Videogiochi > Overwatch
Segui la storia  |       
Autore: Mirajade_    11/07/2017    0 recensioni
Raccolta di one-shot, in ordine cronologico, che vede protagonisti Angela Ziegler e Genji Shimada (subito dopo essere diventato un cyborg).
Le storie racconteranno il percorso della relazione tra i due dal loro primo incontro.
[GenjixMercy]
***
[https://open.spotify.com/playlist/4I7LREMFsdWQRu0L9lJc86?si=IE1dbhjhT_i5pp3jX0KCHg]
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genji Shimada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
My heart's an artifice
 
Under the knife I surrendered
The innocence yours to consume
You cut it away
And you filled me up with hate
Into the silence you sent me
Into the fire consumed
You thought I'd forget
But it's always in my head

(Monster - STARSET)

 
Era morto?
Era forse svanito il dolore?
Quell’ultimo che iniziava dal cuore sanguinante e terminava in ogni ferita sul proprio corpo, reale e bruciante come le lacrime che avrebbe voluto piangere mentre con disperazione animalesca cercava di cancellare i ricordi incastrati tra i neuroni.
Quegli stessi ricordi maligni pronti a rinfacciargli la pazzia di suo fratello, portatore di sguardo demoniaco e occhi iniettati di sangue. Misero contenitore d’idee e teorie non sue; un costrutto tra le mani malefiche di chi aveva saputo manipolarlo trasformandolo in un mostro.
Hanzo.
L’unica famiglia rimastogli, ora morto insieme a lui.
Almeno così credeva mentre la percezione della stoffa contro pelle ritornava viva; tastò la morbidezza, stringendo con poche forze le dita intorpidite, socchiudendo gli occhi per ammirare l’inferno e potersene vantare con la solita spavalderia di cui era provvisto, ma quello che gli si presentò davanti non era un mondo di fiamme e cenere come si sarebbe aspettato, solo pareti bianche e odore di disinfettante. Addosso, però, percepiva ancora l’odore del tempio e del sangue… sembrava non volerlo abbandonare come corredo ai ricordi asfissianti.
Sentì con chiarezza il rumore metallico di posate su un vassoio e il leggero suono della stoffa. Fece per voltarsi per scoprire la fonte del lieve rumore, pentendosene subito dopo quando una fitta lancinante lo trafisse all’altezza della spalla sinistra. Strinse i denti mentre una figura rannicchiata vestita di camice gli dava le spalle per sistemare dei classici strumenti di chirurgia in una vaschetta di metallo.
-D…- provò a parlare ma riuscì a emettere solo suoni cavernosi e metallici capaci di allarmarlo: non sentiva l’aria attraversagli le corde vocali, solo una vibrazione scuotergli la laringe. Quando alzò il braccio sinistro per tastarsi il pomo d’Adamo spalancò le palpebre, trovandosi davanti un braccio di metallo attraversato da una serie di tubi color cremisi.
-Mr.Shimada- disse la figura vestita di bianco, rivelandosi una donna dallo sguardo sorpreso. Genji ebbe il tempo di visualizzarne la chioma color grano prima di assimilare perfettamente le informazioni che la visione del braccio metallico gli stavano trasmettendo.
Respirò affannosamente, allarmato, o almeno gli sembrava di farlo: il suo petto non dava segni di movimento e il sollievo dell’aria riempirgli i polmoni era svanito; il rumore incessante e frenetico di un macchinario sembrava scandire l’andamento del suo cuore.
-La prego di calmarsi. Il suo corpo non è ancora in condizioni idonee per sopportare un possibile attacco di panico- disse la donna in un inglese dall’accento un po’ troppo marcato, sembrava tedesca.
E se Genji era sul punto di urlare, lei sembrava non curarsene più di tanto aiutandolo a sollevarsi meglio sui cuscini dietro la testa e poggiandogli una mascherina sul volto. Il ninja riprese ben presto a respirare ad un ritmo controllato mentre quella che sembrava l’infermiera continuava a scrutarlo con occhi color topazio perfettamente in tono col caschetto biondo.
Sembrava una ragazzina eppure nascondeva una serietà, in realtà, così evidente capace di farla invecchiare.
-Mr.Shimada sono la sua dottoressa, Angela Ziegler. So che si trova in stato confusionale e che vorrà delle risposte alle sue domande e posso assicurargli che le riceverà a tempo debito- per Genji fu inizialmente difficile riuscire a comprendere pienamente la frase, così abituato alla sua lingua madre.
-Dove sono?- chiese solo con la stessa voce artificiale e roca –Cosa ci faccio qui?- continuò
-Siamo nel quartiere generale svizzero dell’organizzazione Overwatch. È stato salvato proprio quando si credeva fosse morto-.
Genji spalancò nuovamente le palpebre al sentire quella frase mentre le immagini del possibile assassino si presentavano davanti come un filmato al contrario il cui protagonista non era altro che Hanzo.
Suo fratello; quello che lo avevo ridotto ad uno stato morente; quello che lo aveva trafitto con una katana negl’arti prima di conficcargliela nel petto.
Scostò le coperte per poter ammirare con disgusto il lavoro di suo fratello, eppure non si sarebbe mai immaginato di vedere parte dell’addome sostituito da una lastra di metallo o le gambe ormai protesi robotiche e fredde, attraversate da cavi e tubi.
Che cosa era diventato? Come lo avevano ridotto?
La dottoressa premette con più insistenza la mascherina sul volto del giovane ninja quando ne lesse i tratti spaventati, iniziando a pensare ad una metodologia per informarlo delle operazioni cui era stato sottoposto per assicurarne la sopravvivenza.
Poi qualcuno busso alla porta e senza neanche aspettare una risposta entrò.
Un uomo dalle spalle larghe e la stazza di un armadio, dalla pelle scura e la barba poco curata. Tra le labbra, socchiuse in un sogghigno, teneva una sigaretta che fece storcere il naso alla giovane dottoressa mentre l’odore di disinfettante della stanza veniva ammortizzato da quello acre del fumo.
-Mr.Reyes è pregato di uscire se…-
-Sarò veloce ragazzina- la zittì con un gesto della mano –Vedo che è sveglio-
Genji strinse il polso della giovane, costringendola ad allontanare la mascherina, mentre con sguardo indagatore scrutava la figura dell’uomo, adesso più vicino al suo letto. Quest’ultimo non smetteva di guardare il suo corpo adesso robotico cosa che lo fece, non poco, innervosire.
-Perfetto- sibilò Reyes togliendosi la sigaretta dalle labbra –La prima volta che sono d’accordo con Morrison: questo ragazzo sarà perfetto per le missioni della Blackwatch- la dottoressa, dal canto suo, aveva stretto con forza i pugni impegnandosi a guardare lo schermo dell’elettrocardiogramma –Cerca di fare un buon lavoro con queste- continuò l’uomo facendo ticchettare un dito sulla gamba robotica.
Sorrise mefistofelico.
Genji pensò che se solo non si fosse trovato in un letto d’ospedale e con un nuovo corpo gli avrebbe rotto la mandibola solo per strappargli quel sorriso dalle labbra, ma l’ultima cosa che si sentiva di poter fare era camminare.
Reyes uscì e Angela trattenne il respirò al suono di quella domanda.
“Sei stata tu?” aveva chiesto il ninja guardandosi la mano metallica, ma non ricevette risposta.
-Rispondimi- disse con fermezza e una punta di rabbia nel tono.
-Era l’unico modo per salvarti-
-Preferivo morire se dovevi ridurmi in questo stato- e ci fu silenzio. Angela aveva provato la sensazione di un ceffone all’altezza del cuore; Genji stava man mano comprendendo che quello che stava vivendo non era un sogno causa i troppi fumetti letti durante la notte. Era la realtà: lui non poteva definirsi più umano ed era rimasto solo, senza famiglia, in un paese sconosciuto.
Volle morire un’altra volta.


 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Overwatch / Vai alla pagina dell'autore: Mirajade_