoli coscienti di ciò che volevano essere l’uno per l’altro.
All’inizio, quando si erano conosciuti, non vi era altro che interesse fisico: la tensione sessuale che si era venuta a creare tra di loro era praticamente palpabile al loro primo incontro, e così era stato poi sempre.
Tutto era cominciato passando dal bancone del bar al letto della camera d’Hotel.
Da quella sera di Ottobre iniziarono a vedersi spesso e l’assenza di coinvolgimento emotivo andava benissimo a entrambi.
Solo dopo, quando i loro appuntamenti non riguardarono più semplicemente la sfera carnale della loro relazione, quando la scusa del sesso ormai non reggeva più ed entrambi volevano solo vedersi, che fosse per mangiare, bere qualcosa o per vedere un film...Solo allora capirono, qualche mese dopo, che forse, se ci avessero provato seriamente, sarebbe potuto nascere qualcosa di più rispetto alla semplice attrazione fisica.
Tutto stava riprendendo il suo corso...dall’inizio.

Allen non si rese nemmeno conto di essersi alzato dal divano fino a quando non sentì le labbra di Tyki muoversi sulle sue con ferocia.
Il bisogno era traboccante.

Si toccarono impazienti mentre le loro bocche danzavano l’una sull’altra.
Le braccia di Allen si avvolsero al collo del moro lasciando che le sue mani accarezzassero quei meravigliosi ricci scuri che tanto gli erano mancati, mentre quelle di Tyki vagavano bramose sul suo corpo attraversando la barriera dell’accappatoio, dopo poco abbandonato a terra, inutile come il resto dei vestiti che lo raggiunsero subito dopo.
Allen avvertì quelle mani calde toccare nuovamente la sua pelle dopo tutto quel tempo e sentì le labbra di Tyki che esploravano tutto il suo corpo, facendolo sentire nuovamente amato desiderato, come era sempre stato fino alla loro separazione.
Era come se non riuscissero più a staccarsi, come se non potessero permettere di allontanarsi di nuovo.
Lo fecero solo quando, dopo qualche minuto, sentirono il bisogno di guardarsi...di vedersi di nuovo.
Le due perle argentate negli occhi di Allen incontrarono l'oro fuso presente in quelli languidi di Tyki, scatenando nuovamente la brama di appartenersi e unirsi a formare un meraviglioso e raro gioiello.
Il moro riprese subito a baciare l'albino spingendolo con la schiena contro il divano in preda al desiderio senza nemmeno accorgersi di essersi denudato a propria volta.
Il mondo in quel momento non esisteva al di fuori di loro due: c'erano solo Allen e Tyki, due anime in cerca l'una dell'altra, due corpi che avevano bisogno di completarsi.
 
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Finalmente Allen sentì di nuovo gli ansiti di Tyki.

Finalmente toccò e accarezzò il suo ventre, il petto, le spalle e si aggrappò con le mani alla sua schiena mentre facevano l'amore come se fosse l'unica ancora di salvezza in quel mare di piacere.
Sentiva finalmente il corpo caldo dell'uomo sopra il suo mentre si muoveva in lui e lo riempiva di baci e chiari segni del suo passaggio, sussurrando sulla sua pelle candida quanto fosse bello.
Il collo, la clavicola, il mento e poi la guancia fino alle labbra, di cui il moro si occupò con passione ascoltando gli ansiti del ragazzo sotto di lui mentre gli mostrava quanto diamine gli fosse mancato...quanto gli fosse mancato il poter accarezzare i suoi fianchi snelli spingendo in lui, quanto gli fosse mancato dedicarsi al suo collo niveo leccandolo e mordendolo mentre il ragazzo lo invocava con devozione...quanto gli fosse mancato stringergli la mano piccola mentre si avvicinavano al culmine dell'amplesso chiamando l'uno il nome dell'altro in un gemito strozzato.
 

Ciò che però gli era mancato più di qualsiasi cosa gli era mancato era il suono del calmo battito del cuore di Allen mentre gli accarezzava i riccioli neri dopo aver fatto l'amore. Mentre lo faceva era solito sussurrargli all'orecchio dolcissime parole prima di chiudere gli occhi e discendere tra le braccia di Morfeo, lasciando a Tyki il tempo per poter osservare con ammirazione quella bellezza angelica. Il moro amava quei momenti.
Adorava ascoltare il cuore di Allen battere tranquillo mentre dedicava leggeri baci sul suo viso addormentato e lo vezzeggiava piano, toccandolo come se fosse talmente prezioso e fragile da potersi rompere da un momento all'altro...come se potesse andarsene di nuovo lasciandolo indietro.
Al solo pensiero sul suo viso si formò una smorfia di disapprovazione che lo portò a stringere il ragazzo più piccolo tra le sue braccia.
Lo aveva nuovamente accanto a sé dopo mesi di tempo: non lo avrebbe mai più lasciato andare...mai, per alcuna ragione al mondo.
 
Così, finalmente insieme, si assopirono abbracciati l'uno all'altro con un piccolo sorriso in viso.
 
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Allen si risvegliò per primo da quel quieto torpore, sbattendo piano le palpebre per ritrovarsi con il viso appoggiato al petto glabro di Tyki, appisolato accanto a lui su quel non-così-grande divano.
Alzando leggermente la testa notò la colorazione calda della stanza forse dovuta ai colori del tramonto, così si liberò piano dal caldo abbraccio del suo fidanzato per non svegliarlo e si alzò dal divano, dirigendosi verso il terrazzo.
Notando solo a metà strada la propria nudità, raccolse da terra la camicia di Tyki e se la infilò per coprirsi almeno un minimo.
Storse il naso al cliché che stava diventando quella situazione, ma decise di non pensarci mentre sentiva il calore del pavimento sotto i suoi piedi nudi.
Sentì la brezza oceanica scivolare piacevolmente sulla sua pelle, come in una dolce carezza, mentre si avvicinava alla balaustra e vi si appoggiava scrutando il meraviglioso tramonto che si stendeva davanti ai suoi occhi chiari.
Il giallo, il rosso, il viola e il blu si miscelavano perfettamente nell'idilliaco crepuscolo che univa il cielo e l’oceano in un unico e inscindibile dipinto.
Osservando quel panorama mozzafiato Allen inspirò profondamente chiudendo gli occhi e godendosi quell'odore di salsedine che gli pizzicava le narici e lo faceva sorridere.
Era felice di essere lì in quel momento: tutto era ritornato come prima e Allen non poteva esserne più contento nonostante fosse difficile pensare che potesse finire tutto così, in un batter di ciglia.
Inizialmente infatti non voleva credere alle parole di Tyki, ma dopo aver visto le prove, il video e quegli occhi...quello sguardo ferito ma allo stesso tempo incredibilmente dispiaciuto per tutto l'accaduto nonostante il moro non fosse affatto il tipo da scusarsi per nulla al mondo...si era sentito in colpa.
Si erano ripromessi, qualche tempo prima di andare a vivere insieme, che non avrebbero più dubitato dell'amore che provavano l'uno per l'altro: la gelosia era sempre stata il loro tallone d'Achille.

E Allen ci era ricascato...

Aveva creduto inconsciamente che Tyki fosse rimasto il donnaiolo che era quando lo aveva conosciuto anni prima...e per questo si era sentito estremamente in colpa, come se la fiducia che avevano costruito in quegli anni fosse andata completamente in frantumi e tutto fosse stato vano.
Ma Tyki lo aveva capito e lo aveva ritrovato: gli aveva spiegato tutto l'accaduto e gli aveva dimostrato che nulla di tutto ciò era vero, che andava tutto bene e che avrebbero sistemato tutto.
Qualcuno avrebbe detto che si era lasciato convincere troppo facilmente poiché le prove potevano essere una macchinazione di Tyki e suo fratello avrebbe potuto benissimo recitare la parte e confessare qualcosa che in realtà non era mai successo…ma ciò avrebbe significato che quelle persone...non avevano mai amato.
Non voleva dire però che Allen avrebbe perdonato Tyki a prescindere, ma dopo anni di fidanzamento, dopo aver conosciuto ogni singolo aspetto, anche quello più orribile, della personalità di Tyki (come il suo amore per la poligamia, contro cui Allen aveva combattuto poiché non era il tipo da condividere il proprio compagno), Allen sapeva riconoscere il momento in cui l'uomo mentiva o fingeva.
Non era la prima volta che accadevano certe cose: molto spesso, nei primi mesi in cui si frequentavano, il moro aveva tentato di tradirlo per diversificare la propria vita sessuale, ma Allen lo aveva sempre scoperto in un modo e nell'altro; era proprio per questo che quell’ultima volta l'albino si era allontanato da Tyki: dopo aver vissuto assieme per anni ed essersi promessi di non dubitare l’uno dell’altro…lui lo tradiva così, alla luce del sole?
Non era stato disposto a lasciar passare.
 
Certo, ai tempi dopo un po' Tyki ci aveva perso gusto e aveva invece cominciato a concentrarsi solo sul ragazzo più piccolo, notando come in realtà non gli interessasse unicamente il suo corpo, quanto la sua personalità. Quel carattere forte e poco accondiscendente che lo aveva attirato sin dal loro primo incontro: qualcosa che non avrebbe trovato in nessun altro suo amante, aveva detto Tyki una sera.
Ecco perché ci era rimasto veramente male quando aveva scoperto della sua intenzione di sposarsi con quella donna…

Ripensando a tutto ciò Allen non si accorse della presenza alle proprie spalle fino a quando non avvertì le mani grandi del portoghese sulle braccia e il suo cuore iniziò a battere furiosamente nel suo petto.
Quasi ebbe un brivido quando lo percepì dietro di sè e girando il viso lo vide: illuminata dalla luce del sole calante la pelle caramellata del moro sembrava risplendere e rendere l'uomo ancora più...bello. Non c'era altro aggettivo più esagerato che avrebbe potuto descriverlo: nessuno gli rendeva perfettamente giustizia.
“Mi è sembrato un ottimo compenso per aver setacciando tutta la Gran Bretagna per trovarti.” Sentenziò l’uomo con il solito sorrisetto sfrontato.
Il più piccolo sbuffò ritornando a guardare davanti a sé e sussurrando in risposta: "Come al solito tendi a fare le cose in grande.”
L'impossibilità di stare accanto alla persona amata li aveva resi nervosi, arrabbiati e incommensurabilmente tristi, come se mancasse qualcosa.
In quel momento invece era come se fosse tutto tornato al suo posto, come se in quei mesi nulla fosse cambiato. Le mani di Tyki, la sua voce, il suo respiro erano diventati ormai un bisogno per Allen e la loro mancanza lo distruggeva.
Le dita dell'uomo si spostarono dalle sue braccia alla sua schiena e ai suoi fianchi nudi mentre si abbassava sul suo collo e vi lasciava piccoli baci che gli fecero venire i brividi.
"Comunque ci hai messo parecchio per trovarmi." Allen interruppe il silenzio con quella frase sfidandolo, provocando l'orgoglio che Tyki amava sfoggiare.
Sentì un 'Hmpf' sommesso all'orecchio in risposta alle sue affermazioni e sorrise soddisfatto quando il moro rispose indispettito accarezzandogli piano la mano ancora bendata e portandola alle sue labbra per poggiarvici sopra un leggero bacioo: "Avresti potuto uccidermi se mi fossi presentato da te subito. E comunque dovevo prima trovare quel pazzo di mio fratello." Evitando abilmente di mettere in cattiva luce le proprie capacità da bravo egocentrico, al che l'albino gli diede una leggera gomitata.
"Non ho subito un trauma psicologico ma un tradimento, anche se poi si è rivelato essere solo una messa in scena." Chiarì, ridacchiando quando l'uomo gli mordicchiò l'orecchio come per punirlo: non voleva parlarne dopo aver appena chiarito la situazione.
Come a ricordargli l'orario, lo stomaco di Allen emise uno strano brontolio che fece arrossire il sottoscritto e sorridere il suo amante.
"Sei dimagrito." Gli disse Tyki semplicemente accarezzandogli il ventre mentre il ragazzo si rigirava nell'abbraccio incrociando le mani al petto.
"Il mio fisico non è più di suo gradimento, forse, Signor Tyki Mikk?" Chiese Allen inarcando un sopracciglio scherzosamente quando vide lo sguardo semi-preoccupato del suo ragazzo. Riusciva a mascherarlo molto bene, come al solito.
"Mi sembra di averti appena dimostrato il contrario e comunque io ho fame ed è ora di cena quindi..." Cominciò a dire l'uomo avvicinandosi ad Allen fino a far combaciare i loro bacini. "...se non vuoi che ti trattenga ulteriormente qui con me per recuperare il tempo perduto, vestiti e andiamo a cenare." Finì catturando nuovamente le sue labbra in un bacio che sembrava predire tutt'altro che l'assunzione di cibo.
"Dovrebbe essere una minaccia?" Rise Allen prendendolo in giro mentre spostava le mani ad accarezzare i capelli neri di Tyki e lo guardava come se la cena fosse l'ultimo dei suoi pensieri.
"Per quanto l'idea non mi dispiaccia-"
"Mi dispiace davvero tantissimo dover interrompere una riunione così toccante – ah, fra l'altro gradirei un ringraziamento -, ma vorrei sapere se io e Jordan dobbiamo aspettarvi per mangiare o meno."
Arrossendo fino alla punta dei capelli, Allen si staccò da Tyki e si nascose dietro di lui gridando sorpreso a Road: "Potevi almeno avvisare!" Disse tirando i bordi della camicia verso il basso per coprire la sua nudità. "E chi diamine è Jordan?" Chiese poi leggermente scioccato ricordando il nome pronunciato dalla ragazza.
"Ecco: se vuoi essere aggiornato sulla mia vita sentimentale cambiati e andiamo a mangiare perché sto morendo di fame. Sai, lavorare per farvi riappacificare è abbastanza stancante." Sbuffò lei mentre posava dei vestiti che aveva preso dalla valigia del ragazzo più piccolo poco prima e Tyki prendeva una sigaretta dal pacchetto che aveva nella tasca dei pantaloni.
"Dieci minuti." Terminò la ragazza chiudendo la porta dietro di sé e tornando da Jordan, il quale la stava aspettando nel corridoio fuori dalla sala da pranzo dell'ala ovest della nave.
 

Il ragazzo dai capelli chiari osservò la porta per qualche secondo prima di esprimersi: "Mi turba la facilità con cui ci manipola tua nipote."
"Jordan è il suo fidanzato." Disse lui con nonchalance godendosi l'espressione sconcertata del ragazzo più piccolo mentre fumava tranquillamente. Sembrava un fratello che veniva a conoscenza dell'esistenza del fidanzato della sorella ed era parecchio divertente guardarlo mentre faceva il protettivo.
"Cosa?!" Chiese infatti Allen completamente stupefatto. "Da quanto?!" Chiese ancora in preda alla confusione.
"Tre mesi: si sono fidanzati il giorno in cui hai lasciato casa." Rispose Tyki prendendo la sigaretta in mano e soffiando via il fumo verso la finestra aperta.
"Si è fidanzata il giorno in cui- Lo devo conoscere." Affermò poi, determinato a capire chi avesse osato mettere le mani sulla sua pseudo sorellina. Ogni volta che Allen faceva quelle scenate sembrava davvero una sorta di fratello maggiore geloso e preoccupato. Tyki sperava seriamente che ciò non degenerasse e che l'albino non diventasse come Sheryl...il solo pensiero lo fece rabbrividire.
Detto ciò il ragazzo si spogliò della camicia del moro e gliela lanciò sul divano cercando un paio di boxer e qualcosa da mettersi il prima possibile mentre l'altro lo guardava fumando in tutta tranquillità.
Dopo aver finito e schiacciato nel posacenere la sigaretta si avvicinò alla propria camicia vedendo Allen ormai vestito; così, mentre quest'ultimo borbottava qualcosa sulla 'fin troppo giovane età' di Road, gli arrivò alle spalle e lo girò verso di sé tappandogli la bocca con un bacio languido.
Allen mugolò sorpreso ma immediatamente iniziò a partecipare con foga, staccandosi dopo qualche secondo solo per sorridergli.
"Ti senti trascurato? Di già?" Gli chiese il ragazzo accarezzandogli una guancia come a prenderlo in giro.
"No, volevo solo sottolineare la mia rinnovata presenza all'interno della tua vita." Sentenziò semplicemente Tyki prima di staccarsi e dirigersi alla porta con quello che Allen riconobbe come un broncio alla Tyki Mikk.
"Hai decisamente bisogno di attenzioni." Constatò Allen infine raggiungendolo fuori dalla porta e intrecciando le loro mani come avevano fatto alcune volte per avere la conferma di avere l'uno vicino all'altro, sempre pronti a sostenersi a vicenda.
Quel gesto fece sentire entrambi tranquilli e certi dei sentimenti che entrambi provavano per il partner, una riprova che tutto ciò che avevano costruito in quegli anni non era sparito ma rafforzato.
Era una sorta di dichiarazione di amore silenziosa: non esano abituati a esprimere a voce i propri sentimenti, non ne avevano bisogno poiché sapevano che il sentimento era reciproco.
Alcune volte però era inevitabile.
"Ti amo." Sussurrò l'albino al suo orecchio mentre si dirigevano alla sala ristorante mano nella mano.
"Anche io ti amo." Rispose l'uomo più grande abbassando il viso a sfiorare le labbra del suo ragazzino in un casto bacio.
Non appena Allen scorse Road e il povero Jordan, Tyki rimase indietro mentre l'albino si avvicinava alla coppia.
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una piccola scatolina nera di velluto e la osservò, alzando gli occhi verso colui che aveva catturato il suo cuore ormai avvelenato sin dall'inizio.
Forse non si meritava una persona tanto generosa, buona e incredibilmente piena di luce...ma si sentiva come una falena, attratta dal bagliore e dal calore del fuoco per essa fatale.
L'unica differenza stava nel fatto che il fuoco di Allen non bruciava...egli curava e rendeva migliore: era in grado di rendere la falena una meravigliosa farfalla che avrebbe fatto qualsiasi cosa purché quel fuoco non si spegnesse...

Aprì piano la scatoletta mentre sentiva Allen cominciare con il terzo grado di ragazzo di Road, il quale cercava di rispondere meglio che poteva per non preoccupare Allen ancora di più mentre Road ridacchiava nascondendosi con una mano.
Tyki osservò il piccolo e semplice anello d’oro bianco con un sorriso prima di richiudere la scatola e decidersi ad avvicinarsi al gruppo salutando Jordan e spingendoli verso la sala per trovare un tavolo.
 
Fuochi d’artificio. Chissà se ad Allen sarebbero piaciuti...
 


 
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OK! Lo so, non dovrei essere qui con una one-shot (che fra l’altro è da circa 6 mesi che sto scrivendo) ma giuro che la long NON LA ABBANDONO. MAI. EVER.
Detto questo: enjoy e lasciate delle recensioni, please ~ Grazie mille per essere passati ♡

- Demon CRI 
  
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