Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Luxanne A Blackheart    16/07/2017    2 recensioni
"Noi due siamo uguali, anche se diversi, Zafiraa. Siamo uguali perché siamo stati rinnegati. Siamo diversi perché distruttivi in modo differente: tu come la neve, io come il fuoco."
Zafiraa ha diciotto anni e due problemi. È albina e una piratessa, una delle più temute ed odiate dei sette mari. Fattori questi che rendono il sopravvivere,  in una società fortemente maschilista e  superstiziosa, molto difficile.
Zafiraa ha un rivale che cerca di catturarla, direttamente imparentato con il sultano, che la vuole morta dopo il torto subito.
Ma non appena le loro spade affilate si incontreranno, capiranno di essere due animi affini i cui destini e passati sono fortemente collegati fra di loro.
Sono neve e fuoco.
Sono rinnegati dalla stessa terra.
Sono un uomo e una donna che non hanno un posto nel mondo e che cercheranno di crearselo. Insieme, separatamente, chi può dirlo?
L'importante è che due occhi verdi da cerbiatta e capelli rossi come il fuoco non muovano le carte in tavola, girandole a proprio favore. Perché il tempo passa per tutti, ma le abitudini restano.
Segreti mai rivelati, bugie, odi repressi e amori proibiti e immorali... siete pronti a rientrare a Palazzo Topkapi e vivere una nuova avventura?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rinascimento
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mustafà aveva fatto di lei la sua serva personale, che amava maltrattare e sottomettere a suon di frustate violente sulla schiena. Si era dovuta piegare, dopo una settimana di soprusi, accettando, non senza ribellarsi ogni volta, ogni ordine che le veniva imposto.
I suoi genitori e la sua famiglia non avevano ancora trovato il modo di venirla a liberare; probabilmente stavano elaborando un piano vincente per poterla salvare, senza provocare un gran numero di morti. Essendo una persona molto influente e avendo a disposizione un intero castello in una provincia dell'impero, Mustafà doveva anche disporre di un gran numero di soldati pronti a dare la vita in caso di attacchi esterni. La loro ciurma contava un numero cospicuo di pirati, ma non abbastanza per poter sconfiggere un intero esercito di eunuchi neri.
La teneva lontana dalla famiglia, ovvero dai figli e dalla moglie, e lasciava che si affiancasse solo ai servi, una volta schiavi, provenienti da altre terre.
Il primo giorno di prigionia era stata rinchiusa in una angusta cella che puzzava di piscio, escrementi e paglia; un mix che le faceva rivoltare lo stomaco. Lei era riversa per terra con un brutto taglio in testa che sanguinava ancora un po' e sicuramente era più pallida del solito. Mustafà era entrato con sguardo trionfante, disarmato e felice, dopo aver mandato via le due guardie che sorvegliavano la cella. Zafiraa si era ricomposta velocemente, non volendo far trasparire il suo malessere. Si sentiva profondamente debole. Aveva messo su la sua solita maschera di ghiaccio, priva di emozioni e impenetrabile a tutti, tranne alla sua famiglia. Il suo sguardo, due occhi di un verde particolare, era gelido.
-Eccoci qui, io e voi, Zafiraa. Direi che adesso il vincitore sia io e non più voi. - Il turco ghignò, avanzando di qualche passo verso la nemica. Zafiraa notò con grandissimo piacere ch'egli aveva ancora il viso tumefatto da tutti i suoi colpi.
-I giochi non sono ancora finiti, Mustafà. Che cosa volete da me? Uccidermi, torturarmi? Fate pure, ma aspettatevi la mia vendetta. -
-Non potrei mai uccidervi, voi mi servite, mia cara strega. Siete molto più importante di quanto pensiate. Adesso mettetevi questo. Vestitevi da donna, com'è giusto che sia. -
-Io mi vesto come diavolo mi pare e piace. Non sarete di certo voi a dirmelo con le vostre idee da signorotto turco. Non sono una donna qualunque, sono una pirata, il futuro capitano di una nave. -
-Non fatemi ridere. Non vedrete mai più il mare o una nave in vita vostra, ladruncola che non siete altro. Potete dire addio a tutto ciò che eravate, adesso siete una serva, la mia serva e come vostro padrone, io esigo che vi vestiate come tutte le altre donne. -
-Mai, mai obbedirò a questo vostro ordine, Mustafà. -
Un sonoro schiaffo le fece girare la testa; ne aveva avuti così tanti da quelle mani grandi e callose che ormai non le facevano più male. Bastò solo quello per farla arrabbiare e saltargli addosso. Lottarono vivacemente, prendendosi a pugni, schiaffi, morsi, dicendosi le peggio cose, ma Zafiraa non era forte abbastanza per tenergli testa, ecco perché lui riuscì a placcarla al suolo. La teneva ferma con il peso del suo corpo, mentre le braccia con le mani. Avvicinò il viso a quello della donna, ghignando divertito. -Siete mia ora, non potete fare nulla per liberarvi. Posso fare di voi ciò che più mi aggrada. - Zafiraa gli sputò in faccia, girando il viso di lato per non guardarlo. Mustafà con movimento veloci le strappò tutti i vestiti, la giacca pesante, la camicia bianca e larga e i pantaloni, avendo la decenza di lasciarle solamente la biancheria, ovvero una canottiera bucherellata in lana, dei pantaloncini in cotone e gli stivali neri. Le fece indossare l'abito grigio, che le lasciava scoperte braccia e spalle, ma che aderiva troppo al corpo, evidenziando le sue forme.
Mustafà la fece sollevare, guardandola attentamente per tutto il tempo. Sembrava una poco di buono, poiché il vestito le metteva in evidenza il seno in modo poco elegante. Era bella, questo glielo concedeva, una bellezza delicata che veniva celata dagli abiti maschili e dal comportamento rozzo. I capelli completamente bianchi li aveva legati, ma le arrivavano fin sopra il sedere, gli occhi da cerbiatta erano di un particolare verde, sembravano ci fossero delle sfumature marroncine, le labbra piccole ma carnose, che sanguinavano dopo i colpi ricevuti.
-Smettetela di guardarmi così. - Mustafà si passò la punta della lingua sulle labbra, deliziato dal metterla in imbarazzo. Si avvicinò ancora una volta, ma lei non si mosse, non aveva paura. E con un movimento veloce le afferrò i capelli, slegandoglieli, fece sì che le ricadessero sulle spalle per studiarli meglio. Non ne aveva mai visto di quel genere. Sapeva esistessero dei tipi di capelli molto chiari, una delle sue favorite li possedeva poiché di origini nordiche, ma bianchi... completamente bianchi, mai li aveva visti.
-Io posso fare tutto ciò che voglio, Zafiraa. Tutto di voi è mio, t u t t o. -
Zafiraa cercò di colpirlo ancora una volta, ma Mustafà la bloccò, sbattendola contro la parete in roccia. Il labbro continuava a sanguinarle e per provare ancora una volta il suo potere su di lei, lo leccò sulla ferita, sentendo il suo gemito di disgusto.
-Ah, considerato che adesso sei una mia serva, posso liberamente darti del tu. -




Aveva trovato la piccola piangere in un angolo dell'enorme giardino, dopo aver aiutato Mustafà a farsi un bagno; le aveva concesso del tempo libero dopo tanto tempo e così aveva deciso di uscire per andare a prendere un po' d'aria fresca in giardino. Quella reggia era bellissima, glielo concedeva.
Aveva capito subito chi avesse davanti; stessi capelli ricci, stessi occhi neri e lineamenti perfetti... Non era mai stata una particolarmente materna con i bambini; quell'istinto che aveva sua madre e che la faceva intenerire ogni volta che incontrava un moccioso per strada, non l'aveva mai avuto. Era diversa, effettivamente, da tutte le donne che aveva incontrato, includendo le puttane che la sua ciurmaglia incontrava ogni tanto. Zafiraa pensava che le persone dovessero avere un'indole particolare, che si possedeva dalla nascita, per farsi piacere quelle cose che facevano pupù, piangevano, mettevano ogni cosa in bocca e vomitavano qualsiasi cosa riuscissero a rigurgitare.
Era carina, glielo doveva concedere, anche se sembrava scomparire in tutto quel tulle rosa. Non osava immaginare cosa significava essere costretta ad indossare ogni giorno vestiti di colori così sgargianti e scomodi.
Ad ogni modo, cercò di ignorarla, sedendosi dalla parte opposta. La mocciosa però accorgendosi della sua presenza, si asciugò le lacrime e la raggiunse, osservandola. Zafiraa fece finta di niente e non le rivolse un'occhiata, le era stato ordinato di non avere nessun tipo di rapporto con la famiglia.
-Siete la serva di papà? Quella che non gli obbedisce mai, non è vero? - Zafiraa la guardò, ma non rispose. Aveva una voce stridula e fastidiosa. Mustafà era un pezzo di merda, ma fortunatamente le permetteva di tenere i suoi capelli bianchi nascosti con un foulard, in questo modo si era risparmiata una domanda sul colore dei suoi capelli. -Sapete parlare? -
-Vostro padre mi ha ordinato di non rivolgere la parola a nessuno dei suoi figli e alle sue mogli. Saremmo nei guai entrambe se lui ci dovesse scoprire.-
-Non preoccupatevi, mio padre è andato a caccia. Sarà di ritorno tra qualche ora. Io non gli dirò niente. - La bambina sorrise, grattandosi i riccioli scuri. - Io mi chiamo Mihrişah. E voi? -
-Zafiraa, ma potete chiamarmi come vi pare. Sono vostra serva e prigioniera, come mi ha già spiegato vostro padre. - Le rivolse un'occhiata dura e Mihrişah fece una smorfia mentre gli occhi le si lucidarono. - Perché stavate piangendo? -
-Perché il mio papà non ama la mia mamma. Adesso ha un'altra donna che aspetta un figlio. Si dimenticherà di me e di Orhan. - Ricominciò a piangere copiosamente. Zafiraa l'afferrò per le spalle, scuotendola come una bambola di pezza. Odiava i piagnistei. - Smettetela! Mi fate male! -
-E voi smettetela di piangere come un'idiota. Siete grande! Nessuna donna dovrebbe piangere per un uomo, neanche se quest'uomo è suo padre. Non vi dirò che vostro padre vi ama e vi darebbe la luna se potesse, perché non me ne frega niente al momento né di voi né e soprattutto di lui. Ma basta piangere! E' per le fannullone come voi che la gente pensa che le donne siano deboli. Pensate che tuo padre debba lasciare quella donna per voi? Andate e affrontatelo! Non siete una stupida e siete abbastanza grande da saper parlare per voi stessa.- Zafiraa la lasciò andare, godendosi la faccia terrorizzata e confusa della mocciosa e senza aggiungere altro se ne andò.






-Il principe Mustafà è così attraente, quanto vorrei diventare una delle sue spose! - Una delle concubine, una bellissima ragazza dalla pelle color cioccolato, sospirò con aria sognante, mentre la sua compagna più bassa, dalla pelle chiara e gli occhi a mandorla, annuiva in accordo. -Adesso che andrà a Costantinopoli da suo padre, il Magnifico, noi rimaneremo tutte sole qui. -
Zafiraa si fermò all'improvviso, interrompendo il discorso delle due concubine, che la guardarono spaventate. Nonostante lei avesse un foulard celeste a coprirle e nasconderle il colore particolare dei suoi capelli, tutti sapevano della sua particolarità e questo le dava tremendamente fastidio.
-Che cosa vuoi, mostro? -
-Stavate parlando di Mustafà? Avete detto lui sia un principe, il figlio del Magnifico? Proprio quel Mustafà? - Zafiraa non voleva credere alle sue orecchie. Era da una vita che voleva scontrarsi con uno della famiglia reale per vendicare tutte le sofferenze che avevano portato ai suoi genitori e venire a scoprire in quel modo che il suo più grande nemico era proprio il principe, l'erede al trono in persona, la mandava fuori di testa. Pensava fosse un importante generale, un nobile di basso lignaggio, ma non un dannato principe!
-E chi altrimenti? Avevano detto fossi stupida, ma non credevo fino a questo punto. - La piratessa in un moto di rabbia sbatté al muro una delle due, mentre la cinese urlava di non farle del male. -Datemi un'altra volta della stupida e troverete la vostra insulsa lingua attaccata alle scarpe. -
La concubina tremava come una foglia, impaurita che lei potesse farle del male. La lasciò andare, sollevando quel maledetto vestito fin sopra le ginocchia e correndo verso le stanze del suo 'padrone'. Lì trovo due eunuchi a sorvegliare la porta, infatti non la fecero entrare.
-Sono qui per volere del padrone. Mi ha richiesta. -
-Il padrone è occupato con una delle concubine al momento. -
-Ne sono consapevole, ma è urgente. Se non mi farete entrare adesso egli se la prendeva con tutti e tre. E voi sapete di cosa egli sia capace meglio di me. - Senza aspettare un'ulteriore risposta, Zafiraa spalancò la porta spaventando i due coinquilini impegnati e praticamente privi di vestiti. Mustafà la guardò confuso, ma poi i suoi lineamenti si indurirono.
-Che cosa ci fai tu in camera mia? -
-Tu esci da questa stanza, ora. - Disse, ignorando le parole del principe e guardando la ragazza che si mosse, vestendosi come meglio poteva. Prima che fuggisse via però, Mustafà la fermò facendola risedere.
-Costantine, tu resti qui. -
-Ho detto di andartene via! - Zafiraa si diresse verso la ragazza, l'afferrò per un braccio e la spinse via, successivamente con astuzia e velocità impedì agli eunuchi di entrare, bloccando la porta.
Mustafà era livido di rabbia, mentre si rivestiva per coprire le sue nudità velocemente. - Adesso dovrò punirti, Zafiraa. Mi hai mancato di rispetto e non tollero quando accade. -
-Mi dovete scusare, principe, non volevo assolutamente mancarvi di rispetto. - Ella afferrò una delle spade poggiate su uno dei bauli e Mustafà la imitò. - Come potrei mai offendere il futuro imperatore? -
-Come mai tutta questa rabbia, Zafiraa? Pensavo lo sapessi. -
-E invece no! Nessuno manderebbe l'erede al trono a combattere dei pirati! Come potevo saperlo. Ho avuto per tutto questo tempo il figlio della disgrazia della mia famiglia, non avete idea di quanto io sia incazzata ora! -
-E allora vieni, fammi vedere che sai fare, donna. Questa sarà l'ultima volta che avrai modo di toccare una spada, perché quando andremo a Costantinopoli mio padre farà di te carne per cani. -
Ma prima che uno dei due avesse l'occasione di compiere la prima mossa, la porta venne scardinata e suo fratello Alexandros le sorrise.
-Scusa per il ritardo, piccola, che mi sono perso? -


A.N//
Mi scuso per l'enorme ritardo, ma sono davvero occupata e non trovo un attimo per mettermi al computer. Il lavoro ingloba tutto il mio tempo. Dalla prossima settimana, con la fine del lavoro, troverò sicuramente del tempo per poter aggiornare in modo più frequente.
Ad ogni modo datemi un parere, come vi è sembrato? Nel prossimo capitolo ci sarà altro movimento!
Grazie a tutti coloro che mi seguono e che aggiungono questa storia ai loro elenchi.
Un bacio e al prossimo aggiornamento!




 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Luxanne A Blackheart