Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |       
Autore: SabrinaPK    11/07/2017    6 recensioni
Kate Beckett non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi incinta a diciannove anni, senza madre, ma questo era ciò che la vita le aveva riservato e se ne stava occupando al meglio che poteva. Aveva finalmente deciso di dare il suo bambino in adozione finché il padre non era ricomparso a complicare le cose. Richard Castle aveva una sorta di inclinazione nel farlo. [Caskett AU]
Storia di skygirl55.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

‘Papààà! Andiamooo.’ piagnucolò Alexis a pochi metri di distanza dal marciapiede. ‘Sei così lentooo!’

‘Arrivo tesoro— arrivo.’ Richard Castle percorse gli ultimi metri per raggiungere la bambina avvicinandosi all’ingresso della libreria. Logicamente, non aveva senso. Le gambe non erano nemmeno la metà delle sue, ma era velocissima! Rimpiangeva l’energia della gioventù. E poi, nonostante vivesse in una città frenetica come New York, Rick non aveva mai avvertito l’esigenza di precipitarsi da un posto all’altro. Più veloce andava, più si perdeva l’occasione di osservare qualcosa di interessante, o di vivere fino in fondo lo scenario intorno a lui— e chi non avrebbe voluto farlo? Evidentemente, la sua bambina di cinque anni.

‘Adesso, tesoro, ricorda— di cosa abbiamo parlato prima?’ le chiese mentre la osservava spingere la porta pesante. Ovviamente il suo corpicino di venti chili non avrebbe mai potuto spostarla, ma questo non l’aveva fermata dal provarci.

Alexis lasciò la maniglia e abbassò le braccia lungo il suo vestito color melanzana. Quando lo guardò, vide il suo petto sollevarsi e abbassarsi un po’ più velocemente del normale a causa della battaglia contro la porta. ’Solo un libro.’

Le sorrise mentre la spingeva. ‘Esatto; quindi sarà meglio che sia uno buono.’

Di solito, a Rick non piaceva fare shopping nelle grandi catene di librerie come quella in cui stavano per entrare. Sì, continuavano a mandargli gli assegni delle percentuali per posta e non rifiutava mai una sessione d’autografi quando lo richiedevano, ma sembravano così impersonali. I negozi come quello non erano più solo dei titoli in una mensola. Avevano giochi, videogiochi e altri oggetti posti alla fine dei corridoi per attirare sia bambini che adulti.

Se avesse dovuto scegliere, Rick avrebbe preferito dei negozi più piccoli, più indipendenti, dove il proprietario si rapportava con molti, se non tutti, dei suoi clienti abituali. Gli piaceva l’atmosfera tranquilla per dare un’occhiata tra i corridoi e scegliere i titoli che sembravano interessanti—quelli di cui non aveva mai sentito parlare— il che, considerando di essere un esperto nel mercato librario, voleva dire qualcosa. Sfortunatamente, quei negozi non erano molto forniti di libri per bambini, e ciò spiegava perché si trovassero lì in una domenica pomeriggio.

‘Quindi a cosa pensavi, tesoro? Una storia divertente? Magari un’altra sulla famiglia degli orsi?’

Alexis sospirò e trascinò il dito lungo lo scaffale di una serie di libri dedicati all’Italia. ‘No. Preferirei una letteratura più seria.’

L’uomo trattene un sorriso. Come Alexis fosse diventata così seria e quasi adulta quando i suoi genitori erano tutt’altro che responsabili non l’avrebbe mai capito, ma non poteva dire di esserne dispiaciuto; la adorava. Adorava che potessero avere delle conversazioni che sarebbero potute sembrare adatte per qualcuno di tre o quattro anni più grande. Adorava il fatto che avesse bypassato la fase dei libri per bambini e che fosse passata a quella che aveva appena definito— letteratura seria. Ovviamente, data la sua età, cercava ancora di restringere il campo ai libri adatti ad una scuola elementare, ma ogni tanto lo sorprendeva con qualcosa di completamente fuori dal comune.

‘Okay, allora dovrai guardarti intorno.’

Lei lo guardò con i suoi occhi color ghiaccio e sorrise enormemente. ‘Lo saprò quando lo troverò!’

Con gli occhi che scorrevano da una parte all’altra lungo i titoli dei libri di diverse dimensioni, Kate Beckett sentì un leggero dolore cominciare a formarsi dietro gli occhi. Sì, stava decisamente diventando strabica. È quello che succede quando si fissa lo stesso scaffale per più di dieci minuti. Prese uno dei titoli alla fine della mensola, lo rigirò tra le mani per esaminare il retro e corrucciò la fronte.

In realtà, nonostante ci fossero più di venticinque libri diversi sull’argomento, sapeva che avrebbero detto più o meno tutti le stesse cose. Quanti modi diversi c’erano per dire “avrai le voglie, i tuoi piedi si gonfieranno e la tua pancia crescerà finché non ti sembrerà di esplodere?’’ Anche se ogni libro aveva una prospettiva diversa della gravidanza, non avrebbe avuto molto tempo per leggerli tutti. Non che volesse farlo— il solo pensiero di aprire il classico Cosa aspettarsi quando si aspetta le faceva venire le palpitazioni.

Un passo alla volta, Kate— era ciò che si era ripromessa.

Okay, decise che avrebbe sicuramente preso il libro Cosa aspettarsi e poi un altro ancora. Beh, magari altri due. Quello che trovò sembrava più un libro da consultazione che da narrativa, perciò avrebbe potuto essere utile. Ma quale sarebbe stato il terzo?

Incastrando i due libri già scelti sotto un braccio, Kate ne prese uno dalla copertina di colore rosa pallido e lo aprì per leggere l’indice. Il primo capitolo intitolato “Congratulazioni; sei incinta!’’ sembrava prendersi gioco di lei. Un felice augurio colorato di rosa non rappresentava le stesse sensazioni che le pulsavano nel petto. Se avesse trovato un libro con la copertina nera che avrebbe suonato una marcia funebre una volta aperto, l’avrebbe fatta sentire molto più a suo agio. Ahimè, dubitava che quel libro fosse in stampa.

Con uno sbuffo, ripose il libro rosa sullo scaffale e ne scelse invece uno di colore giallo intitolato L’unico libro sulla gravidanza di cui avrai bisogno, che sembrò convincerla abbastanza. Anche in quel caso, dubitava che potesse rispondere ad ogni sua singola domanda— ad ogni sua curiosità. Come avrebbe potuto?

Dio, odiava quella situazione. Odiava prendere dei consigli sulla gravidanza da un libro— cioè, dei libri. Era orribile e impersonale. Il libro non poteva parlare. Il libro non poteva tenerla per mano quando piangeva. Il libro non avrebbe potuto accompagnarla in sala parto e dirle che sarebbe andato tutto bene. 

Kate sentì le lacrime farsi strada negli occhi e si morse fortemente il labbro inferiore in un vano tentativo di placarle. Non avrebbe pianto da Barnes & Noble; non l’avrebbe fatto. Una volta a casa si sarebbe rannicchiata nel letto con i suoi nuovi acquisti e avrebbe pianto quanto voleva, ma prima doveva uscire da lì.

Reggendo i tre libri con il braccio sinistro, Kate si voltò e s’incamminò verso le casse, ma alcuni palloncini svolazzanti catturarono la sua attenzione. La sezione per bambini. Beh, avrebbe potuto dare una sbirciatina, no? Era permesso.

Avanzando lungo il corridoio di mensole piene di giochi e articoli per bambini, Kate sentì di nuovo quello strano peso nel petto e prese un lungo respiro. Sapeva di non avere davvero il fiato corto, ma era solo ciò che l’ansia le faceva provare. Momenti come quello le facevano sentire talmente tanto la mancanza di sua madre che tutto il corpo cominciava a farle male—dalla punta dei piedi fino alle radici dei capelli. Erano passati appena quattro mesi dal funerale e la ferita era ancora abbastanza aperta, ma questo? Avere un bambino. Avere un bambino a diciannove anni senza sua madre—non era esattamente come Kate voleva che andasse la sua vita.

Quando una lacrima le scappò dagli occhi senza controllo, la asciugò immediatamente e si schiarì la voce. Era tutto okay; sarebbe andato tutto bene. Aveva un piano e finché ne sarebbe stata convinta sarebbe andato tutto bene. Beh, o almeno sarebbe andato tutto bene tra trentatré settimane; lei doveva solo arrivarci.

Quando superò quei due mucchi di palloncini che delimitavano la sezione dei bambini, si pentì immediatamente della sua decisone. Quell’area della libreria era piena di madri, padri e dei loro balbettanti e sorridenti figli. Quando una donna le passò accanto e le rivolse un sorriso gentile, Kate sentì le orecchie arrossarsi per l’imbarazzo. Riuscivano a vederlo? Potevano dirlo? Avevano capito che non era una madre dedita come loro?

Provò a sopprimere il brivido che al ricordo le percorse la schiena, ma non ci riuscì. Seduta nella sua camera buia a digitare “opzioni aborto” nella barra di ricerca, aveva esaminato le pagine per ore e ore, leggendo di metodi e di esperienze personali finché non aveva—letteralmente—vomitato nel cestino vicino al letto. Aveva preso l’autobus non una, ma tre volte per andare al consultorio e aspettare fuori sul marciapiede per farsi coraggio ad entrare. L’aveva fatto la terza volta e aveva anche aspettato per venti minuti vicino ad altre donne, chiedendosi se fossero lì per il suo stesso motivo, ma alla fine non era riuscita ad andare avanti; solo… non poteva.

Non aveva pianificato di tornare a casa per le vacanze di Pasqua, ma il pensiero di avere una seria— e terrificante— conversazione con un dottore che non aveva mai visto o con cui non aveva mai parlato sarebbe valso la pena del viaggio di ritorno. Certo, aveva cominciato a piangere trenta secondi prima della visita, ma il dottore era stato davvero gentile con lei. Kate aveva lasciato l’edificio sentendosi leggermente meglio e con un volantino sull’adozione stretto contro il petto. 

Ma in quel momento, stando in piedi nell’area dei bambini, non era più convinta di aver fatto la scelta giusta. Magari avrebbe dovuto farla finita prima; forse sarebbe stata la strada migliore. Era sicuramente quella più semplice—almeno fisicamente. Ma quando vide una donna coccolare il suo bambino, Kate fece un cenno con la testa e strinse i libri contro il petto. Sì, il suo bambino— maschio o femmina— avrebbe reso una madre molto felice; solo che quella madre non sarebbe stata lei.

Sapendo che uscire da quel luogo pieno di piccoli esserini alti poco più di un metro sarebbe stata la cosa migliore da fare, Kate si voltò per andarsene, ma venne quasi travolta da due gemelli di tre anni che correvano verso la sua direzione. Strinse i libri contro il petto mentre i due si volatilizzavano passandole accanto. La loro madre apparentemente arrabbiata li seguì un momento dopo, rivolgendole una leggera scusa.

Inconsciamente, la mano destra di Kate si posò dritta sulla pancia mentre ringraziava silenziosamente che dentro il suo utero stesse crescendo un solo bambino. Curiosamente, durante la prima ecografia non aveva nemmeno pensato alla possibilità che la sua gravidanza avrebbe potuto comportare dei gemelli. Perché avrebbe dovuto? Non era a conoscenza di nessun caso di gemelli nella sua famiglia e lei era talmente giovane che sarebbe stato statisticamente improbabile, anche se non impossibile. Ad ogni modo, ne era grata.

Mentre continuava ad avanzare verso l’ingresso pieno di palloncini, la mano di Kate restò ferma sulla piccola protuberanza sotto il cardigan. Il suo stomaco era finalmente “scoppiato” qualche settimana prima. Era capitato proprio quando il suo dottore l’aveva avvertita che sarebbe successo— una sera era andata a letto con la pancia che non aveva niente di diverso da quella che aveva quando mangiava un abbondante piatto di pasta e il mattino dopo si era svegliata con una piccola, ma decisamente presente, protuberanza. Chiunque non la conoscesse bene probabilmente non ci avrebbe nemmeno fatto caso; era ancora abbastanza piccola da essere coperta da molti strati di vestiti, ma quel momento stava quasi arrivando al termine.

Con il passare del tempo sapeva che la pancia sarebbe cresciuta nel periodo troppo vicino all’estate per continuare ad indossare felpe o cardigan. Per non parlare del fatto che i pantaloni stavano cominciando a diventare ogni giorno sempre più stretti. Già non poteva più indossare alcuni dei suoi jeans più comodi e sapeva che in questione di settimane avrebbe dovuto—con l’aiuto di Dio—acquistare alcuni abiti premaman.

Non le importava della pancia, in realtà. Beh, non ne era entusiasta, ma una pancia in crescita voleva dire che il suo bambino stava crescendo bene e sano, il che era la cosa più importante. Ciò che la preoccupava era che più grossa diventava, meno avrebbe potuto nascondere la gravidanza a suo padre, e quella non era di certo una conversazione che avrebbe voluto affrontare presto.

‘Kate!’

Era quasi arrivata all’uscita dell'area dei bambini quando si congelò sul posto come se dell’azoto liquido le fosse stato iniettato nelle vene.

Merda. Oh merda.

Se la bambina che correva verso di lei aveva visto l’espressione terrorizzata sul viso di Kate, non lo diede a vedere. La salutò semplicemente con la mano, con la coda di cavallo arancione che svolazzava dietro di lei.

Oh Dio. Oh Dio. Se Alexis era lì allora— oh Dio— voleva dire che anche suo padre era lì. Suo padre, il padre… oh Dio, non era assolutamente pronta per questo.

Forse—okay—forse non era niente. Forse Alexis stava passando la giornata con sua nonna. Forse la sua madre sconosciuta era in città e—

Oh no. Era lì. Stava girando l’angolo degli scaffali dei libri di Harry Potter mentre sorrideva con i suoi occhi blu brillanti e con il ciuffo che gli ricadeva sulla fronte. Il suo cuore perse un battito al ricordo dell’ultima volta in cui l’aveva visto, addormentato in un caos di lenzuola e coperte sul suo letto, completamente inconscio del fatto che si fosse velocemente rivestita pronta per schizzare fuori dal suo appartamento. In quel momento aveva pensato che non l’avrebbe più rivisto. E poi… beh, le cose si erano complicate. Non aveva ancora deciso come coinvolgere Rick nella gravidanza o se l’avrebbe coinvolto. Magari, se fosse stata fortunata nei prossimi minuti, avrebbe ancora avuto la possibilità di decidere.

‘Alexis! C—ciao.’ Kate riuscì finalmente ad abbozzare un sorriso mentre teneva ancora stretti i libri con il braccio, per essere sicura che fosse esposto solo il bordo, limitando le probabilità che il padre o la figlia vedessero i titoli.

Alexis continuò a correre spedita verso Kate e la abbracciò dai fianchi talmente stretta quasi da farle perdere l’equilibrio. Alexis e i suoi caldi abbracci; certe cose non cambiavano mai. Nonostante avessero passato a malapena una dozzina di giorni insieme in tre settimane, Kate sentiva di aver legato molto con la bambina. Beh, chiaramente anche Alexis lo credeva dato il modo in cui le sue braccia l’avevano avvolta. Durante le sue precedenti esperienze come babysitter Kate avrebbe voluto strapparsi i capelli; pronta a scappare ancora prima di cominciare, ma non con Alexis. Aveva anche detto a sua madre, durante quella che sarebbe purtroppo diventata una delle loro ultime conversazioni, di quanto sarebbe stata triste quando il suo periodo da babysitter sarebbe finito.

Un momento dopo il padre della bambina si posizionò di fronte a Kate e lei sentì il suo intero viso prendere fuoco. Cavolo, eccolo lì, a sorridere e a fissarla gentilmente. La situazione sarebbe stata già abbastanza strana se fossero solo andati a letto insieme e lei fosse scappata subito dopo, ma questo? Oh Dio. Che incubo!

‘Kate. È bello rivederti. Alexis ha chiesto di te. Immagino che il tuo semestre sia finito adesso—com’è andata?’

Kate per poco non scoppiò a ridere. Com’era andato il suo secondo semestre al college? Quello prima di avere un crollo emotivo a causa della morte di sua madre e poi, proprio quando pensava di aver preso una posizione e di poter sopravvivere ai suoi quattro esami, di ritrovarsi davanti al piccolo segno positivo del test di gravidanza. Oh sì, era andato alla grande. Il fatto che il voto più basso che aveva ottenuto fosse stata una C era un vero miracolo.

‘Oh, uhm, bene credo.’

Alexis lasciò finalmente la presa su Kate e si aggrappò di nuovo alla gamba del padre. L’uomo posò le mani sulle spalle della bambina infilando due dita sotto le ascelle, facendola ridere. ‘E resterai in città per l’estate?’ chiese. Lei annuì in risposta e lui sorrise. ‘Ottimo!’

‘Potremmo passare del tempo insieme!’ suggerì Alexis.

Suo padre abbassò cautamente lo sguardo. ’Sono sicuro che Kate sarà molto impegnata quest’estate. Probabilmente ha un lavoro e forse anche dei compiti da fare.’

Nonostante Kate avesse annuito in segno di riconoscimento, entrò internamente nel panico. Giusto. Un lavoro. Doveva decisamente trovarne uno, ma avrebbe dovuto dire al suo principale della gravidanza? Tecnicamente non avrebbero dovuto discriminare, ma sospettava che qualcuno l’avrebbe fatto. E che tipo di lavoro avrebbe potuto fare? In passato, aveva lavorato in un bar preparando caffè e panini, ma quell’ambiente sarebbe stato stretto, dubitava che sarebbe riuscita a passare tra gli utensili della cucina e gli altri impiegati una volta diventata più grossa. Magari avrebbe potuto cercare dei lavori da commessa, ma sarebbero stati abbastanza flessibili da poterle permettere di frequentare i corsi estivi che voleva? Avrebbe dovuto informarsi.

Eliminando questi pensieri dalla mente, Kate spostò continuamente lo sguardo dal padre alla figlia. Doveva scappare da quell’incontro il più velocemente possibile in modo da evitare che scoprissero il suo segreto. Ma allo stesso tempo, non voleva essere scortese o troppo ovvia, così formulò la sua fuga in una sorta di scusa. ‘Beh, non voglio rubarvi altro tempo, sono sicura che—‘

‘Cosa leggi?’ la piccola mano di Alexis afferrò il libro in cima al gruppo sotto al suo braccio. Si era talmente distratta a pensare a quale lavoro avrebbe potuto trovare una diciannovenne incinta da dimenticarsi di tenere i libri stretti al petto. Avendo distolto l’attenzione, quando Alexis afferrò il libro riuscì a tirarlo abbastanza da farlo cadere a terra, seguito immediatamente dagli altri due.

‘Oh!’ sospirò Kate nello stesso momento in cui l’uomo rimproverò la figlia.

‘Alexis!’

‘Mi dispiace.’ disse immediatamente la bambina dai capelli rossi.

Kate scosse la testa e si accovacciò per raccoglierli. Il movimento veloce le fece scivolare i capelli davanti al viso, così si tirò indietro per raccoglierli con le mani. ‘Va tutto bene; è stato un incidente, posso…prenderli’ la voce di Kate si affievolì quando la mano dell’uomo si posò sopra la copertina di Cosa aspettarsi quando si aspetta. Per la seconda volta in cinque minuti il sangue le si raggelò nelle vene. 

Merda.

Se Rick prendeva il libro avrebbe potuto facilmente leggere il titolo e ciò avrebbe comportato una lunga spiegazione. Ma era tutto a posto, forse non l’avr—

Merda.

Sollevò lo sguardo verso di lui e vide che la sua espressione non era più serena o allegra, ma stava diventando pallida a vista d’occhio. Oh Dio. Oh Dio. Oh Dio. Non stava andando affatto bene.

Schiarendosi la voce, Kate prese velocemente gli altri due libri tra le braccia in modo che la bambina non potesse vederli— almeno avrebbe potuto risparmiarsi quell’imbarazzo. Alzandosi in piedi, l’uomo la imitò, nonostante le sue guance non avessero ancora ripreso colore.

‘Alexis.’ la chiamò distrattamente, indicando con ancora il libro in mano l’area oltre i palloncini. ‘Perché non vai a guardare lì?’

Lei lo guardò arricciando il naso. ‘I libri per bambini?’

‘Alexis.’ Il suo tono era duro, ma anche allarmato, e ciò portò la bambina a sospirare un ‘va bene’, prima di dirigersi verso i cosiddetti ‘’libri per bambini’’ sbattendo i piedi contro il pavimento più forte del necessario.

Senza nemmeno aspettare che lui dicesse qualcosa, lei allungò le braccia e afferrò il libro dalla sua mano mormorando un lieve ‘grazie’. Proprio mentre stava per passargli accanto nella vana speranza che non avesse collegato il tutto, la fermò chiamandola gentilmente per nome.

Storse il naso e per trenta secondi si rifiutò di incontrare il suo sguardo, ma alla fine lo fece. Lui deglutì sonoramente e le chiese in un tono appena udibile, ‘Dobbiamo parlare in privato?’

Un leggero squittio le scappò dalle labbra e desiderò più di qualsiasi cosa scomparire immediatamente—evaporare nell’aria. O meglio, saltare dentro una macchina del tempo, tornare indietro di cinque mesi e non lasciare mai il fianco di sua madre quel pomeriggio del 9 Gennaio. In quel modo, niente di tutto ciò sarebbe mai accaduto. Purtroppo, non avrebbe potuto fare niente del genere, perciò strinse semplicemente i libri contro il petto e annuì. ‘Uhm sì. Probabile.’

Rick fece un passo indietro mentre lei arrossiva vistosamente. La sua espressione passò dallo shock al terrore passandosi una mano tra i capelli. ‘Gesù!’

‘Mi dispiace.’ Kate non era sicura del perché avesse sentito il bisogno di scusarsi, ma sapeva che le lacrime che le avevano appena riempito gli occhi erano frutto di un misto tra imbarazzo e rimorso. Quando cominciarono a scorrerle lungo le guance scosse la testa e si scusò di nuovo ‘Mi dispiace tanto.’

Presumibilmente cercando di limitare i danni in modo che nessun passante si chiedesse perché un uomo quasi sulla trentina avesse fatto piangere una ragazzina nel bel mezzo di Barnes & Noble, le si avvicinò e provò a calmarla. ‘No, non piangere. Va tutto bene.’

‘No che non va bene.’ singhiozzò. Proprio come aveva temuto quella mattina del 9 Gennaio, niente nella sua vita sarebbe più andato “bene”.

Con un braccio intorno alle spalle la guidò via dal corridoio e in mezzo a due larghi scaffali di libri. Poi le porse un fazzoletto dalla tasca. ‘Senti, uhm, Alexis va a letto alle otto quindi…vuoi venire a casa mia verso le 20:30 così possiamo, uhm, parlare?’

Kate rimase in silenzio, ma annuì pressando il fazzoletto sulle le guance con le dita tremolanti.

‘Okay, Kate; ci vediamo più tardi.’

E poi, con un saluto sussurrato, s’incamminò verso la sezione dei bambini lasciando Kate nella stessa condizione in cui si era ritrovata negli ultimi quattro mesi: sola.













Angolo:
Ciao a tutti!
Sono tornata alla carica con una nuova storia. Contenti? :D
Spero siate pronti per questa nuova avventura che, almeno stavolta, sono riuscita a completare del tutto prima della pubblicazione. La storia è composta da 20 capitoli + epilogo ed è in inglese. Perciò, come al solito, vi metterò a fondo pagina il link della versione originale per chiunque volesse leggerla per intero.
Detto questo, ringrazio enormemente l'autrice skygirl55 (se volete leggere altri suoi lavori, cercatela perchè è davvero bravissima) per avermi permesso di tradurla e pubblicarla.
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto! 


Link originale: https://www.fanfiction.net/s/12209667/1/The-Life-We-Built  

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: SabrinaPK