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Autore: Asia Dreamcatcher    15/07/2017    3 recensioni
Johann Schmidt è tornato e con esso le ceneri dell'oscura Hydra, pronta a risorgere.
Ma Teschio Rosso non è solo e Steve Rogers e gli Avengers dovranno vedersela con nuovi nemici. James Barnes sarà costretto, ancora una volta, a lottare contro i propri fantasmi, sperando di non soccombere.
Mentre gli echi di una nuovo guerra risuonano, Captain America e Vedova Nera si ritroveranno ad affrontare una sfida inaspettata, che potrebbe cambiare tutto per sempre.
Terza parte di "Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
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Capitolo 15: Blind Spot

Molta gente non sa

che l'occhio umano ha un angolo cieco nel suo campo visivo.

C'è una parte di mondo che non possiamo letteralmente vedere.

Il problema è che certe volte gli angoli ciechi ci impediscono di vedere cose

che non dovremmo assolutamente ignorare.

A volte invece sono proprio gli angoli ciechi

a dare felicità e contentezza alla nostra vita.

[…]

Tornando ai nostri angoli ciechi,

forse è il cervello che non compensa perché forse ci vuole proteggere.”

~ Meredith Grey “Grey's Anatomy”




La luce al neon sfarfallò producendo un ronzio molesto, N alzò lo sguardo verso di essa, dando l'impressione di non aver nemmeno notato la presenza della ragazza davanti a lui. La realtà era ben diversa: benché fisicamente quella Sharon Carter non gli incutesse alcun timore, sentiva di dover essere guardingo, qualcosa in lei lo metteva all'erta.

Sharon non riusciva a quietarsi. Inspirava l'aria fredda della stanza ed espirava a ritmo regolare, eppure sentiva le vene pulsare e il battito cardiaco correre, come se stesse facendo una gara contro un nemico invisibile. Era così che si era sentito James di fronte a quel soldato incatenato? Quasi fosse lui l'animale in trappola? Premette le mani intrecciate fra loro finché non le avvertì pulsare dolorosamente.

Come aveva fatto ad essere così cieca?

«Qual è il tuo nome?» domandò rompendo quel silenzio scomodo che si era formato.

La domanda parve trarre l'attenzione del soldato. La sua espressione si fece insondabile.

«Non lo so» rispose; il suo volto si fece scuro e gli occhi si assottigliarono.

L'agente 13 era una buona osservatrice e riuscendo ad andare oltre il suo dolore personale, notò la reazione del suo nemico. Una possibile crepa?

«Impossibile» frecciò a voce bassa e, per quanto ne fosse in grado, fredda «Tutti noi possediamo un nome, persino uno come te. Sei solo, dovresti piantarla di fare resistenza» voleva provocarlo, doveva fare in modo di aprirsi un varco.

L'agente dell'HYDRA strinse i pugni ed irrigidì i muscoli; la prolungata prigionia, l'impossibilità di muoversi unita alla perdita del suo punto di riferimento, lo stavano pian piano logorando.

«Io non lo so!» sibilò infastidito «Non sono nulla... - il suo sguardo divenne vacuo, come se si fosse perso nella propria mente – sono nulla» la testa scattò di lato a scacciare un ricordo molesto, si voltò nuovamente verso Sharon, tanto repentinamente che sobbalzò impreparata;

«Non sono niente! - urlò - готовый подчиняться [pronto ad obbedire]».

La bionda sbatté le palpebre, aggrappandosi impercettibilmente alla sedia.

Bucky?”

Chi diavolo è Bucky?”

Era stato lui stesso a raccontarglielo in una notte particolarmente malinconica, stretti l'uno nell'abbraccio dell'altra, dopo aver fatto l'amore con dolcezza e trasporto. Lei l'aveva stretto contro il suo petto, assicurandogli che quel momento era passato e lei era lì per ricordargli chi fosse.

Non so dove trovò la forza di guardare nuovamente in faccia il soldato, comprese come James guardandolo vedesse il proprio riflesso. Quel ragazzo era stato il suo specchio maledetto.

Perché James? Perché non me l'hai detto?”.

«Come ti chiamava quella donna?» chiese, riprendendo l'interrogatorio.

N sgranò lo sguardo preso in evidente contropiede dalla domanda. Non riusciva a comprendere il perché di quell'insistenza. Perché voleva sapere il suo nome? Lui non era niente.

Si irrigidì ancora di più, mentre una sensazione scomoda risalì dalla bocca dello stomaco; l'immagine di Sinthea Schmidt gli frecciò in mente e le sue labbra si sigillarono.

Sharon si rese conto che la crepa nel suo essere, quasi invisibile prima, si era accentuata; chiunque fosse quella ragazza doveva incutergli vero timore.

«Io- non...»

«Sforzati di ricordare Soldat!» gridò. Lo vide tentare di divincolarsi dalle spesse manette, veloce si protese verso di lui, afferrandogli le mani.

«Guardami!» gli ordinò. L'agente 13 capì che il tono duro e perentorio aveva più effetto. Da quanto tempo qualcuno non gli si rivolgeva con gentilezza?

Il Winter Soldier, pur respirando rapidamente e con fatica, cercando di contrastare la propria natura, fece come gli era stato ordinato.

«...N...».

«Come?»

«Io- sono- N. Solo questo: N». I suoi occhi erano spalancati, increduli ma anche... sollevati, il fiato era corto. Osservò impaziente la mano di Sharon, in attesa di ricevere una punizione.

La ragazza invece si morse le labbra e i suoi occhi scuri si riempirono di tristezza. Una singola ed insipida lettera a definirlo.

Si sentì quasi sopraffatta, non riusciva ad andare avanti, lasciò che i minuti scorressero fra loro nel più cupo silenzio.

«N» ripeté piano, assaporando quell'unica lettera sulla lingua quasi volesse dargli un valore del tutto nuovo. Lui annuì.

«N... chi è quella donna per te?» Sharon ora doveva cambiare approccio ma sopratutto non sentiva più il bisogno di costringerlo.

Gli occhi dell'agente dell'HYDRA si mossero freneticamente da una parte all'altra, strinse i braccioli in acciaio e cercò di schiacciarsi contro il sedile.

«E' la padrona...»; chiuse gli occhi e strattonò la sedia su cui era incatenato.

«Chi è N?» la sua voce era carezzevole e gli occhi scuri si erano fatti penetranti;

la domanda sembrò disorientarlo, non capiva cosa intendesse;

«E' la padrona...» ripeté.

«D'accordo.» concesse Sharon temendo di perderlo «Quali erano gli ordini?» indugiò un istante «Che tipo di ordini ti dava N?»

«Io non...!» l'urlo che seguì fu quello di un animale sofferente. La ragazza si fiondò su di lui, afferrandolo per le braccia per cercare di riportarlo con la mente in quella stanza.

Che diamine gli avevano fatto per ridurre la sua mente in quello stato? Avvertì le lacrime premere per uscire, il suo pensiero andò involontariamente a James e il suo cuore palpitò affranto. Era così arrabbiata ed amareggiata ma strinse comunque i denti.

«N chi era James Barnes per te?» gli chiese con tono urgente. Era totalmente incapace di gestire i suoi sentimenti verso James.

N incredibilmente era riuscito a riprendersi almeno un po'.

«Lui era il maestro, lui ci ha addestrati. Dov'è?»;

l'amarezza per quella domanda posta quasi innocentemente fu spazzata via da un particolare che la inquietò.

«Ci?» esalò Sharon «Quanti siete N? Quanti altri ce ne sono come te?».

L'agente dell'HYDRA la fissò con i suoi occhi spalancati e spaesati prima di stringere i denti dolorante.

«AH!... Tr- tre...» chiuse gli occhi, ed iniziò a lamentarsi, la testa aveva preso a dolergli, era come se stesse andando a fuoco.

Sharon gli prese gentilmente la testa fra le mani ma cercò di non farlo muovere.

«N respira! Sono qui. Ti prego... Ho bisogno che tu mi parli! Resta con me...» ma era inutile. A nulla valsero i suoi richiami disperati.

N iniziò a parlare in russo, ma più che frasi erano singole parole senza alcun nesso logico e qualche lettera, ma Sharon cercò di imprimersele bene in mente. Quando iniziarono le convulsioni, capì che non poteva più aspettare e corse a chiedere aiuto angosciata. Immediatamente la squadra medica arrivò e tentò di stabilizzarlo, l'agente 13 si coprì la bocca con la mano assistendo impotente allo sgretolarsi di un supersoldato.


*


Un tocco leggero per sistemare l'ordinata frangia color rame.

Il rossetto color vino steso sulle labbra piene.

Gli occhi castano-verdi scintillarono maliziosi guardando il riflesso della persona dietro la sua figura.

«Brock, fa il bravo chiudimi la cerniera» cantilenò Sin scostandosi, con gesto provocante, i lunghi capelli di lato.

Rumlow le si avvicinò e silenziosamente fece scivolare la cerniera sulla pelle striata da lunghi segni rossi, fino a chiuderle l'elegante tubino scuro.

«Lo sai che un bel vestito non ti renderà più gradita a tuo padre?» la provocò lui con un sorriso storto.

Sin si voltò e sogghignò. Le sue lunghe dita si soffermarono su ogni bruciatura che deturpava il petto nudo di Crossbones.

«Stavo per dire la stessa cosa del tuo volto. La tua cara Sharon ha il cuore a pezzi, dovresti approfittarne mio caro e strapparglielo definitivamente» celiò la rossa mentre il ghigno sul volto sfregiato dell'uomo si spense e la presa su di lei si fece più forte, quasi violenta.

«A tal proposito mia piccola psicolabile... - la fece sbattere contro la parete – non provarci mai più. Intesi?».

Sin ridacchiò in modo bambinesco e lo baciò con passione animalesca. Si staccarono ansanti, la ragazza sorrise melliflua ed uscì dalla stanza.

Ad attenderla fuori vi era il Winter Soldier L.

«E' da molto che mi aspetti, L?» chiese Sin passando l'unghia laccata di nero sui lineamenti duri e virili del soldato.

«No, mia signora» rispose secco incamminandosi ma restando sempre due passi dietro a lei.

«Tu sei diverso dai tuoi compagni, ne sei consapevole?»;

L ghignò con uno strano bagliore nei freddi occhi di un cupo azzurro;

«Sì»

Sin si arrestò un momento prima di varcare la porta tenuta aperta da due guardie. Lo guardò e sorrise pericolosa;

«Restami fedele L e il tuo cervello continuerà a restare intatto per quanto possibile» poi lo congedò soddisfatta.

«Buonasera padre» salutò atona Sin, prendendo posto all'altro capo del tavolo da pranzo di antica foggia.

«Sei in ritardo Sinthea» gli fece notare Alexander Lukin, che oltre ai ritardi non amava essere palesemente ignorato in favore del suo “ospite”.

«Lukin» celiò divertita la ragazza, ben lieta di aver indisposto l'ex capo della Red Room.

«Modera il sarcasmo tochter [figlia]» la rimproverò Teschio Rosso prendendo il sopravvento su Lukin. La parola “figlia” scivolò come veleno fra le sue labbra, ma Sin era ormai diventata brava nel celare la propria frustrazione.

«Perdonami padre. - afferrò il calice contenente pregiato vino rosso e se lo portò alle labbra – che pensi allora del candidato che ti ho sottoposto?».

Johann Schmidt produsse un raro sorriso compiaciuto, che sulle labbra di Lukin ebbe un effetto tremendamente affascinante;

«E' perfetto. L'attesa varrà il compimento della mia vendetta e finalmente avrò ciò che mi spetta di diritto. Sarò un dio.»;

Sin si gustò il compiacimento e la cieca vanità, sorseggiando ancora del vino sorrise accondiscendente mentre la sua mente viaggiava su altri binari. Brindarono a lui e all'HYDRA.

Johann Schmidt bevve alla sua salute, poi il suo viso – o meglio il volto di Alexander Lukin – si fece serio, fissò il calice ruotare fra il pollice e l'indice;

«D'altro canto, ci sono ancora delle pecche. Pecche che tu, mein liebes, hai creato; hai lasciato che ben due Soldati d'Inverno sfuggissero alla nostra presa...» la osservò meditabondo.

Sin irrigidì impercettibilmente la mascella e fissò suo padre di rimando.

«Con James Barnes non è ancora del tutto perduto» affermò lei con una certa arroganza, dettata dalla sua stessa insicurezza riguardo al Soldato d'Inverno originario. Qualcosa le era certamente sfuggito, quel qualcosa aveva invalidato qualsiasi suo calcolo. I codici avevano funzionato, ne era più che certa... Eppure possibile che un singolo fattore avesse creato una frattura insanabile nel suo piano? I sentimenti dunque, la causa di tutto? Strinse i pugni lungo il tavolo, in che modo? In che modo avrebbero potuto infrangere il condizionamento?

Sin non lo sapeva e questo per lei era una condizione intollerabile, ma doveva controllarsi, se suo padre e Lukin avessero intuito quanto a fondo questo fatto l'avesse inquietata sarebbe stata la fine.

Aveva voglia di urlare e di rompere tutto attorno a lei.

Doveva trovare quel dannato Barnes, non si trattava solo di un vantaggio numerico ma anche di un netto vantaggio psicologico sui suoi nemici.

«L'hai già localizzato?» domandò a metà fra l'incuriosito e il beffardo Teschio.

Sin agitò una mano come a voler cacciare un insetto fastidioso;

«Non ancora. Ma ciò non significa che non possa scovarlo, Vater» asserì con sicurezza mischiata a noia, come se la domanda fosse stata non solo banale ma anche tediosa.

Lanciò un'occhiata al vetriolo a suo padre. Niente è mai abbastanza con te padre... Continui a provocarmi e mettermi alla prova. Sono la migliore dannazione! Perché non lo vedi? Perché sei così cieco?

«E comunque padre, non ho ancora finito con loro, perderanno ancora prima di cominciare la battaglia» Sin infatti aveva ancora una freccia al suo arco, qualcosa che li avrebbe divisi inevitabilmente... li avrebbe sfiancati e poi distrutti.

Johann la guardò intensamente per qualche istante, poi alzò il calice nella sua direzione e fece un piccolo sorriso mellifluo;

«Stupiscimi figlia!».

Il resto della cena passò nel silenzio totale, Teschio le diede alcune disposizioni prima di congedarla.

Quando uscì L era lì ad attenderla, senza una parola le passò un cellulare.

«Con chi ho il piacere di parlare?»;

la voce dall'altra parte dell'apparecchio la fece sorridere come una bambina il giorno del proprio compleanno. Parlarono brevemente;

«Credo che tu ed io potremmo fare grandi cose insieme» disse concludendo così la chiamata.

Era ciò che le serviva... Oh si sarebbe divertita, sì, di questo Sin ne era assolutamente certa.


*


«Sharon con calma ripetimele di nuovo» Natasha guardò intensamente Sharon che fece un respiro profondo e cercò di ripetere ancora una volta le parole sconnesse pronunciate da N.

«Ne sei sicura?»

«Sì, oddio lui ormai stava delirando – la biondina sospirò esausta – maledizione! Se il mio russo non fosse così pessimo, non hanno nessun senso logico non è vero?»;

Vedova le lanciò un'occhiata alquanto eloquente;

«No, infatti non ne hanno. Ma il tuo russo non è così pessimo».

«Ti ringrazio Nat, davvero! Ma siamo punto e a capo...».

L'agente 13 e la russa stavano discutendo da quasi un'ora del suo incontro con il Soldato d'Inverno N.

Era giunta alla Tower talmente scossa che aveva voluto parlare solo con Vedova, non era ancora pronta ad affrontare tutta la squadra.

«Non è detto» asserì Natasha avvicinando il portatile e componendo alcuni codici su una finestrella nera. Dopo qualche minuto si avviò una chiamata, sullo schermo comparve il volto, segnato da qualche cicatrice e ruga d'espressione, di Yuri Petrovich. Il fratellastro di Natasha.

Lui parve sorpreso, ma non poi molto come avrebbe dovuto essere.

«Oh oh come sta la mia sorellina incinta?» esordì allargando un sorriso sghembo.

La spia roteò gli occhi ma concesse un accenno di sorriso.

«Contrazioni e mal di schiena e gambe a parte? Una meraviglia...»

«Continuo a sperare che mio o mia nipote erediti anche il tuo sarcasmo, Natshechka» replicò Yuri ridacchiando. La donna scosse il capo divertita;

«Ti hanno fatto avere le foto dell'ecografia?» domandò poi con voce bassa e dolce, tanto che lui si intenerì.

«Sì, ti ringrazio davvero – ci fu una pausa, poi la sua espressione si fece leggermente tirata se non rigida – ma immagino che questo non sia una chiamata solo di cortesia...»

«No infatti. Sharon ha ottenuto qualcosa dal Soldato d'Inverno detenuto dallo S.H.I.E.L.D.» l'agente 13 si avvicinò a Natasha per farsi vedere.

«Ciao Yuri!»

«Sharon...» mormorò distogliendo per una frazione di secondo lo sguardo prima di riportarlo con sicurezza sulle due donne.

«Di che cosa si tratta esattamente?»

«Di alcune parole pronunciate in russo da N... voglio dire il Winter Soldier...»

«E quali sarebbero?»

«Diciassette... Ruggine... Fornace... Uno... Benevolo...» gli elencò Natasha sbirciando la sua espressione corrucciata.

«Ti dicono qualcosa?».

La domanda restò in sospeso per qualche istante fra New York e San Pietroburgo, ma poi il capo dello S.H.I.E.L.D. della sezione russa fu costretto a negare col capo.

«Mi spiace Natalia, Sharon queste parole a me personalmente non dicono nulla, ma immagino che voi vogliate che indaghi comunque a riguardo...»

«Te ne saremmo grate Yuri» rispose Natasha con un'espressione grata.

«Nessun problema... Potrei avere comunque una pista...» affermò il russo dando l'impressione di voler dire qualcosa di più.

«Natalia... riguardati d'accordo?» disse invece Yuri con sguardo morbido;

la donna gli sorrise ed annuì.

«Lo farò. Abbi cura di te Yuri.»

«Saluta Steve» e detto ciò lo schermo divenne buio.

Le due donne si guardarono, gli occhi pieni di domande inespresse.

«E ora che si fa?»

«Ora avvertiamo gli altri e ci prepariamo per la vera battaglia».

___________________________________________________________________________________________Asia's Corner
Buongiorno a tutti voi miei cari lettori! Con un po' di ritardo ma siamo ancora qui :)

Bene allora come avete letto Sharon è riuscita a scardinare le difese di N, anche se non del tutto certo e ora la domanda è: N riuscirà a farcela? C'è da dire che Sharon dalla sua aveva una certa esperienza con i Soldati d'Inverno e come avrete certamente notato non è stato facile per lei questo confronto tanto che a fine capitolo si rifugia, metaforicamente, fra le braccia di Nat che come al solito è sempre sul pezzo, potrà pure essere incinta ma di certo non è un handicap per lei (anche se fisicamente è un grosso limite al momento), chiedendo aiuto a Yuri per questa faccenda!

Poi passiamo a Sin (continua questo parallelo fra Sharon e Sin, come alcuni di voi hanno notato... e so che vi aspettate un bello scontro epico ma Sin non è in grado di avere un solo nemico per volta ;) eheheh ma di sicuro la Carter non vede l'ora di prenderla definitivamente a calci!). Il suo rapporto con Rumlow è  ambiguo ed entrambi viaggiano fra l'odio e l'attrazione fisica ed io come al solito mi diverto troppo con questi due!
Poi vorrei farvi notare che Sin ha una predilezione per L, un altro Winter Soldier, a cui ha "chiesto" fedeltà, un particolare forse non da tralasciare ;) Scopriamo che Sin malgrado l'abbandono di James Barnes (e questo è motivo di grande frustrazione) ha comunque un altro asso nella manica e sopratutto un nuovo alleato... chi sarà? Si accettano proposte e scommesse gente!

Per il resto penso che il capito sia abbastanza esplicativo, ma per qualsiasi dubbio o domanda non esitate a contattarmi! 
Io passo a ringraziarvi per la pazienza e il sostegno che sempre mi dimostrate (anche chi semplicemente si sofferma a leggere), sopratutto i miei FANTASTICI RECENSORI sia qui che su FB che mi fanno sempre conoscere la loro opinione e mi danno la forza per continuare a scrivere con le loro parole!
Come avete visto purtroppo questo capitolo è uscito in ritardo rispetto alla data prestabilita, vi avverto che potrebbe non essere l'ultima volta purtroppo gli impegni sia lavorativi che di altro genere sono quelli che sono e per questo vi invito a seguire la mia pagina FB "Asia Dreamcatcher" dove solitamente posto avvisi ed aggiornamenti! Vi do appuntamento a SABATO 29 LUGLIO (tra due settimane), la risposta alle recensioni del capitolo 14 sarà inviata tra LUNEDI' e MARTEDI', grazie per la comprensione!

Vi auguro un buon weekend, a presto!


   
 
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