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Autore: Mary Rosemary    15/07/2017    3 recensioni
Vivere la propria vita allo stesso modo, memorizzare i medesimi ricordi, all'infinito.
Da quanto, esattamente, il mondo si era messo a procedere in tale irrazionale maniera?
Il tempo, dilatandosi e restringendosi, srotolava la sua bobina di filo bianco, per poi mettersi a riavvolgerla tutta con un solo, veloce movimento; e così portava tutto con sé, le anime perdevano il loro significato e l'intero cosmo si resettava.
E ricominciava com'era finito.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tecna, Trix, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sette: Il Quinto Ritorno
Non ho paura. Semplicemente non posso essere sicura di cosa tu possa fare: il folle è colui che bisogna temere maggiormente, per la sua imprevedibilità e la totale mancanza di empatia.
Conosco già la tua tendenza ad autodistruggerti, non dubiterei di una mossa che provi contro il tuo stesso piano.”





I.





La lieve luce del sole artificiale di Zenith filtrava dalle tende di un tessuto leggerissimo, ad illuminare le sgombre pareti della sua camera.
L'aria era fine, eterea, respirando a pieni polmoni il profumo di casa si sentì riposata e completamente rigenerata, come se avesse dormito per otto ore di fila*.
Nulla era fuori posto.
Tranne la sensazione di aver già vissuto troppe volte tale scena.
Tecna si levò da terra in una condizione simile alla trance, osservando il suo corpo evanescente e ricordando perfettamente la simulazione che l'aveva riportata nel suo passato, per permetterle di indagare sulla provenienza del Loop.
Tuttavia non si poteva trattare di un ricordo.
Non aveva mai visto la sua stanza così sgombra: qualsiasi suono vi rimbombava come in un'oscura grotta vuota.
I muri, dall'odore, erano stati appena verniciati, e gli unici arredi presenti erano le sottili tende, che ondeggiavano ad un debole vento mattutino.
I dintorni sembravano spaventosamente reali; se non avesse saputo di trovarsi in un periodo in cui non era ancora, di fatto, venuta alla luce sarebbe potuta cadere nuovamente vittima del Loop.
Un leggero calore le popolò il petto, mentre si lasciava alle spalle la sua accogliente stanza con la consapevolezza di aver perso ormai quasi tutto ciò che aveva costruito. Ma la sua coscienza era ancora in piedi e se non si fosse spinta sempre oltre per liberarsi completamente dalla morsa del Quarto Ritorno non sarebbe mai arrivata dove ora si trovava, a vagare per un mondo che ancora non era stata in grado di vedere con i propri occhi.
Poteva almeno considerarlo un piccolo miglioramento.
L'atmosfera, in tali circostanze, era talmente calma da risultare artificiale; i respiri dei suoi genitori, dormienti, ne disturbavano di tanto in tanto l'innaturale ed inquietante silenzio.
Avendo passato anni in camera con Musa poteva confermare che l'assenza di suoni non le dispiaceva; a patto che non fosse minacciosa ed irreale come quella.
La Dimensione Magica era ferma, nella sua forma fasulla attendeva ogni comando del Dio che l'aveva creata, e non si sarebbe messa a procedere prima che questo – o meglio questa – non si fosse goduta lo spettacolo della distruzione di Domino dalle prime file. E Tecna non sapeva se sarebbe stata in grado di combattere contro un essere simile, che era stato capace di fondere l'intelletto alla follia per dare vita ad un caos assoluto, celato da un'apparente condizione di normalità.
Non che avesse molta scelta, comunque. Non poteva evitare il loro scontro in nessuna maniera, neanche se l'avesse voluto con tutta sé stessa; ed arrendersi alla tirannia di Icy non era un'ipotesi considerabile.
La macchinetta del caffè emise un “beep” appena udibile, segno che, puntuale come sempre, aveva già preparato la calda bevanda per l'intera famiglia*. Presto anche le figure dormienti che popolavano la camera accanto alla sua si sarebbero alzate, per vivere nella routine quotidiana dalla quale era composta, in parte, la loro vita. Ignari di ciò che nel profondo pareva trarli a sé con una forza sempre maggiore, avrebbero continuato a vivere come avevano imparato a fare, nella loro regolarità.
Nel dubbio che potessero in qualche modo – ipotesi altamente improbabile, tanto che poteva affidarle al massimo una patetica possibilità dello 0,01% di realizzarsi – vederla reggersi in piedi al centro del soggiorno, a vagare per la casa battendo sempre le stesse zone immersa nei suoi ragionamenti, decise di raggiungere a grandi passi la porta d'entrata.
Allungò lentamente una mano, per poi fermarla a mezz'aria; il suo cuore sembrò accelerare i battiti quando la sua mente visualizzò il ricordo del vuoto che si trovava oltre quella esile barriera. Il black out aveva assorbito le proiezioni da lei create, era giunto nell'abitazione come un virus di sistema e l'aveva infestata fino a smontarla pezzo per pezzo.
Il respiro si fece più veloce, la mano, leggermente tremante, sostava ancora nello spazio fra l'anticamera e l'uscita.
Bastava davvero una simulazione quasi realistica a renderla immobile davanti ad una porta, con i nervi a fiori di pelle, pronti a scattare lontano dall'immaginario pericolo?
Pur rispondendo negativamente alla domanda che si era posta, restò ferma qualche altro secondo. La voce assonnata di suo padre le giunse flebile all'orecchio, mentre si apprestava ad alzarsi dal letto e raggiungere l'ampio salotto.

Basta seghe mentali.”
I ricordi dell'ultima parte del Quarto Ritorno riaffiorarono tutti in una volta, in tale momento, tanto da spingerla a varcare la soglia, indipendentemente da ciò che ci avrebbe trovato.
La perdita di Flora aveva rallentato leggermente il suo lavoro, anche se l'avesse raggiunta, non le sarebbe stata di alcun aiuto; la sua conoscenza della realtà pura al di sotto della trama riprodotta dal Loop era ancora troppo scarsa per poter evitare di essere resettata.
Eppure, si era fidata a mandarla avanti da sola.
Non avrebbe dovuto farlo.
Tuttavia, riteneva pressoché inutile piangere sul latte versato; le parole che Darcy le aveva rivolto un paio di volte, risultavano ora più valide di quanto lo fossero state nella situazione in cui le aveva udite.
Basta seghe mentali.
L'aveva detto con una naturalezza tale da farla sembrare una frase ricorrente, ma il tono con cui le aveva pronunciate non era strettamente il suo.
Erano tre parole che doveva aver sentito talmente tante volte da prenderle come un'abitudine; e la fata della tecnologia, per quanto non volesse dare ragione ad una strega subdola e manipolatrice come la mora, dovette arrendersi all'evidenza.
Del resto, non poteva far nulla per cambiare ciò che era successo: aveva compiuto l'errore di sottovalutare il potere del nuovo Dio e, semplicemente, ne doveva pagare le conseguenze. La sua condizione di solitudine era stata prodotta dai suoi sbagli, al momento poteva solo andare avanti senza alcun rimorso.
Si voltò per lanciare un veloce sguardo alla sua silente dimora, prima di allontanarsi progressivamente da essa per uscire dalla città.
Basta seghe mentali.



*Ho citato quasi testualmente un frammento del primo capitolo per rimandare, appunto, al fatto che la scena fosse stata 'già vissuta'.





II.





L'ambiente che l'accolse era di sicuro meno tetro di come l'avesse immaginato.
Le verdeggianti foreste di pini ed abeti ondeggiavano elegantemente le loro chiome al passaggio di una brezza tiepida, il Sole, di un caldo arancione, si stava levando lentamente dalle montagne, cominciando a proiettare i propri raggi sulla cittadina di piccole case in pietra e legno.
Il fumo candido saliva sinuoso dai loro camini, la rugiada scivolava sull'erba di un verde acceso, quasi abbagliante, pronta a riflettere l'alba che stava per giungere.
Qualcuno si era già levato dal proprio letto a svolgere le mansioni giornaliere, quasi ignorando la meraviglia che lo circondava. Non si fermavano ad osservare come la grande stella che governava l'universo scavalcava le cime e s'apprestava ad alzarsi in cielo; Tecna suppose che ci fossero talmente abituati, che vedere uno spettacolo simile era ormai diventato totalmente normale.
La fata scese a terra, posando silenziosamente i suoi passi sulla rigogliosa collina che precedeva la piccola città, un leggero odore di carbone e tradizione riempì l'aria, facendola sentire totalmente fuori luogo, ma allo stesso tempo paradossalmente a proprio agio.
Non avrebbe mai creduto che Whisperia sarebbe potuta apparire così placida ed ospitale, un tempo.
Respirò a fondo la sua aria pulita, così estranea alla frenesia e alla tecnologia di Zenith, così rurale e naturale che, per una volta, non le dispiacque stare lontana dalle comodità fornite dagli apparecchi elettronici. Si sarebbe voluta godere un po' di più il panorama, ma non era giunta fin lì per quello.
Non c'era letteralmente tempo da perdere.
Di gran carriera scese dalla collina, seguendo la stradicciola lastricata che portava direttamente al paese e superando agilmente una donna, che con il cestino colmo di pagnotte, camminava in tutta fretta.
Quella non frenò la sua corsa, andò avanti tutta impettita per la propria strada. Tecna la seguì per un attimo con lo sguardo, finché non la vide scomparire al di là di una grande ed elegante porta in legno.
Ora che il Sole si era deciso a levarsi, osservò come la cittadina somigliasse di più ad un formicaio; le persone, indaffarate, spostavano approvvigionamenti, ripulivano e riponevano alcune merci, preparavano su grandi teli bianchi sacchi di farina, porzioni di pane ed altre vivande. Analizzando la situazione, indisturbata com'era, la fata poté concedersi di riflettere sul periodo in cui si trovava; giudicando dal comportamento dei popolani, dalle loro azioni e mansioni, dal loro stendere oggetti ben visibili dal cielo, arrivò alla conclusione che la guerra fra Domino e Whisperia fosse appena iniziata.
In quanto la sua copia, nel Quinto Ritorno, sarebbe nata a breve, si trovava nel momento in cui Domino, – o meglio, Oritel, Marion e ciò che effettivamente rimaneva del pianeta – accusando re Endon ed il suo popolo di alto tradimento, si preparava ad attaccare senza scrupoli il pianeta di quest'ultimo, cancellandolo dalla Dimensione Magica.
L'alleanza con la forza delle Streghe Antenate era allora palese, originarie di Whisperia, che avevano cercato di mettere le mani sul potere assoluto: la Fiamma del Drago. Ed insieme al loro fallimento, avevano portato la rovina del loro pianeta natale.
Tuttavia, non fu mai confermata la colpevolezza di Whisperia e del suo popolo. Non avendo alcun materiale su cui indagare, i segreti rimasero nell'ombra creata dalla scomparsa di tale prosperoso e rigoglioso pianeta.
La guerra si sarebbe consumata in fretta, senza alcuna esclusione di colpi, e non avrebbe lasciato nulla che non fosse stato distruzione e violenza dietro di sé; distruzione e violenza da entrambi i lati.
Studiando Storia della magia e della Dimensione Magica aveva scoperto come il conflitto era rimasto impresso nel passato, modificando profondamente la fisionomia dell'intero universo. La brutalità non aveva lasciato scampo né agli abitanti di Whisperia, né a molti militanti di Domino; il resto del popolo di quest'ultimo pianeta, insieme ai propri sovrani, scomparve nel nulla e venne trasformato solo in un triste, doloroso ricordo.
Dall'altra parte, del popolo del pianeta avversario, non si sapeva altro che il preludio di una strage.

Come ciò potesse collegarsi ad un'eventuale vendetta che le Trix avevano in mente – e che Icy si era preoccupata di mettere in atto – rimaneva ancora un mistero; la fata non aveva abbastanza informazioni per formulare una probabilità abbastanza elaborata che giustificasse le azioni della maggiore. Doveva essere di più di una semplice vendetta, la strega del ghiaccio – per quanto potesse sembrarlo – non era così mentalmente chiusa ad una sola opportunità.
Qualcosa di importante le stava sfuggendo in tutto ciò, ma si rassicurò che l'avrebbe scoperto a breve.
Tecna proseguì per la via, superando in volo i paesani indaffarati nel preparare le provviste destinate all'esercito; osservando dall'alto la strada per la capitale doveva essere piuttosto lunga. In quell'ampia e meravigliosa superficie cercare il nuovo Dio – senza poter chiedere a nessuno, data la sua forma eterea e quasi inesistente – era come trovare un ago in un pagliaio: poteva essere ovunque, poteva nascondersi in qualsiasi meandro senza che la fata ne conoscesse l'entrata.
Di sicuro celarsi nella propria tana come un coniglio non era un atteggiamento degno della strega, ma, date le circostanze ed il suo 'non volere altri problemi fra i piedi' non era un'eventualità da definirsi scartabile.
Eppure, la capitale sembrava il luogo più adatto a nutrire il suo ego immenso.
La fata di Zenith prese quota, domando il vento che ora si era alzato leggermente, sibilando e soffiando con poca grazia i numerosi campi coltivati sotto di sé.
L'effetto sorpresa, finora dalla sua parte, cominciava a scemare ad ogni movimento della lancetta dei minuti, la possibilità di essere scovata ancor prima che lei riuscisse a scovare la sua avversaria aumentava esponenzialmente. L'alta torre dell'orologio che troneggiava sulla capitale si faceva sempre più vicina, man mano che la velocità di volo della fata aumentava; la splendida città dai tetti in tegole rosse comparve alla sua vista da una selva di scuri aghifoglie; divisa in due parti da un torrente posto sul fondo di una profonda gola di pietre nere, era stata costruita al ridosso del versante destro di quello che doveva essere il monte più alto dell'intero pianeta.
I vigneti, addossati uno all'altro, parevano costruire una fitta rete di passaggi nella parte alta tramite i loro numerosi terrazzamenti; e ad osservare le vie e le abitazioni dalla sommità, un lussuoso palazzo in marmo, con svettanti guglie ed eleganti archi a sesto acuto.
Lo splendore e la prosperità di cui la capitale godeva erano ora leggermente incrinate, disturbate dai movimenti dell'esercito di maghi e streghe, intenti a prepararsi all'imminente attacco. Anche se il loro movimento era perfettamente ordinato, la città ne era visibilmente scossa in tutto il suo procedere giornaliero; la gente comune stentava a varcare la soglia di casa, le serrande erano chiuse a protezione delle finestre.
Tecna scese lentamente, fino ad arrivare al livello dei tetti: la calma con cui veniva pianificato il muoversi e le azioni di un numero simile di esseri magici era profondamente innaturale. Lo stratega che parlava con una calda e profonda voce aveva gli occhi ricolmi di paura, le labbra rosee, di una forma così famigliare, si muovevano lentamente e con fare quasi ipnotico.
L'uomo, che dal vestiario doveva essere re Endon, si passò una mano sui corti capelli biondi, chiudendo per un attimo i suoi gentili occhi azzurri per riflettere sulle conseguenze che le sue manovre di guerra avrebbero portato.
Come una persona simile potesse essere accusata di favoreggiamento delle Antenate e di alto tradimento, alla fata della tecnologia pareva ora impossibile.
Ma mai giudicare dalle apparenze.
Avrebbe avuto modo di osservarlo più da vicino senza farsi notare, se non fosse che qualcosa – o qualcuno – si era già accorto della sua presenza. Come un lampo, un dolore lancinante la colse al fianco sinistro, facendole perdere rapidamente quota; qualche tegola cadde prima di lei, ma nessuno, nello stretto vicolo lastricato, sembrò accorgersi di nulla.
Con un intervento provvidenziale, Tecna riuscì a frenare la sua caduta tramite una rete elettrica appena prima che raggiungesse il suolo e ci rimettesse i polsi. O, addirittura, la vita.
Non poteva avere dubbi su ciò che l'aveva colpita; con un leggero sforzo, si alzò in volo e si gettò ad ali spiegate all'interno della foresta.





III.





Cosa speravi di ottenere venendo fino a qui?”
Icy coprì con qualche breve passo la distanza che la separava dal corpo disteso della sua avversaria. La osservò con sufficienza e l'ombra di un sorrisetto compiaciuto comparve sul suo viso.
Tecna si alzò a fatica, puntando i suoi occhi color della giada imperiale nel freddo sguardo della strega del ghiaccio; ancora non riusciva ad oltrepassarne le iridi, nel loro riflesso vi regnava solo un gelido vuoto.

Ritengo completamente inutile rispondere ad una domanda simile, Icy. – disse, pulendosi con il pollice una goccia di sangue che, con un'estrema lentezza, stava scivolando dall'angolo della sua bocca, fino al mento – Sai perfettamente perché sono qui.”
La strega estrasse una sigaretta dal pacchetto, afferrandone il filtro direttamente con le labbra, ed in tutta tranquillità se la accese; il fumo si librò nell'aria, salendo qualche metro sopra di loro e bramando il cielo come una nottola dopo il suo primo volo, per poi disperdersi fra gli alti rami dei pini.

Ti chiedevo un motivo ragionevole, fatina. Conosco già i dettagli del tuo piano suicida, ma speravo che fossi abbastanza intelligente da stare al tuo posto.
Ammetto che la tua tenacia e la tua resistenza mi hanno stupita: sei riuscita a sopravvivere ad un reset come quello, di certo non è da tutti; tuttavia, fossi in te, mi fermerei qui e non oserei interferire oltre.
Sai quanto odio essere interrotta nel mio operato.” le disse, la voce monotona e dal tono basso la fecero rabbrividire appena, ma non era per spaventarsi e gettare la spugna che aveva compiuto il pericoloso e faticoso viaggio che l'aveva portata fin lì.
Portatasi in posizione eretta, la fata della tecnologia analizzò velocemente le ferite subite nel breve scontro con la nemica: l'unica degna di nota era il taglio, abbastanza profondo, – che aveva riportato al fianco sinistro dopo essere stata colpita da quella che aveva identificato come una grossa scheggia di ghiaccio – che aveva curato alla buona con un incantesimo a basso consumo magico per evitare di perdere troppo sangue.
Anche se la sua forma era pressoché evanescente, il dolore era più che presente. Al momento dell'impatto non aveva avuto alcun sospetto su chi aveva lanciato l'incantesimo; una sola persona in tale luogo poteva vederla e colpirla, la stessa che ora aveva estratto un prezioso pugnale di ghiaccio, dalla lama trasparente e dal manico scuro; delle rune attraversavano per intero il metallo smaltato dell'impugnatura fino alla guardia.

E' una follia. – cominciò Tecna, capendo fin troppo bene l'idea che si stava formando nella mente della strega dai capelli bianchi e prendendo qualche passo indietro – Un'azione simile distruggerà tutto ciò che hai creato.”
Eppure ne hai paura. Non sei sicura nemmeno del ragionamento che stai elaborando.” rispose l'altra, passando lentamente il dito indice sul piano lama e staccandolo solo quando avesse bisogno di prendere un altro tiro. Gustandosi il momento con uno spiccato sadismo, si avvicinò con un lento passo cadenzato, osservando con piacere che la fata aveva smesso di indietreggiare e finalmente si era decisa ad affrontarla.
Non ho paura. Semplicemente non posso essere sicura di cosa tu possa fare: il folle è colui che bisogna temere maggiormente, per la sua imprevedibilità e la totale mancanza di empatia.
Conosco già la tua tendenza ad autodistruggerti, non dubiterei di una mossa che provi contro il tuo stesso piano.” sentenziò la ragazza dai capelli rosa, evitando di respirare il fumo, ormai così vicino al suo volto.

Tuttavia, c'è ancora qualcosa che non riesco a capire – continuò, reggendo il più possibile l'impenetrabile sguardo della strega – Non capisco cosa ci sia sotto a tutta questa farsa della vendetta.”
In realtà non hai compreso nulla, fatina. Non conosci minimamente l'appagamento che osservare Domino subire il suo destino, senza potersi salvare in nessuna maniera, mi dona.
Una rara sensazione che non avrei potuto che provare una volta sola; invece, ora, il mio corpo viene investito da cariche di adrenalina simili ogni volta che un Ritorno giunge al suo termine.
Tutto ricomincia, il terrore sottomette la Dimensione Magica e tutti i regni ottengono esattamente ciò che si meritano; il sangue versato dagli abitanti di Whisperia non sarà che una goccia di ciò che la Compagnia della Luce ed i loro sostenitori perderanno durante la battaglia contro le Streghe Antenate.
E' ancora meglio che evocare l'Armata Oscura, l'effetto di morte e paura risulta efficace ed immediato. E, come tu stessa hai potuto appurare, si tratta di un metodo infallibile ed inarrestabile.” rispose, un bagliore sinistro si fece strada nelle sue pupille, mentre rimanevano fisse sul volto leggermente contratto della sua avversaria.
L'espressione trionfante che Icy mostrò, tuttavia, non durò più di dieci secondi; lontani sibili di attacchi magici saettarono nell'immobile e pesante aria, facendo voltare di scatto la strega verso la capitale.
L'offensiva fu talmente veloce da avvolgere nel caos che generava anche la tranquilla foresta in cui sostavano. In grandi lingue di fuoco che sollevavano colonne di fumo nero verso il cielo, le colline ad est ardevano terribilmente. Non rimaneva molto tempo, l'esercito di Domino aveva sferrato il suo primo attacco.
Entrambe rimasero immobili ad osservare la scena per qualche attimo, la forza con cui le fiamme divoravano la steppa, seguita da un gran numero di uomini in armatura, era ben percepibile anche a tale distanza.

Ora getta la maschera, non abbiamo tempo da perdere in altre menzogne. E' evidente che, nonostante tutti questi anni, la sconfitta del tuo pianeta non ti sia totalmente indifferente.” disse Tecna, mantenendo comunque una distanza di sicurezza dalla nemica, ancora voltata verso il macabro spettacolo che si stava svolgendo poco lontano. La sua postura non fece che irrigidirsi a tali parole, la stretta sul pugnale si fece più ferrea; in un movimento fulmineo il freddo filo della lama lacerò la pelle della fata di Zenith, affondando lentamente nella carne.
Il caldo sangue riprese a sgorgare dal suo corpo, qualche grossa goccia macchiò la purezza del ghiaccio e la candida mano che lo reggeva.

Questa volta ti devo dar ragione, fatina. – con la mano libera, Icy si accese un'altra sigaretta, inspirandone a pieni polmoni il fumo – Non abbiamo tempo da perdere.”






Avvertenze e condizioni per l'uso: ho paura, ho davvero paura dopo questo.
Non venitemi a cercare a casa, non uccidetemi, non picchiatemi per la massiccia dose di radiazioni da headcanon che vi ho sparato contro.
Anticipo che mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.
Spero, intoltre, che qualcuno abbia capito qualche suggerimento celato fra le righe, e che magari riesca ad anticipare con la mente gli sviluppi di quello che, con la probabilità del 95% sarà l'ultimo capitolo (sì, perché non finisce qui, ce deve stare ancora la fineh)
Mi dispiace, sono tremendamente dispiaciuta.
Ringrazio Ghillyam che ha recensito lo scorso capitolo.
Ringrazio anche voi, lettori silenziosi, che vi siete trascinati con me fino a questo punto, e non temete: lo struggersi finirà presto.

Mary

   
 
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