Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Lucy_susan    15/07/2017    2 recensioni
"Ricordi cosa è successo due anni fa? Io c'ero ed è stato orribile" si lamentava una donna in abito blu intenso.
"Oh, puoi ben dirlo cara, ma questa volta la regina ha giurato di sapersi controllare" rispose un uomo al suo fianco.
"Se non c'era riuscita in ventun anni, come può sperare di aver raggiunto un risultato dopo soli altri due anni?" intervenne un ometto mingherlino che, nel suo abito verde foglia coronato da medaglie e spillette, sembrava ancora più piccolo.
Nel frattempo erano tutti entrati nell'atrio e aspettavano di essere presentati per poter prendere effettivamente parte alla festa nella sala da ballo e continuare la conversazione.
Un cameriere in livrea stava tutto impettito ad un lato della porta e chiedeva ad ognuno il nome.
"Come devo presentarvi?" Chiese ad Hans.
"Sono il conte Marc Cantelle, figlio del duca di Chantelier" rispose prontamente il rosso.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Hans
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AdA:

Ciao a tutti voi lettori che vi siete imbattuti in questa fanfiction e avete deciso di leggerla. Questa storia prende spunto da una canzone di Christina Perri chiamata The Lonely. Capirete subito che non sarà allegra e non finirà con un “E vissero felici e contenti”, non è più nel mio stile, anche se penso che il bene debba trionfare prima o poi.

Comunque non spaventatevi e non lasciate la pagina, ancora. Questo primo capitolo non è il mio preferito, ma è anche vero che l’ho scritto un anno fa e da allora sono migliorata spero.

Ma, sto scrivendo più commenti negativi che positivi sul mio scritto... Allora facciamo che la smetto e mi limito a dirvi la trama -.-'

Se siete arrivati a leggere fino a qui i commenti vuol dire che siete pazienti, quindi vi meritate la ricompensa: la storia è ambientata 2 anni dopo il primo film di Frozen in estate e, se all’inizio sembrava tutto bello, ora cominciano a farsi sentire i problemi legati alla glaciazione di Elsa. I rapporti tra le sorelle diventano sempre più tempestosi, fino al punto di non ritorno. Di più non posso dirvi, quindi vi lascio volentieri alla vostra lettura. Finalmente, direte voi ;P


1. L'ultima goccia

In un castello una graziosa principessa dai capelli ramati stava passeggiando per i corridoi in attesa. Osservava le armature e i giochi di luce che si creavano sul metallo quando i raggi del sole le colpivano e sorrideva alle rimembranze di quei giorni passati in cui lei e la sorella amavano divertirsi e giocare insieme.

“Principessa Anna, c'è una visita per lei” le riferì una cameriera distogliendola dai suoi pensieri.

Lo sguardo le si illuminò ed ella corse subito verso il portone principale dimentica completamente del galateo.

Quando però vi giunse nessuno la stava aspettando sulla soglia e si sentì abbastanza confusa. La raggiunse la cameriera, che le aveva parlato prima, ansante per la corsa, che disse tra gli sbuffi: “Stavo per comunicarvi che ho fatto accomodare il signore nel salone.”

La principessa la guardò con aria dispiaciuta e disse in fretta: "Mi dispiace di averla fatta correre così, adesso si può congedare ed andare a riprendere fiato” finì con un sorriso e la sua aria sempre allegra.

Appena vide che la cameriera non stava più guardando, si diresse in preda alla gioia verso il salone grande, dove solitamente facevano accomodare gli invitati prima di pranzo o prima dell'inizio delle danze. Aprì le grandi porte e lo vide immediatamente, in piedi che guardava curioso un carillon che la madre aveva regalato a lei ed Elsa.

“Kristoff!” Urlò la principessa, scordandosi nuovamente tutto ciò che le avevano insegnato da bambina.

Alla sua voce il ragazzo si girò, in tempo per vedere una furia rossa saltargli addosso e riempirgli la faccia di baci.

“Okey, non c’è bisogno di uccidermi. Come stai mia principessa?" Chiese con voce calma e profonda.

In risposta Anna gli stampò un bacio sulle labbra con talmente tanta foga che i due si sbilanciarono indietro e urtarono contro la pendola nel tentativo di non cadere. Questa scivolò lungo la parete schiantandosi per terra.

Con un rumore acuto il vetro si ruppe e con un suono sordo gli ingranaggi sobbalzarono all'interno dell'orologio e si incrinarono.

Così i due si ritrovarono ancora con le labbra vicine, con una pendola rotta sul pavimento in una stanza vuota. Lentamente Anna toccò terra con i piedi e si staccò dalle labbra di Kristoff rimanendo, però, abbracciata a lui e guardando il disastro con occhi preoccupati.


Nel mentre, in una stanza al piano di sopra, una regina, molto indaffarata, leggeva alcune lettere di re di paesi lontani che chiedevano di essere ricevuti a castello. Stava rispondendo alle numerose proposte quando un rumore di vetri infranti le giunse alle orecchie. Sapeva che veniva dal piano di sotto e subito pensò alla sorella.

Chissà cosa avrà combinato adesso! si chiese alquanto irritata e lasciò lo scrittoio per andare a vedere.

Da qualche mese Elsa non riusciva a sopportare l'euforia di Anna. Si era chiesta per quale motivo, dopo anni che vivevano insieme, ella era così infastidita, ma la risposta tardava ad arrivare. Ora, dopo essersi fidanzata con Kristoff, la rossa era tornata come una bambina alle prese con una nuova bambola. Forse era proprio questo a darle fastidio: l'immaturità della sorella, la sua felicità nonostante Arendelle fosse in crisi. Dopo il brutto episodio dettato dalla rabbia di Elsa e quel rigido inverno fuori stagione, la città non si era ripresa: il freddo e il ghiaccio avevano congelato il raccolto e quell'annata era andata persa. Per almeno un anno la gente era morta di fame aspettando la ripresa che, però, sembrava lontana. Per questo Elsa aveva indetto un ricevimento durante il quale avrebbe scelto lo sposo adatto a non far crollare la città. Quello che possedeva più terre e il più abile a mantenere un'economia stabile.

Scese in fretta le scale immaginando già la faccia angelica della sorella davanti ad un disastro. Vide una serva muoversi veloce e le chiese cosa fosse successo. Ella rispose raccontando l’accaduto, che fece infuriare ancora di più la regina. A grandi passi Elsa coprì la distanza che la separava dalla camera e aprì le porte sfoderando la faccia più arrabbiata che potesse avere. Loro erano lì, in piedi a guardare la pendola rotta sul pavimento, mentre due servitori si affrettavano a raccogliere i vetri e rimettere a posto l'orologio.

Tossì due volte per attirare l'attenzione e disse:

“Anna! Cos'hai combinato questa volta?”

Chiese sapendo perfettamente cosa era successo.

Subito la sorella giustificò il disastro:

“È stato un incidente, sono stata io ad averlo spinto contro la pendola. Mi dispiace, non ricapiterà.”

“Anna, sei sempre la solita impacciata. Mi farai fare una figuraccia al ricevimento. Su, forza, togliamoci da qui e lasciamo che siamo i servi ad occuparsene.”


Nella stanza della rossa l'aria era pesante. Lei si sedette sul letto pensierosa e triste mentre Kristoff avvicinava una sedia.

“È diventata così scontrosa con me, Kristoff, che non so più come fare. Ho provato a chiederle spiegazioni, ma ogni volta mi risponde bruscamente senza spiegarmi il motivo di tanta freddezza.”

Anna alzò lo sguardo che aveva fissato sul pavimento per cercare qualche conforto negli occhi dell'amato, ma non trovò che confusione. Scoraggiata tornò a guardare il ricamo del tappeto posto sotto il letto che sbordava sotto i suoi piedi disegnando forme e fiori sulle piastrelle. Kristoff si alzò:

“Secondo me non devi fare nulla. Tua sorella è molto preoccupata per il destino di Arendelle e questo non può che peggiorare i rapporti fra voi.”

“Ma dopo che quel luglio era passato, sembrava tutto tornato normale.”

“Sono passati due anni da quel fattaccio e ora la tua gente ha bisogno di aiuto” rispose lui che nel frattempo si era avvicinato alla finestra che una volta dava sul bosco. Ora al posto di quegli alberi c'erano case e osterie. Un viandante camminava per la strada: aveva una barba grigia e i vestiti strappati e consumati. Camminava ingobbito dal peso degli anni e si reggeva su due gambe rinsecchite e deboli. Ogniqualvolta passava un contadino allungava la mano secca chiedendo cibo o denaro senza riceverne mai.

Anna si alzò dal letto per arrivare da Kristoff e puntare lo sguardo dove lo stava puntando lui: vide il vagabondo appoggiarsi alla staccionata di un recinto di pecore sfinito e assetato.

“Dobbiamo aiutarlo!” Esclamò Anna correndo fuori dal palazzo.

Uscì nell’arsura di quel giorno d'estate e raccolse dalla strada il vagabondo, lo portò nel castello e ordinò ai servi di preparare del cibo per lui.

Dopo pochi minuti durante i quali Anna era rimasta con l'uomo portandolo nella sala da pranzo e rassicurandolo riguardo alla sua sorte, il cibo e le bevande arrivarono e lui mangiò come non faceva da giorni. Finito il pasto guardò la principessa con aria grave.

"Fuori sono in molti affamati come me. Tratterete tutti come avete trattato me?"

La principessa non capì la sua preoccupazione e rispose dolcemente:

"Ci proverò per quanto mi è possibile."

Il volto dell'uomo cambiò e si accese di una luce nuova, quella che solo la speranza può dare.

"Devo andare ad avvertire gli altri" esclamò preso dal fervore. "Devono saperlo subito!"

Nel momento in cui lo disse si levò dal tavolo ed uscì veloce senza nemmeno aspettare di essere congedato dalla principessa, la quale in cuor suo cominciava a rendersi conto del grosso sbaglio che aveva commesso.

In poco tempo tutta la città conobbe l'accaduto e il giorno seguente i poveri che chiedevano cibo alle porte del castello erano aumentati.


La regina Elsa, che aveva intuito che qualcosa non andava nell'animo della sorella già dalla sera precedente, non sospettava certo ciò che la rossa aveva effettivamente compiuto e le conseguenze di quel fatto. Sola nella sua stanza esaminava ancora delle carte quando udì un gran chiacchiericcio provenire dalle stanze al piano inferiore. Si chiese chi potesse essere, ma non passò molto tempo che i suoi dubbi vennero dissolti.

Entrò, infatti, nella camera, senza bussare, Kristoff, preoccupato della situazione. Spiegò con calma alla regina quello che era successo il giorno prima e le conseguenze che avevano portato al castello tanti poveri senzatetto il giorno stesso. Elsa rimase stupefatta, ma lo stupore lasciò presto il posto alla rabbia: una rabbia furente che le fece ribollire il sangue nelle vene e congelare le mani. Sorpassò noncurante il povero ragazzo, che si intimorì non poco nel vederla così, e uscì dalla stanza lasciando sulla porta la forma della sua mano di ghiaccio. Mente si dirigeva verso il grande salone riservato alle cene con gli ospiti più illustri, una scia invisibile di ghiaccio si stava depositando dietro di lei mentre fuori dalla finestra si potevano vedere alcuni fiocchi di neve volare leggeri.

Arrivò nella stanza e spalancò le porte. Un via vai veloce e concitato faceva sembrare la stanza un grande formicaio: i camerieri si spostavano da un tavolo all'altro trasportando piatti pieni e vuoti, i cuochi aiutavano come potevano entrando e uscendo dalla cucina, decine di vagabondi parlavano e sedevano ai tavoli aspettando il cibo. Alla vista di quello spettacolo raccapricciante Elsa non seppe più trattenersi e scoppiò in un urlo accusatore:

"Anna!"

Tutta la sala tacque di colpo e si fermò. Ognuno di loro guardava la regina con occhi spaventati, ma sembrava non volersi muovere. Poi lentamente la folla fece spazio e Anna riuscì ad avvicinarsi alla sorella. Tremava come una foglia e si sentì gelare il sangue quando incrociò lo sguardo della sorella. Uscì cauta dalla sala aspettando che la bionda la seguisse, ma non lo fece: rimase a fissare furente le persone nella sala poi disse a mezza voce:

"Uscite, andatevene via tutti" e seguì la sorella in corridoio.

La fiumana di senzatetto si dileguò letteralmente cercando di scorgere qualcosa della discussione fra le regine nella sala accanto: Elsa sbraitava e agitava le braccia come nessuno l'aveva mai vista fare e Anna in un primo momento sembrò impaurita da tutta quella furia, ma poi cambiò espressione mentre rispondeva duramente alla sorella.

Un ingenuo bambino sgattaiolò, non visto dai servi e dalle guardie, sulla porta e ascoltò interessato il litigio.

"È tutta colpa di Kristoff, vero? È lui che ti ha messo in testa queste idee strambe" stava dicendo la regina di ghiaccio.

"No, lui non c'entra, ha anche cercato di fermarmi" rispose la rossa con aria sommessa.

"Da quando lo hai conosciuto non sei più la stessa."

"Io sono sempre stata così, ma forse tu eri troppo impegnata per notarlo" ribattè acida Anna.

"Lo vuoi capire che Arendelle sta cadendo nel baratro? La gente ha fame e i campi non producono abbastanza. Siamo isolati e le spedizioni in mare stanno diventando sempre più rischiose. Gli uomini hanno paura e i giovani lasciano la città per cercare lavoro altrove. È come un cane che si morde la coda: se non troviamo manodopera a sufficienza non sopravviveremo a lungo."

Dopo la sfuriata di Elsa sembrava che Anna si fosse calmata, ma la più grande non aveva ancora finito.

"Per questo tu devi dimenticarti di Kristoff. Tu devi sposare un principe potente che risollevi la nostra città."

"Che cosa?" La interruppe Anna. "Io dovrei rinunciare a Kristoff perché tu non vuoi sposarti? Come puoi chiedermi una cosa simile?"

"Io non posso sposarmi, Anna! Vorrei, ma non posso. Qualsiasi uomo che mi conoscerebbe mi reputerebbe un mostro e noi non possiamo permettercelo."

L'espressione della sorella più piccola mostrava lo stupore che la ragazza provava.

"No!" Urlò interrompendo il discorso. "Io non lascerò Kristoff solo per scopi politici."

"Non puoi farci niente, ho già preparato tutto: tra un mese si terrà una cena di gala qui a palazzo a cui parteciperanno molti principi del regno che me lo hanno chiesto esplicitamente e altri che ho invitato io stessa. Quella sera sceglierai lo sposo che ti piaccia o no" fu la risposta secca, ma esauriente.

"Hanno chiesto esplicitamente di me hai detto?" Domandò Anna sbalordita.

La sorella tentennò non sapendo come rispondere, ma la piccola aveva già capito.

"No, non hanno chiesto di me," sorrise amaramente, "ma di te."

Il silenzio calò fra le due, ma subito fu interrotto dalla rossa che scosse la testa decisa e disse:

"No Elsa, io non lo farò. Amo Kristoff più di me stessa e non posso lasciarlo."

Uscì dalla sala con passo pesante e lasciò Elsa spiazzata e arrabbiata. L'aria intorno a lei si fece fredda e le sue mani trasudavano ghiaccio. Sarebbe bastato un minimo movimento per far crollare l'autocontrollo che la regina si era costruita in tutti questi anni. Fortuna volle che il ragazzino riuscì a non farsi sentire mentre usciva spaventato dal castello, cosa che non capitò ad una povera guardia che entrò nella stanza solo per avvertire la donna che tutti gli ospiti indesiderati erano usciti.

"Regina Elsa," accennò, ma venne folgorato all'istante da un raggio di ghiaccio partito dal suo palmo. La donna respirò profondamente. Doveva trovare subito un posto isolato per smaltire la rabbia. Perciò non perse tempo e si incamminò furiosa verso la montagna lasciando, al posto della guardia, una statua di ghiaccio.

  
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