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Autore: OkitaSougo    16/07/2017    0 recensioni
"Ho come l'impressione che vengano indotte informazioni nei nostri cervelli, come sottili lame che non puoi vedere nè evitare." [Matthew Bellamy]
La mia testa è un covo di paure, preoccupazioni e ansie, che non lasciano spazio ai drammi della società. Adora vagare, costruire realtà inesistenti e pensare di essere ogni giorno in lotta per la sopravvivenza della sua autonomia. Assenza di fili conduttori e libertà di toccare ogni pensiero possibile: tutto ciò porta solo confusione, che si riversa in flussi di coscienza continui.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Micro Cuts

"Ancora sangue versato sulle strade. Due giovani vite sono state spezzate quest'oggi all'alba quando.. Si è congedato così il ministro degli esteri, lasciando poco spazio alle speranze dei.. ..trovato morto nel suo appartamento. Lascia due figli e.. ..bilmente deluso, non ha lasciato dichiar.. ..una vergogna! Prometto che.."

Nero.

Lo schermo di questa televisione deve restare nero. La mia testa sta per scoppiare, non può reggere tutto il male del mondo. Non può sopportare un secondo di più questo afflusso incessante e incoerente di informazioni. Saranno davvero utili? Ho davvero bisogno del resoconto quotidiano dei decessi? O di venire a conoscenza dell'ennesima crisi politica? La vita, per molti, è dura, non serve complicarla ulteriormente. Ma allora non capisco perchè siamo costretti a vivere nella società dell'informazione. Non capisco perchè siamo costretti a vivere come la società desidera. La mia testa è un pozzo senza fondo di paranoie e pensieri senza un filo logico, non può accogliere anche le disgrazie altrui.

Lo schermo è nero, vuoto. Di che colore è il vuoto? Se nulla esiste, non ci sono colori, quindi non può essere bianco. Se non esiste il bianco, può esistere il suo opposto? Se nulla esiste, può esistere il concetto di "nero"? Questo pensiero accentua il mio mal di testa, è l'unica cosa a cui letteralmente non sono in grado di pensare. Forse è meglio interrompere i pensieri per oggi, ma come posso? La mia testa agisce da sola, coglie ogni dettaglio, ogni stimolo, e li trasforma in pensieri e quindi ansie. Quella che più mi opprime riguarda il modo in cui si vive. Si è davvero obbligati a seguire certe norme sociali? E' veramente impossibile vivere responsabilmente e non essere ritenuti degli inetti, degli estraniati, stando però lontano dal normale filone di eventi proposti ogni giorno dai media? Provo rabbia, perchè la risposta pare essere negativa. 

Mi alzo dal divano, la testa pesante, le parole che esondano e cadono sul pavimento, sporcandomi appena i vestiti. Mi sento impregnato dall'informazione, sento delle catene stringersi attorno a me che mi ricordano che vivo nel ventunesimo secolo, l'era del controllo. Pare non esserci un modo per vivere per i fatti propri. Forse una passeggiata mi farà bene.

Mezzogiorno, la luce solare è accecante, ma quello che mi davvero infastidisce e anzi, mi preoccupa, sono le ombre che si estendono dietro le persone. Strisciano, prendono vita, assalgono i loro umani e li dominano completamente, senza che essi se ne rendano conto. Questa passeggiata non è un passatempo piacevole: è la mia sfida personale per sconfiggere quei demoni che mi perseguitano ogni ora, ogni giorno. Devo rimanere forte anche in mezzo alla folla, accanto a coloro che sono responsabili della creazione della società e delle sue norme. Devo rimanere me stesso.

Danno tutti così importanza all'esteriorità. Bisogna sapersi presentare bene, per impressionare il prossimo. Si deve sempre dare una buona impressione di sè, poco importa se le persone capiranno come siamo davvero, prima o poi. Più tardi avviene, meglio è. Ma per chi invece fatica ad aprirsi, soprattutto per paura di essere assalito dalle ombre, la prima impressione sarà la peggiore arma. La fiducia si costruirà lentamente, con atti e parole sinceri. Non è così che funziona nella società, proprio per questo non la sopporto. Così come non tollero come molti si conformino a mode e norme del momento, riuscendo in qualche modo a risaltare. Per i dissidenti, il destino è sempre lo stesso: vengono sempre e paradossalmente indicati come i veri conformisti, dato che essere diversi oggi pare la nuova normalità. Io direi che è il vero fenomeno fin troppo diffuso è il volere essere diversi. 

Sento le voci, un'ombra cerca di aggrapparsi a me, mi difendo comportandomi con naturalezza. Probabilmente non si capacita del fatto che io non sia seguito da un suo simile. Probabilmente quelli come me fanno paura alla società, perchè se fossero in tanti sarebbero in grado di sovvertirla. Ma io voglio vivere nel mio mondo, dando un contributo minimo al resto delle vite, preoccupandomi invece con tutto me stesso per coloro a cui tengo, ma senza rovinarmi l'esistenza a causa di fatti accaduti a persone che non conosco. E' un atteggiamento cinico, o è solo la naturale reazione di una persona dotata di volontà propria di fronte agli eventi recenti? Sarebbe meglio fingersi cittadini del mondo e struggersi, magari solo su Internet, per ogni fatto negativo che accade?

La passeggiata finisce qui.

Rientrando in casa sento la classica sgradevole senzazione del sudore che gocciola in ogni angolo del corpo. Ma ancora una volta si tratta di parole: sono le belle parole prodotte dalle persone, quelle parole che non diventeranno mai gesti. Come crisalidi destinate a non "sbocciare", illudono di essere in grado di portare un futuro fatto di bellezza ed armonia, mentre in realtà servono solo per sedare le paure del momento. Odio l'ipocrisia. 

Improvvisamente avverto del dolore e noto che la maglietta, bianca, è diventata a tratti nera. La tolgo, sono pieno di cicatrici, ma i graffi si sono risanati da soli. Sicuramente è svantaggioso rischiare di essere contaminati così spesso, ma agire di testa propria e soprattutto pensare con la propria mente può essere un'eccellente difesa. Cerco di pensare positivo, finchè davanti a me ritrovo ancora quella distesa di nero. Stavolta non si tratta di uno schermo, mi sento cadere, ed ecco che lo avverto! E' una sensazione struggente, mentre mi appoggio violentemente al pavimento non avverto dolore fisico. Riesco a sentire solamente il terrore provocato da questo demone. Il vuoto incombe su di me. Si fa sempre più vicino. Non vedo nulla, ma forse riesco ancora a muovermi. Afferro la prima cosa che capita. Non so cosa sia, è liscio e freddo e trasmette un'ansia profonda. La sento penetrare dalla mano fino a ogni angolo del corpo. Mi irrigidisco. Non può farlo, non può conquistarmi così. 

Invece può, e ci riesce. La mia testa cessa di darmi quella sensazione di pesantezza che ormai era familiare. Sento solo freddo, e vuoto. Ma mi sento leggero.

Quando mi risveglio, riesco a sentire solo malinconia mista a leggerezza, è una sensazione a me sconosciuta. E' come se qualcuno stesse incombendo paurosamente su di me, fisicamente. Ma allo stesso tempo, sento che le ansie possono essere messe da parte. Non ricordo come sia finito sdraiato qui, ricordo solo di avere afferrato qualcosa di freddo e di.. nero, come un'ombra. Mi sento un'ipocrita, senza una ragione precisa. Mi sento come se potessi uscire di casa con la sicurezza di chi sa di avere un posto nella società, di chi affida le proprie preoccupazioni a un fedele custode che lo segue pedissequo, o forse ossessivo e opprimente; la sicurezza di chi è all'oscuro di qualcosa, ma che vive con leggerezza, perchè se qualcosa non si può conoscere, allora tanto vale non struggersi tanto per cercare di comprenderla. Mi sento.. in errore, ma al tempo stesso parte di un disegno più grande. Penso di sentirmi.. comune. E' forse un bene?
   
 
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