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Autore: enegizedcheers    15/07/2017    0 recensioni
La cattiva notizia è che il tempo vola. La buona notizia è che sei il pilota.
(Michael Althsuler)
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La macchina viaggia ad una velocità di 15 km/h che, a pensarci bene, è la stessa a cui potrei andare io se scendessi e camminassi sulle mani.

Ogni quarto venerdì del mese mio padre mi porta da nonno Oswald, nel manicomio di Kinsville, a un' ora di macchina da casa, se non c'è traffico.

Il fatto positivo, l unico a dire il vero, è avere una scusa per saltare compiti in classe e lezioni noiose. Algebra? A cosa mi servirà mai nella vita?

D' altra parte entrare in un posto che odora di vecchio e vomito non è l' attività migliore del mondo.

“Vedi di non essere silenzioso come tuo solito” mi esorta Richard, guardandomi dallo specchietto del guidatore e continuando con la monotona frase che viene ripetuta ogni mese. “A tuo nonno fa piacere vederti”

Sì, se ci fosse con la testa e non mi chiamasse con un nome diverso ogni volta.

Jack, Zack, Iza e ovviamanete la creme de la creme, forse detta per un overdose di farmaci di pessima qualità ma ugualmente d effetto: Isabelle.

Come se mi vestissi da femmina e robe del genere.

 

Quando arriviamo sono le quattro del pomeriggio e Richard (che non ho ancora presentato e che, boh, è mio padre) decide come suo solito di restare in macchina per svolgere 'affari di lavoro' e che appena sarò sceso ed entrato nel manicomio st. James diventeranno ascoltare le formazioni delle squadre di baseball e fumarsi una sigaretta.

Dio, quanto vorrei una sigaretta adesso!

Ancora ricordo quando mi hanno beccato e messo in punizione una settimana, frugando per casa e rimuovendo ogni singola cicca.

Per fortuna che non hanno controllato sotto il materasso.

Ad ogni modo mi ritrovo nella sala principale del st. James e la cosa che subito attira l' attenzione non è la segretaria di turno, probabilmente strafatta, intenta a masticare incessantemente e a bocca aperta la cingomma che ha cominciato tipo quattro ore fa.

No, quello è niente. Il problema è la musica d' attesa. Le solite cinque note ripetute fino all esaurimento. Una pausa di tre secondi che ti fa sperare in qualcosa di nuovo ed ecco che ricomincia da zero.

Forse è per quello che la gente diventa matta in questo posto.

 

Un infermiere che sembra uscito da arancia meccanica mi viene a chiamare e mi porta nella sala visite.

Mio nonno è seduto al tavolo da chissà quanto tempo ma diversamente dalle altre volte ha lo sguardo fisso su un foglietto che stringe avidamente.

Non si accorge del mio arrivo né di quando mi siedo.

Lo guardo per un po', sospiro e comincio: “nonno?”.. “nonno, ci sei?”

ma non ottengo risposta.

Sto per convincermi a restare in silenzio per il resto dell' ora quando gli occhi dell uomo mi fissano e si illuminano.

La bocca si apre e, per la prima volta da quando lo hanno portato al st. James, lo sento pronunciare il mio nome: 'Isak. Isak Ward'.

Sono stupito e convinto che in qualche parte del mondo abbiano festeggiato come il 4 luglio per un avvenimento del genere.

A questo pensiero mi lascio sfuggire un sorriso e mio nonno, Oswald Ward, fa lo stesso.

Poi mi afferra una mano, appoggia sul palmo il foglietto di carta che aveva con sé e la richiude.

Ammetto che la curiosità è forte e leggo subito il messaggio: 'Isak. Isak Ward'.

Bene. Devono averglielo dato così che riferissi che le cure sono efficaci e mio nonno sta facendo passi in avanti.

Scruto gli infermieri nella sala e comincio a indagare.

“Dimmi un po', è stato quel neretto lì a darti quest' informazione top secret? Oppure quel biondo con la faccia da pesce?”

Oswald ride, forse per i farmaci, forse per la demenza senile o forse perché gli sono suonato comico.

Fatto sta che un momento dopo la sua espressione cambia e, serio come non lo ho mai visto, comincia ad elencare una serie di eventi.

L uomo al tavolo alla sua destra inciamperà nel tentativo di alzarsi e gli schiamazzi provocheranno una crisi isterica nella donna alle mie spalle. La sicurezza si muoverà per fermarla ma ci riusciranno solo dopo che questa avrà attaccato l uomo con cui stava parlando, ferendolo a una mano.

Non so se ridere o assecondarlo ma un frastuono attira la mia attenzione.

Mi volto e vedo un uomo in terra; qualcuno comincia a urlare e una donna si scaraventa sull uomo che ha di fronte.

Gli infermieri la raggiungono in un baleno, la sollevano e la portano via prima che possa peggiorare la situazione.

Sono sbalordito e sempre più convinto che Oswald non mi abbia staccato gli occhi di dosso.

Voglio chiedere spiegazioni ma è lui a spiazzarmi con l' unica domanda che non mi sarei aspettato: “Ho detto ciò che mi avevi ordinato. E adesso?!”

   
 
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