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Autore: Lupe M Reyes    12/07/2017    4 recensioni
A Blair piace fare i turni di notte alla biblioteca dell'Arca. Fino alla sera in cui il Cancelliere Jaha non si presenta alla sua porta... Per impedirgli di inviare sulla Terra John Murphy, Blair cede al ricatto e contribuisce al progetto sui Cento. Ma l'incontro con Bellamy Blake cambierà ogni equilibrio. Fino al giorno in cui non diventerà lei stessa la persona numero 101 a raggiungere la Terra.
[Arco temporale: prima stagione]
Personaggi principali: Blair (personaggio nuovo), Murphy, Bellamy, Raven, Clarke, Jaha
Personaggi secondari: Finn, Octavia, Kane, Abby, Sinclair, Jasper, Monty
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, John Murphy, Raven Reyes
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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I CONSIGLIERI

Schede di memoria.
Un mucchio ben ordinato di schede di memoria di un centrimetro per un centimetro, d’argento, luccicano sotto le lampade del soffitto. Sembrano gioielli, invece sono l’equivalente di un disco esterno per computer, solo molto in piccolo. È un device che non si utilizza più, essendo l’Arca completamente interconnessa. Qualche ragazzina se lo compra per tenerci il diario personale e portarselo al collo. Per un po’ di tempo sono andate di moda come accessorio. Beh, non nel mio settore.
Cerco di fare una stima del numero, saranno un centinaio...
Ho il tempo di chiedermi cosa caspita Jaha si aspetta che io ci faccia, quando il campanello suona di nuovo.
 
Mi precipito all’ingresso, dove trovo la guardia con la pistola già in mano. La tiene puntata verso terra, a braccia tese. Ci guardiamo. Mi porto un dito alle labbra, facendogli segno di tacere.
Merda, se lo faccio beccare e lo condannano a morte per colpa mia è davvero la volta buona che perdo la testa. No, non possono vederlo.
Lui è in allerta e perfettamente sotto controllo allo stesso tempo. Indica la porta sollevando il mento e tiene gli occhi sui miei finché non mi decido a muovermi.
Mi avvicino alla telecamera e la accendo. L’immagine è disturbata, riesco a vedere solo il profilo di un uomo e di una donna. La presenza della donna mi tranquillizza.
“Bibl… Mmh, biblioteca?”
La guardia si sposta, rapida, e in un attimo mi è accanto. Non mi guarda e non mi tocca ma è come se avesse messo tutto il peso sul piatto giusto della bilancia, compensando la mia paura. Mi schiarisco la voce e ripeto con voce più salda:
“Biblioteca, parla Blair Foer.”
“Signorina Foer, sono il Consigliere Kane.”
Interrogo con gli occhi il ragazzo al mio fianco e lui scuote la testa. Non aveva idea che sarebbe venuto anche Kane. Di fronte al mio panico, lui inspira profondamente, chiudendo per un momento gli occhi: mi sta invitando a fare altrettanto. Obbedisco, recuperando ossigeno e lucidità.
“Buonasera, Consigliere. In cosa posso esserle utile?”
“Vengo per conto del Cancelliere.”
Scambio un altro sguardo con il ragazzo, d'istinto continuo a voltarmi verso di lui. Mi sembra di riuscire a leggergli scritte in faccia le parole Stai attenta. Di nuovo, faccio ciò che mi dice. 
“Posso vedere il suo codice di identificazione?”
L’immagine nel frattempo si è schiarita.
La donna è scomparsa. Mi chiedo se non me la sia soltanto immaginata.
Cazzo, è proprio Kane. Sta lì davanti alla porta della mia biblioteca, con la sua giacca grigia militaresca e il fermacuore placcato d’oro con il simbolo del Governo. Mascella rasata, capelli neri, occhi dello stesso colore.
Questo è l’uomo che ha ucciso James Murhpy e che ucciderà anche John. A meno che io non riesca a soddisfare Jaha e a salvarlo, certo. Peccato che al momento mi senta l’equivalente di un rifiuto di scarico.
Sento la guardia accostarsi ancora di più su me, sporgendosi sullo schermo con cautela. Sappiamo di non poter essere visti da chi sta dall’altra parte, ma l’ansia fa fare cose strane.
Kane porge il suo badge a favore di telecamera. Non riesco a distinguere le lettere e i numeri, tanto sono agitata. Il respiro mi si accorcia. Oh, Clarke Griffin, dove sei quando mi servi? Ah giusto, in galera. Sempre grazie a quest’uomo.
“Grazie, Consigliere. Ha una delega del Cancelliere da mostrarmi?”
Kane si sta spazientendo. Trattiene la risposta che vorrebbe darmi e ripiega sul formale:
“No, singorina Foer. Ma apprezzo la sua competenza in materia di sicurezza dell’Arca.”
Fa una smorfia. Immagino cercasse di sorridermi.
La guardia mi tocca la spalla con la sua e con un solo movimento degli occhi mi intima di... di… Cosa? Cosa devo fare?
Ho la netta sensazione di parlare senza dover aprire bocca e di ricevere risposta allo stesso modo.
Cosa devo fare?
Stai calma.
Cosa devo fare?
Un passo alla volta. Ce la fai.
No, aspetta…
Andrà tutto bene.
Con un’ultima occhiata si assicura che io abbia capito e poi mi lascia. Lo guardo allontanarsi verso la sala centrale alla ricerca di un nascondiglio e non desidero altro che afferrarlo per la giacca e trattenerlo. È veloce, silenzioso. Svanisce nel nulla in un battito di ciglia. Ho solo il tempo di pensare a quanto sia stata sciocca a definire inespressivi i suoi occhi e di scacciare quel pensiero fuori contesto prima di tornare da Kane, con ancora meno fiato in corpo. Decido che non posso affrontare questa battaglia, che la guardia ha torto, che non posso farcela.
“Consigliere, io non ho il permesso di…”
“Vengo per spiegarle delle cento memorie.”
Mi blocco.
Cazzo. Merda. Oh cazzo, oh merda. Non ditemi che dovrò lavorare con Kane per salvare John. Quanto crudele può essere il destino? Instintivamente, allungo una mano alla mia sinistra, alla ricerca del ragazzo. Che non c’è. Muovo la mano nel vuoto, cercando di deglutire. Non ho più saliva. Dove sei?, dove sei?
Stai calma.
Appoggio la testa sulla parete, sopra la telecamera. La luce azzurrina dello schermo si riflette sul mio viso. Sono in apnea.
Un passo alla volta.
Kane, Marcus Kane. Quello è Marcus Kane. Chiudo gli occhi, torno dritta, stringo il Pass tra le mani. Lo sollevo.
Ce la fai.
Striscio la tessera passepartout e attivo il sistema della porta, spalancandola.
Andrà tutto bene.
 
Non me l’ero immaginata. Kane fa il suo ingresso insieme ad una donna. E non una donna qualsiasi: è Abby Griffin. La madre di Clarke.
Non mi sono mai sentita tanto confusa in vita mia. So che anche lei è stata eletta membro del Consiglio di recente. Ma allearsi con Kane, l’uomo che ha condannato a morte suo marito e sua figlia… Tutto questo non ha senso.
L’unica cosa che riconosco è l’espressione tirata sul volto di lei. Come se desiderasse essere ovunque tranne che accanto a quell’uomo. Dopotutto, anche io lo odio e mi trovo qui con lui. Forse io e Abby Griffin siamo sulla stessa barca?
 
La donna mi studia con calma e i suoi occhi si ammorbidiscono al contatto col mio viso. Mi porge le mani e io esito un momento prima di rispondere al suo gesto.
“Blair Foer.”,
commenta, con voce roca e melodiosa.
Non lascia andare le mie mani finché non riesco a sorriderle.
Porta i capelli lunghi sciolti in onde morbide. Clarke ha preso i colori del padre, capelli biondi, occhi celesti e la pelle chiara. Ma dalla madre deve aver tratto lo spirito. 
Ho sempre ammirato il carattere fiero di Clarke, sin dal nostro primo incontro. Non è difficile capire quanto sia in gamba. È robusta, orgogliosa. Non si lascia consolare nemmeno se la implori. Forse è troppo indipendente, e troppo austera, specie con sé stessa.
Non ci conosciamo da tanto e lei è sempre stata molto impegnata alla scuola di medicina o a disegnare o a passare del tempo con Wells Jaha. Ma da quando al mercato nero ci siamo litigate un catalogo di una personale di Hirst al Palazzo Grassi di Venezia, arrivando a dei toni da guerra civile, abbiamo fatto colazione insieme ogni giorno.
Certo, finché lei non è finita in isolamento. A quel punto l’averla spuntata sul libro mi era sembrato così ridicolo che è stata la prima cosa che le ho inviato in galera. Vorrei tanto sapere se l’ha ricevuto ma alle visite sono ammessi solo i parenti stretti. Sono passati due mesi.
 
Gli occhi della donna che mi sta di fronte sono due fuochi pieni di forza e voglio convincermi che Clarke, che con lei condivide la stessa tempra inossidabile, se la stia cavando bene.
“Signora Griffin. È un piacere conoscerla. Clarke mi ha parlato tanto di lei.”
Mi chiedo se sia un errore nominare Clarke. La donna ha un tremito ma si ricompone in una frazione di secondo. Come avrebbe fatto sua figlia. Sono davvero colpita dalla somiglianza.
“E Clarke mi aveva parlato di te. Eri la sua spacciatrice di libri di disegno.”
Sorrido di nuovo, al ricordo delle ricerche che Clarke mi costringeva a fare su Michelangelo e Turner, Braque e Goya.
“Lo sono ancora. Ammesso che riceva ciò che le invio.”
“Allora sei stata tu a mandarle i pennelli e tutto il resto.”
“No, i pennelli non sono opera mia. Credo sia stato Wells.”
“Non glielo diremo o finirebbe per romperli a metà.”
Non capisco a cosa si stia riferendo. Wells è il migliore amico di Clarke da sempre. Sono confusa, ma proseguo:
“Le ho mandato Damien Hirst e…”
“Quello le è stato requisito. Era un oggetto di valore. Ma ha saputo che glielo avevi inviato.”
Mi si spezza il cuore. Scuoto la testa, rivolta al pavimento, cerco in ogni modo di trattenere l’emozione. Dopotutto, è lei la madre. Che diritto ho io di piangere, se lei resta così salda?
Torno a guardarla con un sorriso, che spero riesca a sembrare sincero.
“In realtà le sto inviando cose che ha già letto. È che temo che Clarke abbia già letto qualsiasi cosa sia mai stata scritta sulla pittura, dalla tecnica alla storia dell’arte alla…”
Kane si schiarisce la voce, interrompendoci.
Dev’essere stanco dei nostri convenevoli da signorine.
Lo guardo, in silenzio. Mi prendo il tempo di fargli capire che l’ho sentito.
Poi mi rivolgo di nuovo alla signora Griffin, stringendole le dita tra le mie.
“Lei soffriva per la mancanza di quadri veri come io soffro quella per i veri libri.”
Gli occhi della donna brillano di orgoglio.
Torno a prestare attenzione a Kane.
Ecco, ora ho finito, puoi parlare.
Non capisco come quest’uomo sia riuscito ad entrare al Governo. Non ha un briciolo del fascino di Jaha. Irradia una sensazione viscida intorno a sé, una sostanza appiccicosa che da la nausea, riesco a sentirmela attaccarsi alla pelle.
E ora quest’uomo mi serve. Vorrei respingere l’idea ma non posso farci niente.
Mancano venticinque giorni al compleanno di John. Non so quanti a quello di Clarke.
Vediamo di dare inizio alle danze.
“Allora, cosa sono le schede di memoria?”

****

12/07/17
Quante facce note, in questo capitolo ;)

Grazie per i messaggi, a tutti, mi si scalda il cuore a sapervi presenti e attenti.
A presto, prestissimo,
LRM
   
 
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