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Autore: DaisyChan    10/07/2017    3 recensioni
Quattro ragazze, quattro punti di vista, quattro vite intrecciate in un'unica storia... Lucy, Levy, Juvia e Cana si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto e a frequentare l'ultimo anno di liceo della Fairy Tail High School (FTHS). Tra nuove amicizie, amori infranti, promesse, bugie e verità, affronteranno insieme questo anno movimentato che porterà loro molte sorprese.
Paring presenti: NaLu, GaLe, Gruvia, Baccana. Accenni Gerza, Lories e Miraxus.
Tratto dal prologo:
"Lucy chiusa dentro il bagno a frignare come una bambina. Cana davanti alla porta, pronta a sfoggiare il suo fantastico dizionario di parolacce e bestemmie contro quel pezzo di legno bianco che fa da porta del bagno. Cosa ci vuole di più dalla vita?
- Lucy apri la porta! - gridò sconsolata Levy.
- No! -
Un rumore metallico fece presagire l'arrivo di un'altra inquilina di quella casa. Ed ecco che fece capolino una ragazza dai lunghi capelli blu con in mano una macchina fotografica.
- Juvia è a casa! - esclamò la blu.
- Ciao, Juvia - sorrise falsa Levy.
Perfetto: è arrivata Juvia! Ora sì che siamo nei guai. "
[N.d.A. Salve a tutti! Sono nuova e questa è la prima volta che pubblico qualcosa...passate a dare un'occhiata. Ciao!]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kana Alberona, Levy McGarden, Lluvia, Natsu, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo

8

P.o.v. Lucy (parte 2)

Tiro il vestito da sotto e mi siedo sulla trave di legno. È piuttosto bassa e il sentirmi di continuo in procinto di cadere, a causa del fatto che la trave è di larghezza molto piccola (ci entra a malapena un piede!), rende il posto scomodo sotto ogni punto di vista. Inoltre, il mio vestito attillato è abbastanza corto e il tessuto tende ad accorciarsi. Sedersi su una trave bassa, piccola e con un vestito corto non è per niente gradevole.

Ho il terrore che gli altri possano scorgere le mie mutandine, quindi unisco il più possibile le ginocchia. Cercare un altro posto su cui sedermi non se ne parla proprio. Non ce ne sono. Di rimanere in piedi nemmeno. I piedi mi fanno troppo male. Orribili tacchi.

Pazienza! Mi dovrò accontentare...

Che palle! È ancora presto prima che finisca questa dannata festa. Provo a sistemarmi al meglio sulla trave, appoggiando la schiena al muro bianco poco distante dall’attrezzo. Con le mai cerco di allungare di qualche centimetro l’orlo dell’abito, ma senza successo. Troppo corto. Se non sto attenta potrei mostrare a tutta la gente presente in questa sala le mie mutandine azzurre. Sbuffo infastidita dalla situazione. Non so come passare il tempo.

Da qui non riesco a vedere Gajeel e Levy. Probabilmente staranno ancora giocando a braccio di ferro. Non si saranno nemmeno accorti che mi sono allontanata. Saranno immersi nel loro mondo a parte. Credo che l’amico di Juvia abbia creato una piccola breccia nel cuore di Levy. È ancora presto per dirlo, ma il mio intuito non sbaglia quasi mai. D’altronde a Levy farebbe bene mettersi con qualcuno. Non è fidanzata da molto tempo. Gli ultimi due ragazzi che ha avuto erano, se non sbaglio, Jet e Droy. Ma la sua relazione con entrambi durò ben poco. Ora sono rimasti amici, anche se i due, ogni volta che si vedono, fanno a gara a chi attira di più l’attenzione della mia migliore amica. Levy non ci fa molto caso. Nonostante siano stati scaricati molto tempo fa, continuano ad essere follemente innamorati di lei.

Mi chiedo dove sia finita Juvia. È scomparsa in mezzo alla folla. Temo possa compiere qualche sciocchezza. È tipico di Juvia fare cose stupide e soprattutto avventate. Come le è venuto in mente di rubare i soldi dell’affitto per comprare l’attrezzatura necessaria per perseguitare quel povero ragazzo? Sembra di essere in un film. La immagino piuttosto bene calata nella parte della stalker. Quel ruolo le si addice. Direi che Juvia è una vera e propria ossessionata. Ogni giorno ha una nuova fissa. Per certi versi è ammirabile vedere quanto impegno ci mette per soddisfare le sue manie, ma per altri è davvero inquietante. Vedremo quanto durerà l’ossessione “Gray-sama”. Non voglio insinuare nulla, ma è stupido da parte sua innamorarsi di una persona che conosce appena, anzi che non conosce affatto. Non si sono nemmeno scambiati qualche parola! Juvia è davvero strana.

Fisso lo schermo del cellulare e inserisco la password del blocco schermo. In un istante riconosco la foto che ho impostato come sfondo del telefono: un selfie con le mie tre coinquiline durante un pigiama party. Sorrido nel ricordare quel momento. Era successo un po’ di tempo fa, forse sarà addirittura passato un anno. Non mi ricordo, ma le emozioni di quella sera sono rimaste indelebili nella mia memoria. Quella sera Levy e Cana avevano litigato, come al solito, io non stavo molto bene, poiché avevo appena avuto l’influenza, e Juvia si era appena lasciata con Bora. Insomma eravamo in crisi ognuna per conto proprio e io ne avevo abbastanza di sentire inutili parole, piagnistei e lamentele da parte delle mie amiche. Così, dopo essermi arrabbiata per benino anch’io con tutte e tre e averle rimproverate per l’inutile putiferio che stavano provocando, ho proposto loro di sederci sul divano a guardare le puntate di Grey’s Anatomy. L’idea è stata subito accolta con entusiasmo, ma prima che potessi rendermene conto, la situazione stava degenerando: ero completamente ubriaca. Cana, non si sa da dove, aveva uscito una quantità indefinita di bottiglie di vodka, beccandosi un rimprovero da parte della giudiziosa Levy che, dopo aver bevuto qualche sorso di troppo, si ritrovò a ballare in pigiama sul tavolo della cucina. Mi divertii tantissimo, almeno per la prima parte della serata. Della seconda ricordo poco e niente...non sono una gran bevitrice e l’alcol non lo reggo bene. Posso affermare con orgoglio di reggere l’alcol meglio di Levy (a lei basta una solo bottiglia di birra per crollare quasi del tutto), ma non posso superare Juvia né, tanto meno, Cana. Morale della storia: cosa sia successo dall’1:05 (ultima volta in cui avevo controllato l’orario) alle 5:30 per me rimane un mistero. Le conseguenze il giorno successivo furono disastrose. Appena sveglia un mal di testa allucinante venne a rovinarmi la giornata e quel giorno avevo pure un test di matematica. Presi, come volevasi dimostrare, una insufficienza e venni addirittura chiamata in privato dal mio professore, preoccupato per me, dato che avevo ulteriormente abbassato la mia media. Invece, Levy, ottenne quasi il punteggio massimo. Come abbia fatto per me rimane ancora un mistero, ma non dovrei stupirmi dato che si sta parlando di Levy, la secchiona della situazione, colei che arriva quasi sempre al top della classifica dei migliori studenti della scuola. Come fa a mettere tutte quelle nozioni e a ricordarle in quella piccola testolina? Io, a malapena, riesco a ricordarmi la lezione del giorno e po’ di quella precedente. Per carità, non voglio dire che vado male a scuola, ma di certo non brillo come la mia migliore amica. Sono nella media: né troppo scarsa, né troppo brava. Quella a rischio di bocciatura è Cana. Come al solito, lei non studia, ma questo non perché non sappia svolgere gli esercizi o non capisca le cose, semplicemente perché si annoia. Si secca a studiare. Prendere un libro, per lei, è faticoso quanto scalare il monte Fuji con i sui 3.776 m di altezza. È riuscita a salvarsi e passare l’anno sempre all’ultimo momento, qualificandosi prima nei suoi corsi di recupero, con un punteggio tale da superare addirittura il terzo più bravo di tutta la scuola. Insomma, un vero genio quasi quanto Levy. Juvia, invece, non eccelle quasi in niente e ogni anno per lei è dura. Passa sempre con punteggi medio–scarsi, i professori ci hanno rinunciato. Anche lei, come Cana, non prova alcun interesse nello studio. È troppo impegnata ad appagare le sue nuove ossessioni e mette lo studio in secondo piano, anzi, al terzo o addirittura al quarto. Eccelle sono nell’arte, materia per cui è portata in modo naturale. I dipinti che fa sono stupendi. Le auguro di avere successo, anche perché merita molto. Disegna in maniera eccezionale. Mi chiedo spesso il perché non abbia scelto una scuola più idonea alle sue abilità, ma non ha mai voluto rispondere alle mie domande ed io non ho insistito. Insomma, la vita è sua, sceglie lei i percorsi che più le aggradano.

Una cosa in cui io sono più brava rispetto alle mie coinquiline è cucinare. Non cucino chissà quali piatti raffinati, o particolarmente complessi, ma di certo sono mille volte meglio dei piatti salatissimi di Cana, o di quelli troppo dolci di Levy, oppure di quelli inesistenti (poiché si sono bruciati e disintegrati del tutto) di Juvia. In un modo o nell’altro, sono sempre io quella che cucina. Trovano sempre scuse per farmi mettere ai fornelli e preparare loro qualcosa. Questo talento l’ho ereditato da mia madre. I miei nonni materni possedevano un ristorante e mia madre, fin da piccola, stava spesso in cucina, così ha imparato qualche trucco del mestiere che ha successivamente insegnato a me. Mi piace cucinare, ma non eccessivamente. La mia ambizione, infatti, non rientra assolutamente nel settore culinario. Mi piacerebbe diventare una giornalista e magari entrare a far parte del team degli scrittori del mio magazine preferito: il “Sorcerer Magazine”. Sarebbe davvero bello realizzare il mio sogno! Infatti, uno dei club in cui mi sono iscritta e quello del giornale della scuola e sono attualmente il vice-direttore del club, ruolo di cui vado molto fiera. Amo andare in giro per la scuola e raccogliere qualche scoop da pubblicare. Me la cavo a scrivere articoli, infatti, ho una buona media in Giapponese e in Letteratura. Se non riuscissi a diventare una giornalista, mi piacerebbe diventare una scrittrice e magari pubblicare il mio romanzo. Certo, so benissimo che guadagnare scrivendo non è molto semplice... ho comunque intenzione di iscrivermi alla facoltà di Lettere e successivamente specializzarmi in giornalismo. Magari, un giorno, riuscirò a realizzare entrambi i miei desideri. Per il momento devo concentrami a passare l’anno con una media più o meno buona e riuscire a passare le selezioni per iscrivermi all’università.

Il mio sogno è più o meno collegato a quello di Levy. Anche lei desidera entrare nel mondo del giornalismo. Un giorno mi ha rivelato che le piacerebbe diventare il direttore di una rivista famosa...per realizzare il suo sogno il percorso è molto più tortuoso e difficile rispetto alla mio, che si limita semplicemente alla carriera di scrittrice/giornalista. In confronto alla sua, la mia ambizione sbiadisce e perde valore, ma a me non importa. Io riuscirò comunque a diventare ciò che spero.

Il desiderio di Cana, invece, è molto più semplice: le piacerebbe essere la padrona di un bar (che vende prevalentemente liquori). La vita di Cana gira sempre intorno all’alcol. A volte mi stupisco di questo suo pallino per le cose contenenti anche solo un goccio di alcol. Eppure, secondo me, diventando una semplice direttrice di bar, il suo talento sarebbe sprecato. È così intelligente, potrebbe cambiare le cose. La vedo molto bene nel ruolo di sindaco o di politico. Certo, la politica è molto sporca, ma lei, forse, potrebbe fare breccia in mezzo a tutta quella sporcizia. Beh, se il suo sogno le piace di certo io non sono nessuno per impedirle di realizzarlo.

Il sogno di Juvia...è difficile: lo cambia in continuazione. Al momento, se le chiedessimo qual è la sua ambizione, risponderebbe con fare ovvio ed enfatico un: - Il mio desiderio è essere la sposa di Gray-sama! – con tanto di occhi cuoriforme e sospiro da innamorata. Penso, però, che sceglierà un’accademia artistica. Una volta, curiosando nella sua stanza, ho notato un volantino dell’accademia d’arte di Magnolia: “Murakami Geijutsu Daigaku” (scuola d’arte Murakami). Prima o poi ci informerà della sua scelta.

Un languorino allo stomaco mi riporta alla realtà. Ho fame. L’ultima volta che ho mangiato è stata sta mattina per colazione. Non è da me saltare il pranzo, dato che amo mangiare, ma dopo la “Bellissima” scoperta che Loki si è fidanzato, mi si era chiuso lo stomaco.

Sbuffo, arrabbiata - Fantastico! E ora dove trovo qualcosa per mangiare?! –

Quando ho molta fame, mi viene mal di testa forte e poiché non mangio da un po’, il dolore alle tempie ha già fatto capolino. Mangiare implica alzarsi ed io di alzarmi non ho nessuna voglia. Di fretta apro la borsetta alla ricerca di un’aspirina che metto sempre in caso di emergenza. Almeno quella potrà aiutarmi un po’… ma la mia solita sfiga mi fa concludere che ho dimenticato di metterla nella borsetta.

Ho fame, ho mal di testa, ho dolore hai piedi e mi annoio... gran bella serata! Sul serio! Non poteva andare meglio.

Riprendo il cellulare, decisa a giocare a Ruzzle fino alla fine di questa tremenda serata. Allungo le gambe intorpidite a causa della posizione innaturale a cui sono costretta. Un formicolio mi aveva avvertito che mi si stavano addormentando. Non è necessario complicare ulteriormente la serata, aggiungendo alla mia lista di problemi anche le gambe indolenzite. Nel farlo, però, non mi accorgo di un ragazzo che si accingeva a passare e, non aspettandosi di ritrovarsi un ostacolo, perde l’equilibrio finendomi addosso.

- Ahi! –

Il ragazzo mi è finito proprio in un punto particolarmente doloroso se premuto forte: il seno. Ancora sorpresa avvampo nel sentire una stretta al mio seno sinistro e furibonda, senza pensarci due volte, tiro una sberla a quel perfetto sconosciuto, facendogli perdere ulteriormente l’equilibrio già instabile.

Come si permette il signorino di cadermi addosso e di palparmi addirittura?! Già lo odio questo pervertito! Di certo si tratterà di una persona perversa che non sa come attraccare con le ragazze e si limita a caderle addosso e tastare loro il seno per soddisfare i propri desideri maschili.

Nel precipitare, però, il ragazzo pensa bene di aggrapparsi al mio vestito e mi trascina nella caduta con lui. Ci ritroviamo, dunque in una posizione alquanto ambigua nello stretto spazio che distanzia la trave dal muro. Lui è sdraiato supino per terra con parte delle gambe ancora sulla trave. Io, invece, sono girata su un fianco sull’attrezzo e il mio busto è adagiato sopra il corpo dell’imbecille pervertito che mi è caduto addosso. Imbarazzata come non mai, rimango paralizzata per alcuni secondi con gli occhi completamente sbarrati.

Ma si può essere più scemi di questo ragazzo?!

Una strana sensazione di calore mi si spande per tutto il corpo e la fonte di questo tepore sembra essere proprio il ragazzo. Sembra un termosifone di quanto è caldo. Non so che fare. Non ho nessuna intenzione di riaprire gli occhi ancora chiusi. Sono troppo imbarazzata. Il mio corpo è premuto contro il suo, i nostri respiri sono in sincrono, i battiti cardiaci del mio cuore aumentano a dismisura. Inspiro il suo odore. Fa un buon profumo e mi sembra di aver già sentito questo odore, ma non riesco a ricordare dove.

Tutta colpa della mia solita sfiga! Non credo che esiste una sola ragazza più sfortunata di me. Non si è mai sentito di qualcuna che viene abbandonata dalle sue amiche, ha fame e mal di testa e, per giunta, tanto per coronare la situazione già abbastanza sgradevole, viene palpata da uno stupido ragazzo che nemmeno conosce per poi cadergli addosso. Almeno fa un buon profumo: segno che si lava ogni tanto.

A distrarmi dalla posizione in cui mi trovo è un leggero freschetto che coinvolge il mio sedere...sembra quasi come se fossi rimasta solo in mutande...

Oh, no! Non mi dire che mi si è spostato il vestito! Oddio! Cazzo. Cazzo. Cazzo. La mia vita da liceale è rovinata.

Rapidamente chiudo il più possibile le cosce e sposto il mio braccio destro per tastare fin dove arriva l’orlo del vestito e allungarlo il più possibile.

Non riuscirò più a mostrare il mio viso a scuola dalla vergogna...

Una voce maschile sbiascica da sotto di me. - Ehm...scusa...? –

Di nuovo quel ragazzo! Che vuole da me sta volta? Non si è nemmeno scusato per essermi caduto addosso!

Alzo gli occhi al cielo arrabbiata per essere stata distratta dalla mia operazione di vitale importanza. - Che vuoi? –. Non ho ancora capito se il vestito copre il mio sedere oppure no... Con il braccio sinistro, sbatto sul muro nel tentativo di togliermi i capelli davanti che per la caduta mi hanno coperto la visuale.

Con voce innocente, mandandomi in bestia completamente, il ragazzo continua.- Potresti gentilmente levarti da sopra di me? Grazie –.

Il giovincello pretende che io mi sposti, eh? E non mi ha ancora chiesto scusa! Ma vedi un po’ che maleducato pervertito imbecille!

Rivolgo il mio sguardo stizzito e acido a quel tipo. - Perché dovrei farlo? Spostati tu! –

- Beh...la posizione in cui ci troviamo, per colpa tua, è abbastanza ambigua ed inoltre io non posso spostarmi dato che sei tu quella che mi sta schiacciando! –

Avvampo nuovamente, ricordando improvvisamente sopra chi mi trovo. Mugolando qualche scusa mi rialzo, sedendomi bene sulla trave.

Aspetta, perché mi sto scusando io!?

Mentre mi rimetto a posto il vestito che si era accorciato, ma non credo in modo tale da mostrare il mio intimo a tutta la gente presente in palestra, osservo il’idiota rialzarsi e sistemarsi lo smoking. Per poco non scoppio a ridere nel vedere il colore bizzarro dei suoi capelli: rosa. Non li avevo mai visti di quel colore ad un ragazzo!

Forse è gay...

Il ragazzo nota le mie risatine soffocate. - Che hai da ridere? –

- I tuoi capelli –. La mia voce è strozzata a causa degli sbuffi divertiti che provo a trattenere.

- I miei...capelli? Ma cos...? – non completa la frase, perché un lampo gli attraversa lo sguardo. Sembra che si sia ricordato qualcosa di importante e istintivamente porta una mano ai ciuffi ribelli color petalo di ciliegio.

Fa un espressione davvero buffa che mi fa letteralmente scoppiare dalle risate. - Oddio! –

Si gira di scatto alla ricerca di qualcosa che successivamente afferra. Un capellino da baseball blu con visiera. Svelto se lo sistema, tentando di coprire le ciocche rosa. Dopo aver completato l’operazione, lo guardo e scoppio a ridere di nuovo. È ancora più buffo di prima! Cappellino da baseball e smoking! Si è mai visto un ragazzo vestito peggio di lui?!

Punta le sue iridi verde scuro, quasi nero, sulle mie cioccolato. - Perché ridi sta volta? –

Solo ora noto che è davvero un bel ragazzo. È di alta statura con un fisico snello, ma muscoloso che noto anche se è coperto da una giacca. A completare il tutto, rendendo il suo aspetto davvero particolare, sono proprio gli occhi di una tonalità bellissima: un verde molto scuro, simile al nero che a seconda della luce cambia diventando verde chiaro. Osservo anche una piccola cicatrice che ha sul collo. Deve essersi fatto davvero molto male, dato che gli è rimasto addirittura il segno.

Mi osserva perplesso. - Ehi! Pronto? Ci sei ancora? –

Torno alla realtà - Sì? –. Mi ero incantata osservando l’aspetto di questo tipo.

- Cosa avevi da ridere prima? –

- Prima quando? –

- Ma sei scema? Quando ho indossato il cappello! –

- Ah! Beh...non ho mai visto nessuno all’infuori di te indossare un capello da baseball con uno smoking – ridacchio e aggiungo – sei buffo –

- Sono costretto ad indossarlo...hai visto come sono combinati i miei capelli, no? Sono rosa! Mi prendono per frocio se cammino per strada, mostrando a tutti lo “splendido” colore di cui sono dotati –

Quindi non è gay...

Il mio sguardo vaga per terra, e noto con molta rabbia che il contenuto della mia borsa si trova sul pavimento. Scorgo un oggetto in bella vista a noi donne molto famigliare: un assorbente. Rapidamente comincio a raccattare le mie cose, nella speranza che nessuno si sia accorto di nulla.

Dannazione a questo ragazzo (tremendamente stupendo)! Ma cosa vado a pensare?!

Nel mentre che tento di raccogliere l’assorbente, mi blocca un - Che cosa è questo? – da parte del ragazzo che, più veloce di me, lo afferra, sottraendomi l’oggetto che più tentavo di nascondere.

- Dammelo! – ordino senza pensarci due volte.

Il rosato continua a guardare il rivestimento viola che ha in mano. Lo porta vicino alle narici e aspira profondamente. Intanto, io sento montare dentro di me un’ira furibonda insieme ad un imbarazzo che mi tinge di rosso le guance. Gli chiedo nuovamente di restituirmelo, ma lui non mi ascolta.

Mi guarda dubbioso. - Fa uno strano odore –

Io deglutisco amaramente e mi conficco le unghia nella carne, auto-imponendomi di stare calma e di non perdere le staffe.

Si può essere più stupidi?!

Sento che lentamente sto perdendo la mia lucidità mentale. Ora come ora potrei commettere un omicidio e dopo aver sgozzato per benino la mia vittima (che è appunto l’imbecille che ho di fronte) riderei di gusto senza farmi venire i sensi i colpa. D’altronde il mondo mi ringrazierebbe se compissi una tale azione, dato che lo liberei da una creatura tanto stupida.

Osservo sempre più furente il ragazzo che ha preso tra le dita la linguetta bianca per aprire l’assorbente. Con uno scatto felino mi alzo in piedi e afferro l’oggetto in questione tirandolo dalla mia parte. L’idiota, però, non molla la presa e ci ritroviamo a strattonare il “povero” assorbente ognuno dal proprio lato.

Assottiglio lo sguardo e quasi ringhio. - Lascialo! –

Il ragazzo ride divertito, mostrando i denti bianchi perfetti. - Non se ne parla nemmeno per sogno! –

Ho due possibilità per fargli mollare la presa. La prima è di mollarla io. In questo modo cadrà per terra, perdendo l’equilibrio, anche sel’assorbente lo avrebbe ancora lui in mano; dovrei, dunque, con un po’ di velocità strapparglielo dalle mani, mentre è seduto per terra (ma è un po’ difficile, considerando che è più forte di me, ha dei riflessi migliori dei miei ed, inoltre, non indossa questi stupidi tacchi che mi intralciano). La seconda, invece, sarebbe rivelargli che cosa è la bustina viola che ha in mano. Di solito, i maschi hanno una sorta di repulsione per queste cose, quindi sarebbe lui, di sua spontanea volontà a ridarmi l’oggetto.

Opto per la seconda opzione, molto più semplice ed efficace.

Lo guardo dritto negli occhi e allento un po’ la stretta, sicura che mollerà presto la presa. Gli sorrido. - Quello che hai in mano è un’assorbente –

Sussulta sorpreso e lascia immediatamente la presa. - Eh? –

Vittoria!

Mi guarda schifato. - Che schifo! Potevi dirmelo prima! Non lo avrei nemmeno toccato quella...quella...cosa! –

Ridacchiando, con fare innocente glielo sventolo davanti al viso disgustato. - Io te l’ho detto subito di ridarmelo, ma tu non hai voluto ascoltarmi. Non capisco perché ti schifi tanto! Mica è sporco! –. La sua faccia è bellissima! Quella smorfia di ribrezzo e repulsione che gli attraversa il volto è troppo divertente.

Si porta una mano sotto il mento, come se volesse registrare mentalmente l’immagine della bustina viola. - Quindi è questo il fantomatico assorbente...- 

- Eh?! Non avevi mai visto un’assorbente? –

- Ehm...No. Perche dovrei vedere un’assorbente? Non sono mica una femmina e non mi servono queste cose –

- Sì, però è strano...cioè avrai pur sempre una madre, o una zia, o una nonna, oppure una sorella, una cugina, un’amica, una fidanzata, o comunque una donna nella tua vita!  Li avrai visti almeno una volta, no? –

- No...non ho una madre, né una zia, né tanto meno una cugina o una sorella. Sono figlio unico, o almeno dovrei esserlo. Ormai non sono sicuro nemmeno di quello. Comunque, sì ho delle amiche e ho un ragazza, anzi avevo, dato che mi ha lasciato ieri, ma non ho mai visto un assorbente in vita mia –

Le parole che mi rivolge mi colpiscono. Se non ha una madre significa che gli è morta, oppure lo ha abbandonato. Il pensiero di non avere più una madre mi ferisce. Mi sento fortunata ad avere ancora la mia sana e vegeta, che mi vuole molto bene. Mi siedo sulla trave. - Okay...cioè non so cosa dire in questi casi, ma mi dispiace per tua madre, o per la fidanzata ti ha lasciato –

Scrolla la testa, come per dire “Figurati. Non ci faccio molto caso”. - Posso sedermi acconto a te? –

Gli sorrido. - Sì, certo –

In fondo sembra una brava persona, magari un è po’ bizzarro, ma simpatico.

- Comunque non preoccuparti, non è necessario che ti dispiaccia per me. Non ho mai visto i miei genitori, quindi per me non è doloroso. Mi ha cresciuto un amico dei miei: Igneel, che è improvvisamente scomparso...- noto che si incupisce e gli trema leggermente il labbro dopo aver pronunciato il nome del suo padre adottivo, sembra sull’orlo delle lacrime, ma continua - Non ho nessun’altro parente, almeno così pensavo fino all’altro giorno...e per il fatto della ragazza, sto cercando di superare la situazione, ma non sto particolarmente male –

- Oh...capisco...mi dispiace lo stesso –

Si gira di scatto, incrociando il mio sguardo, e si mette a ridere. - Non puoi dispiacerti per una persona che nemmeno conosci –

- In effetti...mi sei caduto addosso e non so nemmeno il tuo nome –

- Ehi! Ehi! È vero, ma prima mi sei caduta addosso tu. In questo modo siamo pari...-. Mi sorride ed io sento come una scossa elettrica scorrermi lungo la schiena.

Ha davvero un bel sorriso...ma cosa mi viene in mente?!

Corrugo la fronte. - A cosa ti stai riferendo, scusa? Questa è la prima volta che ti incontro e sei tu ad esser finito a peso morto su di me! –. Mi sforzo di fare mente locale. Non mi pare di averlo mai visto prima.

- Seconda – mi corregge e aggiunge – la prima è stata quasi un’ora fa, quando ti sei sbilanciata sull’autobus e sei arrivata su di me  -

In un istante mi riviene in mente il volto del mio salvatore e alla fine capisco che il ragazzo dell’autobus e il ragazzo che ho seduto accanto sono la stessa persona. Adesso capisco perché il suo odore così buono mi era familiare.

Gli sorrido. - Oh! Ma allora sei tu! Scusami per prima e grazie –

- Figurati! –

- Certo che hai una buona memoria, eh? Io mi sono addirittura scordata della persona che mi ha salvato, nonostante fosse vestito così male, tanto quanto te...cioè siete la stessa persona ahahaah! Che coincidenza rincontrarsi così! –

Mette il broncio che lo rende ancora più carino di quanto non lo sia. - Non sono vestito così male! -

- Toglimi una curiosità, come mai hai i capelli rosa? Non dirmi che sono naturali! –

Il ragazzo trasale e si fa più vicino a me e con fare concitato mi dice: - Non dirlo ad alta voce! Qualcuno potrebbe sentirti! –

Le mie guance si tingono nuovamente di rosso a causa della vicinanza del suo volto al mio. Di nuovo quella strana sensazione di caldo! Riesco addirittura a sentire il suo respiro infrangersi sulla mia spalla sinistra. È troppo vicino! - Con questa musica chi vuoi che ci senta? -.

Il mio cuore ha ripreso a battere forte. Forse soffro di tachicardia!?

Il suo profumo mi inebria la mente. È davvero un buon odore.

Lucy smettila di fantasticare! Torna al presente!

Decisa scuoto la testa, sotto lo sguardo stupito del ragazzo che mi chiede se sto bene, notando le mie guance rosse.

Improvvisamente mi guarda disgustato, allontanandosi immediatamente da me. - Aspetta! Non avrai il ciclo!? –

- Ma sei scemo? –

Gesticola e con fare teatrale muove le mani nel tipico gesto che si fa per dire a qualcuno di allontanarsi o di andare. - Non voglio che mi attacchi al tua acidità –

Io sbuffo un po’ divertita e un po’ amareggiata. - Smettila! E no, comunque non ho il ciclo –

- Sicura? –

- Sì –

- Al 100%? –

Annuisco. Mi fa esasperare questo idiota! Lui, intanto, torna vicino a me.

- Comunque ho questi capelli a causa di una scommessa. Con i miei amici avevamo scommesso che chi avrebe preso il voto più basso nell’ultimo test di matematica sarebbe andato a tingersi i capelli di rosso. Sfortuna volle che persi io e fui costretto a tingermeli, ma è successo un casino dal parrucchiere (che probabilmente era un incapace). E adesso mi ritrovo con questi capelli color chewingum. Il problema più grande è il fatto che non posso nemmeno farli tornare al mio colore naturale, perché ho scoperto che i miei capelli sono particolarmente deboli! Se facessi il trattamento per togliere il colore, li potrei anche perdere. Io ci tengo ai miei capelli! Non voglio rimanere calvo! –. Poggia i gomiti sulle ginocchia e mette le mani fra i capelli. Sembra davvero disperato. Guarda il pavimento nero della palestra.

Gli sorrido solidale e gli do’ una leggera pacca sulla schiena. - Ah! Tranquillo! Con un paio di lavate con lo shampoo vedrai che il colore andrà via...-

Si volta di scatto e per la terza volta mi fa sprofondare nelle sue iridi stupende. - Peccato che non sia così semplice! Non ho capito che tipo di tinta ha usato il parrucchiere, forse era un tipo sperimentale, ma potrei anche rimanere con i capelli rosa per il resto dei miei giorni! –

- Ah...-

Mi fa pena questo ragazzo. Poverino! Rimanere con i capelli rosa per il resto della vita è davvero bruttissimo, soprattutto perché è un maschio e un maschio con i capelli rosa non si è mai visto.

 - Coraggio, su! Stai tranquillo! Non stai poi così male in questo modo...-

Mette su un espressione strana come se fosse sull’orlo delle lacrime e al contempo contento per aver ricevuto un mezzo complimento sui suoi capellli. - Davvero? Non sembro gay? –

Mento spudoratamente. Mi fa troppa pena per dirgli la verità.- No, no. Assolutamente! Io non l'ho mai pensato –

Gongola contento. - Sei una brava persona! Non avrei mai pensato una cosa del genere su di te...–

Lo guardo storto. - Avevi dubbi?! –

Ora può anche morire. Me ne frego se mi fa pena. Dopo questa affermazione per me ha perso la stima che aveva precedentemente ottenuto. Può andare a quel paese. Ma cose da pazzi! Io?! Io sono una brava persona! Ma come gli viene in mente di dire una cosa del genere proprio a me! Bah! Che maleducato! E pensare che mi stava pure simpatico.

Aspetta qualche secondo prima di rispondermi. Mi guarda. Sento le sue pupille vedere dentro di me, come se mi scrutasse direttamente nell’animo. Mi sento quasi nuda, senza più un singolo indumento addosso. Rabbrividisco leggermente. Poi mi mostra i denti bianchissimi e mi sorride. - No, non avevo nessun dubbio. Si vede dai tuoi occhi che sei una brava persona –

Abbandono immediatamente l’idea della tortura e quasi mi sciolgo nel contemplare il sorriso che mi dedica. Mi fa davvero impazzire. Inietta dentro di me un mix di emozioni che esplodono facendomi venire i brividi. Qualcosa di veramente unico e di piacevole.

Non riesco più a sostenere il suo sguardo e imbarazzata per i pensieri particolarmente dolci che sto facendo su di lui, abbasso lo sguardo e sposto i capelli da un lato. - Ehm...grazie...anche tu non sei male...eliminando il fatto che non mi hai ancora chiesto scusa né per essermi caduto addosso né per avermi palpato il seno! –

- Quando mai ho fatto una cosa del genere? –

- Prima, stupido! E ti ho pure dato una sberla per ciò che hai fatto –

- Ah! Ecco perché mi hai colpito la faccia...non avevo capito...comunque scusa, non era mia intenzione, anche se ti ho palpata per colpa tua! Mi hai fatto lo sgambetto! –

Tiro giù i lembi delle mie labbra e mi imbroncio. - Ma quando mai! Io mi stavo solo stiracchiando e gambe! Sei tu che non mi hai visto. Forse hai bisogno di un paio di occhiali –

Lui mi fissa di nuovo. Un’altra scarica elettrica lungo la schiena. Non riesco a capire perché mi  sento così quando incrocia il mio sguardo. Mi sento una stupida. Riesce a mettermi a mio agio e poi successivamente a disagio in una frazione di secondo. Ma continuo a non capire perché mi da così fastidio essere guardata dai suoi occhi così buoni.

Di cosa ho paura?

Sento l’esigenza di distogliere lo sguardo e lo concentro sulle mie scarpe. Quella sensazione di esser scrutata nel profondo dell’anima svanisce in un attimo.

Il ragazzo scoppia improvvisamente a ridere. Io rimango allibita e lo guardo dubbiosa, non capendo il motivo della sua risata. Ma non riesco a resistere ancora per molto. La sua risata e troppo contagiosa e dopo pochi istanti comincio a ridere anche io. Rido così tanto che ad un certo punto mi comincia a far male lo stomaco e sono costretta a smettere.

- Sei simpatica! Quel broncio che avevi prima era troppo buffo! –

Il “sei simpatica” mi entra nel cuore. Perdo un piccolo battito e una strana sensazione mi si intrufola nello stomaco.

Gli sorrido, portandomi una ciocca di capelli biondi dietro le orecchie. - Grazie, anche tu sei simpatico –

Che strano. Adesso mi sento insolitamente a mio agio. Mi fa stare così bene, nonostante non ci siamo mai incontrati fino ad oggi. Mi sembra di conoscerlo da una vita. Mi ispira fiducia.

Oddio! Sembro Juvia che si innamora del primo ragazzo che incontra. Io non sono come lei, non credo nel “colpo di fulmine”...di una persona ci si innamora piano, piano, no? Eppure...perché sento una forte attrazione nei confronti di questo ragazzo di cui non so nemmeno il nome?!

Sono allibita.

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Weeee!

Questa volta ho aggiornato un po’ più presto del solito, nonostante io stia morendo letteralmente di sonno [ho dormito a malapena 5 ore]. Sinceramente questo è, finora, uno dei capitoli che mi è piaciuto di più da scrivere. Immaginare la scenetta dell’assorbente mi ha fatto davvero divertire. Volevo qualche sketch originale per l’incontro tra i due personaggi che meglio vedo assieme nell’intera storia di Fairy Tail.

Comunque...finalmente è entrato in scena Natsu con i suoi capelli rosa. Volevo dare una spiegazione logica per l’origine dei suoi capelli rosa [che anche se Natsu li copre con un capellino da baseball si vedono lo stesso, ma di meno] e così ho inventato l’idea della scommessa e del parrucchiere che sbaglia colore. Il tutto per rendere la situazione più realistica possibile. Anche se è abbastanza insolito vedere un ragazzo per strada camminare con i capelli rosa.

Mentre Natsu e Lucy parlano, facendo così conoscenza, emergono alcuni dettagli della vita attuale del rosato. I suoi genitori sono morti e Igneel lo ha cresciuto. Igneel è, però, recentemente scomparso (e la spiegazione di tutto questo arriverà andando avanti con la storia) ed è sbucato un altro personaggio (come sottolineato dalla frase “Sono figlio unico, o almeno dovrei esserlo. Ormai non sono sicuro nemmeno di quello”). Credo che quasi tutti avrete capito di chi si tratta ^^”. Evidenzio anche il fatto che Natsu si è lasciato da poco (e nel prossimo capitolo si scoprirà chi è l’ex ragazza del rosato).

Lucy comincia già a sentire una certa affinità col ragazzo appena incontrato [chissà perché eheheheh]. La biondina ha i suoi dubbi e non capisce perché rabbrividisce ad ogni sguardo che si scambiano, ma posso assicurare che presto tutte le sue incertezze svaniranno. Da notare che in questo capitolo Lucy non ha pensato a Loki nemmeno per un istante eheheheh!. [D’altronde questa fanfiction è una Nalu, quindi prima o poi Loki deve essere messo da parte].

Il prossimo P.o.v. sarà di Natsu [colpo di scena]. Avrei dovuto scrivere il P.o.v. di Levy, ma non potevo lasciare in sospeso l’incontro tra Natsu e Lucy. Successivamente l’attenzione si sposterà nuovamente alla Gale e ricomincerà il giro dei P.o.v.

Mi sembra di aver detto tutto, non mi resta che ringraziare Emmola02, Alichan8 e Marythepotatogirl per le loro recensioni [è bello avere delle persone che ti sostengono :’)! Grazie di cuore!!] e ovviamente tutti i lettori silenziosi che seguono questa fanfiction.

Bye bye!!

DaisyChan

Ps: I sogni per quanto riguarda la carriera delle protagoniste sono proprio quelli indicati da Mashima (tranne quello di Juvia, la cui unica ambizione è sposare Gray) con qualche piccolo ritocco.

   
 
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