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Autore: Snow_Elk    14/07/2017    0 recensioni
Che cosa hanno in comune un mercenario di Reilly e una predatrice ribelle? Niente, probabilmente si sparerebbero a vicenda ancor prima di chiedere "Ehi, hai una sigaretta??". Ma non è il caso di Jeff e Dave che, catturati dall'Enclave, si ritroveranno ad affrontare un viaggio lungo che li costringerà ad attraversare tutta la zona contaminata di DC. Tra incontri fuori dal comune, scontri all'ultimo sangue e disavventure di ogni genere i due scopriranno che la zona contaminata non è semplicemente una distesa in rovina, un monumento ai peccati dell'uomo, bensì un luogo che ha una vita propria e secondo alcuni...anche una coscienza.
NOTA BENE: questa è una storia scritta a 4 mani in cui io sarò il mercenario"Jeff" mentre madame_red_, l'altra scrittrice, interpreterà la predatrice "Dave". Qui potrete trovare il suo profilo: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=141224
Speriamo che questo nostro esperimento vi piaccia.
Enjoy and stay close!
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Odissey in the Wasteland

Capitolo XVI - Ah, il sole, l’aria, un deathclaw… un deathclaw?!


Note dell'autore: Eccoci  qui, alla fine siamo riusciti a tornare. Pensavate che avevamo abbandonato la storia? che avremmo il duo a marcire nel Twin Sisters Den? Beh, in effetti sembrava così, lo ammetto, ma dopo mille imprevisti superati io e Madame siamo riusciti a tornare a scrivere e a mandare avanti la storia. Speriamo vi piaccia. Buona lettura e bentornati nella zona contaminata!

Snow & Madame


Jeff Callaghan
 
Twin Sisters Den                                                                             7 Settembre 2275

 
Li avevano trascinati di nuovo davanti a quelle due psicopatiche, senza troppe cerimonie, dandogli giusto il tempo di rivestirsi dopo che erano stati colti in flagrante dalla donna carceriera. Sempre che quella cosa potesse definirsi “donna”.
Gwen li osservò, seduta sul suo bel trono, le gambe accavallate, lo sguardo profondo e malizioso.
Allison si era messa a giocare con i suoi capelli e non li stava degnando di alcuna attenzione.  C’era qualcosa di strano. Ma cosa?
Avrebbe voluto parlare con Dave, spiegarle perché aveva agito in quel modo, chiarire tutto ciò che era successo, ascoltare cosa aveva da dire a riguardo. Ma non poteva.
La ragazza era a qualche metro da lui, con le mani legate dietro la schiena, proprio come lui, e dopo aver inveito per l’ennesima volta contro le Twin Sisters era tornata a guardarsi nervosamente intorno. Ogni tanto si soffermava a fissare il pavimento, come se non volesse pensare, spegnendo il cervello. Come darle torte.
 
- Voi due vi siete divertiti come si deve – esordì Gwen allontanando la mano della sua compagna che sbuffò come una ragazzina a cui era stato negato di giocare.
Dave arrossì e cercò di nascondere l’imbarazzo abbassando ancor di più lo sguardo. Le lanciò un’occhiata veloce: stringeva i pugni e digrignava i denti, oltre l’imbarazzo c’era un oceano di rabbia.
- Oh sì, non vi facevamo così…uhm… appassionati – Allison sghignazzò. ammiccando verso di loro – Quando potremo divertici anche noi, cherié? – la donna lanciò uno sguardo carico di lussuria verso l’altra e quest’ultima la avvicinò a sé, stringendola per la vita.
- Abbi pazienza, tresor, abbiamo ospiti adesso. Non vogliamo certo essere scortesi –
- No di certo, abbiamo una reputazione da difendere – due risate si intrecciarono, perdendosi nell’oscurità che avvolgeva i meandri del salone.
Avvinghiate in quel modo sembravano l’una il riflesso dell’altra, due gocce d’acqua con qualche piccolo dettaglio che le contraddistingueva.
Quel siparietto stava iniziando a dargli la nausea, ne aveva abbastanza.
- Allora – si schiarì la voce – che cosa volete ancora? – le due donne lo fulminarono con lo sguardo, sorridendo. Per un attimo sì sentì in soggezione, ma non perse il contatto visivo.
- Vedo che ti sei ripreso per bene, sei di nuovo in forma, caro il mio mercenario – osservò Gwen.
- Già, entrambi hanno dimostrato di possedere le caratteristiche che stiamo cercando – aggiunse Allison.
Continuavano a sorridere beffarde, senza un apparente motivo.
- Che… cosa… volete? – pronunciò lentamente quella domanda, aveva esaurito la pazienza già prima di entrare nel salone.
- Che cosa vogliamo? Bella domanda, che cosa vogliamo, cheriè? –
- Vogliamo qualcuno che sappia sopravvivere nella zona contaminata, fisicamente e psicologicamente. Qualcuno che abbia visto l’inferno e sia tornato indietro per poterlo raccontare. Mi seguite? – Gwen si staccò dalla sua consorte e scese gli scalini che li divideva da loro, avvicinandosi a lui. Entrambi scossero la testa.
- Avete avuto modo di vedere cosa sta succedendo, avete incontrato i Noctar e siete sopravvissuti, il che è già lodevole – disse Gwen e Allison simulò quello che doveva essere un applauso, senza nascondere il sarcasmo, senza perdere la grazia con cui si muoveva.
- E con questo? Ci avete rinchiusi e quasi uccisi! – esclamò Dave, ritrovando il suo temperamento da attaccabrighe.
- Era necessario, per capire se eravate quelli giusti, tutto qui –
- Tutto qui… - sibilò lui: combattere contro sua moglie, che credeva morta, e ucciderla con un fottuto bisturi era stata una prova. Un “Tutto qui”. La tentazione di disarmare la prima guardia che gli capitava a tiro e fare una strage lo pervase, ma si trattenne, non era sopravvissuto fino a quel momento solo per morire in qualche folle vendetta.
- Giusti per cosa? – chiese, cercando di mantenere un tono pacato, l’autocontrollo.
- Per essere dei messaggeri – Gwen era ad un soffio da lui, poteva quasi sentire il suo respiro – Per poter avvisare gli altri –
- Gli altri? – gli fece eco Dave, confusa tanto quanto lui.
- Esatto. Ciò che avete visto era il principio, il cielo, le creature, il rombo che squarcia i pensieri, tutto questo, inghiottirà tutta la zona contaminata, non si salverà nessuno… se non collaboreremo – quella risposta sembro più una sentenza che altro.
- Cosa?! – esclamarono all’unisono, increduli.
- Confraternita, Enclave, predatori, mutanti, ghoul… tutti devono lottare, o non resterà nient’altro che un ammasso di rovine e cadaveri. Voi due, dovete tornare a DC, portare il nostro messaggio -  si sfilò un ciondolo intrecciato e glielo legò al collo avvicinandosi ancora di più – Mostrare il nostro emblema, loro capiranno – gli sfiorò le labbra con un bacio, un contatto quasi impercettibile e con la coda dell’occhio vide che Allison aveva fatto lo stesso con Dave prima che quest’ultima potessi anche solo capire cosa fosse accaduto.
Rimasero immobili, entrambi, non sapendo né cosa dire né tantomeno cosa fare dopo quell’ultimo gesto. Gwen ritornò vicino ai due troni e strinse nuovamente a sé Allison, più forte di prima, senza staccare gli occhi di dosso ai due prigionieri.
- Liberateli – ordinò Allison risoluta – E portateli all’armeria, qui abbiamo finito –
- Che cosa significa tutto questo?! – esclamò lui, mentre veniva liberato da una delle guardie.
- Era necessario, ogni cosa che facciamo è necessaria. La follia stessa non può essere messa da parte, signor Callaghan, e non si preoccupi per Lucy, le concederemo una degna sepoltura e una volta conclusa la missione saprà il luogo dove riposa – quella risposta lo spiazzò, il volto di Gwen si era fatto terribilmente serio, come non lo aveva mai visto da quando le aveva incontrate – A breve nemmeno questo posto sarà più al sicuro, non possiamo semplicemente scappare. Au revoir – la donna agitò la mano per accompagnare quel saluto e poi si volse verso la sua compagna:
- Allora? Dove eravamo rimaste? Non dovevamo finire di svuotare quella bottiglia di liquore al veleno di scorpione? Oh e non dimenticare quel completino che ti ho preso, voglio strappartelo di dosso io stessa mentre… - la sua voce si affievolì sempre di più fino a scomparire del tutto mentre venivano trascinati via dalle guardie.
Il suo cervello era invaso da decine di domande, ma in quel momento non riusciva a trovare nemmeno una singola risposta.
Tutto quello che era successo in quell’incontro era pura follia.
- Jeff – quelle due matte possedevano di tutto e avevano un numero di seguaci incalcolabile, perché allora mandare loro due come messaggeri?
- Jeff -  e poi che senso aveva quella sorta di profezia apocalittica che aveva pronunciato? Sembrava quasi l’Errante.
- Jeff, cazzo, ascoltami! – la voce di Dave sembrò uno schiaffo e si volse verso di lei.
- Che c’è? –
- Che c’è? Che c’è?! Cristo, quelle due lesbiche del cazzo ci hanno baciato e ci stanno mandando in una qualche missione suicida come loro “messaggeri” e tu mi chiedi “che c’è?”. Sul serio? -
Sorrise vedendo quella reazione, almeno qualcosa dopo tutto quel macello non era cambiato.
- Non abbiamo altra scelta e sinceramente preferisco questo allo stare rinchiuso in uno schifo di cella – abbassò il tono di voce, riducendola ad un sussurro – e poi, pensaci bene, ci hanno detto di andare verso la nostra stessa destinazione – non aggiunse altro, il mezzo sorriso della ragazza le fece capire che aveva intuito dove voleva andare a parare.
Proseguirono in silenzio lungo i corridoi del Den, perdendo il conto delle rampe di scale che salirono, finché non si ritrovarono all’esterno, nella stessa fabbrica dove erano stati catturati. Le guardie li spintonarono fino a fargli raggiungere l’uscita più vicina.
- Ehi, ehi! Non dovevate portarci all’armeria? – chiese Dave sputando rabbia dopo ogni parola.
- Credevate davvero che le Twin Sisters vi avrebbero permesso di entrare nell’armeria del Den? Tsk… a duecento metri da qui, seguendo la vecchia linea elettrica, c’è una piccola struttura sotto un traliccio ancora integro. Quella è la vostra “armeria” – finì la frase e voltò loro le spalle, seguito dal compagno che si chiuse alle spalle il pesante portellone che conduceva ai meandri del Den.
Si ritrovarono a inspirare profondamente senza neanche pensarci: aria, aria fresca, sembrava passato un secolo dall’ultima volta che erano stati all’aria aperta.
Si guardarono, senza aprire bocca, non sapendo cosa dire, erano successe troppe cose in poco tempo. Tanto per cambiare.
- Ascolta Dave – fece lui, cercando di mettere insieme i pensieri – Non so cosa accadrà da ora in poi, ma voglio che tu faccia una scelta – disse diretto.
- Una scelta? – lei lo fissò perplesso.
- Io sono un mercenario di Reilly, la tua “famiglia” sono dei predoni e non c’è bisogno che ti dica che undici volte su dieci finiamo per spararci a vicenda se incrociamo le strade. Io voglio che tu rimanga con me, non voglio perderti, ma ciò significa che dovrai rinunciare a tornare alla tua tribù, clan o qualsiasi altra cosa sia. A te la scelta, pensaci bene, sai già come la penso io – si incamminò senza aspettare una risposta.
- E ora dove stai andando? -
- All’armeria, abbiamo delle armi da recuperare. Mi sento nudo senza un ferro nella fondina –
- Sei proprio uno stronzo – sibilò la ragazza.
- Bene, siamo in due –
Proseguirono finché non videro il traliccio ancora integro, le indicazioni della guardia erano giuste e una piccola struttura in cemento sostava sotto l’enorme mostro di ferro. Ora dovevano solo scoprire se là dentro c’erano davvero delle armi o se li avevano presi per il culo in grande stile. L’idea di dover viaggiare disarmato nelle wastelands non lo allettava, per niente.
- Vuoi fare tu gli onori di casa? – disse, con tono ironico, indicando prima Dave e poi la porta.


Dave Campbell
 
Zona Contaminata                                                                                                                        7 Settembre 2275

 
La piccola porta lignea di quella che doveva essere l’armeria era proprio lì di fronte ai loro occhi, un po’ fatiscente ma ben costruita, Dave non poteva far altro che pensare che finalmente avrebbero ripreso le loro armi.
Lí fuori era tutto silenzioso, sentiva solo il sibilo del vento leggero che le spostava lievemente i capelli, se si concentrava un po' di più riusciva ad udire il verso di qualche bestia in lontananza ma niente di piú: che pace la Zona Contaminata a quell’ora.
Si fece coraggio e spinse leggermente la porta in avanti che si aprí con un forte cigolio. All’interno la luce filtrava dalle fessure del soffitto e delle pareti come tante lame che fendono l’aria, in controluce si intravedevano un mucchio di scatole e scatoloni ricoperti di polvere, si voltó verso Jeff  e sospiró: “Aiutami a cercare le nostre cose” il mercenario senza aggiungere altro si mise a frugare tra le scatole e gli schedari di metallo e così fece lei.
China su un mucchio di cianfrusaglie la mente cominció a vagare, Dave cominció a realizzare ciò che Jeff gli aveva detto prima, le aveva chiesto di scegliere tra la sua famiglia e tutti i suoi legami, per quanto bestiali potessero essere, e lui. Dave gli voleva un gran bene e di questo era certa, si sentiva molto legata a lui seppur si conoscessero appena, avevano lottato, sofferto e si erano aperti l’uno con l’altra come si conoscessero da una vita. Si erano anche odiati, questo era certo, ma ci teneva tremendamente a lui e l’idea di separarsi le faceva venire un male indefinito tra le costole e la gola.
Dave scrolló le spalle, non era abituata a quella sensazione, avrebbe azzardato a dire di non averla mai provata prima ma le dava un fastidio terribile.
“Hei Dave, ma ti sei congelata?” Jeff scoppió in una fragorosa risata, quell’uomo non avrebbe mai perso occasione per prenderla in giro.
“No, signorino, sto solo pensando”
“Ah perché adesso pensi anche? E non mi dire che sai anche leggere” il suo sorrisetto beffardo non gli si toglieva dalla faccia, ci sarebbe morta per quel sorriso ma lo avrebbe anche accoltellato molto volentieri.
“No, faccia di merda, lo sai che non so leggere… Ma sto imparando” e gli mostró la lingua facendogli il verso.
“Mentre tu perdevi il tuo tempo a fantasticare- La voce di Jeff si fece un filo più seria- ho trovato la nostra roba e degli stimpak extra, manca qualcosa, qui manca il fucile di precisione, ma era proprio un bel pezzo e non mi aspettavo che quelle stronze ci avrebbero riconsegnato tutto” disse consegnando a Dave la sua fidata 10 mm e il coltellino.
D’un tratto Dave sentí degli strani rumori provenire da oltre la porta della baracca e fece immediatamente cenno a Jeff di fare silenzio. I due restarono immobili per un po’ ma questo rumore sordo continuava, Dave guardó a terra e i piccoli calcinacci che erano sul pavimento iniziarono a saltellare sul suolo, le venne un dubbio orrendo e si giró verso Jeff che nel frattempo era impallidito.
Si avvicinò lentamente ad una fessura nel muro stando ben attenta a non far cadere niente, aveva il cuore a mille  che le batteva dritto in gola e la pelle le scottava come fosse febbricitante o strafatta di Jet,ma era sobria, sobrissima. Guardó fuori e lo vide, un brivido le percorse la schiena, si portó una mano davanti alla bocca e per poco non urló .
Un deathclaw stava setacciando l’area forse a caccia di cibo, era vicino, pericolosamente vicino, il respiro della bestia infatti faceva quasi vibrare i muri della piccola baracca inondandola di un odore nauseabondo di carne putrefatta, si giró verso Jeff e lui annuí molto lentamente lo aveva capito anche lui, aveva solo bisogno di conferme e infatti vide il mercenario imprecare tra se e se.
Si avvicinó a lui e gli sussurró piano “Cosa cazzo facciamo??”
“Non lo so Dave, dannazione, non abbiamo i mezzi per poter uccidere quella cosa”
“Cazzo Jeff … siamo nella merda”
L’animale intanto continuava a girare intorno alla baracca, Dave aveva il sospetto che li avesse fiutati perché non si allontanava, continuava a fare avanti e indietro e il suo respiro era sempre più forte, emetteva degli strani suoni inoltre, come dei bassi ruggiti che la facevano trasalire.
Inizió anzi a raschiare coi lunghi artigli sulle pareti della baracca, lo sentivano da dentro e vedevano i muri creparsi dall’interno, non ci sarebbe voluto molto prima che la bestia sfondasse quelle poche difese che aveva intorno.
“Ok Jeff, ora facciamo uno dei famosi piani di Dave-sussurrò - qui fuori a circa cento metri appena di fianco alla baracca c’è un edificio abbandonato, lo abbiamo visto entrando, è in disuso e piuttosto fatiscente ma è pieno di calcinacci e grosse macerie il che ci permetterá di arrampicarci e trovare riparo, ci stai?” I rumori intanto continuavano incessanti e piccole schegge di legno e metallo si riversavano all’interno.
“No Dave mi sembra una pessima idea, chi ti dice che raggiungeremo vivi quel posto!?”
“ Nessuno ce lo dice Jeff, ma dobbiamo farlo, è la nostra unica opportunitá!-gli accarezzó la testa e portó la sua fronte  contro quella del mercenario- allora sei pronto?”
“No”
“Benissimo allora uno… due…” senza avere il tempo di finire la frase la baracca crolló dando appena il tempo ai due di scattare velocemente verso l’esterno. Iniziarono a correre piú veloce che potevano, sentiva i suoi piedi a malapena sfiorare il terreno, le sembrava quasi di volare ma il panico la riportava a terra ogni volta, si disse che non sarebbe morta cosí, no ,Dave Campbell non sarebbe morta masticata da una bestia puzzolente, l’adrenalina le strizzava il cuore e le faceva pompare il sangue cosí velocemente da poterlo sentir schizzare nelle gambe come una dose di Psycho. Si voltó a guardare e vide che la grossa bestia li stava cercando tra le macerie della baracca sollevando lastre di pietra e scagliandole lontano, non si era neanche accorta della loro sparizione, dandogli cosí il tempo di recuperare terreno.
L’edificio diroccato era ormai molto vicino e Dave fu la prima ad arrampicarsi tra le grosse lastre di cemento e i ferri arrugginiti, la fatica che questo le procurava dopo una corsa cosí improvvisa non era da poco e il fiatone quasi la soffocava, l’issarsi su appigli cosí poco stabili inoltre non la faceva per niente sentire a suo agio, le tempie le pulsavano come volessero esplodere e grosse gocce di sudore le scivolavano lungo la schiena.
Si voltó a guardare Jeff, sicuramente piú forte di lei che scalava le macerie in modo piuttosto sciolto: “schifoso bastardo- sibiló tra se e se -e lui che manco ci voleva venire” con un ultimo sforzo percorse quei pochi metri che la separavano dall’arrivo.
Finalmente raggiunsero quello che una volta doveva essere un piano con degli uffici e si sedettero sul bordo del pavimento con le gambe a penzoloni nel vuoto, respirava ancora affannosamente ma si sentiva più al sicuro, in lontananza il deathclaw stava ancora scavando nel terreno e buttando all’aria quello che rimaneva di quella piccola armeria semivuota. Dave scoppió in una fragorosa risata che di così belle non se ne faceva da tempo e Jeff con lei, erano lí a 5 metri d’altezza a ridere di una morte scampata per poco. La bestia ruggí per la frustrazione di un  pasto mancato e inizió ad allontanarsi.
“Appena si allontana dalla nostra visuale ce ne andiamo ok?” Le disse Jeff
“Direi proprio che è un’ ottima idea-mise mano alla sua piccola sacchetta di stoffa sotto l’armatura tirandone fuori un pacchetto stropicciato di sigarette- vuoi?”
“Si, ne ho bisogno davvero..” Jeff estrasse lentamente la sigaretta dal suo contenitore, se la portó alla bocca e accese la sua e quella di Dave.
Tra gli sbuffi di fumo  e il respiro che inizió a calmarsi Dave pensó che erano proprio un niente nel mondo. Fuori dalle organizzazioni, dai clan e dalle confraternite non erano nessuno, se non cibo per deathclaw e la loro esistenza, ciò che li distingueva da una mosca mutante era semplicemente legata al fatto di organizzarsi in clan con delle ideologie e degli obbiettivi. Questa prospettiva le dava i brividi ma non era altro che la triste veritá.
Fece un altro tiro e guardó Jeff, anche lui perso nei suoi pensieri con i capelli corti che ondeggiavano leggermente nel vento, il viso crucciato e le braccia conserte, guardava un punto imprecisato nel suolo sottostante, tra le macerie. Avrebbe davvero rinunciato a lui? Avrebbe avuto davvero il coraggio di lasciarlo andare per poi non vedersi mai piú? O peggio magari vedersi dopo anni e non riconoscersi e magari doverlo uccidere perché il suo capo , nel clan,lo avrebbe visto solo come un nemico? Le veniva il vomito a pensare a tutto questo e forse furono proprio questi pensieri a convincerla a non lasciarlo andare.
“Senti Jeff”
“Mm”
Diamine,non la guardava neanche in viso.
“Io non ce la faccio”
“A fare cosa?”
 Dave strinse i denti, doveva farsi coraggio.
“A vederti andare via- fece un profondo respiro- credo di aver fatto la mia scelta, e ho scelto di fidarmi,resteró con te.”

 
   
 
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