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Autore: Azalea69    12/07/2017    0 recensioni
Questo è il mio primo testo a dire la verità e sono un po' agitata perché ho paura dei vostri commenti...spero tanto che sia quantomeno decente. E' la storia di una ragazza come molte altre per certi versi, e per certi altri del tutto singolare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SINDROME DI STENDHAL : è un’affezione psicosomatica che provoca vertigini, capogiro, confusione in soggetti messi al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza.
 
Abigaille sapeva di essere particolarmente sensibile all’arte. Puntualmente , nel momento in cui osservava un’opera dotata di particolare pathos, le mancava il respiro, il cuore le batteva all’impazzata e si abbandonava completamente ai sentimenti suscitati da quel capolavoro. Era come perdersi in un immenso labirinto all’interno del quale trovava ad ogni angolo un tesoro nuovo, poi l’ambizione la pervadeva e sentiva proprio il bisogno fisiologico di continuare a scoprire gli angoli più reconditi e nascosti degli spazi che visitava. Ogni passo la conduceva a nuove sbalorditive meraviglie e andava avanti quasi per inerzia cercando imperterrita quella che lei amava definire la sua “felicità perduta”. Quello che però Abigaille non riusciva a capire bene era come si facesse esattamente a ghermire la felicità: nella sua testa lei si era già figurata il giorno in cui avrebbe incontrato la Felicità in persona, a quel punto l’avrebbe guardata negli occhi con sfida e un pizzico di malizia come a dire “ finalmente ti ho trovata!”. Tuttavia se provava a pensare a come avrebbe fatto a rendersela amica e a tenerla dalla sua parte, beh…per questo non sapeva davvero da che parte cominciare.
Spesso era spaventata dalla potenza dei suoi pensieri. Erano qualcosa di così singolare che la lasciavano spesso interdetta. La vastità di ciò che pensava e soprattutto dove la portavano certi suoi ragionamenti era qualcosa che amava tenere per sé soltanto, consapevole che, purtroppo, non avrebbe mai incontrato qualcuno in grado di comprenderla. O forse si sbagliava ? nessuno sarebbe mai stato affascinato dalla complessità della sua mente ? nessuno avrebbe mai provato ad attraversare l’oceano di terrificanti meraviglie che, ahimè, inondava il suo carattere ?
C’era qualcosa di così terribilmente affascinante per lei nella capacità di trasmettere emozioni senza il bisogno di parole: ballare ed esprimere gioia o tristezza, percepire il disagio da un quadro, avere la pelle d’oca ascoltando Debussy. Ma la cosa che più la sorprendeva era la possibilità di calarsi nei panni di vite tormentate, condividere nobili sentimenti direttamente con i creatori di essi al fine di raggiungere quello stato di nirvana interiore che da sempre la ossessionava.
Com’è possibile vivere in perfetta armonia con se stessi ? Invidiava tutti coloro che riuscivano ad avere il controllo della loro vita e a renderla meravigliosa a partire da un viaggio interiore che nasceva dal cervello fino a diramarsi verso il cuore. Avrebbe voluto essere come quei monaci buddhisti che riescono a percepire la natura, ogni battito d’ali, ogni goccia di vita, fino a raggiungere l’immensa pace .
Alle volte amava isolarsi dal mondo, partire senza meta in auto e raggiungere boschi sperduti, radure solitarie o spiagge infinite, e lì semplicemente stare in ascolto del Silenzio e di quello che aveva da dirle. Ed ogni volta che aveva questa possibilità si sentiva come se le fossero stati rivelati i segreti più profondi del mondo circostante; i mille pensieri che le affollavano la mente sparivano trasportati lontano da una corrente benevola di purezza, che la colmava di meraviglia per ogni piccolo dettaglio della vita quotidiana.
In quei momenti di isolamento aveva l’opportunità di riflettere e rivivere ogni piccolo atto d’amore a cui aveva assistito o vissuto personalmente: un signore che aveva aperto la porta ad una giovane donna, un padre che teneva per mano la figlia mentre l’accompagnava a scuola, gli sguardi dei suoi genitori che dopo anni di matrimonio mantenevano invariata la loro complicità, un ragazzo che abbracciava teneramente una sua coetanea in lacrime, i sorrisi della mattina presto che sono i più difficili da donare ma i più belli da ricevere, i due soliti vecchietti che passeggiano nel parco mano nella mano appoggiati un po’ al bastone  un po’ affidandosi al sostegno reciproco.  Abigaille collezionava mentalmente tutti questi momenti e  li custodiva gelosamente in uno scrigno che si permetteva di aprire solo quando era sola con se stessa , riuscendo così ad assaporarli e a farli sentire più suoi. Provava ad immaginarsi al posto degli sconosciuti nella sua mente e una strana bramosia la pervadeva poiché desiderava con tutto il cuore essere parte di quella gioia che le pareva invece così distante. Aveva la sensazione di essere una semplice spettatrice della sua vita senza però mai avere la possibilità (o la capacità) di viverla a pieno. Così come l’albatro è goffo e malfermo in terra ma elegante e maestoso tra le nuvole, così Abigaille in mezzo alle persone era incompresa ma perfettamente a suo agio ogni volta che si allontanava nel suo paradiso di solitudine.
 
 Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage
 Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
 Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
 Le navire glissant sur les gouffres amers.
 A peine les ont-ils déposés sur les planches,
 Que ces rois de l'azur, maladroits et honteux,
 Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
 Comme des avirons traîner à côté d'eux.
 Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule !
 Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid !
 L'un agace son bec avec un brûle-gueule,
 L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait !
 Le Poète est semblable au prince des nuées
 Qui hante la tempête et se rit de l'archer ;
 Exilé sur le sol au milieu des huées,
 Ses ailes de géant l'empêchent de marcher
   
 
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