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Autore: koopafreak    13/07/2017    3 recensioni
Troppa curiosità spinge l'uccellino nella rete. Se è stato un boo con un paio di scheletri nell'armadio a tesserla, sarà premura dello spettro accertarsi che non voli tanto lontano.
[Seguito de "Danse Macabre"]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Luigi, Nuovo personaggio, Re Boo
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Personaggi: Luigi, Re Boo, Mario (menzionato), Pauline (menzionata), Ludwig von Koopa (menzionato), Altri personaggi (menzionati), OC.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing: Het, Shonen-ai, Crack pairing.
Note: Tematiche delicate.



Noodlin'



Lucilla depose lo sguardo afflitto su quello che, molto probabilmente, era il vassoio di cupcake più squallido di tutto il cosmo esplorato. « Perché i tuoi sono così fantastici? » Spostò l'attenzione sull'ineccepibile modello di paragone, disposto sulla tavola esattamente accanto. Al contrario dei frutti dei suoi sforzi, le tortine preparate da Ombretta erano la rappresentazione concreta della perfezione, lucide e appetitose dal non poter resistervi almeno un morso, con una spolverata di confettini colorati come ultimo tocco di sontuosità. « E perché i miei fanno così schifo?! » La ragazzina diede voce all'onta della disfatta, indicando con un gesto esasperato la sua minuta orda di zombie che, maldestramente ricoperti di zuccherini variopinti e impantanati nella glassa grumosa, le sembravano addirittura reduci da un raid militare, crivellati di schegge e pallottole.

« Magari non sono bellissimi al di fuori » sdrammatizzò la fantasmina, « ma dentro sono ancora buoni ».

« Preferisco fare harakiri per redimermi dal disonore, piuttosto che presentarmi con questi sgorbi. Non li propinerei nemmeno alla mensa delle carceri. » Lucilla era consapevole che, se lo avesse chiesto, Ombretta sarebbe stata più che disponibile a darle i suoi dolcetti per il compleanno di Ludwig, ma i complimenti che la bimba smaniava di riscattare dal principe non sarebbero stati diretti a lei.

« Possiamo provare di nuovo » si offrì volenterosa Ombretta, la cui pazienza non pareva mai esaurirsi di fronte ad apprendisti scadenti. Era anche per tale qualità, oltre che per l'indiscutibile talento, che Lucilla l'aveva implorata di diventare sua mentore culinaria per adempiere alla disperata missione di omaggiare il primogenito Toadstool Koopa con un dolce preparato personalmente, senza intossicarlo.

« Questa è già la seconda volta. Anzi, la terza, se contiamo pure quando ho scambiato lo zucchero con il sale. » La cuoca in erba scosse mestamente la testa, rassegnata. « Significa che devo appendere il grembiule al chiodo e finirla di vilipendere la memoria della pasticceria. Mi limiterò a fargli gli auguri. Almeno quelli non lo spediranno dritto all'ospedale. » Uscì dalla scena del crimine, per inciso la cucina, e si abbandonò scomposta sulla poltroncina solita essere occupata dallo zio o dal sovrano. Poltercucciolo le saltò accanto scodinzolante e adagiò il musetto all'insù sul suo grembo, avanzando richiesta per una dose abbondante di coccole.

« Non siate troppo severa con voi stessa. » Ombretta asciugò con un panno le teglie e gli stampini appena sciacquati. Nonostante le pacifiche proteste di Lucilla che provava tuttora un po' di imbarazzo che qualcuno le si rivolgesse con tanta importanza, specie da colei considerata un'amica, la boo perseverava nel trattare in tutto e per tutto la bambina come una piccola nobile. « Il principe compirà gli anni domani, avete ancora tutto il tempo di fare un ultimo tentativo. » Le indirizzò un sorriso di incoraggiamento, fluttuandole a fianco.

« Se desse una sbirciata allo scempio nella pattumiera, mi ringrazierebbe di aver cambiato idea. » Da quando la salute di Lucilla aveva accusato meno acciacchi del solito nei tempi recenti, la casa nel Regno dei Funghi si svuotava sempre più spesso: i servigi di suo padre erano richiesti sia in veste di idraulico che di eroe quasi tutti i giorni; Pauline aveva prolungato l'orario lavorativo e traeva soddisfazioni sempre maggiori dalla carriera di agente immobiliare (l'esperienza teatrale le aveva lasciato un grande charme che non falliva di conquistare i clienti); Gloria, infine, si dedicava alle amicizie di Brooklyn e stava fuori pomeriggi interi. Così la sorella poteva sgattaiolare via qualche oretta nella massima discrezione.

« Avete comunque fatto passi avanti dal punto di partenza. » Le consolazioni benevole giovarono poco al bruciore della sconfitta. « A mio umile avviso, se posso permettermi, non vorrei peccare di insolenza, dovreste concedervi almeno un'ultima possibilità. »

« Per favore, non essere tanto ossequiosa quando parli con me. Non ce n'è bisogno. » Il malumore per il dono fallito le indurì la voce e Lucilla se ne pentì subito dopo, testimoniando l'effetto mortificante che ebbe sulla boo.

« Mi dispiace, non volevo, chiedo venia, non fateci caso... » bofonchiò Ombretta, parandosi il volto con le braccine.

Era già capitato alla bambina, in maniera del tutto involontaria, di intaccare l'estrema sensibilità della governante, a cui era sufficiente uno sguardo male interpretato o una parola pronunciata equivocamente per avvilirsi senza difesa alcuna. Quando Ombretta soccombeva alla propria fragilità, persino l'interlocutore che le porgeva le scuse per il malinteso la faceva sprofondare ulteriormente nei sensi di colpa e Lucilla intavolò svelta un argomento per distoglierla dall'autoafflizione. « Quando tornano zio Luigi e Re Boo? » Purtroppo quel giorno i padroni di casa avevano dovuto recarsi altrove dopo l'arrivo della nipotina, con la garanzia di ricomparire nel giro di poche ore. « Mi sarebbe piaciuto accompagnarli. »

« Non si tratterranno a lungo. La loro è solamente una visita di cortesia, perché Sua Tenebrosità non mancherebbe mai a un gala indetto da uno dei suoi cortigiani. » Ombretta si ricompose pian piano e si accinse a lucidare l'argenteria esposta nelle vetrine in cristallo e legno massello di ciliegio: un'attività che abitualmente l'aiutava a calmarsi i nervi. « Lady Bow ovviamente ha esteso l'invito a padron Luigi, sperando di entrare nelle grazie del re attraverso l'attuale preferito del nostro sovrano. »

« Lady Bow? » Quel nome non era nuovo a Lucilla, ma le sfuggiva in quale avventura di suo padre lo avesse udito, tanto tempo addietro.

« Una dei boo più influenti nella società dei non-vivi, dopo il nostro re ovviamente. »

« Quindi è risaputo fra i boo che mio zio sia un fantasma? »

« Solo tra i più devoti alla corona, quindi pochissimi oltre me, e la splendida Lady Bow non è inclusa. » Una punta di sarcasmo trapelò dalle parole dalla fantasmina a rivelare un'inaspettata antipatia per la dama ectoplasmatica, essendo Ombretta molto gelosa della sua posizione di prestigio, a stretto contatto col sovrano e confidente più affezionata del prediletto di questi.

Tuttavia, Lucilla sospettava che la dolce spiritella non nutrisse soltanto un curioso senso di appartenenza allo zio che l'aveva riparata sotto la propria ala, ma che in fondo vi fosse anche qualcosa di tenero, purtroppo incompreso o non corrisposto.

« Padron Luigi è diventato talmente bravo nel camuffamento da ingannare persino gli occhi di un boo. Finora voi siete stata l'unica a smascherare il segreto, d'altronde buon sangue non mente. »

La ragazzina intuì che l'altra non si riferisse a suo padre. « Non ti senti mai sola? » Ombretta le aveva già raccontato che, molto spesso, Luigi e Re Boo si assentavano anche giorni interi. La casa non era poi così piccola, ma a trascorrerci dentro tutto il tempo c'era da uscirne matti, a meno che, esattamente come nel caso della sfortunata Ombretta, non si fosse affetti da una grave agorafobia: per la fantasmina era impensabile varcare la soglia, all'aria aperta, senza precipitare in terribili attacchi di panico che la sfinivano e le squassavano il corpicino gommoso in preda ai brividi, togliendole addirittura la forza di fluttuare. Lucilla aveva assistito a una e si era impietosita enormemente per la condizione dell'amica, la quale manteneva i contatti col mondo esterno grazie alla televisione e alle riviste che si faceva consegnare, insieme a tutto ciò che le occorreva per la casa e per soddisfare i desideri culinari dei padroni. Curare il giardino e portare a passeggio Poltercucciolo erano le uniche incombenze destinate a Luigi e, in sua assenza, se ne occupavano altri domestici allertati da Ombretta.

Quest'ultima si soffermò a riflettere, sospendendo per un momento l'opera di lucidatura, come se non si fosse posta prima la domanda. « A volte. »

« Perché non ci sono altri boo qui? »

« La dimora è così piccina che staremmo strettini » fu la pacata risposta. « Sua Opulenza dispone di decine di magioni e castelli assai più sfarzosi sparsi per il mondo, ma padron Luigi predilige una sistemazione più intima e modesta. » Quando un palazzo stuzzicava il suo gusto estetico, se non era già stato abbandonato e rivendicato dall'oscurità, il monarca non doveva fare altro che inviare una manciata di sottoposti a eseguire qualche trucchetto affinché si diffondessero voci terrificanti sul luogo e gli inquilini sgraditi si defilassero. A volte la superstizione lo aveva addirittura anticipato sul lavoro sporco e Re Boo aveva preso possesso indisturbato di manieri e fortezze erroneamente ritenuti infestati ancor prima che lo fossero.

« Hai mai pensato di trasferirti altrove? Lavorare in una casa più grande, magari? »

Ombretta si girò a guardarla, stupita. « Io non voglio andarmene. Sono felice qui. Questa è anche casa mia. Padron Luigi mi ha accolta e sempre trattata come se fossi parte della sua famiglia. »

« Ma potresti, che so, fartene una tutta tua, conoscere altri amici, aprire un'attività... »

« Per ora ho tutto quello che mi serve proprio qui » le rispose gioviale la fantasmina, tornando alle proprie mansioni. « Non immaginate quanti boo siano disposti a fare carte false per stare al mio posto » aggiunse poi con una nota di orgoglio.

La bambina non si diede per vinta. « Non senti mai il bisogno di una passeggiata? »

« Oh, no. » Lo spiritello si immobilizzò e la sua voce divenne un sussurro a malapena udibile, quasi un gemito di paura. « Ci sono cose spaventose là fuori. » Restò pietrificato come in trance, con gli occhi vitrei e incollati sul riflesso distorto della coppa tra le sue mani, intrappolato dietro le claustrofobiche barriere mentali erette in seguito a chissà quale orribile trauma che doveva aver sofferto nella vita precedente.

« Avrei un'altra domanda da porti. » Lucilla tentò di scuotere l'amica dall'intorpidimento, approfittando della temporanea assenza dei padroni di casa per soddisfare qualche interrogativo a frullarle nel cervello dal primo giorno in cui vi aveva messo piede. « Zio Luigi e Re Boo stanno insieme? »

Ombretta ripiombò nella realtà e quasi si fece sfuggire di mano il calice, riacchiappandolo goffamente al volo dopo qualche improvvisato numero da giocoliere. Lo ripose con garbo nell'argentiera e si schiarì la gola, un gesto finalizzato a guadagnare tempo che per insorgenza di raucedine, prima di rispondere col tono più neutro che riuscì a modulare: « Sua Intangibilità ha scelto padron Luigi come principe consorte e compagno di eternità, ma padron Luigi non ha ancora accettato, almeno formalmente, la sua corte ».

« Lo sta corteggiando? » L'anima di fangirl in Lucilla mandò uno squittio interiore così acuto da far incrinare tutti i vetri dell'abitazione.

« Sì. » Ombretta provò a camuffare il proprio disagio dietro una facciata di compostezza, fallendo miseramente.

« Avrei giurato che già fossero una coppia. Non li ho visti quasi mai l'uno lontano dall'altro. »

« Sono comunque molto legati. Dal primo giorno dopo la sua dipartita, padron Luigi e Sua Perpetuità sono diventati inseparabili. »

Lucilla le aveva chiesto tempo addietro delucidazioni sul tragico Game Over di Luigi, ma l'amica aveva saputo fornirle solo vaghi dettagli di una delle avventure più grandiose e purtroppo mai celebrata, essendone pure Ombretta quasi completamente all'oscuro, siccome lo zio aveva proibito ogni riferimento al riguardo, specie a colei che doveva essere stata la causa della sciagura, dal cuore arido e crudele come il regno che la custodiva al suo centro. « E come funziona dopo? » La fame di risposte si fece accecante. « Se zio Luigi accettasse, diverrebbe anche lui un re? C'è un limite di tempo entro il quale si deve dare una risposta? Potranno formare una famiglia tutta loro? Posso essere la damigella d'onore anche se tecnicamente non sono un boo? » Saltellò sulla poltroncina, eccitata quanto un bambino la notte di Natale.

« Avevi detto una domanda. » Ombretta si voltò di nuovo e rimpianse immediatamente l'errore, trovandosi fisse addosso a mo' di laser da puntamento due pupille a forma di cuoricino che palpitavano brama di risposte.

« Ma sono troppo curiosa! » La bambina giunse le mani e si sporse con espressione adorante verso di lei. « Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego. »

Una pausa e un sospiro. « Fra i boo le cose funzionano diversamente dai vivi. Non abbiamo scadenze a cui attenerci, essendo il nostro tempo già scaduto in partenza. Lo stallo tra il nostro sovrano e padron Luigi potrebbe protrarsi anche per anni, decenni o secoli interi, a meno che uno dei due non decida altrimenti: che Sua Tenebrosità ritiri la promessa o che padron Luigi la accetti o la rifiuti. E, sì, nel caso in cui padron Luigi acconsenta all'unione, acquisirà anch'egli i medesimi poteri e la carica di re a tutti gli effetti: così ha affermato il nostro sovrano quando ha pronunciato il suo voto. »

Lucilla ritrasse nella mente la scena esatta, lì, in mezzo sala soffusa, davanti alla danza del fuoco nel caminetto, il monarca chino su un ginocchio a stringere la mano dello zio mentre scandiva il giuramento solenne di un connubio eterno. Si concesse il lusso di infiocchettarla un pochino, con Luigi che si portava l'altra mano al petto e gli occhi cavernosi dello spettro re meno terribili e più sbrilluccicanti, simili a quelli del classico principe azzurro.

« Se lo desiderano, potranno adottare dei giovani boo da crescere come loro figli » aggiunse la fantasmina.

Lo zio l'aveva informata che ai boo, ormai privi della linfa vitale, fosse preclusa la possibilità di donare a loro volta la vita e che, quando una coppia stabile desiderava fondare un nucleo familiare, non potevano fare altro che attendere. Questo era uno dei misteri più strabilianti del quale nemmeno l'esperto Re Boo era stato capace di svelare il meccanismo logico: in parole povere, nell'attimo in cui una piccola vita spirava, da qualche parte nel mondo o nell'universo, la sua anima automaticamente si staccava dal corpo catalizzatore e si spostava alla ricerca del luogo dove era tanto attesa per reclamare una seconda chance. Nessun baby boo aveva la più pallida idea del modo in cui era riuscito a trovare da solo i genitori adottivi. Loro sapevano che dovevano essere là e basta. Forse le loro anime vagavano senza meta finché non incontravano per caso dei boo ansiosi di amarli, oppure esisteva davvero un disegno superiore, un filo del destino che, dal primo istante post mortem, li aveva legati alla nuova famiglia?

Lucilla immaginò un'altra tenera presenza per le stanze che, invece di zio, si riferiva a Luigi come papà. Un'ombra di gelosia oscurò il grazioso quadretto, sorta dalla realizzazione che, in tal caso, la bambina non sarebbe più stata la prediletta, l'unico oggetto delle premure e delle attenzioni generali in quell'angolino segreto. Seppur cosciente di aver concepito un pensiero egoisticamente sbagliato, Lucilla si chiese se lo zio avrebbe continuato a dedicarle tutto il tempo che poteva regalarle per impartirle lezioni di piano o di tedesco, a ripeterle a ogni sua visita quanto fosse felice di rivederla, a farla sentire la principessa di casa. Persino l'insondabile Re Boo le riservava considerazione, condividendo con lei qualche pettegolezzo di corte o una buffa storiella sugli scherzi con cui si dilettava a scombussolare i vivi. Le aveva confidato che gli esorcismi lo divertivano enormemente; li trovava rinvigorenti.

« E non esiste regola scritta che escluda un vivente dal prendere parte a una cerimonia di unione fra boo, che io sappia » concluse Ombretta, sollevata di aver adempiuto all'onere di oracolo a quesiti non troppo scomodi.

« Ultimissima domanda! » Lucilla sollevò un indice.

« Oh, cielo. » La boo era sicura che questa si sarebbe rivelata la più ardua.

« Come funziona tra due boo? In intimità intendo. Siete composti solamente da una patina di ectoplasma insensibile. » Le giunse un'occhiata titubante alla prospettiva di affrontare il temutissimo Discorso. « A scuola studiamo anche biologia, non sono una sprovveduta. »

Ombretta fu molto tentata di avvalersi della facoltà di non rispondere e passare dunque la palla al suo protettore, certamente più obbligato di lei a fornire illuminazioni di tale spessore, ma stabilì infine di immolarsi e risparmiargli l'imbarazzo, specialmente perché l'argomento in questione lo sfiorava di persona. Chiuse la vetrina e si rivolse alla sua apprendista con la massima serietà: « Ormai liberi dal sottostare agli impulsi di un corpo vivo, i boo orientano la loro attrazione da un punto di vista intellettuale ed empatico ». Lasciò scorrere un attimo di quiete per scegliere le parole adatte, stropicciandosi nervosamente le manine. « Tuttavia, anche per noi è possibile scendere in quella che si definisce intimità, quando, nel gesto più alto di fiducia e devozione, permettiamo alle nostre anime di toccarsi. Questo contatto suggella l'unione indissolubile di due identità che si completano l'un l'altra, prendendo qualcosa dal partner e donando a nostra volta qualcosa: ricordi, segreti o conoscenze, a volte un brandello di personalità. Nel momento in cui le essenze più pure di due boo si incontrano, può nascere persino una nuova identità, formata dalla interazione delle due psiche. »

Era un discorso molto complicato, ma al contempo affascinante: al posto dei gameti, i boo si scambiavano frammenti della loro anima. « Può capitare che lo scambio non sia sempre equivalente? Che un boo riesca a influenzare l'altro maggiormente? »

« Ciò dipende da quanto entrambi siano disposti a esporsi e se una delle due personalità tende a essere dominante nel rapporto. Possiamo scegliere in che misura estendere il contatto. Generalmente, ogni boo preferisce preservare la propria individualità e nessuno finora ha sperimentato una fusione completa. »

Per un istante Lucilla temette per l'integrità dello zio, poi rievocò alla memoria il voto del sovrano spettrale, con la promessa di elargirgli poteri pari ai suoi, implicando non solo gli onori di una corona, ma anche le capacità soprannaturali affinate in secoli di esistenza. Se Luigi avesse accettato la proposta, per la prima volta nella storia sarebbero stati due re a governare un popolo, uniti e alla stessa stregua. L'idea non suonava affatto male. Con lo zio al trono, i rapporti fra i vivi e gli schivi non-vivi avrebbero certamente trovato una svolta positiva e le ostilità sarebbero cessate.

Giudicando la circostanza da un'angolazione meno rosea, assumere un tale impegno per Luigi significava restare un fantasma per lungo tempo a venire, forse addirittura per sempre. Avrebbe portato nel cuore ogni singolo lutto delle persone a lui più care.

La proposta di Re Boo valeva davvero un prezzo tanto doloroso? O meglio, Luigi teneva talmente al proprio amico e forse compagno da accettarlo?

Lucilla aveva osservato il loro modo di interagire e notato che nessuno dei due si sperticava in esternazioni di affetto, tuttavia si percepiva un equilibrio consolidato nel loro rapporto, come amici di vecchia data che si conoscevano a menadito. Spesso era Re Boo a creare increspature nella cullante armonia, combinando qualche scherzetto per incassare un'occhiata di rimprovero dall'ex paladino, accolta dal sorrisone compiaciuto di chi adora ricevere attenzioni ed è pronto a rifarlo. Per essere un trecentenne conclamato, il fantasma manifestava un atteggiamento tutt'altro che flaccido o ingessato: se vi era la possibilità di procurarsi divertimento, non ci pensava due volte ad approfittarsene e toccava a Luigi calarsi nel ruolo del Grillo Parlante.

La bambina aveva colto inoltre che lo zio non avesse acquisito disinvoltura nelle sembianze di boo, prediligendo costantemente il suo aspetto antropomorfo e mutando l'ectoplasma per copiare persino i colori. Anche quando era stata lei a chiedergli di rivelarsi nei panni di marshmallow fluttuante, Luigi si era rifiutato con garbo ma fermamente, confessando di non essercisi ancora abituato. Tale disagio non aveva offeso il monarca, il quale non si poneva il minimo dubbio a sfilare fiero della sua buffa rotondità, anzi, vi incuteva con naturalezza pari timore. Persino il modo di incedere lo distingueva: mentre i boo più piccoli si spostavano agili e scattanti, indaffarati nelle loro faccende, lui levitava languido, agitando pigramente la coda come se tutto gli scivolasse addosso, senza alcuna fretta di agire, con lo sguardo fisso dinnanzi e i denti aguzzi pronti a essere sguainati in un ghigno ammaliante e feroce. Le ricordava un grosso squalo bianco.

Il pensiero di poter avvicinarsi incolume a un personaggio tanto temibile la riempiva di un orgoglio intimo, facendola sentire così speciale: la sola persona viva onorata del segreto che avrebbe potuto cambiare il futuro fra la dimensione degli spettri e quella dei respiranti.

Lucilla si ridestò dalle sue elucubrazioni, sollevando di nuovo gli occhi su Ombretta per segnalarle un interrogativo ulteriore affiorarle alle labbra, sul punto di essere enunciato dietro una maschera di impassibilità assoluta.

Lo spiritello si sovvenne di quella sensazione che coloro ancora dotati del sistema nervoso definiscono “un brivido freddo”.

« Cosa si prova quando il contatto di anime avviene? » fu il colpo di grazia inferto al contegno vacillante della fantasmina.

« Dicono che sia molto piacevole » si limitò a rispondere questa, congedandosi con una certa urgenza per ritirarsi in cucina a controllare che le posate nel cassetto fossero disposte secondo il giusto ordine.

La ragazzina considerò l'idea di giocarsi un ultimo tentativo nell'arte spietata della pasticceria, motivata dal dovere morale di sdebitarsi con l'amica, oltre che dal desiderio di udire la voce suadente di Ludwig ricoprirla di lusinghe per avergli fatto dono dei cupcake più deliziosi che nemmeno i cuochi reali sarebbero riusciti a eguagliare... Mentre si perdeva in dolciastri romanzi mentali, con le mani a coprire le gote avvampate e un sorriso rimbambito, il portale si spalancò dall'altro lato della sala e i protagonisti della conversazione fecero infine ritorno dal ricevimento della fascinosa dama spettrale.

Fu Luigi a varcarlo per primo, coi lineamenti contratti in un accenno di broncio, e Re Boo allegramente al seguito, ignaro dello stato d'animo del fantasmologo. O forse no.

« L'amabile Lady Bow sa come trattare gli ospiti » cinguettò giulivo, intento a decantare le squisite qualità dell'anfitriona che lo aveva intrattenuto tanto soavemente col suo arguto senso dell'umorismo e una generosa degustazione di vini pregiati.

L'altro non pareva propenso a offrire un contributo all'elenco delle di lei doti, tuttavia sembrò trovare conforto non appena scorse la nipotina accoglierli con un'espressione euforica dipinta in volto. Finalmente poteva tirare un metaforico sospiro di sollievo (non essendo ormai munito di polmoni) e lasciarsi alle spalle l'eco degli incessanti cicalecci e il peso degli sguardi indagatori ad analizzare ogni singola mossa da parte sua. Poi si accorse del luccichio sinistro che lui ben conosceva negli occhi cerulei di fronte.

Lucilla si adagiò contro lo schienale soffice e giunse i polpastrelli, categoricamente risoluta a estorcere quanti più dettagli possibile sul memorabile momento della dichiarazione.


Nota d'autrice:

I regret nothing.



  
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