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Autore: Stray_Ashes    10/07/2017    1 recensioni
Ambientata nella Londra Vittoriana, tra fantasy, soprannaturale, thriller e rosa, questa "storia" è un esperimento con cui partecipo a un piccolo concorso su Wattpad.
Si tratterà di tre storie apparentemente diverse e una storia conclusiva che collegherà tutte le altre. Non sono sicura di essere riuscita a rispettare quei parametri, ma ci ho provato.
Buona lettura!
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. Nostalgia di Casa



Da lontano una persona avrebbe visto due uomini con lunghi cappotti osservare due lapidi. Avrebbe pensato si trattasse di parenti, o amici dei defunti, ma la realtà era ben diversa.

I due uomini erano degli osservatori, dei viaggiatori, e talvolta, anche dei cacciatori. Nessuno avrebbe creduto alla loro storia, né alla storia che quelle due lapidi racchiudevano.

"Quindi se la son bevuta tutti?" chiese David con un alzata di spalle. Aveva le mani infilate nelle tasche del cappotto, un vizio rubato a Terence, però gli piaceva pensare che la gente li vedesse compiere gli stessi gesti.... che li vedesse come parti di una singola unità, parti uguali ma allo stesso diverse. Ovviamente, non avrebbero capito cosa lui intendeva con questo.

Terence era chiaro là dove David non lo era: aveva i capelli biondi anziché mori e il cappotto beige anziché marrone. I suoi occhi erano azzurri mentre quelli di David erano nocciola. Terence era elegante e posato, David... beh, non tanto, ma per questo gli piaceva imitare la postura e l'accento del compagno, ogni tanto. Lo divertiva.

Terence annuì. "Sì. Jessica Rawstreet muore nel tragico incendio della sua villa. Niente resti. Niente tastamento, grandi ricchezze scomparse. Non molte persone al suo funerale.

Vince Stacker scompare e probabilmente muore da qualche parte. Ancora meno persone a ricordarlo, in ogni caso."

David spinse in avanti le labbra. "Beh, sono stati furbi. Sono riusciti a scappare insieme alla fine..." fece una pausa, mordicchiandosi l'interno della guancia. "Io amo queste storie, ma sei sicuro che sia saggio lasciarla con lui?"

Terence guardò David qualche istante, mentre una linea si formava tra le sue sopracciglia. Contorse la bocca in una smorfia. "Pensi che avremmo dovuto ucciderlo...?" gli domandò, forse cominciando a pentirsi della propria decisione.

David sospirò, guardando la lapide di Vince Stacker. Poi sorrise. "No. Abbiamo fatto bene. Vince sarà anche un lupo mannaro, o quello che è, ma credo che la amasse davvero. Da un bel po' di tempo, anche, o quel salto nella sua adolescenza non ti è bastato?" disse ridacchiando.

Sentendosi sollevato, Terence abbozzò un sorriso a sua volta. "Credo anch'io.", mormorò. "E credo anche che quel diavolo che ci è scappato nel covo di Brooke fosse proprio lui. C'erano una valigia con elisir temporaneo contro la licantropia, e quella roba dipendenza. Vince era lì per quello, ma spero che Jessica lo aiuti... e ora, ti va un po' di the alla corte della regina Elisabetta I?"

David rise, poi scosse la testa. "Non capisco perché tu sia fissato con questa epoca, Terry. Voglio dire, è abbastanza scomoda."

"Ma Dave, lo stile è grandioso! E il the anche," ribatté Terence, punto sul vivo. Cominciarono a ridiscendere la collina, allontanandosi dal cimitero, l'uno accanto all'altro.

Dopo un po' di proteste di Terence, David cedette, ridendo. "Okay, okay. Che Elisabetta I sia, ma non permetterò che quella tenti di tenerti con sé, non di nuovo." Borbottò, e Terry roteò gli occhi, borbottando un "Era solo un incidente".

"Poi torniamo a casa però?" domandò David dopo un po', quasi timidamente.

Terence sollevò le sopracciglia, sorpreso. "A casa? Perché?".

David scrollò le spalle, come se nulla fosse, ma in realtà importava. Molto. "Così. Ho nostalgia. E nel 2037, perlomeno posso tenere mio marito per mano e abitare con lui senza far finta che sia un mio collega – o peggio, mio fratello".

Terry rimase ammutolito qualche secondo, poi scoppiò a ridere, prese la mano a Dave e gli baciò la testa, godendosi il suo rossore. Ignorò l'occhiata contrariata del becchino poiché a lui, come al solito, non importava cosa la gente diceva o pensava: la vita era troppo breve, e lui aveva ancora troppi posti e tempi da esplorare, per poterci dare peso. 

 

 

Fine. 

 
  
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