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Autore: tbhhczerwony    16/07/2017    0 recensioni
【remake di «a simple puppet» | sora centric | ebbene sì, finalmente ritorna】
dal prologo:
Qualche giorno prima dell’accaduto, Sora era in casa sua e si stava preparando per uscire. Era già da un po’ di tempo che giravano le notizie sui ragazzi scomparsi, ma stranamente, al ragazzino non importava – anzi, in realtà pensava che non fossero vere, che utilizzavano queste notizie solamente per spaventare i ragazzi della sua età – o anche più grandi – che facevano i ribelli di fronte alle richieste dei genitori o degli adulti in generale.
“A quest’ora, sarebbe già scomparsa mezza città” pensava.
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Sora Shiun’in/ Sora Perse, Yuri /Joeri, Yuya Sakaki, Yuzu Hiraghi/Zuzu Boyle
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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E sì, finalmente a grande richiesta torna dopo tanto tempo "a simple puppet", avevo promesso un remake - perché in effetti la stesura dello scritto originale non mi convinceva - perciò ecco qua un prologo nuovo di zecca, con alcune cose modificate rispetto all'originale, ma hey, come ho già detto io non sono Studio Gallop stesso sono l'autore, sono Seto Kaiba e faccio quello che mi pare! Okay, a parte questo piccolo sclero che non sto a spiegare, spero che come prologo, anche se un po' modificato, vi piaccia e... niente, mentre voi leggete io scrivo il primo capitolo. (ps: una piccola chicca, dato che si tratta di un remake di una ff vecchia, in cui usavo sempre il font georgia, anche in questa versione della ff userò il font georgia, mentre per i titoli il times, giusto per restare un po' in tema al... nuovo tema. (?))


Prologo


La pioggia scendeva repentinamente, e nello stesso momento Yuzu strinse tra le sue mani l’ombrello color rosso papavero, sperando che quella pioggia non aumentasse fino a far venire giù un temporale. Per metà, il suo impermeabile rosa era bagnato dall’acqua piovana, purtroppo però, l’ombrello non era abbastanza grande e dovette rassegnarsi, quindi tirò un sospiro sconsolato. Era da un po’ che camminava senza meta alcuna, voleva solamente cercare un riparo adatto, che non fosse solo il suo ombrello – dato che, come detto in precedenza, non bastava a proteggerla dall’acqua.
Nel frattempo, pensava anche a tutte quelle notizie deprimenti che passavano ultimamente in quella triste e grigia città. Ripensò anche a Sora, un ragazzino dai lunghi capelli azzurri, un amico di Yuya, a detta sua. Sicuramente quel ragazzino era sparito insieme a tutti gli altri di cui notizie, non ce n’erano più da un bel pezzo. Scosse leggermente la testa, cercando di non pensarci.
Continuò invece il suo percorso, notando anche un ragazzo che era seduto per terra davanti a un muro. Il cartello che c’era davanti a lui purtroppo era sbiadito dalla pioggia, e ciò che c’era scritto quasi era illeggibile. Ma la ragazza dai capelli rosa capì solo da quel cartello e un piccolo contenitore cilindrico con pochi spiccioli dentro che quel ragazzo aveva bisogno d’aiuto. Cercò nella tasca destra del suo impermeabile delle monete, queste qualche volta cadevano dal portafoglio, quindi sperava di trovarne; non appena ne trovò qualcuna, le mise dentro al contenitore cilindrico del ragazzo, che le sorrise, ringraziandola.
Lei ricambiò il sorriso, salutandolo con la mano e andandosene subito dopo. Almeno, una buona azione in quel giorno più grigio di altri, l’aveva compiuta. Quando passò vicino a un’edicola, un venditore le passò un giornale, che lei, durante il percorso, si mise a leggere – in realtà, si mise a leggere solamente la prima pagina, dato che con l’altra mano teneva l’ombrello e per ovvi motivi non poteva girare le pagine.
In prima pagina, c’era scritto a caratteri grandi “Altri ragazzi scomparsi: dai 10 ai 15 anni i ragazzi scompaiono misteriosamente”. A Yuzu salì nuovamente la tristezza, continuando a leggere l’articolo. Nello stesso momento sentì il suo cellulare squillare. Piegò – in un modo abbastanza bizzarro – il giornale e lo mise dentro la tasca sinistra dell’impermeabile, prendendo invece dalla tasca destra il telefonino.
La schermata rivelò il mittente della chiamata: Yuya. Lei aprì la chiamata, mentre riprese il percorso, camminando.
«Ciao, Yuya» salutò, accennando un sorriso effimero – durò minimo cinque secondi. Si sentì sollevata solo a sentire la sua voce. Sperava solamente che almeno lui avesse buone notizie.
«Va tutto bene?» domandò lui. La ragazza non si aspettò da lui una domanda del genere. «Ultimamente sei molto più giù di morale di altre volte» le disse ancora, quando lei si decise di non rispondere alla domanda.
La ragazza dai capelli rosa, successivamente, tirò un sospiro malinconico, «Altri ragazzini scomparsi» rispose, «Secondo te… prenderanno anche noi?».
Dall’altra parte del telefono Yuya scosse leggermente la testa, «Non lo devi dire neanche per scherzo».
«Yuya, siamo in serio pericolo, tutti quanti».
«A meno che non ci mettiamo a parlare con qualche individuo sospetto, nessuno ci troverà e prenderà».
Yuzu aveva i suoi dubbi, ma voleva fidarsi dello sconfinato ottimismo del suo quasi amico. Beh, quel “quasi” stava a indicare che i due provavano sentimenti l’uno per l’altro, ma li dimostravano solo in situazioni più drammatiche, un po’ come quella.
Ripensando ai ragazzi scomparsi, si ricordò anche del fatto che non vedeva da un sacco di tempo Sora: un ragazzino che voleva tanto conoscere Yuya, farci amicizia e perché no, anche uscire insieme qualche volta. Questo ragazzino dai capelli turchesi conosceva già Yuzu, e cercava di convincerla in tutti i modi a dichiararsi al ragazzo dai capelli rossi e verdi.
«Lo sai, non vedo nemmeno Sora da un bel po’…» ricominciò la ragazza, «Ho tanta paura, e se fosse stato preso anche lui?».
Sakaki rimase in silenzio per qualche secondo, poi sospirò, «Se non lo vedi da molto…» si interruppe, «No, aspetta, magari è solo in viaggio con la famiglia, no? Conosci i suoi genitori?».
Yuzu ci pensò, «Conosco solo sua madre… forse posso andare da lei». Dopo qualche secondo la chiamata si chiuse, e finalmente Hiragi aveva una meta dopo quella lunga camminata.
 
«È scomparso…»
 
Qualche giorno prima dell’accaduto, Sora era in casa sua e si stava preparando per uscire. Era già da un po’ di tempo che giravano le notizie sui ragazzi scomparsi, ma stranamente, al ragazzino non importava – anzi, in realtà pensava che non fossero vere, che utilizzavano queste notizie solamente per spaventare i ragazzi della sua età – o anche più grandi – che facevano i ribelli di fronte alle richieste dei genitori o degli adulti in generale.
“A quest’ora, sarebbe già scomparsa mezza città” pensava.
Dopo essersi preparato, uscì di casa correndo – a dimostrazione del fatto che era in ritardo: solitamente era lui il ritardatario del gruppo di suoi amici. Quando era ai primi anni delle elementari, per uscire con gli amichetti era sempre l’ultimo ad arrivare.
La cosa strana era che, in quel periodo, gli unici amici che riusciva a vedere più spesso erano Yuzu e Yuya – con quest’ultimo però non si conosceva ancora molto bene, come detto in precedenza – e Sora era rimasto il più piccolo del gruppo.
I tre si incontrarono in un parco e giocarono insieme nelle giostre, rimpiangendo un po’ i tempi delle loro infanzie; anche se i due non conoscevano Sora, i tre giocavano nello stesso parco e non se ne rendevano conto – anche perché, ci andavano anche prima della sua nascita.
Quello era un giorno come tutti gli altri, erano felici e spensierati, nulla poteva intristire quei ragazzi.
Solo che, quel ricordo fece intristire Yuzu.
Perché sebbene fosse un bel ricordo, sapeva bene che Sora non sarebbe tornato.
Non sarebbero tornati nemmeno quei tempi felici passati con lui e con Yuya.
 
«Io credevo che quelle notizie fossero false…»
 
Non era più il ragazzino gioioso che tutti conoscevano.
In quel momento si trovava dentro un camion, con altri tre ragazzini. I capelli turchesi erano sciolti, aveva gli occhi chiusi ed era privo di sensi. La sua maglietta era leggermente strappata in varie parti e aveva delle ferite – che alla fin fine non erano profonde, ma erano ben visibili.
Nonostante fosse privo di sensi, riusciva a “sognare” qualcosa. Naturalmente non era un sogno tutto rose e fiori. Traumatizzato dall’esperienza di essere portato via durante la passeggiata al parco, stava sognando i tanti modi in cui poteva essere ucciso o torturato.
 
«Non voglio morire…»
   
 
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