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Autore: _Ouroboros_    13/07/2017    1 recensioni
[ Human!AU. Past Damon/Elena, Damon/OFC, Elijah/Lexi, Stefan/Rebekah, Klaus/Katherine, Bonnie/Kol]
 
Damon Salvatore ha ventisette anni, una figlia di cinque ed è vedovo. Ha smesso di credere nell'amore che reputa sopravvalutato, doloroso e senza senso, da quando sua moglie Elena è morta in un incidente d'auto.
Amatis Labonair ha venticinque anni, si è appena laureata in Letteratura anglosassone, fa la baby-sitter nel tempo libero e ha una crisi di nervi incipiente da quando il suo migliore amico le ha annunciato che si sposerà con la sua sorellastra perfetta.
Elijah Mikaelson ha trent'anni e l'eleganza di un uomo d'altri tempi. È il sindaco più giovane che Mystic Falls abbia mai avuto, ma nessuno potrebbe notarlo a prima vista. La sua fama di uomo di ghiaccio, impenetrabile e inavvicinabile, lo precede.
Katherine Pierce ha ventiquattro anni, una famiglia di folli alle spalle, un baule pieno di ricordi e segreti che si porta dietro come una reliquia e un sogno irrealizzabile nel cassetto.
In una Mystic Falls priva di esseri soprannaturali saranno le relazioni pericolose a regnare e movimentare la vita della cittadina di provincia.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Nuovo personaggio
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I. 


Il Sole brillava alto nel cielo terso della Virginia, sbucando dispettoso tra le fronde dei sempreverdi e delle conifere, illuminando con il suo calore il paesaggio bucolico che più amava al mondo. L'alba era sorta da qualche tempo e si poteva scorgere il suo bagliore rosato all'orizzonte, tra l'arcobaleno spumoso delle cascate.
Il lento fluire dell'acqua sulla roccia era talmente rilassante che Damon si distese sull'erba, incrociando le caviglie dinanzi a sé e sorreggendosi la nuca con le dita intrecciate, perso nella contemplazione del paesaggio.
I grilli canterini frinivano segreti inconfessabili mentre gli uccellini cinguettavano allegri e ciancianti, come se non avessero alcuna preoccupazione al mondo.
La risata squillante e divertita di sua moglie Elena illuminava la vallata mentre Nadia, la loro gioia, la rincorreva felice, scansando radici sporgenti e pietre aguzze con un'agilità insolita per una bambina così piccola. Era la sua scoiattolina, dopotutto.
Elena la incitava, l'accento bulgaro appena percettibile per quanto era ansante, mentre Nadia inframmezzava risate stentate a richiami resi dolcissimi dalla sua voce cristallina.
майка
Era così che la chiamava ed Elena l'amava ogni volta che lo faceva perché le ricordava la terra che tanto le mancava, i racconti leggendari della sua infanzia e le canzoni sussurrate di sua madre.
Damon si godeva la scena, osservandole dalla sua posizione privilegiata, gli occhi azzurri che brillavano di affetto e di gioia, un sorriso splendido e caloroso a bagnargli le labbra rosee.
Elena era bellissima, i lunghi e folti riccioli bruni che danzavano sulle sue spalle esili, le gote arrossate e gli occhi luminosi. Nadia prometteva di somigliarle parecchio avendo i suoi colori e Damon non poteva essere più felice.
Sua figlia, quel piccolo angelo bruno che era stata la benedizione della sua vita dissoluta, s'accorse del suo sguardo e gli rivolse il suo sorriso più dolce, le finestrelle dei denti mancanti che apparivano in tutto il loro splendore oltre le labbra carnose. Gli tese la mano mentre anche Elena arrestava la sua corsa, osservandolo con tanto di quel saldo amore da bastargli per una vita intera.
« Papà, corri con noi.»



Damon grugnì un dissenso mentre veniva strappato da quella visione di fantasia, da quel ricordo che non aveva mai vissuto, dal suono fastidioso del suo cellulare. Elena non aveva mai conosciuto la loro bambina. Era morta prima ancora che Nadia imparasse a parlare, la sua giovinezza stroncata da un incidente d'auto che gli aveva rubato ogni gioia e ogni luce, gettandolo in un'oscurità che minacciava di sopraffarlo.
« Papà,» lo chiamò il suo splendido tesoro, la voce alta e infantile velata di affetto, allontanandolo da quegli infausti pensieri « È il tuo telefono,» aggiunse allegra, porgendogli lo smartphone.
Nadia assomigliava così tanto a Elena da stringergli il cuore in una morsa ferina e soffocante. Aveva ben poco di lui, il naso fine leggermente alla francese, le labbra carnose, il sorriso irriverente e affascinante che faceva capitolare chiunque. Amatis diceva che aveva ereditato il suo carattere, ma Damon sperava sempre che si sbagliasse.
Indossava il suo pigiama preferito, che le aveva regalato Amatis, una lunga camicia da notte con un disegno vagamente inquietante di una Barbie in versione zombie. Gli strani gusti della Labonair non smettevano mai di stupirlo.
« Davvero, scoiattolina?» borbottò caustico, rivolgendole un sorrisetto in tralice per poi passarle la destra tra i lunghi capelli castani, acconciati in una treccia morbida e quasi del tutto disfatta, per carezzarle il capo. Nadia accettò il suo tocco con gioia, ignorando il vago sarcasmo e scoccandogli un bacio sulla guancia appena velata di sudore e barba.
S'era addormentato vestito di tutto punto la sera prima e notò che aveva ancora le scarpe ai piedi nonché la sua immancabile giacca di pelle. Le gioie e i dolori di aver ottenuto la promozione a redattore capo nel giornale cittadino.
Trattenne a stento uno sbadiglio sonoro, facendo cenno a Nadia di accomodarsi sulle lenzuola immacolate del letto, cosa che la bambina fece subito, acciambellandosi come un gattino e posando entrambe le mani sotto il mento rotondo del suo bel viso paffuto.
« Dam,» esclamò una voce che conosceva benissimo, dopo aver accettato la chiamata. Arricciò il naso per quel nomignolo che in un'altra occasione sarebbe valso a suo fratello una generosa dose di sarcasmo tagliente. Era ancora troppo assonnato per replicare e, inoltre, il pensiero di Elena era un magone alla bocca della stomaco.
Stefan sembrava sconvolto e stupefatto, come non lo sentiva da quando era riuscito a entrare nella squadra cittadina di rugby. Quella comunque non era una buona motivazione per svegliarlo all'alba nel suo giorno di riposo da lavoro.
Tentò di non imprecare sonoramente soltanto per la presenza incuriosita della sua bambina. Sua madre Lily non l'avrebbe mai perdonato se avesse insegnato un linguaggio da taverna alla sua nipotina, lei che aveva la grazia di un colibrì e l'eleganza di una matrona.
« Stefan, sono le sette del mattino,» sbottò contrariato, grattandosi la guancia sinistra. Detestava anche il solo minimo accenno di barba, che era sempre stata ispida e scura come quella di un porcospino.
Stefan ridacchiò come se trovasse la situazione divertente e la voglia di rifilargli un destro crebbe. Adorava suo fratello, sul serio, era il suo migliore amico e tutto il resto, ma non era mai stato mattiniero e Stefan lo sapeva benissimo.
« Gliel'ho chiesto,» annunciò compiaciuto da se stesso, come se avesse appena scoperto una cura per una malattia rara.
L'avrebbe strozzato, questo era poco ma sicuro.
« Nadia, tesoro, mi porteresti un bicchiere d'acqua?» domandò cortese e amabile, tentando di trattenersi dall'interrompere la chiamata o mandare suo fratello in un ameno luogo lontano lontano. Sua figlia annuì entusiasta di potersi rendere utile in qualche modo e scattò in piedi, saltellando sul materasso come una piccola equilibrista.
« Ciao, zio Stef,» esclamò la bambina, agitando la manina come se lo zio potesse vederla attraverso lo schermo. Damon sorrise dinanzi a quell'innocenza. Nadia era tutto ciò che aveva di più caro al mondo ed era amata da suo fratello con lo stesso ardore.
Stefan replicò allegramente al saluto della nipote, entusiasta come sempre. Suo fratello adorava la sua piccola scoiattolina pestifera e lo stava aiutando molto a crescerla e a prendersi cura di lei.
« A chi diamine hai chiesto cosa, Bambi?» sibilò quando fu certo che Nadia fosse abbastanza lontano da non sentirlo. Non gli andava proprio di infilare un dollaro nella mucca comune destinata ai turpiloqui.
« A Bekah. Le ho chiesto di sposarmi. E lei ha accettato,» gli spiegò il suo fratellino, emozionato e quasi prossimo alle lacrime di felicità, come se sposare Rebekah Mikaelson, la ballerina classica più famosa degli Stati Confederati nonché la sua fidanzata storica, fosse la più alta aspirazione della sua vita.
E grazie tante, pensò Damon con un certo cinismo malcelato, una freddezza che tenne per sé per non turbare la felicità di Stefan.
Il maggiore trovava l'idea totalmente ridicola e insensata. Donare il proprio cuore a qualcuno significava perdere se stessi e la propria anima. Era come porgere un coltello e aspettare di essere pugnalati alla schiena, una ferita che neanche un Cesare avrebbe potuto sopportare.
Quando Elena era morta, aveva spento ogni emozione che non fosse stata l'amore per sua figlia e per suo fratello. A loro non aveva potuto negare alcun affetto, una debolezza che s'era concesso per non sprofondare nel baratro della depressione.
« E adesso vieni a piangere da me perché ti sei reso conto che Barbie Snodabile è insopportabile quanto un calcio negli stinchi?» ghignò sardonico, passandosi la mancina tra le ciocche nere e setose per allontanarle dalla fronte alabastrina.
« Sapevo che avrei dovuto chiamare Tis per prima,» mugugnò un po' deluso. Se si aspettava delle congratulazione con annesse lacrime di gioia e petali di rosa al suo passaggio, avrebbe dovuto chiamare Caroline o Lexi.
« Lasciala dormire, per carità,» sbottò esasperato. Mai svegliare Amatis Labonair se non si voleva incorrere in una morte dolorosa dopo essere passati sotto il giogo delle sue soavi urla da Banshee agonizzante. Era una regola che Damon e Stefan avevano imparato a loro spese negli anni dell'infanzia, « Grazie, piccola,» mormorò più dolce verso sua figlia che avanzava concentrata e determinata verso il letto, un bicchiere pieno fino all'orlo tra le dita sottili e affusolate.
Nadia gli rivolse un sorriso affettuoso e incominciò a giocare con la fede di semplice oro bianco sul suo comodino. Era la gemella della propria, assicurata all'anulare sinistro, e Damon la teneva sempre accanto a sé quando riposava, come ricordo costante di ciò che aveva perduto. Bevve un sorso d'acqua per allontanare il groppo alla gola che quel pensiero gli aveva provocato.
Il familiare urlo di guerra della figlia più giovane dei coniugi Labonair si sentì anche attraverso l'apparecchio, tanto che Nadia sollevò il capo e lo osservò interrogativa. Damon le assicurò con un sorrisetto discreto che non c'era nulla di cui preoccuparsi.
« Amatis si è svegliata,» esclamò Stefan rimarcando l'ovvio con un tono dolcemente contrariato, come se avesse a che fare con coniglietto ribelle.
« Salutamela, signor Mikaelson,» scherzò trattenendo a stento una risata divertita dinanzi alle imprecazioni colorite che Amatis stava rifilando a raffica e che si potevano sentire anche a stanze di distanza. Per fortuna lei e Stefan vivano in un loft in centro, ben lontani da Villa Veritas. Giuseppe non sarebbe stato affatto accomodante se avesse sentito gli sfoghi di creatività di quella che reputava una figlia acquisita, per quanto era stretto il suo rapporto con Stefan.
Stefan rise per quell'appellativo, perfettamente conscio che la sua futura mogliettina l'avrebbe gradito parecchio, dispotica com'era.
« Stefan, dov'è la mia cartellina?» sentì urlare da qualche parte imprecisata del loft.
« Ti ho preparato la borsa. C'è tutto ciò che potrebbe servirti,» replicò Stefan a voce più alta ma sempre pacata e gentile, una vena divertita che non gli sfuggì.
Non sentì la replica della giovane, ma poté immaginare che avesse ringraziato la buona stella che gli aveva concesso un amico giudizioso e affettuoso quanto Stefan.
« Inizia oggi?» domandò curioso, allungando le gambe fasciate da un elegante skinny jeans nero oltre il materasso. Di dormire non se ne parlava ormai e aveva sentito lo stomaco di sua figlia brontolare sonoramente. Si meritava dei pancakes fumanti a forma di drago con tanto di quello sciroppo d'acero da bastarle per una vita intera. Nadia, intuitiva come sempre, lo osservò speranzosa, caracollando dietro di lui verso la cucina del loro appartamento appena fuori città.
« Spero che le piaccia perché se viene cacciata anche dal sindaco, dovrà fare domanda nell'azienda di famiglia,» borbottò Stefan, attento a non farsi sentire. Amatis non era riuscita a lavorare in un posto per più di tre mesi da quando aveva terminato l'High School e quella sarebbe stata una delle ultime possibilità, un lavoro da segretaria che Stefan le aveva trovato per gentile intercessione di Rebekah, la sorella minore di Elijah Mikaelson, il sindaco della loro cittadina.
« E potrebbe anche non assumerla,» soggiunse Damon ben sapendo quanto il loro padre potesse essere pessimo quando voleva, « Questa sera alle sei al Grill. Noi due da soli, come ai vecchi tempi,» propose per compensare l'entusiasmo che non aveva mostrato dinanzi a quella notizia. Sapeva quanto Stefan amasse Rebekah e da quanto volesse domandarle di diventare sua moglie. Non doveva permettere al suo egoistico dolore di sopraffare l'amore verso suo fratello, la sua analista gliel'aveva ripetuto spesso nei primi mesi dopo l'incidente. Inoltre aveva bisogno di ridere delle disgrazie lavorative della loro comune amica. Elijah Mikaelson, con la sua pacata cortesia da uomo d'altri tempi, l'avrebbe fatta uscire fuori di testa.
« Ci sto,» replicò Stefan ben felice di quella piccola riunione familiare. Non riuscivano quasi mai a far coincidere i loro impegni lavorativi e quella sarebbe stata una serata perfetta. Doveva soltanto sperare che Amatis fosse abbastanza in sé per badare a Nadia.







Angolo autrice
Salve a tutti e benvenuti in questa piccola avventura AU in cui tutti sono perfettamente umani in una Mystic Falls per una volta priva di creature soprannaturali, in cui, però, i guai non mancano mai. È la mia prima storia in questo fandom e spero possa piacere e che vorrete lasciarmi un commento per dirmi cosa ne pensate. Pareri, consigli e critiche sono sempre benaccetti.
I rapporti familiari saranno un po' alterati, soprattutto nella famiglia Originale che sarà spezzata in due: i Mikaelson (Finn, Elijah e Rebekah) e i Labonair (Klaus, Amatis e Kol), anche se Esther è madre di tutti quanti loro. Inoltre saranno presenti personaggi che nella serie sono ormai morti (come Mikael, Ansel, Esther, Sage, Lexi, Giuseppe e Lily Salvatore, Nadia e Katherine). 
   
 
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