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Autore: Adlenime    12/07/2017    1 recensioni
"Quegli occhi color ghiaccio... gli occhi di chi ha ucciso migliaia di persone... senza provare nulla... occhi freddi come il ghiaccio... gli occhi di un assassino..."
Questa storia è la versione "libro" del manga Detective Conan, io non posseggo nulla: tutto, dai personaggi alla trama appartiene ad Aoyama-sensei.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sua mente andava a mille, cercando disperatamente una risposta a quella che sarebbe dovuta essere una semplice domanda. Fantasiose idee su come fuggire si sostituivano a elenchi di nomi. Era sempre stato tanto difficile scegliere un nome? Si guardò attorno, come sperando che da qualche parte ci fosse un cartello con su scritta la risposta alla domanda di Ran.

E poi lo vide: la biblioteca alle sue spalle, la sezione gialli.

Arthur Conan Doyle... Edogawa Ranpo...

- CONAN! -

Gridò prima ancora che la sua mente metabolizzasse appieno ciò che stava facendo.

- I-il mio no-nome è Edogawa Conan. -

Affermò una seconda volta, sperando che la ragazza non notasse il tremore delle gambe e pensasse che la voce balbettante fosse una conseguenza della sua presunta timidezza.

Ran guardò con aria curiosa il bambino e replicò:

- Conan? Che strano nome... -

Quello che una volta era Shinichi, sudando freddo, spiegò a Ran:

- Ehm... già: vedi mio padre, lui era un fan di Conan Doyle... così mi ha chiamato come lui... -

Idiota! Che scusa patetica: non regge.

Il professore si avvicinò al bambino e guardandolo truce bisbigliò al suo orecchio, per non farsi sentire da Ran, che ancora rimuginava sull'inusuale nome:

- Conan? Non sei straniero! -

- Non sapevo che dire! -

Replicò Conan scocciato, sempre a bassa voce.

- Comunque, dov'è Shinichi? -

Chiese improvvisamente la ragazza, catturando l'attenzione degli altri occupanti della biblioteca di villa Kudo.

- A-Ah! Sì: era qui poco fa, ma aveva qualcosa da fare quindi... -

La risposta del dottore si perse nel vuoto, mentre Ran faceva cenno di aver capito. Agasa restò a guardare la giovane, mentre un'idea veniva a formarsi nella sua mente. Poi, senza nessun preavviso, prese Conan in braccio e lo porse a Ran, dicendole:

- Oh! Ran-kun: non ti dispiacerebbe prenderti cura di Conan-kun per un po', vero? -

Conan congelò alle parole del professore, e Ran lo guardò con aria interrogativa.

- Ecco, vedi... i suoi genitori sono stati coinvolti in un incidente e ora sono in ospedale, quindi mi hanno chiesto di prendermi cura di lui. Ma vivendo da solo non saprei proprio come ci si prende cura di un bambino. -

Aggiunse ridendo nervosamente e grattandosi imbarazzato la nuca. Conan gli lanciò la sua migliore occhiata assassina, mentre Ran rispondeva:

- Non ci sono problemi, ma prima dovrò chiedere a otou-san. -

Conan guardò impotente mentre la trattativa andava avanti.

- Allora se tuo padre è d'accordo lo prenderai con te! -

Il bambino scoccò un'occhiataccia al professore.

Idiota! Così capirà chi sono!

Notando la sua espressione, Agasa si scusò con Ran e portò il bambino in un angolo in disparte, lontano dallo sguardo curioso della ragazza e sussurrò:

- Ascoltami, Shinichi! Quando il tuo cadavere non verrà ritrovato, quegli uomini in nero potrebbero sospettare che tu sia ancora in vita. Di conseguenza tutti coloro che entreranno e usciranno da questa casa saranno i più sospetti! -

Conan replicò seccato:

- E con ciò? Potrei comunque vivere a casa sua, hakase... -

- No! Ricorda: tu stesso hai detto che la prima cosa da fare per riavere indietro il tuo corpo è trovare quei criminali. E Ran-kun vive in un'agenzia investigativa... -

Allora Conan capì. Eccitato chiese al professore:

- Quindi... lì potrei trovare delle informazioni su quegli uomini! -

Appena detto questo, Conan si catapultò verso la giovane ragazza abbracciandola all'altezza delle ginocchia, e con la voce infantile tipica dei bambini disse contento:

- Sìììì! Voglio andare a casa di Ran-neechan! -

Ran prese per mano il piccolo bambino. Conan-kun è veramente molto dolce, pensò mentre l'accompagnava fuori da villa Kudo. Quando i due furono in lontananza Agasa tirò un sospiro di sollievo.

Il resto è nelle tue mani, Shinichi-kun... anzi, no: Conan-kun.

 

- Ehy, Conan-kun... -

Il bambino non rispose subito, e quando realizzò che la ragazza si stava riferendo a lui si affrettò a rispondere, sempre con quella falsa voce infantile da bambino:

- Eh? Ah! Sì, Ran-neechan? -

Mi devo abituare a questo nuovo nome.

- Dimmi, c'è qualche ragazza che ti piace? -

A quella domanda Conan arrossì: che diamine chiedeva, quella, così dal nulla?! Ad un bambino, poi!

Ran continuava a camminare con aria serena tenendo il piccolo per mano, attendendo una sua risposta: non era sicura sul perché avesse fatto quella domanda, ma il bambino aveva un-non-so-ché di tremendamente familiare. Voleva sapere di più su quel bambino e aveva la sensazione di potergli raccontare tutti i suoi segreti... specialmente un segreto che non aveva detto a nessuno, neppure alla sua migliore amica Sonoko. Notando lo sguardo confuso di Conan continuò sorridendo:

- Sai... qualcuno nella tua classe, per esempio. -

Conan, arrossendo, balbettò:

- N-No... n-non esattamente, non... proprio... -

Sì, ma questa domanda completamente a caso?

Ran sorrise alla sua innocenza e disse:

- Io invece sì! C'è un ragazzo che mi piace davvero tanto!-

Ecco, lo aveva detto.

Conan guardò nella sua direzione, poi con un sorriso furbo la stuzzicò:

- Eh, dimmi, Ran-neechan: è per caso quel Shinichi-niisan di cui chiedevi prima la persona che ti piace? -

Ran guardò per un attimo il bambino con sguardo indecifrabile, poi aprendosi in un luminoso sorriso replicò:

- Sì! È proprio lui! -

Conan sbarrò gli occhi e guardò incredulo Ran: gli aveva appena detto... no, aveva appena detto a Conan che le piaceva Shinichi. All'improvviso si sentì a disagio.

- Sai, è sempre stato un idiota. Fin da bambino! È così arrogante, per non parlare della sua fissa per i gialli... -

Continuò Ran. Conan non poté fare a meno di arrossire alle sue parole. Imbarazzato, aveva come la sensazione di origliare un discorso privato.

- Ma se hai bisogno di lui, è sempre lì: pronto ad aiutarti. E oltretutto è molto bello, simpatico e forte! -

Ran si voltò verso Conan, anche lei leggermente rossa in viso, e terminò:

- Io... io amo Shinichi. -

Poi abbassandosi all'altezza del bambino aggiunse in tono di cospirazione, un dito davanti alle labbra:

- Però a lui non devi dire niente, d'accordo? Questo è il nostro segreto. -

Ran sentì Conan borbottare il suo assenso e, soddisfatta, si alzò, riprese per mano il bambino e, senza notare il color vermiglio che tingevano le guance del piccolo, si incamminò con lui verso casa.

 

Si trovavano davanti all'agenzia: un condominio a due piani. Al primo piano sulla finestra era scritto a caratteri cubitali Agenzia Investigativa Mori. Al piano terra la vetrina mostrava un bar: Il Caffè Poirot, ovviamente chiuso a causa della tarda ora. Ran lo condusse verso le scale che portavano all'ufficio del padre e all'appartamento in cui abitava.

- Eccoci arrivati: questa e casa mia, e da oggi sarà anche la tua. -

Disse Ran a Conan, il quale era rimasto ad osservare la ragazza con sguardo pensieroso. Poi lei si voltò verso di lui e sorridendo dolcemente continuò:

- Sarà divertente averti con noi, Conan-kun: sarà come avere un fratellino con cui confidarmi! -

Conan ingoiò il senso di colpa che lo stava soffocando e abbassò lo sguardo. Lui non avrebbe dovuto sapere il segreto di Ran, era sbagliato che lei si fidasse così tanto di lui, quando lui le stava mentendo spudoratamente. Ran aveva il diritto di sapere la verità. Lei deve sapere la verità! Continuava a ripetersi tra sé e sé.

- Bene, entra pure. Ti presenterò mio padre! -

Disse lei serenamente. Conan strinse i pugni e fissando il pavimento disse con voce tremante:

- R-Ran... io, io in realtà... -

La ragazza si voltò verso di lui, guardandolo sempre con espressione innocentemente tranquilla. Conan prese coraggio e sollevò lo sguardo, fissando Ran dritto negli occhi.

- La verità è che... È che io sono... -

Ran non seppe mai come terminò la frase, né tanto meno Conan ebbe l'opportunità di finirla: entrambi furono colpiti alle spalle e rotolarono per terra, insieme al... padre di Ran?

La ragazza si voltò indispettita verso l'uomo e lo rimproverò:

- Otou-san! Mi hai spaventato! E dove vai a quest'ora di notte?! Andrai a giocare a mahjong o a bere con alcuni amici?! -

L'uomo si alzò prontamente in piedi e si spolverò la giacca, poi si voltò verso la figlia con un sorrisetto e replicò ridacchiando:

- Eh eh eh... È LAVORO! -

Ran lo guardò con sguardo stralunato balbettando:

- Co... lavoro? Tu?! -

Kogoro lanciò una veloce occhiata verso la strada e vide un taxi in arrivo, e correndo verso quella direzione gridò frettolosamente:

- Sì! Poco fa ho ricevuto la telefonata: il mio cliente ha detto che sua figlia è stata rapita da questo uomo vestito in nero... -

Ran guardava incredula il padre mentre si allontanava, il quale con un sorriso ebete stampato in faccia aveva allungato la mano per fermare il taxi.

Conan, invece, sentì il cuore fermarsi in petto, il respiro affannato, pallido in volto: Un uomo... Vestito in nero!


Nota dell'autrice: Oooook! Questa è la mia prima nota dell'autrice, avrei voluto scriverne una prima ma... ehm... me lo scordavo sempre... In ogni caso, grazie mille a tutti coloro che hanno la pazienza di seguire questa storia, anche perché è stata scritta con l'obbiettivo di far capire ad alcune mie amiche (coff coff Stella-oneechan e Cristina-neechan coff coff) di cosa parlo ogni volta che urlo qualcosa sulla ShinRan o sulla HeiZuha... o sulla mia OTP del cuore la MiWataru (coff coff SHIP SHIP SHIP SHIP SHIP coff coff). Non credevo che l'idea di riscrivere il manga in “formato libro” avrebbe avuto tanto successo! Ringrazio moltissimo la gente che recensisce, davvero, arigatougozaimasu minna-san! Ne approfitto per scusarmi con LadySherlock per non aver ancora finito di leggere la sua stupenda fanfic, ma ho avuto qualche problemino ultimamente... un problemino chiamato “Io non ho il Wi-Fi, ma un numero di GB per ogni mese, che finisce prontamente dopo una settimana”. Ora volevo chiedere: dovrei continuare questa storia e terminarla dopo il caso del rapimento della bambina? Io continuerei con molto piacere, ma tutti quanti sappiamo che DC è... be', lungo. Potrei sempre continuare questa fanfic, ma potrebbero esserci intervalli di tempo molto lunghi tra un capitolo e l'altro (riferimenti puramente casuali al lasso di tempo di un anno scolastico), e questa storia potrebbe diventare noiosa. Ora... ci sono persone che so vogliono che questa storia continui, perché non sanno la trama originale (anche qui riferimenti puramente casuali... so che su Whatsapp arriveranno molti commenti su questa “nota dell'autrice”... mi preparo psicologicamente), ma come ho detto prima, la storia è molto lunga. Quindi: io continuerò questa storia solo per queste persone, se loro si annoiassero probabilmente smetterei di scrivere. Ma... se per caso la storia piacesse in generale (e così mi è sembrato di capire dalle recensioni) potrei sempre continuarla per amor delle persone che seguono questa storia, so come ci si sente quando una fanfic che ti piace viene lasciata brutalmente a metà. In breve (sì... “in breve”, come se io avessi il dono della sintesi) finché ci sarà qualcuno che segue questa storia, io continuerò a scriverla. Quindi grazie di nuovo a tutti quanti e ci rivediamo... al prossimo capitolo.

PS Volevo anche chiedere... e se facessi un capitolo inspirato alla puntata speciale di DC “Chiisaku Natta Meitantei”, descrivendo le scene inedite di background, tralasciando ovviamente le scene di cui ho già scritto? 

   
 
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