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Autore: _Destinyan_    11/07/2017    1 recensioni
Inghilterra, 1945.
Ludwig è un bambino timido che vive in un orfanotrofio in periferia insieme a suo fratello, in attesa di suo padre. La sua vita verrà stravolta dall'arrivo di Feliciano, per il quale non proverà più solo semplice amicizia. Sarà pronto a partire per Vienna alla ricerca di un negozio di fiori pur di rivederlo?
Genere: Angst, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze:  Alcune parti potrebbero risultare confusionarie per quanto riguarda la lingua. Quando le parole sono scritte con questo tipo di scrittura significa che i personaggi stanno parlando in un'altra lingua diversa dall'inglese (dato che la storia è ambientata in Inghilterra).
La storia è collegata con la fanfiction "Some sunny day" che è la storia vista dalla parte di Lovino e Antonio, potrebbe aiutarvi a capire meglio alcune parti future e avvenimenti che in questa fic non sono spiegati direttamente.
Detto questo vi auguro una buona lettura!



Inghilterra, 1945

L’orfanotrofio era un vecchio edificio situato distante dal paese. I bambini passavano le giornate cercando di non far scricchiolare troppo le tavole di legno del pavimento.
Ludwig era lì ormai da 3 anni insieme a suo fratello Gilbert, i due aspettavano con insistenza il ritorno del padre dalla guerra. E attendevano ogni giorno di più.
Ormai erano gli stessi da diversi anni, non arrivava nessun bambino da parecchio tempo. Ludwig non sapeva se fosse un bene un male.
Arrivarono due volti nuovi, dopo alcuni anni, in una sera piovosa di Marzo. Ludwig era sveglio, così come suo fratello Gilbert ed i suoi amici che dividevano la stanza con lui. Erano tutti come al solito impegnati a litigare, smisero quando sentirono il campanello e il grande portone aprirsi. Nella grande stanza da letto entro la signorina Braginskaya, una ragazza giovane che custodiva l’orfanotrofio e si prendeva cura di tutti loro, con i capelli biondo platino corti e gli occhi celeste chiaro, dietro di lei c’erano due piccole figure. Ludwig guardò attentamente cercando in tutti i modi di non farsi scoprire dalla signorina, altrimenti si sarebbe arrabbiata parecchio. I due bambini accanto a lei sembravano uguali, solo il colore dei loro occhi era diverso. Ludwig li sentì singhiozzare, aveva paura di ascoltare e non voleva impicciarsi troppo, chiuse gli occhi azzurri e si addormentò dopo poco.
La mattina dopo si alzarono come sempre alla stessa ora, a Ludwig piaceva svegliarsi presto, mentre gli altri bambini non sembravano molto contenti. Entrò ad un tratto il freddo proveniente dall’esterno, era Antonio, uno dei migliori amici di Gilbert, che aveva aperto la finestra. Ludwig lo vide fermarsi qualche secondo davanti la finestra, alzò le spalle e corse a vestirsi. Quando si avviarono per scendere a fare colazione si voltò e guardò i due nuovi arrivati, gli sarebbe piaciuto parlargli, fece un passo, ma quando vide Antonio andare spedito si vergognò e corse di sotto con gli altri.

***

Ludwig era sul tavolo da pranzo a giocare, da solo.
“Ludwig?” il bambino sentì la voce del suo amico Kiku chiamarlo.
“Sì?” si voltò e oltre il suo amico asiatico c’era anche uno dei due bambini appena arrivati. Avevano parlato insieme qualche giorno prima, Ludwig aveva capito che si chiamava Feliciano e che lui e suo fratello Lovino erano italiani.
Feliciano sorrise “Veeh, Kiku mi ha detto che siete amici.”
Ludwig arrossì “Sì, diciamo di sì.”
“Io mi chiamo Feliciano!” Fece l’italiano tutto contento.
“Sì, lo so.” Feliciano sembrò confuso dopo aver sentito questo. Ludwig arrossì ancora di più “Lo stavate dicendo l’altro giorno!”
“Oh, capisco.” Disse alzando le spalle “Tu ti chiami Ludwig, giusto?”
L’altro annuì.
“Possiamo giocare tutti insieme?” Feliciano saltellò sulla sedia accanto a lui.
“Sì, certo.” Disse Ludwig sorridendo, finalmente, mentre Kiku si accomodò accanto a lui.
Ludwig era molto nervoso, gli succedeva sempre quando parlava con persone nuove. Kiku e lui erano amici da parecchio tempo, erano entrambi molto timidi e tranquilli, quindi si trovavano bene insieme. Feliciano diede una svolta al duo, dato che era il loro opposto.
Ogni giorno lo passavano insieme, erano diventati una specie di trio inseparabile. Feliciano prendeva sempre Kiku e Ludwig per mano e li portava con lui da tutte le parti. Ludwig si accorse che ogni volta che stavano insieme il fratello di Feliciano, Lovino, li fulminava con lo sguardo.
“Non sono molto simpatico a Lovino, vero?” disse Ludwig timidamente al suo amico, mentre si accorse che gli occhi verdi di Lovino lo fissavano con insistenza.
“Veh, non ti preoccupare.” Feliciano disse sorridendo mentre si dondolava sulla sedia “Lovi è così con tutti, ma non è cattivo.”
“Però non penso che voglia stare con noi.” Fece Kiku preoccupato.
Lovino nel frattempo salì al piano di sopra di corsa.

***

Luglio, 1945

In estate molto spesso la signorina li lasciava liberi di giocare tutta la giornata. Una gran parte del pomeriggio la passavano tutti a giocare insieme nel giardino. Si nascondevano fra gli alberi e le siepi, oppure andavano sul dondolo all’ombra per stare un po’ al fresco.
Quel giorno Ludwig decise di stare con suo fratello Gilbert e il suo amico Antonio. I due erano molto amici anche con Francis, che era il più grande, solo che di solito era impegnato con Matthew che non lo lasciava mai andare nemmeno per un secondo. A Ludwig piacevano gli amici di suo fratello, anche se lui era più piccolo di loro riuscivano a passare del tempo insieme.

“….tutte le genti che passeranno,
o bella ciao, bella ciao, bella, ciao, ciao, ciao.
Tutte le genti, che passeranno, ti diranno che bel fior.”


Ad un tratto sentirono delle vocine che cantavano all’unisono. Lud aveva sentito altre volte Feliciano cantare, infatti riconobbe subito la sua voce e quella di Lovino. Lui, Gilbert e Antonio corsero in direzione delle voci. I bambini stavano cantando in italiano, per questo non riuscivano a capire nemmeno una parola. Ad un certo punto Lovino disse
“Abbiamo piantato un fiore qui!” e indicò il gruzzolo di terra davanti ai suoi piedi scalzi.
Ludwig chiese senza pensarci “E perché?” poi gli sembrò di vedere Lovino quasi infastidito e si spaventò di avergli dato fastidio. Non voleva sembrare antipatico, faceva del suo meglio, però Lovino era così difficile da capire.
“I fiori piacevano molto alla mamma” ci pensò Feliciano a rispondere. Ludwig si sedette accanto a lui.
“E adesso che fate?” chiese mentre guardava il terriccio.
“Aspettiamo che cresca.” Ludwig annuì. Rimase seduto accanto al suo amico sorridendo mentre quello cantava insieme a suo fratello.
La voce di Feliciano mentre cantava lo faceva sentire tranquillo.

***

Circa tre settimane dopo Feliciano corse in giardino, andò a controllare il fiore, e si accorse che c’era il bulbo.
“Lovino!” Iniziò ad urlare il nome del fratello “Corri qui!” dopo qualche secondo vide il fratello affacciato alla finestra.
“Feli, che succede?” disse quello preoccupato.
“Vieni fuori!” rise Feliciano mentre si sedeva sul prato. Lovino corse fuori e andò verso di lui.
“Che c’è?”
“Il fiore sta crescendo!” Feliciano indicò il bulbo davanti a lui tutto eccitato.
“Certo che sta crescendo.” Lovino incrociò le braccia “Mi hai fatto spaventare.” Si sedette accanto al fratello.
“Se cantiamo cresce più velocemente?” chiese seriamente Feliciano. Iniziò a cantare.
“Sei stupido?” Lovino si mise una mano in faccia “Non cresce più velocemente!” e scosse la testa.
Feliciano ne fu deluso “Nemmeno un pochino?”
“Nemmeno un pochino.” Lovino sorrise. Feliciano distolse lo sguardo da suo fratello e vide che Ludwig si stava avvicinando. Sorrise al suo amico e agitò la mano
“Guarda, Lud, c’è il bocciolo!”
Ludwig rimase stupito e poi sorrise “Oh, che carino.” Disse a bassa voce quando vide la piantina. Lovino si alzò in piedi. “Torno dentro.”
“Oh, no, fratello, resta qua con noi!” Feli prese con la mano il braccio di Lovi “Non andare dentro.”
“No, con lui non resto!” disse mentre guardò il biondo.
Ludwig assunse un’espressione triste e così anche Feliciano.
“Perché gli sono antipatico?” disse mentre si sedeva accanto al suo amico italiano.
“Non lo so…” a Feliciano veniva da piangere, non voleva che suo fratello e il suo migliore amico si odiassero.

***

Novembre, 1945

L’inverno era ormai alle porte, quindi anche Natale si avvicinava. Ludwig adorava il natale e l’inverno in generale, forse era l’unico a pensarla così in tutto l’orfanotrofio. A Gilbert non piaceva, perché la signorina non gli permetteva di stare tutta la giornata a giocare all’esterno, e questo significava stare tranquillo con Antonio e Francis. A Ludwig invece piaceva quando la signorina si metteva a leggere davanti al camino scoppiettante ad alta voce, oppure quando mangiavano tutti quei piatti caldi.
Gilbert entrò nella camera da letto mentre Ludwig era sul suo letto a riposare. Si sedette accanto al fratello.
“Ehy, Ludwig!” lo scosse un pochino “Stai dormendo?” chiese con la sua voce gracchiante.
“No, no, stavo solo riposando.” Si poggiò allo schienale “Che c’è?” disse mentre si stropicciava gli occhi.
“Senti, tu sei ancora piccolino e quindi non dovrei nemmeno dirti queste cose…”
Ludwig si spaventò, Gilbert non gli aveva mai detto nulla del genere.
“Ormai è novembre, fra un mese l’anno finirà, e sono già 3 anni che papà ci ha portato qui…” si fermò un attimo e poi continuò “Secondo te lui tornerà mai?”
Ludwig si bloccò, non aveva mai pensato a nulla genere.
“Bhe, certo che tornerà.” Pensò a tutte le volte in cui la signorina Braginskaya li aveva rassicurati, ne sembrava davvero convinta quando lo diceva, quindi ormai ci credeva vivamente.
“Io ho paura, Lud.” Guardò in modo dolce suo fratello minore e lo abbracciò “Scusa se ti ho detto queste cose, puoi tornare a riposare.”
“Vuoi riposare anche tu?” Disse Ludwig mentre stringeva suo fratello.
“Forse sì…” Si alzò e andò verso il suo letto, che era difronte a quello di Ludwig.
Si sorrisero a vicenda, poi vide Gil chiudere gli occhi, mentre lui rimase sveglio ancora un po’. Non gli piaceva molto la cosa che Gilbert gli aveva detto.
Ludwig non ricordava molto bene suo padre, però Gilbert gliene parlava in continuazione. L’unica cosa che avevano era una foto dove c’erano loro due e il padre. Ludwig si reputava molto sfortunato, sua madre non l’aveva nemmeno mai vista, era morta subito dopo aver dato alla luce il suo secondogenito. Però Gilbert parlava molto anche di lei, anzi diceva che Ludwig le assomigliava molto anche caratterialmente, infatti spesso lo prendeva in giro dicendogli che era un “femminuccia”. Non gli faceva particolarmente piacere quando lo diceva.  Si sforzò di riposarsi anche se venne di nuovo interrotto dall’arrivo della signorina nella stanza.
“Oh, bambini scusate, non pensavo foste qui a dormire!” disse a bassavoce e chiuse piano la porta. “Devo prendere una cosa nell’armadio, oh, Alfred si è sporcato di nuovo.” Prima di riuscire a prendere una maglietta le caddero diverse cose. Era molto goffa eppure era una gran lavoratrice, non si fermava mai un attimo.
“Signorina?” Ludwig disse timidamente.
“Lud, tesoro, cosa c’è?” rispose lei sussurrando e avvicinandosi al letto del bambino.
“Gilbert è preoccupato per il nostro papà.” Gli sembrava sempre una buona idea parlare con la signorina, era l’unica che riusciva a dargli delle risposte. La ragazza accarezzò i capelli biondi del bambino.
“Tesoro, siamo tutti preoccupati per vostro padre.”
“Lei crede che tornerà?” chiese il bambino.
“Te l’ho detto molte volte, secondo me tornerà sicuramente.” Sorrise tranquilla “Tu e Gilbert dovete stare tranquilli.”
“E se così non fosse?” Gilbert parlò ad alta voce. Ludwig si spaventò, pensava suo fratello stesse dormendo.
La signorina sbatté velocemente le palpebre “Gilbert, ti prego…”
“Signorina mi risponda.” Si alzò in piedi e guardò accigliato verso la donna “La prego.”
Lei sospirò “Io sarò sempre qui per voi.” E cercò di sorridere e tranquillizzare i bambini. Prima che potesse cominciare a piangere si alzò in piedi e consigliò loro di riposarsi. Sentii la voce di Arthur chiamarla dal piano di sotto e corse giù.
“Lud, perché le hai chiesto quella cosa?”
“Scusa.” Tornò a sdraiarsi sul letto sperando di non venir disturbato un’altra volta. 
   
 
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