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Autore: Soul Mancini    15/07/2017    4 recensioni
[Piccolo regalo di compleanno per John, che oggi compie quarantaquattro anni ♥]
Fortemente ispirata alla one shot “Firenze” di Kim_Sunshine; può essere considerato una sorta di sequel. È leggibile anche singolarmente, ma a inizio pagina troverete comunque il link della storia di Kim.
Vi riporto intanto una citazione di “Firenze” legata a questa OS:
“All'improvviso mi rabbuiai e mi lasciai sfuggire un piccolo sospiro.
Shavo se ne rese conto e mi posò una mano sulla spalla. «Che c'è?» volle sapere.
«Vorrei che mia figlia li vedesse, ma ora non è possibile. È troppo tardi» gli confessai con una vena leggermente malinconica nella voce.
«Lo so, anche io vorrei che i miei due mostriciattoli fossero qui. Gli piacerebbero un casino i fuochi d'artificio. Ma sai, John, Emma avrà tempo per vederli. Ora non li ricorderebbe nemmeno» tentò di rassicurarmi il bassista.”
- 24 giugno 2017: Shavo e John assistono dalla terrazza del loro albergo ai fuochi d'artificio che illuminano il cielo di Firenze. A pochi metri da loro, all'interno della camera, la piccola Emma dorme.
Una decina d'anni dopo, John si trova nuovamente a Firenze in compagnia della figlia: ha una grande sorpresa per lei. -
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, John Dolmayan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ReggaeFamily

QUARTA CLASSIFICATA della squadra Fluff e vincitrice del premio "Aww" al contest "Angst vs Fluff" indetto da Claire roxy sul forum di EFP.



Firenze
di Kim WinterNight:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3684773&i=1





Fireworks



Era una serata calda e impregnata di umidità, proprio come tanti anni prima. Si respirava un'atmosfera tranquilla e festosa; il vociare della folla si perdeva nell'aria e donava una nota di colore all'oscurità della notte.

La luna scintillava in cielo, un cerchio perfetto, e si rifletteva sulle quiete acque dell'Arno.

Camminavo lentamente sul ponte, le tenevo la mano e ogni tanto sbirciavo nella sua direzione; lei si guardava attorno meravigliata con un sorriso a illuminarle il volto roseo e paffuto.

Papà, quando inizia la sorpresa?” mi domandò con impazienza, una volta giunti sulla terraferma.

Tra poco.”

Uffa, mi dici almeno se è piccola o grande?”

Grandissima!”

La vidi sgranare gli occhi e accennare qualche saltello. “E tutta questa gente è qui per la sorpresa?” chiese ancora, accennando al gran numero di cittadini e turisti che si era riunito lungo la riva del fiume.

Emma era sempre stata così: sveglia, attenta e tremendamente curiosa. Aveva preso molto da me, con la differenza che non esitava a esternare i suoi dubbi e i suoi pensieri.

Certo.”

Lei ammutolì per qualche secondo e si limitò a scrutare l'Arno, persa in chissà quali pensieri; poi sollevò i suoi grandi occhi nuovamente su di me. “Quando sarò grande vivrò qui, a Firenze, vicino al fiume. E aprirò una scuola di batteria, tutta di batteria!” esclamò in tono serio e determinato.

Non potei fare a meno di sorridere e le arruffai affettuosamente i lunghi capelli. “La apriremo insieme, qui a Firenze.”

Ancora, a distanza di quasi dieci anni, mi piaceva pronunciare il nome della città in italiano; mi ricordava la serata passata con Shavo sulla terrazza dell'albergo e la nostra incredulità di trovarci veramente in quella magica città.

La città che mi aveva rubato il cuore e che mi ero ripromesso di far conoscere a mia figlia. Quando c'era stata, era ancora troppo piccola per potersela ricordare.

Un boato squarciò l'aria e la prima cascata di luci illuminò il cielo. Emma, presa alla sprovvista, sobbalzò e si strinse al mio braccio. Io le circondai le spalle con fare protettivo e mormorai: “Non ti preoccupare. Adesso guarda su.”

L'inizio dello spettacolo ebbe su di me lo stesso effetto di quel 24 giugno 2017: il cuore prese a fare le capriole nel mio petto e gli occhi mi si illuminavano mentre osservavo l'esplosione di colore sulla mia testa. Schizzi di blu, rosso, arancio, verde; il cielo era la tela di un pittore folle, che amava sfumare le sue tempere fino a farle svanire.

Gli scoppi rimbombavano come tuoni per tutta la città e seguivano un ritmo tutto loro, un ritmo che si fondeva con i battiti del cuore e che solo l'anima sapeva recepire.

Nella città dell'arte, anche i fuochi d'artificio erano arte.

Che belli!” strillò Emma in preda alla gioia. Fissava il cielo e le luci si riflettevano sulle sue iridi, mentre un sorriso radioso si faceva largo sulle sue labbra.

Guarda il fiume” le suggerii.

Lei abbassò lo sguardo e fece istintivamente qualche passo in avanti quando si accorse che l'acqua catturava quello strabiliante gioco.

Dopo qualche minuto la affiancai e le domandai: “Ti piace?”

Papà, è bellissimo! Grazie!” strepitò, stringendomi in un abbraccio.

Ero profondamente commosso. Quella lontana sera di giugno, nel bel mezzo del tour, avevo desiderato che Emma potesse assistere a uno degli spettacoli più belli che avessi mai visto, ma lei era ancora troppo piccola e dormiva serenamente all'interno della mia camera d'albergo.

Emma avrà tempo per vederli. Ora non li ricorderebbe nemmeno” aveva tentato di rassicurarmi Shavo. Aveva avuto ragione.

Quel giorno i giochi pirotecnici erano stati il più grande spettacolo.

Ora il più grande spettacolo per me era il viso luminoso di mia figlia.

Non era da me farmi prendere dall'emozione, ma in quel momento non potevo farne a meno.

Ma sono tantissimi, non finiscono più! Guarda, a forma di stella!” cinguettò Emma, battendo le mani in preda all'euforia.

Questi sono silenziosi” osservai io subito dopo, seguendo con lo sguardo dei fasci di luce.

Ci cadono addosso!”

No, non ci cadono addosso. Il vento li porta via” le spiegai.

Uh, guarda questi! Fanno il suono dei popcorn quando scoppiano, vero?” fece notare Emma quando nel cielo vennero lanciati in gran quantità dei fuochi d'artificio particolarmente chiassosi.

Continuammo a commentare per tutto lo spettacolo; quest'ultimo durò circa mezz'ora, proprio come ricordavo.

Ma come, sono già finiti?” domandò Emma.

Scoppiai a ridere. “Non hanno fatto che lanciare fuochi d'artificio per mezz'ora! Ne volevi ancora?”

Ma l'anno prossimo torniamo a vederli di nuovo?” Cominciò a girarmi attorno con entusiasmo e facendo oscillare i suoi lunghi capelli da una parte all'altra.

Adesso che ne dici di prendere un gelato?” proposi, lasciando in sospeso la sua domanda.

Sì!” accettò lei.

La presi nuovamente per mano e ci dirigemmo alla più vicina gelateria, un locale colorato che sfoggiava al suo interno ben due banchi frigo.

Buonasera! Cosa vi posso preparare?” ci accolse il commesso in un inglese stentato e dal forte accento italiano.

Mi era proprio mancato quel posto: amavo quella pronuncia dalle vocali aperte, senza contare che gli italiani erano per natura espansivi e simpatici.

Che gusto vuoi?” mi rivolsi a Emma.

Vaniglia e cocco!” affermò lei. Non avevo alcun dubbio: erano i suoi gusti preferiti.

Cono o coppetta?”

Cono!” decise. “Papi, tu non prendi niente?”

Non lo so...”

Dai, prendilo anche tu!”

Sospirai. “E va bene. Uno anche per me: cioccolato e caffè” mi arresi, intercettando il ragazzo intento a riempire il cono per Emma.


Papi, è per questo che mi hai portato a Firenze? Per i fuochi d'artificio?”

Io e mia figlia avevamo preso posto su una panchina da cui potevamo intravedere l'Arno ed eravamo intenti a consumare i nostri gelati.

Sì. Quando venni per la prima volta a Firenze, per un tour, tu eri ancora molto piccola. Il caso volle che proprio il giorno prima del nostro concerto si festeggiasse il patrono della città, e in programma c'erano proprio questi fuochi d'artificio. La sera io, te e Shavo eravamo rimasti in albergo: tu ti eri addormentata, quindi non li avevi potuti vedere. Sapevo che però ti sarebbero piaciuti, quindi ti ci ho portato lo stesso, anche se con un po' di ritardo” raccontai.

Nel frattempo la osservavo: le labbra erano già impiastricciate di crema e i suoi occhi svegli erano puntati su di me. La squadrai velocemente per controllare che i pantaloni bianchi e la maglietta viola non si fossero macchiati.

Attenta, sta colando. Dall'altra parte, giralo!” la informai.

Papà” mormorò mentre combatteva con il gelato che iniziava a sciogliersi. Poi lo lasciò perdere e si scaraventò su di me, stringendomi in un abbraccio e facendomi quasi cadere il cono dalle mani. Mi lasciò un affettuoso bacio sulla guancia, un bacio al sapore di cocco e vaniglia.

L'Arno scorreva accanto a noi e i suoni della città riecheggiavano tutt'intorno, avvolgendoci e rendendo quel momento ancora più indimenticabile.

E io ero lì, a gustarmi la magia di Firenze in compagnia della gioia più grande della mia vita.



♥ ♥ ♥



Ciao a tutti ^^
Non so bene cosa dire e come commentare questo scritto. Posso solo dirvi che mi è venuto in mente e qualche minuto dopo ho dovuto scriverlo, assistita da un'ispirazione irrefrenabile.

C'è da dire che amo i bambini e vedere i nostri cari System con i loro piccoli mi manda in brodo di giuggiole; come potevo non scriverci su qualcosa? ;)

Devo ovviamente ringraziare Kim_Sunshine e la sua storia citata nella presentazione, di cui vi ho lasciato il link sopra.

Infatti è stato proprio leggendo questa one shot, in particolare la citazione sopracitata (XD), che ho avuto quest'idea. Si può dire che questo sia una specie di sequel :)

Le storie di Kim sono sempre magnifiche e fonte di ispirazione, io la ammiro molto e non posso che dedicarle questa piccola creazione!

Perché questa storia (oltre perché adoro immaginare John alle prese con sua figlia)?

Come molti di voi avranno capito, sono molto legata a lui; è uno dei miei batteristi preferiti, un grandissimo esempio per me, e a furia di leggere e scrivere sul suo personaggio mi ci sono parecchio affezionata. Sentirlo dal vivo ha accresciuto ancora di più la mia stima nei suoi confronti ed è stata un'emozione unica, che mi ha strappato sorrisi e lacrime.

Ecco, oggi John Dolmayan compie gli anni, e questo è il mio dolce augurio di buon compleanno. Molte volte mi sento stupida perché dedico delle storie a delle persone che non le potranno mai leggere, di sicuro mi sentirei ancora più stupida se le leggessero, ma non importa: per me è importante, è uno sfogo, è l'unico modo che ho per perdermi nei miei sogni.

Non mi resta che aggiungere:

BUON COMPLEANNO, JOHN



   
 
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